domenica 28 febbraio 2010

febbraio




Charlie Donnelly era nato nelle valli di Dungannon, Irlanda, e morì, a 23 anni, nella battaglia di Jarama. Venne colpito al braccio dapprima, poi un altro colpo nel fianco e, infine, un terzo, alla testa. Donnelly non era un soldato. Sopravvisse per poco più di un mese nella guerra in Spagna. Era un giovane poeta che aveva scritto una manciata di versi quando era al college, ma la consacrazione letteraria arrivò in seguito alla morte. L'ultimo giorno della battaglia di Jarama difendeva la cosiddetta "Collina del SUicidio". Circondato dai soldati franchisti, si teneva al riparo dietro un ulivo. Un compagno canadese lo sentì mormorare, coperto dal rumore della mitragliatrice che decimava la sua compagnia: "Perfino le olive stanno sanguinando".
Questa testimonianza è stata riportata allo scrittore irlandese Joseph O'Connor - fratello della cantante Sinéad O'Connor - che si è laureato, usando la citazione come titolo per la biografia del poeta. Qualche minuto dopo aver pronunciato quelle parole, Donnelly venne abbattuto. Era il 27 febbraio 1937. Solamente il 10 marzo, i suoi compagni riuscirono a recuperare il corpo per dargli sepoltura.
Ora, 72 anni dopo la sua morte, una statua scolpita nella pietra di Dungannon ricorda, nel parco di Mira el Río de Rivas-Vaciamadrid, la figura di Donnelly, scrittore, giornalista e attivista politico. Uno dei 60.000 volontari che, da 54 paesi, arrivarono in Spagna a combattere per la Repubblica. Di loro, circa 10.000 caddero in battaglia. Tremila, solo nella barraglia di Jarama!
In un libro, presentato in questi giorni a Rivas nell'ambito della commemorazione della battaglia di Jarama, "Hablando de leyendas. Poemas para España", sono state raccolte le poesie che alcuni dei 2.300 volontari provenienti dal Regno Unito e dall'Irlanda dedicarono alla loro esperienza di guerra. Il volume comprende poesie di Donnelly e altri scrittori noti e sconosciuti.
Versi scritti in lettere o diari, scarabocchiati a margine dei libri che leggevano nell'interminabile attesa prima della battaglia, oppure sul retro degli ordini militari. A volte venivano composte per incoraggiare i soldati, e venivano pubblicate nelle riviste delle Brigate, altre volte erano scritte nelle lettere alla famiglia o, ancora, venivano conservato come ricordo personale.
Un'altra tipologia include i testi che i brigatisti elaborarono dopo il ritorno a casa, una prova delle cicatrici che la guerra aveva lasciato nella loro memoria.
David Martin, uno degli autori antologizzati, scrisse, molti anni dopo il suo ritorno: "La poesía no es algo expansivo, sino compresivo como un alambre enroscado. Con el centro duro y erizado. En España todo era duro y descarnado"
Nel mondo anglo-sassone è cosa comune fare riferimento alla guerra civile, come alla "guerra dei poeti". Il termine può essere irritante per i combattenti, di cui l'80% erano operai. Eppure è innegabile che il conflitto ha segnato l'apice di una qualche forma di impegno intellettuale e artistico. Un esempio evidente è John Cornford, l'archetipo del giovane artista degli anni '30, avventuriero e prestigioso intellettuale marxista che ha coniugato nella sua opera "di guerra", riflessioni politiche e versi d'amore e di paura. Prima di morire al fronte, dedicò alla sua fidanzata "A Margot Heinemann", uno dei simboli poetici della guerra, che appare ora nella raccolta appena pubblicata.
Un libro, come una battaglia che continua, una battaglia contro gli anni che passano e contro l'oblìo, e anche contro il lucido disincanto. Un altro brigatista, David Marshall, ha scritto prima della sua morte:
"Questi sono i miei compagni, i miei fratelli (...). giacciono in sepolcri senza memoria / privi di qualsiasi fasto, le loro canzoni dimenticate / ai nostri figli non si insegna la loro storia".
"E tu dimentichi a tuo rischio e pericolo / perché, nonostante tu stia lottando come loro, / sarai tradito, come noi lo fummo."

venerdì 26 febbraio 2010

la cattiveria degli uomini




J.I.G. (1738-1814)

I.
Didascalia

1) la struttura 1a) le travi 1b) i montanti 1c) i solchi 1d) l'armatura di rame 1e) il plinto 1f) il chapeau
2) il coltello 2a) la lama 2b) il sacco da viaggio
3) la grappa
4) la bascule 4a) la lunetta 4b) lo spaccatesta 4c) il cavicchio
5) il cesto di vimini 5a) la caviglia 5b) la segatura
6) la carrucola 6a) la corda) 6b) la puleggia 6c) la chiavarola 6d) la molla

II. Stazioni di un Framassone

Naso a punta, fare badiale, tutta la vita fu uomo moderato.
Misteri da album illustrato: a petto nudo, con occhi bendati,
i fratelli lo condussero alla loggia. Un piede scalzo, calzato l'altro,
prima il calice dell'amarezza, poi l'incenso, le spade;
prima l'oscurità, poi la luce: Le Grand Orient de France.
Libertà, umanità, eguaglianza, sublimi mascherate.
La dissertazione di un filantropo: Come porre riparo
agli effetti della rabbia. (La rabbia sarebbero gli altri).
Paura del volgo, della canaglia che fuori agguata. Nel suo gabinetto
gesticola il medico alla moda, con lancette da salasso, ventose, sanguisughe.
Come oratore goffo, mediocre; sosteneva la propria causa in un'unica serqua:
Con la mia macchina, egregi Signori, io provvedo acciocché con un semplice tocco di mano
voi passiate di vita senza risentir dolore. Risate
tra i presenti, poi silenzio, infine decisioni, perizie, preventivi.

III.
Un meccanico dalla Germania

Cittadini deputati, di professione io, Tobias Schimdt, sono fabbricante
di strumenti musicali meccanici; rinnengo comunque momentaneamente quest'arte,
a favore di nuove scoperte che consacro al bene del genere umano.
La mia macchina idraulica consente di immergersi a qualsiasi profondità,
di segare, inchiodare, perforare sott'acqua, di ricuperare dal fondo
oggetti smarriti, di risiedere una mezza giornata negli abissi pur
continuando a intrattenere conversari con la terra ferma.
Oltracciò mi permetto di offrirVi per il salvataggio di chi è vittima d'incendio,
una scala aerea, e per quanto concerne il mio piano, esso sprigiona toni tali
e canta siffatte note, che parrebbe ora di udire un violino, ora
un basso, ora un contralto. Schimdt, un trincatore,
fece la migliore offerta: trecentoventinove franchi.

IV.
L'ingratitudine

Primi esperimenti al mercato di Rue Saint-André-des-Arts, su montoni viventi.
Il boia è tradizionalista, un testardo difficile da illuminare.
Più tardi nel grande anfiteatro dell'ospedale di Bicetre
cinque cadaveri freschi. Un autentico trionfo: Il meccanismo
piomba come una folgore, sgorga il sangue, l'uomo non è più.
Il filantropo muore, pio, ricco, sciapido, a letto, molti decenni dopo,
confortato da ogni possibile sacramento. Ma la sfortuna volle,
che il popolo ignorante collegasse per sempre il suo illustre nome
a quello strumento ... Consideriamo dunque quanto sia arduo
fare del bene agli uomini, senza che essi contraccambino
il beneficio ricevuto con qualche cattiveria.

H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -

giovedì 25 febbraio 2010

di uomini e topi ...

Ben_Sawyer

"A guy goes nuts if he ain't got nobody. It don't make any difference who the guy is, so long as he's with you. I tell ya...I tell ya, a guy gets too lonely, and he gets sick."

John Ernst Steinbeck

mercoledì 24 febbraio 2010

destini



La mattina mi alzavo, di buon'ora. No, non perché fossi mattiniero ma, si sa, nelle caserme la tromba suona assai presto, e tocca poggiare i piedi per terra. Poi, dopo un'ignobile sbobba che chiamavano colazione, mi recavo alla palazzina del comando, dove ritiravo la cosiddetta bolgetta. Una sorta di cilindretto d'ottone, chiuso da un lucchetto e contenente all'interno le chiavi, le chiavi dell'armeria. Una volta in armeria, indossata una tuta blu da lavoro, dopo aver smontato qualcosa, una mitragliatrice, una beretta, un garand, aprivo il mio libro e mi mettevo a leggere. Certi giorni, in cui non avevo punta voglia di leggere, prendevo un paio di vecchi enfield (fucili a canna lunga di fabbricazione inglese) custoditi nel "reparto museo" e, con la scusa di provarne l'efficienza, me ne andavo a sparare al poligono di tiro all'interno della caserma.
Molte cose ancora avevano da succedere, molto da inventare, molto da vivere, da gioire, da penare. Chissà se, diversamente, in qualche modo, tutto sarebbe andato, comunque, come poi è andata. Allora non me ne curavo, di chiedermelo.

martedì 23 febbraio 2010

colpevole

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Finiamola con l'ignobile commedia della nostra solidarietà, accordata solamente agli "innocenti". Se gli innocenti la meritano, vi sono dei "colpevoli" che la meritano assai più degli innocenti !
"Colpevole" dev'essere, per noi, sinonimo di migliore.


Renzo Novatore

lunedì 22 febbraio 2010

a volte ritornano

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"IL SABOTAGGIO"
di Emile Pouget

