giovedì 31 luglio 2008

Suonale, quelle campane!



Nel 1999, John Badham dirige per la televisione uno strano western dal titolo "The Jack Bull". Vagamente ispirato a "Michael Kohlhaas" di Heinrich von Kleist, il film, che si avvale della sceneggiatura di Dick Cusack (padre di John), racconta la storia di un uomo, un allevatore di cavalli (Myrl Redding, interpretato da John Cusack), che subisce un sopruso da parte di un proprietario terriero (Henry Ballard, interpretato da L.Q.Jones). Ballard riduce quasi in fin di vita due cavalli di Redding, dopo averli presi forzatamente, come deposito, a causa di un pedaggio richiesto allo stesso Redding che non aveva da pagare, e ferisce gravemente Billy, indiano crow amico di Redding rimasto in custodia insieme ai cavalli. La causa intentata a Ballard, per riottenere i suoi cavalli nello stato di salute in cui li aveva lasciati, non sortisce effetto alcuno e Redding decide di vendere tutti i suoi beni per poter reclutare con il ricavato una sorta di esercito mercenario, al fine di avere giustizia.
Ben presto, si ritroverà a dichiarare guerra allo stato del Wyoming!
Sarà, alla fine, il giudice Tolliver (interpretato da John Goodman) a rendergli giustizia, costringendo il proprietario terriero a curare i cavalli ... e condannando a morte l'allevatore, per i reati perpetrati nel paese.
Il figlioletto di Ballard, nella scena finale, riporta a casa i due cavalli, mentre scorrono i titoli di coda distesi sulle note struggenti di "Ring Them Bells" e sulla voce di Bob Dylan che canta la giustizia, come solo lui sa fare.



Suonale, quelle campane
di Bob Dylan

Suonale quelle campane, tu pagàno
dalla città che sogna,
suonale quelle campane, dai santuari,
attraverso valli e fiumi,
per quanto sono profondi e vasti
ed il mondo è dalla sua parte
e il tempo corre all'indietro
e così come fa la sposa.

Suonale quelle campane, San Pietro,
dove soffiano i quattro venti,
suonale quelle campane con mano di ferro
affinché la gente sappia.
Adesso è ora di punta
sulla ruota e sull'aratro
ed il sole sta per tramontare
sulla vacca sacra.

Suonale quelle campane, dolce Marta,
per il figlio del povero,
suona quelle campane, cosi' il mondo saprà
che c'è un solo dio
Il pastore si e' addormentato
dove i salici piangono
e le montagne sono affollate
di pecore smarrite.

Suonale quelle campane, per il cieco e il sordo,
suonale quelle campane, per tutti gli abbandonati,
suonale quelle campane, per quei pochi eletti
che giudicheranno i molti, quando finirà il gioco.
Suonale quelle campane, per il tempo che vola,
per il bimbo che piange
quando l'innocenza muore.

Suonale quelle campane, Santa Caterina
dall'alto della stanza,
suonale dalla fortezza
per i gigli che fioriscono.
Le righe sono lunghe
e la lotta è dura
e stanno azzerando la distanza
fra il diritto e il torto

mercoledì 30 luglio 2008

troubadour



Joel Rafael è uno dei principali interpreti e continuatori della canzone di Woody Guthrie, cui ha dedicato almeno due dischi. Di Woody Guthrie, Rafael ha musicato cinque canzoni, dategli da Nora Guthrie, che non erano mai state pubblicate e di cui non si conoscevano le melodie. Adesso pubblica un disco ("THIRTEEN STORIES HIGH") di sue canzoni, di cui "This is my Country" costituisce il manifesto. E per questa canzone di protesta chiama Graham Nash e David Crosby, ai cori. Una canzone, come ha detto Nash,
"... così potente e profonda ... un appello fatto dal suo cuore ai nostri cuori"

martedì 29 luglio 2008

Blues ... siciliano!




"Stanotti mi sunnai ch'era ccu nuddu
je nuddu si sunnau ch'era ccu mmia

m'arruspigghiai je nun truvai 'a nuddu ...
nuddu s'arruspigghiò e truvò a mmia

... e ju 'a nuddu vuogghiu bbeni ...
picchì nuddu vuoli beni 'a mmia
."

Una vecchia nenia siciliana, cantata da una vecchia e trascritta dal solito ricercatore armato di magnetofono! La riporta Gesualdo Bufalino da qualche parte.
Una struttura circolare, come se fosse un blues scritto da Borges ...

