Nel 1980, Eduardo Galeano intervista Juan Carlos Onetti, che gli racconta quale sia stato l'episodio che lo mise nei guai con la dittatura uruguaiana: aveva presieduto una giuria letteraria che aveva assegnato il primo premio a un racconto che era stato etichettato dal regime come "pornografico". «Fu per questo motivo» - racconta Onetti - «che venni imprigionato per tre mesi». (C'è da dire anche che l'autore del racconto rimase imprigionato per ben quattro anni). «Arrivarono telegrammi da tutto il mondo» continua a raccontare Onetti, «un telegramma venne inviato persino dal New York Times. Così il capo della polizia chiese: "Pero quién mierda es este Onetti?" ["Ma chi cazzo è questo Onetti?!??"]».
«Come ti sei trovato in prigione?», domanda allora Galeano. E Onetti risponde dicendo che inizialmente è stato parecchio brutto; e che lo misero in isolamento per i primi otto giorni. «È stata Dolly a salvarmi dalla claustrofobia», racconta Onetti, riferendosi alla sua quarta moglie [su Internet non si riesce a trovare quale sia il suo nome da nubile, ci sono solo dei riferimenti a "Dolly Onetti"), «è stata lei che è riuscita a farmi avere, di nascosto in cella, dei romanzi polizieschi». In che modo sia avvenuto esattamente questo contrabbando di letteratura poliziesca in carcere, Onetti non lo chiarisce.
Ma, in questo modo, ad apparire assolutamente chiara è la posizione centrale che, in quella che è la sua vita di lettore, Onetti attribuisce al genere poliziesco: «La curiosità mi cattura, e mi intrappola», dice, e nella lettura è quello che lo interessa! Però, Galeano non si accontenta di questa versione limitata e incompleta dell'Onetti lettore: vuole saperne di più, e allora lo interroga sugli autori "seri". Ed è così che Onetti arriva a Faulkner; quello che per lui è sempre stato un riferimento costante. [Se ne volete sapere di più, andate a leggere Juan José Saer - un altro scrittore che non esisterebbe se non ci fosse stato Faulkner, e che ha scritto alcune righe più che ottime circa il rapporto che ha Onetti con Faulkner]. «Ho letto delle pagine scritte da Faulkner, le quali sono arrivate a farmi persino pensare che non sarebbe più stato necessario continuare a scrivere», si lascia andare a dire Onetti. «È così magnifico, così perfetto», insiste, per poi aggiungere che il suo romanzo preferito di Faulkner è "Absalom, Absalom!", «Per i miei gusti, ne "L'urlo e il furore" c'è troppo Joyce», conclude Onetti.
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