capitolo primo
alcune indicazioni storiche


La parola "sabotaggio" fino ad una quindicina di anni fa,era soltanto un termine di gergo indicante non l'atto di fare del sabotaggio ma quello,immaginoso ed esprressio,di azione compiuta " a scarpate".
in seguito esso di è traformato in una formula di lotta sociale ed è al Congresso federale di Tolosa, nel 1897, che ha ricevutoil battesimo sindacale.Il nuovo venuto non fu accolto,in un primo tempo,negli ambienti sindacali,con eccessivo entusiasmo.Alcuni lo vedevano assai di malocchio rimproverandogli le sue origini plebee, anarchiche ed inoltre la sua... immoralità.Malgrado questa diffidenza,che rasentava l'ostilità,il sbotaggio ha ormai le simpatie operaie. E questo non è tutto.Ha conquistato il diritto di cittadinanza nei dizionari e non v'è alcun dubbio che l'accademia - a meno che non sia stata sabotata essa stessa prima di essere giunta alla lettera S del suo dizionario - si decida a fare al vocabolo "sabotaggio" la sua più cerimoniosa riverenza e ad aprirgli le pagine della sua ufficiale raccolta.
Ciò nonostante non bisogna credere che la classe operaia abbia atteso, per praticare il sabotaggio,che questo tipo di lotta ricevesse la consacrazione dei congressi corporativi.Il sabotaggio come tutte le forme di rivolta e di lotta è vecchio quanto lo sfruttamento umano.Da quando un uomo ha avuto la criminale ingegnosità di trarre profitto dal lavoro di un suo simile,da quel giorno lo sfruttato ha cercato d'istinto di fare meno di quanto esigesse il suo padrone.Facendo ciò,l'incoscienza che metteva il sig.Jourdain(1) nel fare della prosa, lo sfruttato ha fatto del sabotaggio,manifestando così, senza saperlo,l'irriducibile antagonismo che spinge l'uno contro l'altro il capitale ed il lavoro.Il geniale Balzac ha messo in luce questa inevitabile conseguenza del permanente conflitto che divide da sempre la società.Ne "La casa Nucingen", a proposito dei sanguinosi moti di lione del 1831, ci ha dato una chiara ed incisiva definizione del sabotaggio:
Ecco - dice Balzac - si è parlato molto dei casi di Lione, della republica presa a cannonate per le strade, ma nessuno ha detto la verità. La repubblica si era impossessata della sommossa come un insorto s'inpadronisce di un fucile: vi dirò la verità che è strana e profonda.
Il commercio di Lione è un commercio senza anima, che non fa fabbricare un'auna (2) se prima non è stata ordinata e se non vi sono garanzie per il pagamento.Quando l'ordinazione si ferma,l'operaio muore di fame,egli guadagna a stento di che vivere lavorando: i galeotti sono più fortunati di lui.
Dopo la rivoluzione di luglio, la miseria è arrivata ad un punto tale che i canuts(operai setaioli di Lione) hanno issato la bandiera del "pane o morte", una di quelle iniziative che il governo avrebbe dovuto studiare.Essa era nata dal problema del caro-vita a Lione,la città che vuole edificare teatri e diventare una capitale,di qui le tasse insensate.
I repubblicani hanno presentito questa rivolta a proposito dela pane e hanno organizzato i canuts che si sono valorosamente battuti.Lione ha avuto i suoi tre giorni ma tutto è rientrato nell'ordine ed il setaiolo nel suo tugurio.
Il setaiolo "onesto fino a quel momento" che trasformava in stoffa la seta che gli si pesava in mazzi, " ha messo l'onestà alla porta pensando che i negozianti lo truffassero ed ha sporcato di olio le sue dita; rendendo peso per peso tramite la seta deturpata dall'olio".Il commercio dei setifici è stato infestato da "stoffe ingrassate", cosa che avrebbe potuto cagionare la rovina di Lione e quella di una branca del commercio francese... Le sommosse hanno dunque prodotto il "grosso di Napoli"a quaranta sotto l'auna.
Balzac ha cura di sottolineare che il sabotaggio dei setaioli fu una rappresaglia di vittime.Vendendo la seta che nella tessitura aveva macchiato d'olio,essi si vendicavano dei fabbricanti feroci, ... di quei fabbricanti che avevano promesso agli operai della Croix-Rousse di dare loro baionette al posto del pane... e che non facevano solo promesse!
Può presentarsi un caso dove il sabotaggio non sia una rappresaglia?Oppure si riscontra un atto di sabotaggio solo in risposta ad un atto di sfruttamento? Quest'ultimo, in alcune particolari condizioni in cui si manifesta, non produce e legittima tutti i gesti di rivolta quali che siano?
In questo modo ritorniamo alla nostra prima affermazione : il sabotaggio è vecchio quanto lo sfruttamento umano!
Esso non è ,peraltro, limitato alle frontiere del nostro territorio, anzi, nella sua attuale formulazione storica,è un'importazione inglese. Il sabotaggio è conosciuto e praticato oltre Manica da lungo tempo sotto il nome di " Go Canny" termine dialettale scozzese del quale la traduzione più esatta che si può dare è "Non vi opprimete".Esempio della potenza persuasiva del "Go Canny" ci è data dal "Musèe Social". (3)
"Nel 1889,uno sciopero era scoppiato a Glascow.Gli scaricatori di porto unionisti avevano domandato un aumento di salario di 10 centesimi l'ora. I datori di lavoro avevano rifiutato e fatto venire, con grandi spese,per rimpiazzarli,un numero considerevole di contadini.
gli scaricatori accondiscendendo a dichiararsi vinti ed acconsentendo a lavorare allo stesso prezzo di prima a condizione che si scaccino i contadini.Nel momento in cui andavano a riprendere il lavoro,il segretario generale li riunì e disse loro:"Voi oggi riprendete il lavoro al vecchio prezzo .I datori di lavoro hanno detto e ripetuto che essi sono soddisfatti dei servizi dei contadini che ci hanno sostituito per qualche settimana.Noi li abbiamo visti;abbiamo visto che essi non sapevano camminare su una nave, che lasciavo cadere metà della merce che trasportavano,insomma che due di loro non arrivavano a fare il lavoro di uno di noi. Ciononostante,i datori di lavoro si dichiaravano soddisfatti del lavoro di quelle persone,non ci resta dunque che fornire un lavoro simile e praticare il "Go Canny".Lavorate come lavoravano i contadini.Solamente,qualcuno di loro arrivava a volte a lasciarsi cadere in acqua: è inutile che facciate altrettanto".
Questo consiglio fu eseguito e per due o tre giorni gli scaricatori appliacarono il "Go Canny". alla fine di questo periodo di lotta, i datori di lavoro convocarono il segretario generale e gli dissero di chiedere agli uomini di lavorare come prima . Con questo mezzo si ottennero i 10 centesimi d'aumento".
Questa la pratica,veniamo adesso alla teoria.Essa è presa da un opuscolo inglese,publicato verso il 1895,per la divulgazione del "Go Canny".
"Se volete comprare un cappello il cui costo è di 5 Fr. dovete pagare 5 Fr. se volete pagarne solo 4, bisognerà che vi accontentiate di un cappello di qualità inferiore.Un cappello è una merce.
Se volete comprare una mezza dozzina di camicie a 2,50 Fr. l'una,dovete pagare 15 Fr., se volete pagarne solo 12,50 Fr., non avrete che 5 camicie.La camicia è una merce.
I datatori di lavoro dichiarano che il lavoro e la abilità sono delle semplici merci come i cappelli e le camicie."Benissimo - diciamo noi vi prendiamo in parola". Se il lavoro e l'abilità sono delle merci, i possessori di queste merci hanno il diritto di vendere il loro lavoro e la loro abilità esattamente come il cappelliere vende un capppello o il camiciaio una camicia. Essi danno valore per valore. Per un prezzo più bassoo avrete un articolo in meno o di qualità inferiore.
Pagate al lavoratore un buon salario e vi darà ciò che ha di meglio come lavoro ed abilit".
Pagate al lavoratore un salario insufficiente e non avrete il diritto di esigere la migliore qualità e la maggiore quantità di lavoro più di quanto non l'abbiate esigendo un cappello di 5 Fr. per 2,50 ".
Il "Go Canny" consiste dunque nel mettere sistematicamente in pratica la formula " a cattiva paga,cattivo lavoro" ma non si limita soltanto a questo. Da questa formula derivano,per conseguenza logica,molteplici manifestazioni della volont operaria in conflitto con l'ingordigia padronale.Questa tattica,che vediamo divulgata in inghilterra, nel 1889 , preconizzata e praticata dalle organizzazzioni sindacali,non poteva tardare a varcare la Manica. In effetti qualche anno dopo essa s'infiltrava nei centri sindacali francesi.
E' nel 1895 che, per la prima volta, in Francia troviamo traccia di una manifestazione teorica e cosciente di sabotaggio.
Il Sindacato Nazionale dei ferrovieri faceva allora una campagna contro un progetto di legge - il progetto Merlin-Tratrieux - che cercava di interdire ai ferrovieri il dirittto al sindacato. Si pose la questione di rispondere alla votazione di questa legge con lo sciopero generale e a questo proposito Guèrard , segretario del sindacato, e con questo titolo delegato al Congresso dell 'Unione Federativa del Centro, pronunciò un discorso categorico e preciso : i ferrovieri non sarebbero indietreggiati davanti a nessun ostacolo per difendere la libertà sindacale e avrebbero saputo, all'occorrenza, rendere lo sciopero effettivo ricorrendo a certi metodi. Egli faceva allusione ad un metodo ingegnoso e poco costoso :
"... con due soldi di certa materia, utilizzata sapientemente, - Dichiarò - ci è possibile mettere una locomotiva nell'impossibilità di muoversi..." .
Questa chiara e brutale affermazione che apriva orizzonti imprevisti, fece grande scalpore e suscitò una profonda agitazione negli ambienti capitalisti e governativi che ,ormai , non potevano considerare senza angoscia la minaccia di uno sciopero delle Ferrovie.
Con questo discorso di Guèrard , la questione del sabotaggio era posta , ma sarebbe inesatto dedurne che esso fece la propria apparizione solo il 2 giugno 1895. E' da allora che comincia a divulgarsi nelle organizzazioni sindacali , ma vi era conosciuto anche prima , basterà ricordare, come esempio tipico, un "mastice" celebre nella storia delle lotte dei telegrafici.
"Si era verso il 1881 , i telegrafici dell'Ufficio Centrale , malcontenti della tariffa delle ore supplementari di notte , indirizzarono una petizione al ministro d'allora Ad. Cochery . Chiedevano 10 Fr. , al posto dei 5 che ricevevano , per assicurare il servizio della sera alle 7 del mattino.
Attesero per più giorni la risposta dell'amministrazione infine , non arrivando nulla , ed essendo stati avvisati agli impiegati dell'ufficio centrale che non si sarebber neanche risposto loro , una sorda agitazione cominciò a manifestarsi. Non essendo possibile lo sciopero, si ricorse al " mastice" .
Un bel mattino Parigi si svegliò sprovvista di comunicazioni telegrafiche (il telefono non era stato ancora inventato) .
Per 4 o 5 giorni fu così . I dirigenti amministrativi , gli ingegneri con numerose squadre di sorveglianti e di operai arrivati all'ufficio centrale , controllarono tutti i cavi di linea , li seguirono fino all'entrata degli apparecchi... non scoprirono nulla. Cinque giorni dopo questo "mastice" , memorabile negli annali della Centrale telegrafica , un avviso dell'amministrazione annunciava al personale che , da quel momento , il servizio notturno avrebbe avuto come tariffa 10 Fr. invece di 5 Fr. Non si domandava di più.
L'indomani mattina tutte le lineee vennero ristabilite come per incanto. Gli autori non furono mai scoperti e anche se l'amministrazione ne indovinò il motivo, il mezzo impiegato rimase sempre sconosciuto . (4).
A partire dal 1895, la spinta è data.Il sabotaggio , che era stato praticato dai lavoratori incosciamente e in stintivamente, riceve- sotto la denominazione teorica e prende posto tra i mezzi di lotta accertati,riconosciuti , approvati e preconizzati dalle organizzazioni sindacali.
Nel 1897 si apriva a Tolosa il Congresso Confederale. Il prefetto della Senna, de Selves,Aveva rifiutato ai delegati il sindacato dei Lavori Municipali i permessi che questi domandavano per partecipare al Congresso.L'unione dei sindacati della Senna protestò qualificando , giustamente, questo divieto come attentato contro la libertà sindacale. Di questo fatto si parlò nel corso della prima seduta del Congresso e fu fatta una proposta di biasimo contro il prefetto.
Uno dei delegati - autore del presente studio - osservò come Selves si curava poco dell'accusa di un congresso operaio ed aggiunse :
" Il mio parere è che , invece di limitarsi a protestare, sarebbe meglio entrare in azione e invece di subire le ingiunzioni dei dirigenti , abbassando la testa quando dettano le loro fantasie , sarebbe più efficace rispondere a tono . Perchè non rispondere ad uno schiaffo con un calcio?... " .
Precisai che le mie osservazioni derivavano da una tattica di lotta sulla quale il Congresso si sarebbe dovuto pronunciare. Ricordai a questo proposito l'agitazione e la paura che avevano fatto trasalire la classe capitalista quando il compagno Guèrard aveva dichiarato che la piccola somma di 10 centesimi, spesi inteligentemente , sarebbe bastata ad un operario delle ferrovie per mettere un treno , attaccato a potenti macchine a vapore , nell'impossibilità di muoversi.
Poi , ricordandomi che questa tattica rivoluzionaria sarebbe stata discussa nel corso del congresso , conclusi suggerendo la seguente disposizione:
" Il Congresso, riconoscendo che è superfluo biasimare il governo - poichè è nella sua logica stringere il freno ai lavoratori - esorta i lavoratori municipali a fare danni per centomila franchi ai servizi della cittài parigi per ricompensare de Selves del suo divieto" .
"Era una bomba!... e non fece un fuoco di paglia. All'inizio la sorpresa fu grande presso molti delegati che non compresero subito il senso volutamento esagerato della proposta .
Ci furono proteste e l'ordine del giorno puro e semplice sotterrò la mia proposta. Che importava?
Lo scopo era raggiunto : l'attenzione del Congresso si era risvegliata , la discussione aperta, la riflessione attratta. Così,qualche giorno dopo , il rapporto che la commissione del boicottaggio e del sabotaggio sottoponeva all'assemblea sindacale era accolto con la più grande e calorosa simpatia.
In questo rapporto dopo aver definito , spiegato e preconizzato il sabotaggio , la Commissione aggiungeva :