"Stanotte ho sognato che non ero con nessuno
e nessuno ha sognato di essere con me
mi sono svegliato e non ho trovato nessuno
nessuno si è svegliato e ha trovato me
ed io non voglio bene a nessuno
dal momento che nessuno mi vuole bene"
...

venerdì 25 luglio 2008

angeli



L'angelo di Montgomery
di John Prine

Io sono una vecchia donna, ho preso il nome di mia madre
Il mio uomo è un altro bambino che è diventato vecchio
Se i sogni fossero stati fulmini e il desiderio fosse stato il tuono
Questa vecchia casa sarebbe cenere oramai da tanto tempo

Coro:
Disegna un angelo che vola via da Montgom'ry
Fammi un poster di un vecchio rodeo
Dammi solo qualcosa che io possa conservare per
Credere in questa vita che è solo una strada sassosa da camminare

Quando ero una ragazza, stavo con un cowboy
Non era un granché, solo un uomo libero e vagabondo
Ma è passato tanto tempo e non importa capire come
Gli anni se ne sono andati come acqua che errompe da una diga crollata

Disegna un angelo che vola via da Montgom'ry
Fammi un poster di un vecchio rodeo
Dammi solo qualcosa che io possa conservare per
Credere in questa vita che è solo una strada sassosa da camminare

Mosche nella mia cucina, le sento ronzare
E non ho ancora compicciato nulla da quando mi sono svegliata stamani
Come fa una persona ad andare a lavorare, la mattina,
E tornare a casa la sera, e non avere niente da dire.

Disegna un angelo che vola via da Montgom'ry
Fammi un poster di un vecchio rodeo
Dammi solo qualcosa che io possa conservare per
Credere in questa vita che è solo una strada sassosa da camminare

giovedì 24 luglio 2008

Deserti



Pancho e Lefty
di Townes Van Zandt

Vivere sulla strada, amico mio, ti fa restare libero e puro
Ora tu indossi la tua pelle come un'armatura
E il tuo respiro è forte come kerosene
Non eri l'unico figlio di tua madre, ma eri il preferito
Lei cominciò a piangere quando la salutasti
e si sentì come affogare dentro i tuoi sogni
Pancho era un giovane bandito, il suo cavallo veloce come acciaio lucente
La pistola infilata nella cintura dei pantaloni
In faccia a tutto il mondo onesto che volesse sfidarla
Panchò andò incontro al suo destino - lo sai - nel deserto giù in Messico
Nessuno ascoltò le sue ultime parole, purtroppo è così che andò
I federali dicono che avrebbero potuto catturarlo quando volevano
Lo lasciarono scappare solo per pietà, suppongo
Lefty non poteva cantare i blues per tutta la notte, come era solito
La polvere che Pancho sputava andava a finire nella bocca di Lefty
Il giorno in cui stesero il povero Pancho, Lefty se la filò in Ohio
Dove poteva procurarsi tutti i soldi che gli servivano senza che
nessuno lo riconoscesse
I federali dicono che avrebbero potuto catturarlo quando volevano
Lo lasciarono scappare solo per pietà, suppongo
I ragazzi raccontano la storia di come Pancho cadde, ed ora Lefty
dorme nei motel da quattro soldi
Il deserto è quieto, Cleveland è fredda
E così finisce la storia che vi abbiamo raccontato
Pancho ha bisogno delle vostre preghiere, è vero, ma lasciatene da
parte qualcuna per Lefty
Lui ha fatto solo quel che doveva fare, e ora sta diventando vecchio
I federali dicono che avrebbero potuto catturarlo quando volevano
Lo lasciarono scappare solo per pietà, suppongo
Pochi federali, oramai vecchi, dicono che avrebbero potuto catturarlo
quando volevano
Lo lasciarono scappare solo per pietà, suppongo

