venerdì 28 settembre 2007

Sono i desideri ...




"Sono i desideri su vasta scala a fare la storia. Lui è solo un ragazzo con una passione precisa, ma fa parte di una folla che si sta radunando, anonime migliaia scese da autobus e treni, gente che in strette colonne attraversa marciando il ponte girevole sul fiume, e sebbene non siano una migrazione o una rivoluzione, un vasto scossone dell'anima, si portano dietro il calore pulsante della grande città e i loro piccoli sogni e delusioni, quell'invisibile nonsoché che incombe sul giorno - uomini in cappello di feltro e marinai in franchigia, il ruzzolio distratto dei loro pensieri, mentre vanno alla partita."

Don Delillo - Underworld -

giovedì 27 settembre 2007

Canzoni Pesanti



Non so come sia cominciata, per quelli di voi per cui è cominciata, ma per me c'è un legame profondo e indissolubile fra la musica e quello che viene volgarmente chiamato "impegno".
Non è termine che amo particolarmente quest'ultimo.
Preferirei usare qualcos'altro; qualcosa tipo "cospirazione", nell'accezione, però, di "respirare insieme".
Trovatelo voi, se potete, il termine!
A me, a parlare di queste cose, più che le parole, vengono in mente le immagini.
E le canzoni, appunto!
Una fame di canzoni, quella che ci divorava.
Si cercavano conferme nelle canzoni.

"La cosa più penosa in giorni come questi
è ritrovar fra noi le facce di sempre
eppure sta cambiando la storia di ciascuno
perchè dai grandi fatti matura una lezione"

Si cercava di entrarci nelle canzoni, per pregustare quello che ancora non ci era stato dato di vivere.

"Ma oggi ho visto nel corteo
tante facce sorridenti
le compagne quindici anni
gli operai con gli studenti"

Laggiù, in fondo a sinistra, alla periferia dell'impero, "i nostri quindici anni erano pochi meno dei loro". Così ci accadeva che eravamo più che altro intenti a ricostruire il nostro "albero genealogico", a cercare riferimenti ovunque.
Li cercavamo nel cinema; "Easy Rider" di Dennis Hopper e "Cuore di mamma" di Salvatore Samperi, senza disdegnare Bellocchio e Pasolini, anche se il nostro cuore era più con "Il sorpasso" e con "Tutti a casa"!
E li cercavamo nelle canzoni che andavamo a cantare, la notte, nei "docks" del nostro antico porto.
Aldo era una miniera di canzoni. Le conosceva tutte, e ne trovava sempre di nuove.

"O ESSE TI ERRE U ZETA I O ENNE I ESSE EMME O
ostruzioni-i-i-smo
ostruzionismo e sabotaggio sono le armi di chi ha più coraggio"

Assuntino, Pietrangeli, Ciarchi, Della Mea. Ma anche Endrigo:

"Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano
di notte solo il vento gli faceva compagnia"

oppure ancora Fo:

"La Gap quand'è che arriva non manda nè lettere né bigliettin
e non bussa alla porta
sei già persona morta ché il popolo ti ha condannà"

Aldo! Figlio di un maresciallo della p.s., orfano di madre. Viveva da solo col padre.
Immaginatevi i litigi! Non tornava a casa, spesso, la sera.
Dormiva un po' da uno un po' da un altro.
A quindici anni, "solidarietà" non è una parola. E' fatta di carne e di sangue.
E' "fratellanza"; quella vera, quella che non deve pagare nessun dazio alla paura, al timore della rinuncia.
Aldo, occhi scuri e sguardo calmo, la voce tranquilla.
Esile, lasciava trasparire una forza straordinaria.
Ancora oggi, dopo trentasette anni, non sapendo più nemmeno dove si trovi adesso,
quando dico "comunista", penso ad Aldo.
E penso a questa canzone di Ivan della Mea, per me la più bella fra tutte quelle che ha scritto e cantato.

A QUESTO PUNTO IL PREZZO QUAL E'

Si può amare la vite sul colle
il gioco di pietre lanciate alla roggia
il pane rotondo, l'ulivo che viene

ma l'importante è sapere
a questo punto il prezzo qual è.

Si può amare la casa sul monte
che ride alla valle tra lecci e castagni
l'umore antico di un uomo costante

ma l'importante è sapere
a questo punto il prezzo qual è.