" Finora i lavoratori si sono dichiarati rivoluzionari ma per lo più sono rimasti nel campo teorico : hanno lavorato per la divulgazione delle ideee d'emancipazione , hanno elaborato e cercato di abbozzare un piano della società futura dalla quale sarà abolito lo sfruttamento umano.Solo che , a fianco di quest'opera educattrice , la cui necessit è incontestabile , non è stato tentato nulla per resistere alle usurpazioni capitaliste e , per quanto poco si possa fare , di rendere meno dure per gli operai le esigenze padronali.
Nelle nostre riunioni si iniziano sempre le sedute al grido di " Viva la Rivoluzione Sociale" ed invece di concentrarsi in un unico grido questi clamorosi si risolvono in chiasso. Allo stesso modo è doloroso che i congressi , affermando sempre la loro fermezza rivoluzionaria , non abbiano ancora preconizzato delle soluzioni pratiche per uscire dal terreno delle parole ed entrare in quelo dell'azione. In materia di strumenti rivoluzionari finora non si è preconizzato che lo sciopero di cui si è fatto e si fa uso giornalmente . Oltre allo sciopero noi pensiamo che ci siano degli altri metodi da impiegare che possono, in una certa misura , tenere in scacco i capitalisti... "
Un o di questi mezzi è il boicotaggio , solo che esso è inefficace contro l'industriale ed il fabbricante. Contro quest'ultimi occorre un altro mezzo.
Citiamo il rapporto :
"Questa tattica,come il boicottaggio , ci proviene dall'inghilterra, dove ha reso grandi servigi nella lotta che i lavoratori sostengono contro i padroni . Laggiù è conosciuto con il nome di " Go Canny" . A questo proposito , riteniamo utile citarvi l'appello lanciato dalla "Unione Internazionale dei caricatori portuali" , che ha la sede a Londra.
"Cos'è il Go Canny?" è un'espressione per definire una nuova tattica impiegata dagli operai , più incisiva dello sciopero . " Se due scozzesi camminano insieme ed uno corre un pò troppo , l'altro gli dice : Cammina adagio , con comodo (Go Canny, cioè)" .
Se una domestica vuole comprare un pezzo di bue che costa 3 Fr. , deve pagare 3 Fr.; se non ne offre che due , allora le si dà della carne scadente. Il bue , dice il padrone , è una merce da vendere sul mercato.
Parimenti , anche il lavoro e la professionalità sono, per i padroni , delle merci da vendere sul mercato , del tutto simili ad altre. " Perfetto rispondiamo noi - vi prendiamo in parola ". Se sono delle merci , noi le venderemo nello stesso modo con cui il macellaio vende la sua carne . Ad un prezzo minore essi danno merce cattiva. Noi faremo lo stesso. I padroni non hanno il diritto di contare sulla nostra carità. Se rifiutano anche di discutere le nostre richieste, ebbene , possiamo mettere in pratica il " Go Canny" , la tattica del "lavorimo con comodo" aspettando che cedino . "
Ecco spiegato chiaramente il " Go Canny", il sabotaggio : A CATTIVA PAGA CATTIVO LAVORO.
Questa linea condotta , impiegata dai compagni inglesi, la riteniamo applicabile in Francia , perchè la nostra situazione sociale è identica a quella dei fratelli inglesi.
Ci resta da definire in quali forme bisogna praticare il sabotaggio.Tutti sappiamo, che abitualmente , lo sfruttatore sceglie , per aumentare i propri profitti e quindi il nostro sfruttamento , il momento in cui per è più difficile rispondere con lo sciopero parziale , unico metodo impiegato finora.
Presi nell'ingranaggio , nell'impossibilità di mettersi in sciopero , i lavoratori pressati, subiscono le nuove esigenze del capitalista.
Col sabotaggio tutto si svolge diversamente : i lavoratori possono resistere , essi non sono più alla completa mercè del capitale ; non sono più la carne tenera che il cuoco trita a suo piacere : hanno un mezzo per affermare la loro forza e provare all'oppressore che sono uomini.
D'altra parte , il sabotaggio non è così nuovo come sembra : dopo tutto i lavoratori individualmente lo hanno sempre praticato, benchè senza metodo.
D'istinto essi hanno sempre rallentato la loro produzione quando il padrone haaumentato le sue esigenze ; senza rendersene chiaramente conto hanno applicato la formula : a cattiva paga , catttivo lavoro. E si può dire di alcune industrie , dove il lavoro ea cottimo ha preso il posto di quello a giornata , una delle cause di questa sostituzione è stato il sabotaggio che , in questo caso , consisteva nel fornire giornalmente la minore quantità possibile di lavoro. Se questa tattica , praticata senza coerenza, ha già dato dei risultati , forse non ne darà di più il giorno in cui diventasse una continua minaccia per i capitalisti? E non crediate , compagni , che rimpiazzando il lavoro alla giornata con il lavoro a cottimo, i padroni si siano messi al riparo dal sabotaggio : questa tattica non è limitata al lavoro alla giornata. Il sabotaggio può e deve essere praticato anche nel lavoro a cottimo . In tal caso la linea di condotta cambia : ridurre la produzione significherebbe per l'operaio ridurre il proprio salario bisogna dunque che applichi il sabotaggio alla qualità anzichè alla quantita. Ed allora , non solo il lavoratore non darà all'acquirente della sua forza lavoro più della sua retribuzione , ma inoltre, colpirà il mercato che permette indefinitamenteil rinnovamento dela capitale , fondamento dello sfruttamento della classe operaia.
Con questo mezzo lo sfruttatore si troverà costretto sia a capitolare , soddisfacendo le richieste fatte , sia ad affidare i mezzi di produzione in mano ai soli produttori.
In genere si presentano due casi : il primo in cui il lavoro a cottimo si svolge a domicilio , con i mezzi di produzione appartenenti all'operaio , e l'altro in cui il lavoro è centralizzato nell'officina del padrone . In cui il lavoro è centralizzato nell'officina del padrone . In questo secondo caso , al sabotaggio delle merce , s'aggiunge il sabotaggio dei mezzi di produzione.
A tale proposito basta ricordarsi la paura prodotta nella classe borghese , quando si seppe che gli operai delle ferrovie potevano , con due soldi di una certa sostanza , mettere una locomotiva nell'impossibilit di muoversi.
Questa paura , per , noi è un'indicazione di quello che potrebbero i lavoratori , coscienti ed organizzati.
Con il boicottaggio, ed il suo inseparabile complemento il sabotaggio , abbiamo un'arma di resistenza efficace che , in attesa del giorno in cui i lavoratori saranno abbastanza potenti per emanciparsi completamente, ci permetterà di tenere testa allo sfruttamento di cui siamo vittime.
Bisogna che i capitalisti lo sappiano : Il lavoratore non rispetterà la macchina se non il giorno in cui essa sarà diventata un'amica che allevia il lavoro, invece di essere come adesso la nemica , la ladra di pane , lamacellatrice di lavoratori . "
A conclusione di questa relazione , la Commissione propose al Congresso la seguente mozione :
" Ogni volta che scoppierà un conflitto tra padroni ed operai, sia il conflitto sia provocato da esigenze padronali , sia che sia provocato dall'iniziativa operaia , nel caso in cui risulterà che lo sciopero non dia i risultati voluti dai lavoratori , questi ultimi applichino il boicotaggio od il sabotaggio - o entrambi contemporaneamente - rifacendosi ai dati che veniamo esponendo " .
La lettura di questo rapporto fu accolta dagli applausi unanimi del congresso . Più che un'approvazione fu un impeto d'entusiasmo e di volontà di lotta . Tutti i delegati erano conquistati , entusiasti . Non si alzò una voce contraria a criticare o solo presentare la minima obiezione. il delegato della Federazione del Libro , Homelin , non fu dei meno entusiasti . Egli approvò completamente la tattica esposta e lo dichiarò in termini precisi , di cui il resoconto del Congresso non d che questa pallida eco :
" Tutti i mezzi sono buoni , si dice. Io aggiungo che c'è una moltitudine di mezzi da impiegare; essi sono facili da applicare purchè lo si faccia inteligentemente . Voglio dire con questo che ci sono cose che bisogna fare e che non bisogna dire . Voi mi capite. So bene che se precisassi , mi si potrebbe obiettare se io abbia il diritto o meno di fare questa o quell'altra cosa , ma se si continuasse a fare solo ciò che è permesso non si otterrebbe nulla . Quando si marcia sulla via rivoluzionaria , bisogna farlo con coraggio , e quando la testa passa , bisogna che passi anche il corpo . "
Calorosi applausi sottolinearono il discorso del delegato della Federazione del Libro e , dopo che gli altri oratori ebbero aggiunto parole di approvazione senza nessuna parola contraddittoria fosse stata pronunciata , fu approvata all'unanimitàeguente mozione :
" Il Sindacato degli impiegati del commercio di Tolosa , Invita il Congresso a votare per acclamazione le conclusioni del resoconto e a metterlo in pratica alla prima occasione che si presenterà . "
Il battesimo del sabotaggio non poteva essere più positivo . E questo non fu un successo momentaneo - un fuoco di paglia conseguenza - di un impeto di entusiasmo dell'assemblea - le simpatie unanimi che l'accompagnavano non si smentirono.
Al successivo Congresso federale che si tenne a Rennes nel 1898 , la nuova tattica fu accolta con favore.
Tra gli oratori che, nel corso della discussione, presero la parola , citiamo , tra gli altri , Lauche - adesso deputato di parigi - ; egli fece notare quanto il sindacato dei Meccanici della Senna, di cui era il delegato, fosse stato favorevole alle decisioni prese dal Congresso di Tolosa relativamente al boicotaggio ed al sabotaggio.
Il delegato della Federazione dei Cuochi , riscosse un buon successo e rallegrò il Congresso narrando il seguente caso di sabotaggio : i cuochi di un grande ristorante parigino , scontenti del trattamento subito , restarono al loro posto tutto il giorno , fornelli accesi , ma , al momento in cui i clienti confluivano nelle sale , essi non avevano nelle pentole che dei mattoni "cotti" in molta acqua ... con l'orologio a pendolo del risotrante.
Dal rapporto che chiuse la discussione - e che fu approvato all'unanimità - cogliamo il seguente passo :
" ... La Commissione tiene a precisare che il sabotaggio non è una novità ; i capitalisti lo applicano ogni volta che ne hanno interesse ; gli appaltatori non usando materiale di buona qualità , e non si limitano ad agire solo sulle cose : che cosa sono le loro diminuzioni di salario se non sabotaggio sulla pelle dei proletari? D'alatra parte bisogna aggiungere che i lavoratori hanno risposto istintivamente ai capitalisti rallentando la produzione , sabotando inconsapevolmente.Ma quello che è importante è che i lavoratori si rendano conto che il sabotaggio può essere per loro un'arma di resistenza utile tanto per gli effetti immediati che per la paura che ispirerà ai datori di lavoro il giorno in cui questi sapranno di essere alla sua mercè .
Ed aggiungeremo che minaccia del sabotaggio può spesso dare risultati utili quanto il sabotaggio stesso. Il ongresso non può entrare nei dettagli di questa tattica ,questi dipendono dall'iniziativa e dalla volontà di lotta di ciascuno e sono subordinati alle diverse situazioni nelle diverse condizioni dell'industria. Noi non possiamo che dare la teoria e sperare che il sabotaggio entri nell'arsenale delle armi di lotta dei proletari contro i capitalisti allo stesso modo dello sciopero e chesempre più l'orientamento del movimento operaio abbia come tendenza " l'azione diretta" degli individui ed una maggiore coscienza della forza ... "
Una terza ed ultima volta il sabotaggio fu al centro delle discussioni del Congresso confederale che si tenne a Parigi . La situazione allora era confusa . Sotto l'influenza di Millerand , ministro del Commercio , si determinò una deviazione che aveva la sua origine nella tentazione del potere. Molti dei militanti si lasciarono attirare dal fascino corruttore del ministerialismo ed alcune organizzazioni sindacali si indirizzarono verso una politica di "pace sociale " , che , se avesse predominato, sarebbe stata funesta per il movimento operario . Sarebbe stata , se non la rovina la morte , almeno l'affondamento e l'impotenza. Nasceva l'antagonismo , che si accentuò negli anni seguenti tra sindacati rivoluzionari e sindacati riformisti ; di questa lotta intestina la discussione ed il voto sul sabotaggio furono una prima ed embrionale manifestazione.
La discussione fu breve . Dopo che qualche oratore ebbe parlato a favore del sabotaggio , una voce si levò per condannarlo : quella del presidente della seduta . Egli dichiarò che " se non avesse avuto l'onore di presiedere , si sarebbe limitato a combattere il sabotaggio proposto dal collega Riom e da Beausoleil " , ed aggiunse che lo considerava " come più dannoso che utile agli interessi dei lavoratori , e per di più ripugnante per la dignità di molti operai " .
Sar sufficiente , per apprezzare questa condanna del sabotaggio , osservare che qualche settimana dopo non " ripugnerà alla dignità" di questo moralista, implacabile e scrupoloso,essere garantito , grazie ai buoni uffici di Millerand , D'una sinecura di tutto riposo (5) .
Il relatore della commissione dalla quale dipendeva il sabotaggio , eletto per la sua posizione di burocrate , era un avversario di questo metodo di lotta . Queste furono le sue parole:
" Mi resta da dire una parola a proposito del sabotaggio . La diro in modo franco e preciso . Ammiro coloro che hanno il coraggio di sabotare il datore di lavoro ; devo anche aggiungere che ho riso spesso per le storie che ci vengono raccontate a proposito del sabotaggio ma , da parte mia , non oserrei fare quello che questi buoni amici hanno fatto . Allora la mia conclusione è che se io non ho il coraggio di fare una cosa sarebbe una viltà da parte mia incitare a farla . Vi confesso che nell'atto di deteriorare una attrezzo o una cosa ffidatami , non è il timore di dio che paralizza il mio coraggio , ma il timore del gendarme! Lascio alle vostre buone cure la sorte del sabotaggio . "
il congresso non accettò egualmente le considerazioni del relatore . Ebbe luogo una votazione , a scrutinio segreto , su questa questione speciale di approvazione o di disapprovazione - che diede i seguenti risultati :