mercoledì 23 luglio 2008

storie



Le storie finiscono, certo. Ma lasciano sempre qualcosa, i ricordi, belli e brutti, e le colpe ed il loro senso. Così Francesco "Bifo" Berardi - ma non solo lui - non si sottrae a questa legge. E ci scrive sopra!
Mi sono sempre chiesto come possa avvenire che, a partire da premesse ed analisi del tutto simili e condivise, si possa finire per arrivare a conclusioni del tutto divergenti. Ma, con ogni probabilità, è proprio dalla "identità meschina" che tutto procede! Il salto lo si spicca solo in un certo momento della vita, mai prima e mai dopo, e la spinta la si trae da una sorta di "carburante" ben preciso che produce energia solo se acquisito in un momento determinato. C'è quel libro che va letto in quel preciso periodo, c'è quel film che va visto solo in quel mese di quell'anno. Non sarà servito a niente se è stato troppo presto e non servirà a niente se sarà troppo tardi! Il mondo cambia, e ci cambia, certo. Le persone cambiano molto meno, assai spesso non cambiano punto. La storia degli anni settanta ha fatto entrare in scena una generazione che, con cuore e generosità, non ha saputo sottrarsi alla speranza della "politica"( e della democrazia rappresentativa ), una generazione il cui "love affair" con il partito comunista ha prodotto perversioni che, ogni qualvolta si doveva consumare l'amplesso elettorale, sono state chiamate col nome di "scheda rossa", ed in mille altri modi ameni che adesso non riesco quasi più nemmeno a ricordare.
Oggi, nella nuova analisi, il "grande partito del proletariato" nonostante abbia finito per essere assunto - finalmente - per quello che è, continua a far scattare la solita vecchia trappola che vuole e richiede il "confronto". Oggi non ci sarebbero più le masse proletarie ed operaie, bensì un esercito di depressi da ... non lasciare soli. La politica diventa terapia! Ieri con i metalmeccanici, domani con i piddini loro malgrado. L'intelligenza si auto-umilia e le montagne partoriscono topolini. Combattere la "spaventosa barbarie totalitaria" con le armi spuntate della democrazia rappresentativa, agitando lo spettro di una "lista comunale" che diventi maggioranza, ha tutto il sapore di un esperimento che rispetterà la regola marxiana della storia che si ripete: la prima volta in tragedia, la seconda in farsa.
Il luogo delle urne elettorali è luogo ipotecato da sempre, come il luogo del partito e del sindacato.
Semplicemente, la cosiddetta "identità gloriosa", cui Bifo fa riferimento nel suo scritto, non è mai esistita. Gli "interessi operai" erano stati venduti quasi da subito, e non solo "in cambio di una miserabile partecipazione al potere dominante". Ma anche solo per denaro, banalmente!
Forse oggi, davvero, il sogno della rivoluzione (politica in senso comunista o anarchica in senso sociale) è svanito. Ed anche il soggetto si allontana e si confonde in mille colori e in mille territori. Forse non è dato ipotizzare insurrezioni che riescano, anche nella limitatezza di una sola giornata, a ridarci il senso del tempo, umano e sospeso, della rivolta. Ma riprendersi il tempo, provare a riprenderselo, significa anche sottrarlo alla costrizione e all'infelicità del vecchio mondo. Anche a quella delle urne!

martedì 22 luglio 2008

fotografie



"Guardare una vecchia fotografia di se stessi, o di una persona che si conosce, o di un personaggio pubblico molto fotografato, significa per prima cosa pensare: quanto più giovane ero (o era) allora"

Susan Sontag, "Sulla fotografia"


"L’osservatore sente il bisogno irresistibile di cercare nell’immagine quella scintilla magari minima di caso, di hic et nunc, con cui la realtà ha folgorato il carattere dell’immagine, il bisogno di cercare il luogo invisibile in cui, nell’essere in un certo modo in quell’attimo lontano si annida ancora oggi il futuro, e con tanta eloquenza che noi, guardandoci indietro siamo ancora in grado di scoprirlo"

Walter Benjamin

lunedì 21 luglio 2008

quello che non ho ...



" (...) Vi si sentirà battere il cuore di una inedita Sicilia ionica, dove «mafioso» voleva dire «sgargiante, superbo, leggiadro», e si diceva di una ragazza; vi si potrà, pellegrinando fra le verità sommerse della civiltà «familiare», trarre a riva qualche inaffondato relitto; riconoscere nella compianta figura dei padri l'immagine di un'alleanza di occhi e mani leali, l'ipotesi, insomma, di una comunità e di una terra abitabili... In quanto a me, infine, a me che scrivo, e di ricordi mi ammalo, e coi ricordi mi curo, chissà che non sorprenda fra tanti risorgimenti la macchia di sangue, il ramo d'oro, l'ustione celeste, il segno che aspetto per riconvincermi di esistere (memini ergo sum!) e per ritrovare, in guerra col tempo, la mia dilapidata immortalità di bambino. (...)"