Si può amare la pace leggera
del ceppo che canta nel vecchio camino
la noce che crocchia il sorso del vino

ma l'importante è sapere
a questo punto il prezzo qual è.

E posso amare il dubbio di dio
che mi prende in cuore guardando la sera
paura di stelle paura di terra

ma l'importante è sapere
a questo punto il prezzo qual è.

E posso amare la voglia borghese
di me uomo stanco che lasciò la guerra
per fare al'amore col grillo parlante

ma l'importante è sapere
a questo punto il prezzo qual è.

E posso amare la rabbia perdente
la stretta di angosce metropolitane
il grido più solo: ritorno al paese

a questo punto non serve sapere
ogni Pavese è da bruciar.

Per ogni stanco il prezzo è Guevara
è Inti Peredo ed è Marighella
Ceccanti e Avola e Battipaglia

brucia ragazzo brucia
la lotta continua ancora
brucia ragazzo brucia
continuerà.

mercoledì 26 settembre 2007

Viaggiando



Peloponneso. Un altro viaggio in meno da fare! Nel mio procedere per sottrazione, finalmente depenno da un to-do immaginario anche questo percorso. Fatto in lungo e in largo, soprassedendo - per fortuna - al timore più o meno giustificato che era insorto, a partire dalla notizia degli incendi. Un altro viaggio da ricordare. Proprio a partire dai resti di un incendio veramente drammatico, quello della cittadina di Areopolis, con la sua corona di case e automobili bruciate che delimitavano il centro della città salvato, presumibilmente, con le unghie e con i denti, lottando ogni singolo centimetro. Gli ulivi, sacri ad Athena, bruciati. Dappertutto. Nessuno spirito da foto-reporter è arrivato in soccorso. Sgomenti a guardare quello scempio, e basta. Senza fotografie! Qua e là, altre cose da ricordare. Ben impresse. Le stelle di Monemvasia (quasi troppe!) e quel cane che non voleva lasciarmi andare, me e le mie carezze, e ogni volta che facevo per allontanarmi mi afferrava, dolcemente, la mano con i denti e cominciava a tirare a sé, piano. I comunisti di Elafonissi. La casa di Kapsali, sull'isola di Citera. La baia di Pylos e la giornata passata a pescare fra le onde. E altro, persone e animali, che continuerò a portarmi dietro.
Ebbene sì, ho il "mal di Grecia"!

Se a qualcuno interessa, può leggere un resoconto dettagliato e illustrato del viaggio.

martedì 25 settembre 2007

Il Confine Sugli Scogli...



Il mio amico Luca Mirti ha scritto una canzone, un capolavoro, che però oramai i Del Sangre non cantano più. "Salvatore Giuliano" è una canzone che definire "scomoda" è poco! E' una canzone sul bandito Giuliano e, credo, gli sia stata suggerita dalla visione di film (non quello di Rosi, ma lì Giuliano è "invisibile"), e da alcune letture. La canzone, presentata in qualche centro sociale, a suo tempo, ha provocato un certo genere di reazioni, sicuramente un po' troppo scomposte. E Luca ha smesso di cantare quella canzone in pubblico. Non so se a torto o a ragione, in quanto la decisione è sua, ma non posso fare a meno di sentirmi defraudato di una bella canzone, e della sua esecuzione pubblica, anche se dal testo "discutibile". E poi, perché discutibile? Solo perché salta l'episodio di Portella della Ginestra, assumendo la tesi "innocentista" per cui a sparare non sarebbe stato Giuliano? O discutibile perché disposto a farsi carico del "mito" Giuliano? "Se nascessi ieri, combatterei ancora accanto a te".
Ma qui si parla della rivolta dell'individuo contro lo stato, non di stragi mafiose! Si parla del diseredato contro il ricco, del docile che finalmente scatta contro il prepotente, della vendetta sociale! Di quel che, in Sicilia, via via ha preso figura in Antonino Di Blasi detto Testalonga, nei fratelli La Mattina, in Francesco Paolo Versalona, in Salvatore Giuliano.
Insomma, banditi!
Persino Buttitta, che ne "La vera storia di Salvatore Giuliano" non è affatto tenero e afferma:

"Iu nun sugnu prufeta né nduvinu,
dicu ca lu briganti Giulianu
fici lu iocu chi fa lu pallinu,
ca di na manu passa a n'autra manu"

quando si tratta di descrivere il clima e le ragioni che fanno di Giuliano un bandito, così lo descrive:

"Era un picciottu cu li sensi sani,
n'arma pulita, un ciriveddu nettu:
unu di ddi picciotti paisani
cu lu cori na cascia di carrettu;

si taliava mannava faiddi,
sidd'era notti astutava li stiddi."