a favore del sabotaggio 117
contro 76
astenuti 2

Questa votazione precisa chiuse il periodo di gestazione , di infiltrazione teorica del sabotaggio. Dopo di allora , indiscutibilmente ammesso , riconosciuto ed accettato , esso non è più stato evocato ai congressi sindacali ed ha preso definitivamente posto nel novero dei mezzi di lotta preconizzati e praticati nella lotta contro il capitalismo . Bisogna notare che sopraddetta votazione emessa al congresso del 1900 , è un'indicazione del cedimento che si va effettuando nelle organizzazioni sindacali e che va dividendo rivoluzionari e riformisti . Effettivamente , in tutti i congressi confederali che seguirono , quando rivoluzionari e riformisti si trovarono di fronte , quasi sempre la maggioranza rivoluzionaria fu nella proporzione di 2/3 contro una minoranza riformista 1/3.


note:

(1) Personaggio della commedia di Molière : il Borghese gentiluomo.
(2) Misura lineare antica equivalente a m. 1,88 , ancora in uso in Francia .
(3) Circolare n. 9 , 1896.
(4) " Il Lavoratore P.T.T. " , n. di settembre 1905 .
(5) Si tratta di Treich , allora segretario della Borsa del Lavoro di limoges e focoso "guesdiste"... nominato poco dopo esattore dell'uficio del registro a Bordeaux.


capitolo secondo
La "merce" lavoro


Nell'esposizione storica che precede , abbiamo constatato come il sabotaggio , sotto l'espressione inglese " Go Canny", derivi dalla concezione capitalista del lavoro umano come merce.
Gli economisti borghesi sono d'accordo nel sostenere questa tesi, sono unanimi nel dichiarare che c'è un mercato dela lavoro come c'è un mercato del grano, della carne , del pesce o del pollame.
Ammesso questo , è dunque logico che i capitalisti si comportino , nei riguardi della "carne da lavoro" che trovano sul mercato , come quando debbono comperare merci o materie prime : cioècercano di ottenerla al prezzo più buono possibile. E' una cosa normale date le premesse. Siamo nel pieno gioco della domanda e dell'offerta.
E' meno comprensibile , peò come questi capitalisti vogliano ricevere non una quantità di lavoro proporzionale al prezzo del salario che pagano, ma , indipendentemente dal livello di quest'ultimo, il massimo del lavoro che 'operaio possa dare.In poche parole , essi pretendono di comprare non una quantità di lavoro equivalente alla somma che sborsano , ma la forza intrinseca dell'operaio : in effetti è l'operaio tutto intiero - corpo e sangue , forza ed inteligenza - che essi esigono .
quando avanzano questa pretesa , i datori di lavoro dimenticano di tenere conto che questa " forza di lavoro2 è parte integrante d'un essere pensante capace di volontà, di resistenza e di rivolta.
Certamente , tutto andrebbe nel migliore dei modi nel mondo capitalista se gli operai fossero incoscienti come macchine di ferro e di acciaio delle quali essi sono gli inservienti e se , come esse, avessero al posto del cuore e del cervello una caldaia o una dinamo.
Ma non è così! I lavoratori sanno in quali condizioni lavorano e vivono nell'attuale società e se le subiscono non è certo di loro spontanea volontà. Sanno di essere possessori della " forza lavoro" ed accettano ciò che il padrone dà , ma facendo il possibile perchè quanto ricevono sia in rapporto più o meno diretto col salario che prendono . Anche nelle coscienze più povere , tra coloro che subiscono il giogo padronale senza mettere in dubbio il suo buon fondamento , scaturisce intuitivamente la nozione di resistenza alle pretese capitaliste : essi tendono a non vendersi senza calcolare.
I datori di lavoro hanno constatato questa tendenza di operai di economizzare la loro " forza lavoro" , ed hanno abilmente coperto il danno che deriva ricorrendo all'emulazione , per fare dimenticare al loro personale questa prudenza restreittiva.
Cosi, Gli imprenditori edili , soprattutto a Parigi , divulgano una pratica , che d'altra parte è già in disuso dal 1906 , cioè dopo che gli operai del settori si raggruppano in potenti sindacati . Questa pratica consiste nell'assumere un "tarchiato" che in cantiere dia il ritmo ai suoi compagni . Egli " ce la mette tutta" più di chiunque ... e bisogna seguirlo altrimenti i ritardatari rischiano di essere mal visti e licenziati come incapaci .
Una simile maniera di procedere mostra chiaramente che questi imprenditori si comportano nei confronti dei lavoratori come quando trattano per l'aquisto di una macchina . Essi acquistano la macchina con la funzione che vi è incorporata (1) , quindi considerano l'operaio come uno strumento di produzione che pretendono di acquistare intieramente , per un dato periodo , mentre , in realtà , essi non firmano il contratto con lui che per la funzione del suo organismo che si traduce in lavoro effettivo.
Questa discordanza , che è alla base del rapporto tra padroni ed operai, mette in rilievo l'opposizione fondamentale degli interessi presenti: la lotta della classe che possiede i mezzi di produzione contro la classe che , privata del capitale, non ha altra ricchezza che la sua forza lavoro.
Non appen, sul terreno economico , dipendenti e datori di lavoro prendono contatto , si rivela questo irriducibile antagonismo che li getta ai due opposti poli e che , per conseguenza, rende sempre instabili ed effimeri i loro accordi . Tra gli uni e gli altri non può mai concludersi un contratto nelò senso preciso ed equo del termine. L'operaio tormentato dall'urgenza di assicurarsi il domani - anche se non è attanagliato dalla fame - non ha la serena libertà d'azione di cui gode il suo imprenditore . inoltre , il benficio che ricava dal suo " affitto di lavoro" non è che momentaneo , perchè , se trova immediatamente lavoo , non è raro che il rischio al quale è costretto metta in pericolo la sua salute ed il suo avvenire.Dunque , tra padroni ed operai , non si possono concludere delle assunzioni che meritino il qualificativo di contratto.
Ciò che si è convenuto di designare sotto il nome di " contratto di lavoro " non ha i caratteri specifici e bilaterali del contratto ; si tratta, nel senso stretto , di un contratto unilaterale favorevole solo ad uno dei due contraenti : un contratto leonino.
Di conseguenza , sul mercato del lavoro , non si hanno , faccia a faccia , che belligeranti in permanente conflittto : tutte le relazioni , tutti gli accordi , degli uni e degli altri , non possono essere che precari , perche viziati alla base , non appoggiandosi alla maggiore o minore forza e resistenza degli antagonismi.
Ecco perchè , tra padroni ed operai , non si conclude mai - e non si può mai concludere - un accordo durevole , un contratto nel vero senzo della parola: non ci possono essere che armistizi , i quali sospendono per un certo tempo le ostilità , portano una tregua momentana ai fatti della guerra.
Ci sono due mondi che si urtano con violenza: il mondo del capitale e il mondo del lavoro. Certo si possono averedelle infiltrazioni dell'uno e nel'altro, grazie ad una specie di capillarità sociale, dei disertori passano dal mondo dela lavoro in quello del capitale e , dimenticando o rinnegando lae loro origini, prendono posto tra i più intrattabili difensori della loro casta d'adozione . Ma queste fluttuazioni nei corpi d'armata in lotta non annuallano l'antagonismo delle due classi . Da una parte e dall'altra gli interessi in gioco sono diametralmente opposti e questa opposizione si manifesta in tutto ciò che costituisce la trama dell'esistenza.
Sotto Discorsi democratici , sotto false parole di uguaglianza , l'esame più superficiale scopre le divergenze profonde che separano borghesi e proletari : le condizioni sociali , i modi di vivere , i modi di pensare , le aspirazioni , gli ideali ... tutto differisce!

note:
(1) Vi sono però dei casi in cui il venditore di una macchina non cede integralmente al suo compratore la " la sua funzione produttrice " della stessa . Questo è il caso di alcune macchine per fabbricare calzature che sono munite di un contatore registrante il numero di calzature prodotte e che sono vendute con la stipulazione che l'acquirente pagherà "indefinitivamente " un certo canone per ogni paio di calzature prodotte.