Gesualdo Bufalino
- Museo d'Ombre - Sellerio

giovedì 17 luglio 2008

belle età



"Avevo vent'anni. Non permetterò mai a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita".
Così Paul Nizan cominciava il suo "Aden - Arabia", un libro che, come ebbe a scrivere Jean Paul Sartre nella sua introduzione, parlava della giovinezza, ai giovani, e riusciva a farlo in quanto avrebbero riconosciuto, nella voce di Nizan, la propria voce: "egli può dir loro tutto perché è un bel giovane mostro, come loro". E' il diario disperato di chi non sopporta il mondo che lo circonda e decide di partire alla ricerca di un'umanità meno falsa. Inutilmente.
Tornerà, uomo in rivolta, a finire di imparare la propria parte nel mondo. A caro prezzo. Comunista, alla sottoscrizione del patto Molotov-Ribbentrop, straccerà pubblicamente la tessera del partito, così sarà - parola di Thorez (leader dei comunisti francesi) - un provocatore al soldo della polizia.
Morirà a trentacinque anni, nel 1940, combattendo contro i nazisti, nella battaglia di Dunkerque. Una pallottola lo lascerà giovane, per sempre, come il suo libro!

martedì 8 luglio 2008

Intermezzo siracusano



Dovrei tornare mercoledì 16 luglio!
Salud

Viola



Questi giorni di buio di lutti di vergogne
avvicinandomi alla parola fine della stesura
che credo sia quella definitiva, stilato
un "intervento" ecco ore diciotto dell'8 luglio

(...)

Ora che s'è fatto silenzio,
a denti stretti ciao - ma ciao dove
se non su questo pianeta che tu bella
infioravi? Luce succo esalati come
scoppia la melagrana al troppo sole.

Tu clandestina.

( ... )

S'è acceso all'orizzonte il faro
che illumina San Miniato musiva,
le verdi colline del Fiore sulla sera.
Egli ha detto: « Aiutami, insieme daremo
voce e lume alla sua storia. Ci spenderò,
io, nel trascriverla, il resto della vita».

E tu non gioire dagl'inferi
del loro cordoglio, bella, del loro
vecchio cuore ... Sei stata di questo
pianeta Italia molecola impazzita,
nel tuo occhio trapassano a fissarlo,
i suoi lutti recenti le quotidiane sozzure.

Massima la "sopraffazione di classe", certo,
come le lotte operaie le feste la poesia.
Tu, esemplare d'allucinata speranza, stolta
vestale della felicità ché Morte d'entro 'l cor
me tragge un core. « Ma cosa citi? Il referente
è altrove
», dài, protesta, «e che squallido epifonèma

Natascia ha poi detto: «Era l'allodola venuta
a posarsi sul gàttice infido, così è caduta».

Vasco Pratolini - Il mannello di Natascia - Einaudi

lunedì 7 luglio 2008

partenze



“Uno scrittore da combattimento, satanico quel tanto che occorre…” - così l'aveva definito Valerio Evangelisti. Thomas Disch, scrittore di fantascienza, autore di opere memorabili come Campo Archimede ( Camp Concentration ), capace di portare la narrativa di genere su sentieri inesplorati. Si è suicidato, la notte del 4 luglio!

venerdì 4 luglio 2008

"cattivi maestri"



Marx chiama la rivoluzione "il nostro buon amico, il nostro Robin
Hood, la vecchia talpa che sa lavorare così veloce sotto terra . la
rivoluzione". Nello stesso discorso, alla fine: "Nel medioevo, per
vendicare il misfatti dei padroni, esisteva in Germania un tribunale
segreto "la feme". Quando sui muri di una casa si vedeva un segno
rosso, voleva dire che il proprietario era caduto in disgrazia della
"feme". Oggi su tutte le case d'Europa c'è la misteriosa croce rossa.
La storia stessa è chiamata in giudizio, chi esegue la sentenza è il
proletariato. "

Karl Marx - La Rivoluzione del 1948 e il proletariato - pubblicato in
"The People's Paper" - 19 Aprile 1856

giovedì 3 luglio 2008

«La storia è qualcosa che non c'è stato, raccontato da qualcuno che non c'era»