E ancora:

"Poviru figghiu, c'agghiutti cutugnu!
La sorti certi voti è na caina,
custrinci l'omu a fari zoccu un sugnu,
lu metti ntra na gaggia, lu ncatina.

E Turiddu partiu, mari in timpesta!
L'arma dintra lu saccu e focu ntesta!"

Così come in "Giù la testa" Juan mette in guardia Sean a proposito dei banditi che diventano generali, Come Pancho Villa, i problemi di Giuliano cominciano quando accetta di essere arruolato da Finocchiaro Aprile nell'Evis, l'esercito separatista. Da questo momento in poi, ogni mossa diventa quasi una mossa obbligata. Uno zugzwang! Ma Giuliano ci crede a modo suo:

"Nun vulemu cchiù sbirri e priputenti,
ma na famigghia di Siciliani
chi travagghiunu e manianu cuntenti
senza lagnusi supra li custani:

schiavi di nuddu, libbiri, patruna
di zoccu avemu, e zoccu Diu nni duna!"

Nel 1946, lo stato concede l'autonomia alla Sicilia e i risultati delle elezioni politiche del 2 giugno confermano che i siciliani non sono affatto separatisti. Le cosche mafiose si ritirano dal movimento separatista. Giuliano rimane solo e si sente tradito. Si incontra con i baroni agrari, con mafiosi e politicanti. Lo convincono a combattere con le armi i partiti della sinistra!
Seguirà Portella della Ginestra, e l'assalto armato a camere del lavoro e sedi dei partiti di sinistra. Il governo gli manda contro l'esercito, e Giuliano si rende conto di essere stato ingannato da baroni, mafia e politicanti.

"All'innumani scinni a Partinicu,
trova li mafiusi nni la chiazza,
e nta un minutu, ntempu chi lu dicu,
ci spara e cincu nterra nn'arimazza."

"A sti nfamuna li corna ci sgangu,
ordini un nni ricivu cchù di nuddu;
lu me nnomu jttaru nni lu fangu
e nni lu sangu pi sta genti abbuddu;

tuttu lu munnu mi sputa e mi pista,
orbu haiu statu, orbu, senza vista."

E scrive al giornale comunista:

"Egregiu diritturi, lei si sbagghia,
sugnu briganti misu a prima lista,
ma nun sugnu mimicu a cu travagghia;
a la Purtedda nun sparavu ju,
e ci lu giuru quantu è vero Diu!"

Il resto parla della morte di Giuliano, ed è la verità della canzone di Luca. La morte costruita a tavolino, e poi rappresentata trascinando il morto nel cortile. E tutto il resto.

"L'arba a Castilvitranu s'arruspigghia
cu Giuliano tra gli occhi e li cigghia"

Quello che manca è l'immagine che Buttitta dà della madre quando vede il figlio morto:

"la matri d'un briganti matri resta:
lu lampu luci, e porta la timpesta!"

E madre di Giuliano è la Sicilia, in cui, con tutte le contraddizioni, la storia di Giuliano si iscrive. Storia di bandito, con cui forse potrebbe valere la pena combattere, dall'inizio.
Per cambiare la fine!

lunedì 24 settembre 2007

Eroi?



Una bel film di fantascienza ... a puntate. Questo è Heroes, in onda su Italia1, la domenica (ma poi, se uno vuole se lo scarica direttamente dalla rete e se lo guarda con comodo)! La trama è avvincente (e non per niente uno degli sceneggiatori è l'ottimo Jeph Loeb), i personaggi ben costruiti e tutto sembra funzionare, tenendoti "avvinghiato", mentre la storia va avanti. C'è anche la frase memorabile, da rivendere e da citare, pronunciata da Simone Deveaux (Tawny Cypress):
" L'amore è una cosa talmente meravigliosa che può rovinarti la vita, per sempre"!

Metafore



Zugzwang, "essere in Zugzwang", definisce, nel gioco degli scacchi, la condizione del giocatore, il quale, costretto a muovere, può solo peggiorare la sua situazione, mossa dopo mossa.

venerdì 21 settembre 2007

Dove soffiano i venti ...