capitolo terzo
morale di classe


E' comprensibile che dalla radicale differenza tra la classe operaia e la classe borghese , derivi una diversa moralità.Effettivamente sarebbe strano che pur non essendoci niente in comune tra un proletario ed un capitalista la morale facesse eccezzione.Sarebbe semplicemente assurdo chele azioni ed i gesti di uno sfruttato venissero valutati e giudicati con il criterio del suo nemico di classe.La verità è che ,come in questa società ci sono due classi , ci sono anche due morali:quella dei capitalisti e quella dei proletari."La morale naturale e zoologica - scrive Max Nordau (1) - indicherebbe nel riposo il valore supremo della vita , mentre il lavoro non sarebbe desiderabile se non nella misura in cui è indispensabile all'esistenza materiale dell'uomo". Accettando tale principio gli sfruttatori vedrebbero intaccati i propri interessi . Infatti il loro interesse esige che la massa lavori più di quanto le occorra e produca più di quanto le è necessario . I borghesi vogliono precisamente impadronirsi dell'eccedenza della produzione ,e,a tale scopo, hanno soppresso la morale naturale e ne hanno inventata un'altra , che hanno fatto stabilire dai loro filosofi , esaltare dai loro predicatori ,cantare dai loro poeti : la morale secondo la quale l'ozio sarebbe la sorgente di tutti i vizi ed il lavoro una virtù , la più bella di tutte le virtù... " .
E' inutile precisare che questa morale è d'uso esclusivo dei proletari , i ricchi , che la predicano , non hanno l'obbligo di sottomettervisi : l'ozio non è vizio che tra i poveri . E' in nome delle prescrizioni di questa morale che gli operai devono lavorare duro e senza tregua per il profitto dei loro padroni e che ogni azione , nel processo di produzione , tendente a ridurre l'asservimento degli sfruttati , è qualificata come atto immorale .
D'altra parte , è sempre rifacendosi a questa morale di classe che si è glorificata l'abnegazione agli interessi padronali , l'assiduità ai lavori più pesanti e meno remunerativi , gli scrupoli schiocchi che creano " l'operaio onesto " , in poche parole tutte catene ideologiche e sentimentali , che legano il salariato alla gogna del capitale , meglio e più sicuramente degli anelli di ferro forgiato .
Per completare l'opera di asservimento , bisogna fare appello alla vanit umana : tutte le qualità del buon schiavo sono esaltate , magnificate , e si è perfino escogitato di distribuire delle ricompense - la medaglia del lavoro - agli operai-cani barboni , che si sono distinti per la flessibilità della loro spina dorsale , il loro spirito di rassegnazione e la loro fedeltà al padrone .
Di questa morale scellerata la classe operaia è dunque riempita a profusione . Dalla nascita fino alla morte , il proletario ne è invischiato : egli succhia questa morale con il latte più o meno adulterato del biberon che , per lui , sostituisce troppo spesso il seno materno ; più tardi , alle scuole , gliela si inculca ancora , in dosi sapienti , ed il condizionamento continua in mille mille modi diversi finchè , sdraiato nella fossa comune , dormir il suo sonno eterno .
L'intossicazione è talmente profonda e persistente che uomini dal ragionamento chiaro ed acuto ne restano , loro malgrado,contaminati.E' il caso di Jaurès che , per condannare il sabotaggio , si è rifatto a tale etica , creata ad uso dei capitalisti . In un dibattito al Parlamento sul sindacalismo , l'11 maggio 1907 , dichiarava :
" Anche se si facesse della propaganda metodica , sistematica , del sabotaggio non penso che andrebbe molto lontano . Esso ripugna a tutta la natura , a tutte le tendenze dell'operaio ... " .
Ed insisteva energicamente :
" Il sabotaggio ripugna al valore tecnico dell'operaio.Il valore tecnico è la sua unica ricchezza : ecco perchè il teorico , il metafisico del sindacalismo , Sorel (2) , dichiara che , pur giustificando nell'azione sindacale l'uso di tutti i mezzi possibili , ve n'è uno che si deve rigettare : quello che rischia di deprezzare , di umiliare nell'operaio la capacità ed il valore professionale , che non è solo la sua precaria ricchezza di oggi , ma soprattutto il suo titolo per il suo dominio nel mondo di domani ... " .
Le affermazioni di Jaurès ,(3),anche se messe sotto la protezione di Sorel ,sono tutto ciò che si vuole - persino la metafisica - fuorchè la costatazione di una realtà economica.
Dove diavolo ha incontrato degli operai che mettono a disposizione completa " tutta la loro natura , tutte le loro tendenze " , la loro piena forza , fisica ed intellettuale ,ad un padron , malgrado le condizioni derisorie , infine odiose che vengono imposte loro?
E quando si accorgessero dello sfruttamento sfrontato di cui sono vittime , non tenterebbero immediatamente di sottrarvisi per evitare una fatica ad un vantaggio del padrone? E dove finirebbe il valore tecnico?
Perchè questi operai dovrebbero sprecare questo " valore tecnico " - e Jaurès dice che è la loro vera ricchezza - facendone quasi dono al capitalista?
Non è logico che ,invece di sacrificarsi , come agnelli sull'ara del padronato , si difendano , lotttando e valutando , al prezzo più alto possibile , il loro " valore tecnico " , non cedendo tutta o parte di questa " vera ricchezza " che alle condizioni migliori ?
Al deputato socialista Jaurès non interessa rispondere a queste domande , non avendo approfondito la questione . Egli si è limitato a dalle affermazioni di carattere sentimentale , ispirate dalla morale degli sfruttatori , e che non sono altro che il rimescolamento delle teorie degli economisti borghesi , rimproveranti agli operai francesi , le loro esigenze e i loro scioperi , accusandoli così di mettere in pericolo l'industria nazionale . Il ragionamento di Jaurès è , in effetti , dello stesso tipo , con questa differenza : al posto di fare vibrare la corda patriottica , tocca il punto dell'onore , la vanità , la gloriuzza del proletariato che ha cercato di esaltare . La tesi sbocca nella negazione sostanziale della lotta di classe , perchè non tiene conto del permanente stato di guerra tra capitale ed il lavoro . Ora il buon senso , suggerisce che , essendo il padrone nemico principale dell'operaio , non è sleale tendergli delle imboscate anonime piuttosto che combatterlo a viso aperto .
Dunque , nessuno degli argomenti derivati dalla morale borghese è valido per confutare questa ed altre tecniche proletari; egualmente , nessuno di tali argomenti è valido per giudicare i fatti , le azioni , i pensieri o le aspirazioni della classe operaia
Se si vuole ragionare correttamente su tutti questi punti , non bisogna riferirsi alla morale capitalistica , ma ispirarsi alla morale dei produttori , elaborata quotidianamente in seno alle masse operaie , e che è chiamata a rigenerare i rapporti sociali , perchè è essa che regolerà quelli del mondo di domani .


note:
(1) M. Nordau (1849-1923) Pseudonimo di Max Simon Sudfeld , scrittore ungherese di indirizzo positivista.
(2) G.Sorel (1847-1922) sociologo francese , critico del marxismo , teorico del sindacalismo rivoluzionario.
(3) J. Jaurès (1859-1914) uomo politico , socialista , perchè antimilitarista fu ucciso da un nazionalista .