"Durante la guerra civile spagnola ebbi l'acuta consapevolezza che una
storia onesta di quella guerra non sarebbe stata mai scritta, non
avrebbe potuto essere scritta. Semplicemente non esistevano cifre
attendibili o resoconti obiettivi di quanto stava accadendo. E se già
provai quella sensazione nel 1937, quando il governo spagnolo era
ancora in piedi e le menzogne che le varie fazioni repubblicane
diffondevano l'una sul conto dell'altra (oltre che sul conto del
nemico) relativamente limitate, qual è ora la situazione? Anche
ammesso che Franco venga deposto, su quali testimonianze potrebbero
basarsi gli storici del futuro? Se Franco, o qualcuno della sua
specie, rimarrà al potere, la storia della guerra consisterà in
larghissima misura in "fatti" che milioni di persone ancora vive sanno
essere falsi."

George Orwell, "Tribune", 4 febbraio 1944

mercoledì 2 luglio 2008

modi di dire



"E ch' n'hammu a vidiri? Li spicchia?"
"E che ne dobbiamo vedere? Gli spicchi?"

In siciliano, per dire che l'apparenza rivela già la sostanza.
Proprio come un'arancia che non occorre sbucciare per sapere che è marcia.
Proprio come certi libri che non serve leggere per sapere che sono delle merdate fasciste!

martedì 1 luglio 2008

Testepiatte



"Ho trovato la foto in bianco e nero del '58 di questa ragazza, seduta sul cofano di un'auto. Era Miss Temple City. Tutto è partito da lì, ho ricostruito la storia ed è nato il libro. Sono andato a Little Temple, il ragazzo che aveva fatto la foto è diventato famoso: dimmi chi era la ragazza, gli ho chiesto, ma lui non si ricordava. Che tristezza! Poi, ho scritto le canzoni".
E' un modo per far dischi, questo, per costruire storie come quella di "Ridin' with tthe blues". La canzone fa parte dell'ultimo lavoro di Ry Cooder, "I, Flathead", il terzo, ed anche il terzo concept disk, in tre anni: una trilogia dedicata alla California. Il primo, "Chavez Ravine", parlava di un quartiere raso al suolo per far posto al nuovo stadio di Los Angeles. Il secondo, "My name is Buddy", ci ha raccontato di un gatto "wobblie" e della perdita della solidarietà e dell'unità della classe operaia. Ora, con "I flathead" (le "teste piatte" erano gli operai bianchi degli anni cinquanta. Venivano dal sud ed erano in grado di riparare qualsiasi cosa), Cooder ci racconta, in qualche modo, di sé stesso. A dirci che è sempre lo stesso ... ragazzo, anche adesso.
Le teste piatte erano dei draghi nel truccare i motori della auto, c'erano anche in Italia, con le 600 abarth! Nel disco ci sono quattordici brani, a raccontarci tutto Ry Cooder, quello del country e del Rythm and Blues, quello delle cesellature di "Jazz", il tex-mex dei suoi primi dischi. Per farlo si inventa una band (lui, che ha suonato con i Rolling Stones e che si è fatto derubare, da Keith Richards, della sua tecnica chitarristica!). Kash Buk e i Klowns. E così ci racconta la storia di Buk che corre con le auto truccate e suona nei "roadhouse" insieme al suo amico, l'alieno Shakey! Ci racconta della scomparsa di una cultura, di corse automobilistiche vietate, di film di fantascienza, di riviste come "Popular Mechanic", di steel guitars.
Leggende fra la metropoli e il deserto, dove sembra quasi di vedere dio che alza il suo dito medio.
E la musica è tutto, diventa struggente in "5000 country music songs", si diverte a farsi prestare, alla rinfusa, "hey porter", "folsom prison blues" e "big river" per cantare "Johnny Cash", ovviamente! E si fa sembrare Chip Taylor che canta una canzone di Tom Waits in "Can I Smoke In Here?".
Ry Cooder è tornato al volante e ci canta che "Drive like i never been Hurt", ed è facile credergli. Per farlo si circonda di musicisti come Jim Keltner alla batteria e Flaco Jimenez alla fisarmonica, Ron Blake e John Hassell alle trombe, e molti altri.
Non ama i concerti, Cooder, e dice che questo potrebbe essere il suo ultimo disco, ma intanto il Ry Cooder di "Paradise and Lunch" è tornato!