"Sono una di quella persone che ritiene un atto politico anche il camminare per strada" - così in un intervista, David Rodriguez - "Esco, vado laffuori, e mi coinvolgo. Ed è questo ciò che tiro fuori e scrivo nelle mie canzoni."



Il Fucile e la Canzone (per Victor Jara)
di David Rodriguez

E allora mi volto indietro
All'incrocio dei quattro venti
A tutti i libri che ho letto
E a tutte le cose che so
Ma il mistero rimane

I miei amici mi chiedono
Se mi sono scordato del tuo spirito
"Come puoi cantare a proposito della fame
sulle note del rock'n'roll?"
Ma il mistero rimane

Il ballerino e la danza
Il tramonto e l'alba
Non riesco a cogliere la differenza
Fra i fucili e le canzoni

Si santifica Marx e la rivoluzione
E la classifica dei dischi in America
E soluzioni drastiche
Ma il mistero rimane

Mentre stanno morendo di fame in Africa
in Indocina, in SudAmerica, in Appalachia *
Il mistero rimane

Il ballerino e la danza
Ah, il tramonto e l'alba
Non riesco a cogliere la differenza
Fra i fucili e le canzoni

E allora mi volto indietro
All'incrocio dei quattro venti
A tutti i libri che ho letto
E a tutte le cose che so
Ma il mistero rimane

* Nota del Blog: Appalachia è il nome con cui Edgar Allan Poe avrebbe voluto che venissero chiamati gli Stati Uniti d'America.

giovedì 20 settembre 2007

Auto-Araldica



Nel nono secolo la Sicilia fu conquistata dagli Arabi che vi rimasero quasi trecento anni. Essi portarono nuove conoscenze e rivoluzionarie tecniche in tutti i campi. In agricoltura furono fortemente innovativi per quanto riguarda l`irrigazione dei terreni grazie alla cosiddetta senia, che serviva a tirare acqua dai pozzi.
In un ampio pozzo veniva installata una macchina di legno costituita da un nastro trasportatore verticale (nel caso specifico si trattava di una fune) teso fra due tamburi rotanti e munito di numerose brocche (quartari); queste, arrivate in fondo, si riempivano d`acqua e risalivano versando il loro contenuto in un`ampia vasca (gebbia).
Il movimento rotatorio veniva generato da un animale da soma (asino o mulo) legato ad una trave orizzontale direttamente collegata alla senia. L`animale, bendato, girava attorno al pozzo in continuazione e, grazie ad un sistema di ruote dentate, faceva ruotare i tamburi e quindi la fune con le brocche.
Si trattava di un ingegnoso sistema per procurarsi dell`acqua in grande quantità con basso consumo di tempo e di energie. Una macchina di tal genere in lingua italiana si chiama bindolo.
La facilità d`irrigare i terreni permise ai siciliani la realizzazione di lussureggianti giardini. Ancor oggi in qualche parte della Sicilia per indicare un giardino si dice senia.
Da senia deriva il verbo siniari che significa lavorare in modo pesante e monotono.
Sceccu di senia è detto colui che è sottoposto a lavori duri, sempre uguali e mal remunerati.

mercoledì 19 settembre 2007

Riportando Tutto A Casa



9-9-2007 - Le Colpe Dei Padri
Starsene in vacanza, tra il mare e il sole della Grecia, e continuare a rimuginare su una trasmissione televisiva vista poco prima di partire! E' da malati. Eppure non riesco a farne a meno. Mi offende l'apoteosi del figlio di Calabresi, intervistato da Piroso su La7. Mi offende allo stesso modo per cui Rozanov poteva scrivere - "la felicità dei mediocri mi offende"!
Calabresi padre e figlio. Non ne ricordo i nomi di battesimo, nè ricordo il titolo del libro. Ma mi ricordo di altro, di molto altro. Mi ricordo del "commissario finestra" che interrogava i sospetti facendoli stare a cavalcioni sul davanzale della finestra del commissariato. La stessa da cui sarebbe "caduto" Pino Pinelli, il quale aveva ingenuamente accettato l'invito a seguire il poliziotto in questura. Mi ricordo di come, per anni, siamo stati costretti a doverci difendere dall'accusa di aver messo le bombe in Piazza Fontana. Arrivando perfino a censurarci nei versi delle canzoni a proposito dello "schianto redentore della dinamite". E invece, il povero orfano, era venuto a raccontare la sua povera vita di infelice, da "parente della vittima". Le scritte e le grida di "Calabresi assassino" che lo hanno irrimediabilmente ferito e compromesso, per sempre. E, come sempre, niente su tutto il resto. Chissà se l'orfano di uno dei braccianti fucilato ad Avola scriverà mai un libro sulla sua vita da orfano. E chissà se mai qualche solerte giornalista lo intervisterà. Sono pronto a scommettere di no. E continuo a rimuginare. L'unica consolazione che riesco a trovare è che il padre di quel figlio è stato per sempre consegnato alla storia da Gian Maria Volontè e da Elio Petri in un film. "Indagine su un cittadino ...".