capitolo quarto
i metodi del sabotaggio

Sulcampo di battaglia del mercato del lavoro, dove i belligeranti si affrontanosenza scrupoli e senza riguardi ,bisogna , l'abbiamo visto , che essi si presentino ad armi pari . Il capitalista oppone una corazza d'oro ai colpi del suo avversario , mentre quest'ultimo , essendo consapevole della sua inferiorità offensiva e difensiva , cerca di supplirvi facendo ricorso alle astuzie della guerra . L'operaio incapace di colpire il suo avversario frontalmente , cerca di prenderlo di fianco attaccandolo nel vivo : la cassaforte .
I proletari si comportano come un popolo che , dovendo resistere all'invasione straniera e non sentendosi abbastanza forte per affrontare il nemico in battaglia campale , si lancia nella guerra di imboscata , di guerriglia . Lotta spiacevole per i grandi corpi d'armata , lotta talmente orripilante e micidiale che , per lo più , gli invasori rifiutano di riconoscere ai franchi-tiratori il carattere di belligeranti . Questa esecrazione della guerriglia , da parte delle armate regolari , è simile all'orrore ispirato dal sabotaggio ai capitalisti . In effetti il sabotaggio è , nella guerra sociale , ciò che la guerriglia è nelle guerre nazionali : esso nasce dagli stessi sentimenti , risponde alle stesse necessità ed ha sulla mentalitàaia identiche conseguenze.
Si sa quanto la guerriglia sviluppi il coraggio individuale , l'audacia e lo spirito di decisione ; altrettanto si può dire del sabotaggio : esso tiene in allenamento i lavoratori , impedisce loro di affondare in una fiacchezza perniciosa e , necessitando di un'azione permanente e senza respiro , sviluppa lo spirito d'iniziativa , abitua ad agire da soli , eccita la combattività. L'operaio ha grande bisogno di queste qualità, perchè il padrone agisce nei suoi confronti con la stessa mancanza di scrupoli degli eserciti invasori , operanti in un paese conquistato : depreda più che può .
Questa rapacità capitalista , il miliardario Rockfeller , l'ha biasimata ... salvo , naturalmente , praticarla senza vergogna .
"Il torto di alcuni datori di lavoro - egli ha scritto - è di non pagare l'esatta somma che dovrebbero all'operaio : allora questi ha tendenza a ridurre il lavoro " .
Questa tendenza alla riduzione del lavoro , osserva Rockfeller - riduzione che egli legittima e giustifica biasimando i padroni è il sabotaggio nella forma che si presenta spontaneamente alla mente dell'operaio : il " rallentamento del lavoro " . E' , potremmo dire , la forza istintiva e primaria del sabotaggio .
La sua applicazione fu decisa a Beaford , nell'Indiana , Stati Uniti ( si era nel 1908 ) , da un centinaio di operai non appena furono avvertiti che era stata loro imposta una riduzione del salario dell'ammontare di una dozzina di soldi l'ora . Senza dire una parola si recarono in una vicina officina e fecero ridurre le loro pale di due pollici e mezzo . Dopo di che tornarono al cantiere e risposero al padrone : " A piccola paga , piccola pala! " . Questa forma di sabotaggio è possibile solo per gli operai a giornata .
E' in effetti evidente che i lavoratori a cottimo - rallentando la produzione - sarebbero state le prime vittime della rivolta passiva , poichè avrebbero sabotato il proprio salario . Essi devono dunque ricorrere ad altri mezzi e la loro preoccupazione deve essere diminuire la qualità e non la quantità del prodotto . Di questi mezzi il " Bollettino della bBorsa del Lavoro di Montpellier " dava un prospetto in un articolo publicato nei primi mesi del 1900 , qualche settimana prima del Congresso confederale che si tenne a Parigi :
" Se siete meccanici vi è facilissimo , con due soldi di una polvere qualsiasi , o anche solamente con della sabbia , far inceppare la macchina , causare una perdita di tempo e una riparazione fortemente costosa al vostro padrone .
Se siete falegnami o ebanisti , che cosa c'è di più facile che deteriorare un mobile senza che il padrone se ne accorga , facendogli così perdere i clienti?
Un sarto può facilmente rovinare un abito od una pezza di stoffa . Un venditore di articoli di moda , con qualche macchia abilmente messa su un tessuto , farlo vendere a basso prezzo ; un garzone di droghiere , se fa male il pacco , fa cadere la merce , la colpa non è di nessuno ed il padrone perde il cliente . Il venditore di lane , di mercerie , etc . , con qualche goccia di corrosivo su una merce che viene imballata , scontenta il cliente , quello rimanda il pacco e si irrita ; gli si risponde che è successo durante il trasporto . Il risultato , di solito , è la perdita del cliente .
Il contadino dà , di quando in quando , un colpo di zappa malassestato - cioè , beneassestato - o semina della cattiva semente in un campo , etc...
Come si vede i metodi di sabotaggio variano all'infinitop , però tutti richiedono una qualità nei militanti operai : e cioè che la loro messa in opera non si ripercuota svantaggiosamente sul consumatore . Il sabotaggio attacca il padrone ,sia perche rallenta il lavoro , sia perchè rende invendibili i prodotti fabbricati , sia perchè paralizza o rende inutilizzabile lo strumento di produzione , ma il consumatore non deve risentire di questa guerra fatta allo sfruttatore .
Un esempio dell'efficacia del sabotaggio è l'applicazione metodica che ne hanno fatto i parrucchieri parigini. Abituati a frizionare teste,è venuto loro in mente di estendere il sistema dello shampooing alle vetrine padronali.Al punto che per i padroni parrucchieri la paura dell'"imbiancatura" è diventata la più efficiente delle sanzioni. Grazie all'imbiancatura , praticata principalmente dal 1902 al maggio del 1906 , gli operai parrucchieri sono riusciti ad ottenere molto rapidamente (prima della votazione della legge sul riposo settimanale) che venisse generalizzata la pratica di chiudere le botteghe un giorno alla settimana . Ecco in che consiste l'imbiancatura : in un qualunque recipiente , anche in un guscio d'uovo precedentemente svuotato ,lo imbiancatore mette un prodotto caustico , poi al momento opportuno lancia contenente e contenuto contro la vetrina del padrone renitente. Questo shampooing rovina la verniciatura della bottega ed il padrone , mettendo a frutto la lezione ricevuta , diventa più accomodante. Si sono circa 2300 negozi di parrucchiere a Parigi ,dei quali, durante la campagna di imbiancatura , 2000 almeno sono stati imbiancati una volta ... se non di più . " L'operaio parrucchiere " , l'organo sindacale della Federazione dei Parrucchieri , ha stimato approssimativamente a 200.000 Fr . le perdite finanziarie causate ai padroni col procedimento dell'imbiancatura .Gli operai parrucchieri sono entusiasti del loro metodo e non sono minimamente disposti ad abbandonarlo .
Esso ha dato prova di validità , essi dicono , e gli attribuiscono un valore moralizzatore che ritengono superiore a tutte le sanzioni legali .
L'imbiancatura attacca ,la cassa del padrone , mentre la testa del cliente non ha nulla da temere. I militanti operai insistono molto su questo carattere specifico del sabotaggio che consiste nel colpire il padrone e non il consumatore .
Resta solo da superare il partito preso della stampa capitalista , che altera in tutti i modi la loro tesi e presenta il sabotaggio come un pericolo sopratutto per il consumatore. Non si è dimenticata l'emozione suscitata quanlche anno fa dai pettegolezzi dei quotidiani a proposito del pane fatto con polvere di vetro .
I sindacati insistevano nel dichiarare che mettere polvere di vetro nel pane sarebbe stato un atto odioso , stupidamente criminale e che gli operai panettieri non avrebbero mai avuto un pensiero simile. Nonostante i dinieghi e le smentite , la menzogna si diffondeva , veniva pubblicata e , naturalmente , indisponeva contro gli operai panettieri, molte persone per le quali ciò che la stampa il loro giornale è parola evangelica. Fino a questo momento , durante i vari scioperi dei panettieri , il sabotaggio constatato s'è limitato al deterioramento dei negozi padronali , delle madie o dei forni . Quanto al pane , se ne è stato prodotto di immaginabile - Pane bruciato o mal cotto o senza sale o senza lievito ecc... però mai con polvere di vetro - non sono stati i consumatori a subirne le conseguenze , ma unicamente i padroni . Bisognerebbe infatti supporre i consumatori tanto imbecilli da accettare , invece del pane , un miscuglio indigesto e nauseabondo . Se il caso si fosse presentato , essi avrebbero certamente riportato questo cattivo pane al fornitore pretendendo al suo posto un prodotto commestibile . Il pane alla polvere di vetro deve dunque essere considerato solo come argomento capitalista destinato a gettare discredito sulle rivendicazioni degli operai panettieri .
La stessa cosa si può dire della " fandonia " lanciata nel 1907 da un quotidiano - specialista in citazioni contro il movimento sindacale - che raccontò come un aiuto farmacista ,appassionato di sabotaggio , avesse sostituito stricnina e altri potenti veleni a innocenti droghe prescritte per la preparazioni di cachets . Contro questa storia , una vera menzogna e un'infamia , il sindacato degli aiutofarmacisti protestò a ragion veduta . In realtà , se un aiuto farmacista avesse avuto intenzioni di sabotaggio , non avrebbe mai pensato di avvelenare i malati ... cosa che , dopo aver condotto quelli alla tomba , avrebbe cagionato a lui stesso un processo in assise e non avrebbe arrecato nessun serio danno al padrone .
Il sabotatore agirebbe diversamente .Si limiterebbe a sprecare i prodotti farmaceutici , e farne generosa distribuzione ; potrebbe impiegare per le ordinazioni i prodotti più puri , ma molto ostosi , invece dei prodotti sofisticati che si usano correttamente . In questo ultimo caso si libererebbe di una complicità colpevole ... della sua partecipazione al sabotaggio padronale - questo sì criminale! - e che consiste nello smerciare prodotti di cattiva qualità , di effetto quasi nullo , invece di prodotti puri ordinati dal medico . E' inutile insistere ancora per dimostrare che il sabotaggio farmaceutico può essere profittevole o svantaggioso per il malato , ma non può mai - davvero mai essere nocivo .
E' d'altra parte con risultati simili , favorevoli al consumatore , che in molte corporazioni - tra cui quella alimentare - si manifesta il sabotaggio operaio . E l'unico dispiacere entrato nelle usanze operaie . E' triste infatti , constatare che troppo spesso dei lavoratori si associano alle più abominevoli sofistificazioni a danno della salute pubblica ; e ciò senza considerare la parte di responsabilit che spetta loro nei maneggi che il codice può scusare ma che sono comunque dei crimini . Un appello alla popolazione parigina - di cui qui sotto è riportato l'essenziale - lanciato nel 1908 dal sindacato dei cuochi , è più esplicito , a proposito di questo argomento , di qualunque commento :
Il primo giugno scorso , un capo cuoco , arrivato quella mattina stessa in un ristorante popolare , constatava che la carne che gli era stata data era talmente avariata che servirla sarebbe stato un danno per i consumatori ; egli lo disse al padrone , ma questi volle che fosse ugualmente servita ; l'operaio indignato per quello che esigeva da lui , rifiutò di farsi complice dell'avvelenamento della clientela . Il padrone furioso per questa "indiscreta " onestà , si vendicò licenziandolo e segnandolo al sindacato padronale dei ristoranti popolari " La Parigina " con lo scopo di impedirgli di trovare un nuovo posto di lavoro .
Fin qui l'incidente rivela solo un atto individuale ed ignobile del padrone , ed un atto di coscienza da parte di un operaio ; ma il seguito della faccenda rivela , come vedremo , una solidarietà padronale talmente scandalosa e pericolosa che noi ci siamo obbligati a denunziarla . Quando l'operaio s'è ripresentato all'ufficio di collocamento del sindacato padronale , l'addetto a quell'ufficio gli disse che a lui , operaio, non riguardava se le derrate erano o no avariate ; che di questo non era lui responsabile ; che dal momento che lo pagavano non doveva che obbedire ; che la sua azione era inammissibile e che non doveva più contare sul loro servizio di collocamento per avere un lavoro . O crepare di fame o farsi , se necessario , complice dell'avvelenamento , ecco il dilemma posto agli operai da questo sindacato padronale . D'altra parte questo discorso stabilisce con molta chiarezza che , lungi dal riprovare la vendita di derrate avariate , questo sindacato copre e difende tali atti e perseguita con odio coloro che cercano di impedire di avvelenare tranquillamente il prossimo .
Non è sicuramente un caso unico a Parigi quello di questo albergatore senza scrupoli che serve carne avariata alla clientela . Pochi sono invece i cuochi che hanno il coraggio di prendere esempio da quello citato. Purtroppo , quando hanno troppa coscienza , questi lavoratori rischiano di perdere il posto e persino di essere boicotatti! Queste sono considerazioni che fanno riflettere molta gente , vacillare la volontà , e frenano non poche rivolte .
Ecco perchè troppo pochi sono i segreti delle trattorie , popolari e aristocratiche , di cui veniamo a conoscienza . Sarebbe invece utile al consumatore sapere che gli enormi quarti di bue che oggi sono esposti nella vetrina della trattoria che frequenta , sono carni appetitose che domani saranno portate e vendute al dettaglio da Halles ... mentre nella trattoria saranno presentate carni sospette . E sarebbe egualmente utile al cliente sapere che la zuppa di gamberi che egli assapora è prodotta con i gusci delle aragoste lasciate il giorno prima - da lui o da altri - sul piatto ; i gusci sono stati accuratamente raschiati per staccare la polpa che vi è rimasta attaccata e che , pestata nel mortaio , è stata accortamente passata attraverso un colino colorato di rosa con del carminio . Utile sarebbe anche sapere che : si " fanno " i filetti di rombo con della lasca o del merluzzo ; i filetti di capriolo sono la " coscia " del bue resa piccante da una salsa fortissima ; per togliere al pollame il sapore di vecchio e per farlo " ringiovanire " si fa passare nell'interiora un ferro rovente ; tutto materiale di ristorante : cucchiai , bicchieri , forchette , piatti ecc . viene asciugato con i tovaglioli lasciati dai clienti dopo il pasto - con tutti i pericoli di un possibile contagio di tubercolosi ... se non peggio! L'elenco sarebbe lungo - e alquanto nauseabondo - se dovessimo enumerare tutti i "trucchi " e le " furbizie " dei commercianti rapaci e spudorati che , rintanati in un angolo del locale , non si accontentano di rapinare i clienti ma , spesso li avvelenano . D'altra parte non basta conoscere i metodi ; bisogna sapre quali sono questi "rispettabili" posti in cui si agisce con questi modi criminali.Ecco perchè noi dobbiamo desiderare ;nell'interesse della salute pubblica,che gli operai dell'industria alimentare sabotino la reputazione indebita dei loro padroni e ci mettano in guardia contro questi malfattori.Osserviamo inoltre che è possibile per i cuochi un altro tipo di sabotaggio , cioè quello di preparare le pietanze in maniera eccellente con tutti gli ingriedienti necessari e apportandovi tutte le cure richieste dall'arte culinaria o meglio , nei ritoranti a prezzo fisso ,di avere la mano pesantemente abbondante nell'interesse dei clienti.A conclusione di tutto questo ,per gli addetti alle cucine,il sabotaggio si identifica con l'interesse dei sonsumatori,sia che decidanop di essere dei cuochi perfetti,sia che ci facciano conoscere i poco appettitosi misteri delle cucine.Alcuni obbietteranno probabilmente che,in questultimo caso,i cucinieri anzichè fare atto di sabotaggio.danno un esempio di integrità e di onestà professionale degna di essere incoraggiata.
Che stiano attenti!Essi s'impegnano su una china molto scivolosa,molto sdrucciolevole e rischiano di rotolare nell'abisso...cioè nella formale condanna dell'attuale società.
In effetti la falsificazione ,la sofisticazione,la frode,la menzogna,costituiscono la trama della società capitalista:sopprimerli equivarebbe ad ucciderla.Non bisogna farsi illusioni:il giorno in cui si tentasse di introdurre nei rapporti sociali,a tutti i livelli,una rigorosa onest,una scrupolosa buona fede,non resterebbe in piedi più nienete:nè industria ,nè commercio,nè banca... niente! Ora è evidente che per portare a buon fine tutte le operazioni losche che si permette,il padrone non può agire da solo;gli servono degli aiuti,dei complici,e li trova fra i suoi operai ed i suoi impiegati.Ne deriva logicamente che associando i suoi operai alle sue manovre - ma non ai suoi profitti- il padrone,in qualunque attivit,esige da essi una sottomissione completa ai suoi interessi ed impedisce loro di valutare e di giudicare i maneggi ed i metodi della sua ditta;se poi hanno un carattere fraudolento e persino criminale ,questo non li riguarda."Essi non sono responsabili...Dal momento che sono pagati devono obbedire".Così osservava,in modo molto borghese,il gestore della " parigina".
In virtù di tali sofismi,il lavoratore deve annullare la propria personalit,soffocare i propri sentimenti ed agire da incosciente;ogni disobbedienza agli ordini dati,ogni violazione dei segreti professionali,ogni divulgazione delle pratiche per lo meno disoneste alle quali è associato,costituisce da parte sua un atto di fellonia nei riguardi del padrone.
Dunque se egli si rifiuta alla cieca e passiva sottomissione,se osa denunziare le bassezza alle quali viene associato,èconsiderato uno che si ribella al prorpio datore di lavoro ,uno che si permette di fargli la guerra , di sabotarlo!Inoltre questo mmodo di vedere le cose,come un atto di guerra ,come un atto di sabotaggio,non è solo dei padroni,ma anche dei sindacati operai che considerano ogni fuga di notizie contraria agli interessi capitalistici.
Questo ingegnoso mezzo di sconfiggere lo sfruttamento umano ha aanche ricevuto un nome speciale:èil sabotaggio col metodo della "bocca aperta".L'espressione è molto significativa.E' in effetti certo che molte fortune si sono formate solo grazie al silenzio mantenuto ,sugli atti pirateschi dei padroni,degli sfruttati che ne sono stati complici.
Senza il silenzio di questi sarebbe stato difficile ,se non impossibile,ai datori di lavoro condurre a buon fine i loro affari;se vi sono riusciti,se la clientela è potuta cadere nella rete,se i profitti si sono ingigantiti,questo è potuto accadere grazie al silenzio dei dipendenti.
Ebbene!Questi muti del serraglio industriale sono stanchi di restare con le bocche chiuse.Vogliono parlare;e ciò che essi stanno per dire è così grave che le loro rivelazioni potrebbero crare il vuoto intorno al padrone ,facendogli sfuggire tutta la clientela.Questa tattica di sabotaggio che,nelle sue forme banali e prive di violenza,può essere per molti capitalisti più temibile della brutale rottura di un prezioso attrezzo, sta prendendo notevolmente piede.
E' ad essa che ricorrono gli edili che svelano all'archiotetto o all'imprenditore i difetti dell'immobile che hanno appena costruito,imposti dall'appaltatore a suo vantaggio :muri che mancano di spessore ,impiego di cattivi materiali,strati di vernice mancanti ecc...
"Bocca aperta " egualmente quando gli operai della metropolitana denunziano a gran voce i criminali difetti di costruzione dei tunnel.
"Bocca aperta " anche quando i garzoni dei droghieri,per costringere i padroni refrattari a venire a patti sulle loro rivendicazioni,rendono noti,per mezzo di manifesti,i responsabili dei trucchi e delle truffe del mestiere.
"Bocca aperta " ancora sono i manifesti dei preparatori farmaceutici - in lotta per la chiusura alle 9 di sera - che denunziano il colpevole sabotaggio dei malati ad opera dei padroni incuranti.Ed è egualmente alla pratica della
"bocca aperta" che hanno deciso ricorrere gli impiegati degli uffici di banca e di borsa.In un'assemblea generale, il sindacato di questa categoria ha approvato un ordine del giorno che minacciava i padroni,nel caso fossero rimasti sordi alle rivendicazioni presentate,di rompere il silenzio professionale e di rivelare al publico tutto ciò che succede il quel covo di ladri che sono le banche e la borsa.
E qui si pone un problema:
Che cosa diranno della "bocca aperta" i puntigliosi ed i pignoli che condannano il sabotaggio in nome della morale" Contro chi dei due ,contro i padroni o contro gli impiegati,lanceranno i loro anatemi? contro i padroni , ladri,predoni,avvelenatori,truffatori ecc.,che vogliono associare gli impiegati alle loro iniquità,renderli complici dei loro reati ,dei loro delitti? Oppure contro gli impiegati,che rifiutandosi alle disonestà ed alle scelleratezze che i padroni esigono da loro si scaricano la coscienza mettendo in guardia il pubblico ed i consumatori?


* * *
Grazie a the_Blast

venerdì 19 febbraio 2010

Anticipazioni



Samuel Clemens (meglio conosciuto come Mark Twain) nel suo libro "Un americano alla corte di Re Artù" ("A Connecticut Yankee at King Arthurs Court") invia indietro nel tempo (la consulenza scientifica gli viene fornita dal suo buon amico Nikola Tesla) il protagonista Hank Morgan che decide di portare la democrazia ed il progresso in quel mondo arretrato.
Per farlo, però, si troverà costretto a trasformarsi in un autocrate e dovrà scontrarsi con le forze recalcitranti del fondamentalismo (cavalleria, maghi, chiesa). Quando riuscirà a trionfare, grazie alla sua superiore tecnologia bellica, si scoprirà prigioniero della sua stessa vittoria.

giovedì 18 febbraio 2010

Partenze



In breve, la critica che Hegel fa del razionalismo afferma:
(a) La contraddizione, crescita e decrescita non armoniosa, è il principio creativo che muove la storia. La società non può svilupparsi a meno di riuscire a superare la contraddizione.
(b) Ogni sviluppo avviene in seguito ad un auto-movimento, senza organizzazione o direzione da parte di forze esterne.
(c) L'auto-movimento nasce dal superamento degli antagonismi all'interno di un organismo, non dalla lotta contro un nemico esterno.
(d) Non è il mondo della natura, che si oppone all'uomo come una forza aliena da superare. E 'il potere, alieno all'uomo stesso, che egli ha creato.
(e) Il fine verso cui l'umanità procede inesorabilmente, sviluppandosi attraverso il continuo superamento dei contrasti interni, non è il godimento, la proprietà o l'uso dei beni, ma l'auto-realizzazione, la creatività basata sulla incorporazione in ogni individualità di tutto il precedente svluppo umano.
La libertà è l'universalità creativa, non l'utilità.

CLR James

mercoledì 17 febbraio 2010

Panni Sporchi



Il volantino sopra riprodotto è apparso (per poco) sui muri di Genova all'inizio di questo mese. Trattasi di una di quelle operazioni di detournament tanto care al situazionismo, e qui messa in atto ai danni del collettivo Wu Ming, per la presentazione del loro ultimo libro.
Chi capitasse da queste parti, e fosse interessato a capire il contesto e le motivazioni, può seguire il link a NotteNera (che riprende un comunicato apparso su IndyLiguria) che spiega esaurientemente quanto è avvenuto: panni sporchi da lavare in pubblico!

martedì 16 febbraio 2010

dialettica



[...]
L’analisi proposta in questo libro non ha nulla di neutro; al contrario, è impegnata e “parziale” al massimo – perché la verità è di parte; essa è accessibile-vi si può accedere soltanto se si prende partito, e non per questo è meno universale. Il partito preso qui è naturalmente quello del comunismo. Adorno fa iniziare i suoi Tre studi su Hegel con un rifiuto della domanda tradizionale su ciò che egli esemplifica col titolo del libro di Benedetto Croce: Che cosa è vivo e che cosa è morto nella filosofia di Hegel? Una simile domanda suppone da parte del suo autore l’assunzione di una posizione arrogante di giudice del passato, ma quando abbiamo a che fare con un filosofo veramente grande, la vera domanda da formulare non riguarda quello che questo filosofo può ancora dirci, quello che ancora può significare per noi, ma piuttosto il contrario: a che punto siamo ai suoi occhi? Che cosa penserebbe della nostra situazione contemporanea, della nostra epoca? Allo stesso modo si dovrebbe procedere per il comunismo; anziché porre la solita domanda: “L’idea di comunismo oggi è ancora pertinente, si può ancora utilizzare come strumento di analisi e modello di pratica politica?”, bisognerebbe rovesciare la prospettiva: “Come si presenta il nostro marasma attuale nella prospettiva dell’Idea comunista?”

Qui risiede la dialettica di Antico e Nuovo: sono proprio coloro che propongono di continuo la creazione di nuovi termini (“società postmoderna”; “società del rischio”; “società informatica”; "società postindustriale”, ecc.) per conoscere il corso attuale delle cose a fallire nel riconoscere i veri aspetti del Nuovo. L’unico modo di cogliere la reale novità del Nuovo è analizzare il mondo attraverso l’obiettivo di ciò che nell’Antico era “eterno”. Se il comunismo è veramente una Idea "eterna”, esso funziona dunque come una “universalità concreta” hegeliana: è eterno non nel senso in cui si tratta di una serie di caratteristiche universali astratte applicabili ovunque, ma nel senso in cui deve essere reinventato in ogni nuova situazione storica.

Ai vecchi tempi del Socialismo Realmente Esistente, una facezia apprezzata dai dissidenti serviva a illustrare la futilità delle loro proteste. Nel XV secolo, quando la Russia era occupata dai Mongoli, un mugico e sua moglie camminavano su una polverosa strada di campagna. Un cavaliere mongolo si fermò al loro fianco e disse al contadino che avrebbe violentato sua moglie. Quindi aggiunse: “Ma siccome il suolo è sporco, tu devi tenermi i testicoli mentre violerò tua moglie, perché non si impolverino!”. Quando il Mongolo ebbe concluso le sue faccende e si fu allontanato, il mugico si mise a ridere e a saltare di gioia. Stupefatta, la moglie esclamò: “Come, io sono stata brutalmente violentata in tua presenza e tu salti di gioia?”. Al che il mugico le rispose: "Però io l’ho fregato! Le sue palle si sono riempite di polvere!”. Questa triste facezia rivelava l’inopportuna situazione dei dissidenti: mentre pensavano di sferrare dei duri colpi alla nomenklatura del Partito, in realtà non facevano che sporcare leggermente i suoi testicoli, e l’élite dirigente continuava a violentare il popolo… La sinistra critica contemporanea non è forse in una situazione del genere? (Del resto, alla lista di coloro che inzaccherano un pochino le forze in campo, si possono aggiungere le denominazioni “decostruzione” e “difesa delle libertà individuali”.) Durante un famoso scontro all’università di Salamanca, nel 1936, Miguel de Unamuno gridò contro i franchisti: Vincerete, ma non convincerete! – è questo tutto quello che la sinistra attuale sa dire al capitalismo globale trionfante? Per molto tempo ancora la sinistra dovrà recitare il ruolo di coloro che, al contrario, convincono continuando a perdere (e si mostrano particolarmente convincenti quando si tratta di spiegare retrospettivamente la ragione del loro fallimento)? Il compito che si impone è scoprire come andare un po’ più lontano. La nostra “undicesima tesi” dovrà essere la seguente: nelle nostre società, finora le sinistre critiche hanno solo sporcato i potenti; l’importante è castrarli…

Ma come possiamo fare? Per prima cosa, bisogna trarre insegnamento dai fallimenti delle politiche della sinistra del XX secolo. Non si tratta di procedere alla castrazione nel pieno dello scontro, ma piuttosto di fare un lavoro paziente di scalzamento critico-ideologico, in modo tale che un giorno si possa percepire che i poteri sempre in campo sono improvvisamente afflitti da voci stridenti. Nel 1960 Lacan intitolò Scilicet la rivista della sua scuola che uscì per breve tempo e in modo sporadico. Il messaggio non si doveva intendere nel senso predominante che ha oggi questa parola (“ovvero”, “cioè”), quanto piuttosto, in senso letterale: “E’ permesso sapere”. (Sapere cosa? – Quello che la scuola freudiana di Parigi pensa dell’inconscio…). Oggi, il nostro messaggio dev’essere lo stesso: è permesso sapere e impegnarsi a fondo nel comunismo, di agire di nuovo in modo fedele all’Idea comunista. La permissività liberale dipende dal videlicet: è permesso vedere, ma il fascino stesso dell’oscenità che ci è permesso osservare impedisce di sapere in che cosa consiste ciò che vediamo. Morale della storia: il ricatto moralizzatore liberal-democratico ha fatto il suo tempo. Da parte nostra, non dobbiamo più presentare le nostre scuse, mentre da parte loro devono farlo senza indugiare.

Slavoj Žižek

* Titolo: Dalla tragedia alla farsa
* Autore: Zizek Slavoj
* Editore: Ponte alle Grazie (collana Saggi)
* Data di Pubblicazione: Marzo 2010
* ISBN: 9788862201087
* Dettagli: p. 192

lunedì 15 febbraio 2010

in attesa di pubblicazione



"E 'terribile come un sistema nato per riscattare la dignità umana abbia fatto ricorso alla ricompensa, alla glorificazione, all'incitamento alla delazione, e che si sia basato in tutto e pertutto su ciò che è più umanamente vile. La nausea mi afferra alla gola quando sento la gente dire: hanno fucilato M., hanno fucilato P., fucilato, fucilato, fucilato. Le parole più deprecabili perdono il loro senso. La gente le pronuncia con la più grande tranquillità, come se stessero dicendo: andiamo a teatro. (...) Sento che siamo arrivati alla fine della giustizia sulla Terra, al limite estremo dell'umiliazione umana. Dal momento che troppe persone hanno perso la vita in nome di quella che, avevamo promesso, sarebbe stata una società migliore”.