17-9-2007 - Coerenza Di Classe
Strano, parecchio, leggere i giornali da lontano e con un giorno di ritardo! Uno strano gap che porta a considerare la cosa secondo un ritmo, quasi una vibrazione, diverso/a. Magari hai comprato il giornale del giorno prima (quello del giorno dopo non è ancora dato comprarlo, salvo in qualche vecchio film francese) solo per leggere dei risultati di calcio e ... invece ti leggi piombare addosso, in un colpo solo, tre o quattro notizie. E tutte nello stesso giorno. Uno spreco! Verrebbe da dire ai giornalisti - "ma come? Ci potreste fare due o tre numeri con codeste storie, e ve le bruciate in un giorno solo!?". Ma poi ci ripenso e concludo che il mio, di giornale, non è il loro giornale. Già, ma da dove lo comincio il mio giornale? Dalla notizia più "piccola", direi. Quasi - anzi senza quasi - esilarante, nella sua miseria. Capanna (quello che ha avuto gli anni formidabili!) è felicemente convolato ad un congresso dei giovani di Alleanza Nazionale, e si è rotolato felicemente in quella che lui ha l'ardire di definire "diversità". Si è trovato bene e ha parlato oloro del '68. Una giusta punizione per i piccoli fascisti.
Intanto, più o meno nello stesso momento, è successo che Roberto Sandalo, un piccolo infame, è stato riconosciuto tra coloro che sfilavano per metterci in guardia contro il pericolo islamico. Ora, l'infame, si onora di aver rinnegato l'organizazione di cui ha fatto parte - Prima Linea - e nel mentre esprime solidarietà ai nazisti della Lega (Borghezio). Mal di poco, tanto verrà il momento in cui tradirà anche loro, compresa la memoria della "compagna Emilia" Oriana Fallaci e quella del padre operaio e partigiano (avrà avuto pure la sua parte di colpa anche lui nel generare un figlio simile).
Curioso, proprio in questi giorni sto leggendo il bel libro di memorie di Bruno Fortichiari . E non è difficile trovare numerosissime analogie fra gli anni che precedettero la costituzione del partito fascista e questo nostro tempo. Intanto il ministro Amato cita, a ragione ahimè, il legaritarismo gramsciano, al fine di sostenere le scelte degli "sceriffucoli" Domenici e Cofferati. Da qualche parte, uno dei nostri "vecchi tromboni" - Marx, credo - ha decretato che chi non riconosce i propri errori, e la propria storia, è condannato a ripeterli. Come quei tanti che hanno aderito, entusiasti, al ridicolo programma forcaiolo del "Vaffanculo day", che invoca certezza di pena e galera per tutti. Mussolini, ai tempi, prese i soldi da Laval. Forse Beppe Grillo si accontenta solo di qualche promessa, chissà. Intanto Travaglio e Pancho Pardi pontificano, dimentichi di essere nati nel paese di Beccaria, che fra l'altro era anche uno stronzo di destra.
L'ultima notizia (e verrebbe davvero voglia di chiuderlo il libro di Fortichiari, tanto sono lancinanti le analogie!) è quella dello "strappo" della FIOM. Il primo, dal '46, ci ricordano i giornali, agitando la bacchetta per colpire dei Cremaschi. Ma lo "strappo", quello vero, c'è già stato, dall'altra parte. Ce lo racconta Fortichiari nel suo libro. E mi tornano in mente le parole uscite dalla bocca di Tronti, al centro sociale ESC.
"C'è la lotta. Ma non c'è più la classe."
Forse ...