Così - racconta Leonardo Padura, nel suo ultimo libro "L'uomo che amava i cani" - una vecchia amica di Trotsky, scappata in Finlandia dalla Russia, scriveva al famoso rivoluzionario.
Nel romanzo, protagonisti due personaggi storici e, a fare da sfondo, la rivoluzione russa e la guerra civile spagnola.
L'uomo che amava i cani è Lev Davidovic Bronstein, chiamato Trotsky, il leggendario organizzatore dell'Armata Rossa, il paladino della rivoluzione permanente. Caduto in disgrazia dopo la morte di Lenin, sopraffatto dalla voracità di potere da parte di Stalin.
Leggiamo del suo esilio dalla Russia sovietica, da un paese all'altro, fino al rifugio in Messico. La tecnica narrativa di Padura, sorretta da un approfondito studio storico, mette in scena le vicende politiche e familiari del leader rivoluzionario e del padre di famiglia.
Il secondo personaggio reale è il comunista Ramon Mercader, membro di una ricca famiglia della borghesia catalana, che ha impresso di sua volontà una svolta radicale alla propria esistenza. Il suo itinerario biografico lo porterà in terra messicana dove questi due uomini, che
rappresentano due modi di intendere il marxismo-leninismo, si trasformeranno in vittima e carnefice in uno dei più emblematici reati politici del ventesimo secolo.
Con l'uso di un terzo personaggio, di finzione, Padura apre una finestra sulla vita quotidiana della sua patria, la Cuba di Castro. Al di là del discorso ideologico e della propaganda ufficiale.
La denuncia cede il passo all'ironia, e l'apocalittico alla prosaica sopravvivenza nella dittatura caraibica. Ivan, uno scrittore in erba, confidente suo malgrado, ricostruisce per il lettore i pezzi e l'epilogo di questo storia di ideali e di miserie: una vera e propria morte annunciata, che raggiunge nel suo finale, senza cedimenti di stile, la tensione del thriller.

El hombre que amaba a los perros
Autor: Leonardo Padura
Tusquets. Barcelona (2009). 576 págs. 22 €


venerdì 12 febbraio 2010

Angeli Perduti ...




Il 18 luglio del 1610 sulla spiaggia della Feniglia, presso Orbetello, un colpo di sole finiva di uccidere Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio. Ma i colpi che gli accorciarono il tempo se li era buscati a Napoli nell’ottobre dell’anno prima, in un agguato fuori d’osteria. Così il pittore del buio squarciato a coltellate di luce, morì da cittadino del Mediterraneo, spezzato a Napoli e cotto al sole del Tirreno. Conobbe la malaria e le risse, cercò il sud in fuga dalle conseguenze di un delitto: aveva ucciso in un parapiglia tal Ranuccio Tommasoni da Terni, consegnando all’eternità il nome di uno sconosciuto attaccabrighe.
Visse a Napoli, a Malta e non capì mai il mare e non volle dipingerlo. A volte dipinse su tela di vela. Il panorama gli era indifferente. Amava solo le figure umane e le fissò al varco del loro dramma: Pietro appena crocifisso, Paolo precipitato di sella, Giovanni sotto il pugno del boia, Abramo sulla gola di Isacco. L’opera che amo di più è perduta, distrutta col nazismo nella Berlino del 1945. Anche i quadri subiscono agguati. È un Matteo massiccio che scrive in ebraico le prime parole del suo vangelo, mentre un angelo femmineo gli sfiora e gli corregge la mano. L’angelo arriva a suggerire a fior di labbra e in punta di dita le generazioni che calano lungo le scritture sacre fino a Gesù, e nell’Antico Testamento innestano il ceppo di un’altra rivelazione. Come si sa, tutto il Nuovo Testamento fu scritto direttamente in greco, saltando la lingua madre degli apostoli e di Gesù. Caravaggio immaginò il vangelo di Matteo in lingua originale.

- Erri De Luca -

giovedì 11 febbraio 2010

democratici



INTERROGATORIO DELL’UOMO BUONO

Vieni avanti: sentiamo dire che sei un uomo buono.
Non sei venale, ma il fulmine che si abbatte sulla casa non è neanch’esso venale.
Quel che hai detto una volta, lo mantieni.
Che cosa hai detto?
Sei sincero, dici la tua opinione.
Quale opinione?
Sei coraggioso.
Contro chi?
Sei saggio.
A favore di chi?
Non badi al tuo vantaggio.
Al vantaggio di chi, allora?
Sei un buon amico.
Amico di gente buona?

Ascolta: Sappiamo che sei nostro nemico.
Perciò ora ti vogliamo mettere al muro.
Ma in considerazione dei tuoi meriti e buone qualità
il muro sarà buono, e ti fucileremo con
buone pallottole di buoni fucili e ti seppelliremo
con una buona pala in terra buona.

Bertolt Brecht

mercoledì 10 febbraio 2010

Pasternak e Majakovskij



Dire che Antipov-Strelnikov (il marito di Lara, che col suicidio corona l'autenticità di una vita grama consacrata allo "Stato rivoluzionario") abbia in Majakovskij il suo "prototipo" sarebbe una semplificazione eccessiva, anche perché varie sono le fonti che hanno dato origine e vita, e la morte, a questa figura. Majakovskij ne costituisce una soltanto. Di Antipov-Strelnikov parla a Lara, Zivago, ricordando che «per gli ispiratori della rivoluzione il vero elemento naturale è la frenesia di cambiamenti e spostamenti, e per soddisfarla ci vuole perlomeno tutto il globo terrestre».
CoSì, alla brama sovversiva di distruggere un mondo e la pretesa di crearne uno nuovo. Pasternak contrappone una visione forse più tolstoiana della storia: «Nessuno fa la storia, la storia non si vede, come non si vede crescere l'erba. La guerra, la rivoluzione, i re, i Robespierre sono i suoi stimolanti organici, i suoi lieviti».

martedì 9 febbraio 2010

Settari!



T.C. (1568-1639)

I.
Dal repertorio di un filosofo

Il mondo è animal grande, e noi star intra lui, come i vermi nel nostro corpo.
E però trovansi infiniti altri mondi fuor di questo e innumeri stelle abitate.
Teniam due principi fisici che muovon la natura: lo caldo e lo freddo.
Una materia inanimata sensibile non saria.
Pur li cadaveri patiscono sensazioni e risenteno li mota dell'anima.
Apparizioni sovrannaturali non ve ne sono.
La sensualità della nuda natura è il solo sacramento e il solo segreto.
Non vi è podestà senza conoscenza, né conoscenza senza sensazione.
Lo stato è creatura artifiziale, una macchina che li uomini costruiron d'altri uomini.
Prima s'ha da distruggere e dismettere, poi s'ha da costruire e seminare.

II.
Trentanove pareri

Un uomo pericoloso un agente dei turchi un comunista utopico un megalomane frate questuante un profeta del lavaggio del cervello un socioingegnere un apocalittico purosangue un efferato traditore un burocrate visionario un agente del papa un maniaco dell'ordine un santo prodigioso un volgare opportunista un sognatore astrologico un rivoluzionario della cultura un paranoico un focoso riformatore del mondo un gelido razionalista un sagace teorico un agente degli spagnoli un tipico seguace del chiliasmo un fanatico della scienza un clericale maniaco ossessivo un universalista tardogotico un progressista di quelli descritti nei libri un eretico autoritario un folle illuminista un sadomasochista esaltato un mostro di disonestà un agente dei francesi un intrigante scolastico avventuriero sciamano martire precursore settario precursore stregone precursore poliziotto.

III.
Per Sentito Dire

Sarebbe stato un bambino prodigio e un rabbino errante lo avrebbe istruito nell'arte di Raimondo Lullo;
in tal guisa egli sarebbe nello spazio di due settimane divenuto partecipe delle fonti di ogni sapere;
ciò nondimeno egli avrebbe attirato a sé, per via della sua sottigliezza d'ingegno, invidia, odio e persecuzioni;
un vegliardo che egli gettò in terra durante una lite, pare lo abbia accusato di negromanzia;
a causa della sua franchezza egli sarebbe stato sin dai tempi più remoti persona sospetta agli spagnoli;
dicono anche che fosse stato incriminato per eresia, e che i suoi manoscritti gli fosser stati rubati onde essere consegnati all'Inquisizione;
finalmente egli si è, con ogni verisimilitudine, messo alla testa di un manipolo di preti insoddisfatti, monaci e banditi, al fine di massacrare tutti gli spagnoli e di sobillare la popolazione di Napoli;
gli si imputano reati di lesa maestà;
si dice che egli avesse assunto il nome di un Nuovo Messia e che si fosse fatto proclamare re di Calabria;
pare inoltre che si fosse accordato con una flotta di miscredenti onde fondare una repubblica indipendente;
che tuttavia uno dei congiurati l'avesse tradito;
che tosto dopo l'arresto, benché lo si sottoponesse sette volte alla tortura, non avesse confessato bensì simulato un delirio;
egli sarebbe rimasto prigioniero nel Castel Sant'Elmo per quasimente trnt'anni ed avrebbe in codesto periodo redatto oltre trenta fascicoli;
liberato da vecchio, avrebbe messo una buona parola in favore di Galileo e si sarebbe quindi recato a visitare Descartes in Olanda;
inoltre corre voce che il re di Francia gli avesse assegnato una pensione;
sarebbe poi morto in pace all'età di settantun'anni;
dopo la sua morte dicono che il sole si oscurasse;
lo avrebbero seppellito nel chiostro di Saint-Jacques a Parigi ma i giacobini, che a quel luogo debbono il loro nome, avrebbero pare, molto tempo dopo, disperso al vento i suoi resti.

IV.
Progetto di una costituzione per la Repubblica di Napoli

§ 1. Capo di tutti in spirituale e temporale è un Metafisico ché s'appella Sole.
§ 2. Di quante virtù noi abbiamo è composto il governo dello stato; a ogni offiziale compete la tutela di una virtù.
§ 3. Senza del Metafisico nulla si fa.
§ 4. E' pena della vita far cosa contra li offiziali maggiori.
§ 5. L'istituto della proprietà è abolito.
§ 6. Tutte cose son communi, ma stan in man di offiziali le dispense.
§ 7. A tavola li offiziali hanno miglior parte.
§ 8. Non c'è difetto che consenta all'uomo l'ozio.
§ 9. Non tocca faticar quattro ore al giorno per uno.
§10. La distinzione tra opre materiali e speculative è abolita.
§11. Li offiziali han podestà di battere li negligenti e li disobbedienti.
§12. Il governo dello stato è conforme a principi scientifici.
§13. Scienza e meccanica sviluppansi pel bene dello stato.
§14. Nell'edificar la città s'ha da obedire le regole della matematica.
§15. D'obligo è la scola per tutti. L'educazione è politecnica.
§16. Nelle cose di governo vale il principio di criticaq e d'autocritica.
§17. Nulla femina si sottopone al maschio.
§18. L'istituto della famiglia è abolito.
§19. E' pena della vita imbellettarsi la faccia.
§20. E' pena della vita trovarsi in sodomia.
§21. La generazione è ben pubblico, non privato.
§22. Non ci si pone al coito, se non secondo le regole e dopo i controlli, né senza far parola al prencipe offiziale.

V.
Della biologia del settario

Il settario vive entro lo stato come il verme a nastro nel corpo d'un animal grande.
Si distingue il settario armato da quello inerme; questi s'ancora solo a mezzo di ventose, quegli s'aggrappa all'ospite anche con gli uncini.
Il settario è cieco e sordo.
Il suo sentiero è a tal punto governato dal caso, che egli deve necessariamente appartenere alla razza d'animali più prolifera; e perciò un settario è probabile che abbia foltissima progenie.
Il settario genera attraverso i proglottidi liberi, le uova, le larve, le spinnule, il poro, le sferule, la bisaccia, il cirro.
La cura è in ogni caso ardua poiché, se la testa del settario resta, tosto le ricresce appresso un nuovo corpo.
Contro il settario i metodi segreti sono sempre sprecati.


H.M. ENZENSBERGER - Mausoleum -