Avvertenza: Questo testo è stato scritto collettivamente da alcuni firmatari che si richiamano a delle idee del movimento operaio rivoluzionario al fine di fornire degli argomenti per contrastare l'ondata di complottismo che sale sempre più in molti ambiti, e che purtroppo riguarda anche il nostro. Quanto scritto, compie un'ampia gamma di temi, per poter così fornire una visione d'insieme ed una logica in grado di opporsi ai complottisti e ai loro ragionamenti, e perciò non può entrare nel dettaglio riguardo a tutte le cose cui si riferisce.
Come uno Tsunami, la crisi sanitaria del Covid-19 ha mandato in frantumi tutti gli argini e tutte le dighe umaniste e razionaliste che ritenevamo di avere ricostruito dopo la seconda guerra mondiale. Nel mentre che la pagina "Hydroxychloroquine-Raoult" non è stata ancora chiusa, ecco che a partire dall'11 novembre , un film «inchiesta» realizza un vera e propria «rapina» di ogni pensiero critico... Chi si stupisce del suo successo, in questi ultimi anni ha senza dubbio disertato i social forum. Sono più di vent'anni, tra no-global e 11 settembre che vediamo salire questa marea crescente di complottismo. Noi attaccavamo i Meyssan e gli altri Soral - nemici ideologici chiaramente identificati, ma purtroppo questa deriva non ha risparmiato alcuni militanti del movimento operaio anticapitalista. E a partire dall'inizio dell'anno, ci siamo trovati a doverci confrontare con dei collegamenti tra questo ambiente complottista e i nostri stessi ranghi. Contro il complottismo, la risposta a breve termine (secondo il modo demistificare/confutare) non è sufficiente. Richiede tempo, è fonte di stanchezza se non si appoggia su un contesto collettivo, e rischia di scontrarsi con un muro di rifiuto di cognitivo, dal momento che le ragioni della fede sono impermeabili alla realtà dei fatti. Ragion per cui, la risposta a lungo termine può essere articolata su due aree:
* un asse educativo che fa riferimento ad un tipo di persona che si sa informare, che è consapevole della complessità delle cose e riconosce il valore del metodo scientifico
* un asse militante che sarà l'oggetto di questo testo.
In sostanza, considereremo gli eventi mediatici Raoult e Hold-Up come due degli esempi attuali del movimento complottista che, da più di 2 secoli, si coniuga con il pensiero reazionario. Il nostro obiettivo è quello di rendere chiari i termini del confronto e, nel nostro piccolo, di fornire alcuni elementi per contribuire ad armare, o a riarmare, coloro i quali si richiamano al movimento operaio rivoluzionario.
Due sintomi importanti di una situazione deteriorata
Didier Raoult e il populismo scientifico
L'inizio dell'epidemia ha visto la comparsa di una figura pubblica che fino a prima era poco conosciuta, se non dai lettori di Le Point, dove essenzialmente si limitava a pubblicare qualche intervento pubblico su una rubrica sulla salute: Didier Raoult. Non è questo il luogo per entrare nei dettagli dell'analisi critica fattuale dell'episodio medico della Clorochina: le demistificazioni di questo genere sono assai numerose e facilmente accessibili. Chiunque nutra ancora dubbi circa il carattere fraudolento di ciò che ha fatto Didier Raoult e il suo team dell'IHU di Marsiglia può andare vedere qui, o qui. Ma per rendersi conto di quale sia l'ampiezza del fenomeno, forse la cosa migliore è quella di cominciare da questo video qui che, in maniera del tutto semplice mette in fila le dichiarazioni di Didier Raoult a partire dallo scorso mese di febbraio, dove le predizioni errate fanno a gara con le dichiarazioni contraddittorie. Per aver diffuso delle informazioni false, promuovendo come se fossero un rimedio miracoloso quello che era solamente un trattamento senza alcun serio test valido da parte degli esperti, e per aver in questo modo rallentato la ricerca sui possibili trattamenti; Didier Raoult, sul piano strettamente sanitario, ha rappresentato un elemento di molestia, se non un pericolo. Sostanzialmente, la sua battaglia per far credere nelle virtù curative di un trattamento che non ne aveva affatto, lo ha portato a rimettere in discussione i metodi fondamentali della ricerca medica stessa, e a promuovere una forma di empirismo senza principi e senza metodo che domandava alla gente di fidarsi del suo intuito e del potere magico del suo camice bianco e delle sue migliaia di pubblicazioni. Per questo, non riuscendo a convincere la comunità medica, ha organizzato una campagna di opinione attraverso il canale Youtube del suo istituto e per mezzo della sua presenza su dei canali compiacenti. Così facendo ha contribuito ad alimentare delle relazioni malsane tra scienza, media e politica, e a fare emergere, attraverso la rete dei suoi fanatici sostenitori, una forma di populismo scientifico e medico che forse non si era mai visto prima.
Christian Lehmann ha così potuto parlare di lui come del Général Boulanger della medicina, e questo paragone con un movimento composito e prefascista è pertinente. Non sorprende quindi aver visto Didier Raoult partecipare al lancio della rivista Front Populaire di Michel Onfray, che riunisce non solo i sovranisti, ma anche i complottisti delle due sponde, quelli di sinistra e quelli di destra. La devozione di quelli che hanno creduto ciecamente in Didier Raoult e al suo trattamento tuttavia inefficace, è tipico del populismo, che consiste nel cercare un salvatore supremo, anziché organizzare i lavoratori. E molto spesso, questo salvatore supremo dietro cui si domanda di schierarsi in quanto leader «anti-sistema», è un'emanazione delle élite che dovrebbe combattere. Ed è proprio il caso che riguarda Didier Raoult, un mandarino che incarna le peggiori pratiche padronali della medicina ospedaliera, con il suo IHU che accumula finanziamenti privati e pubblici grazie alle migliaia di pubblicazioni alle quali il capo appone il suo nome, mentre invece non le ha nemmeno lette, e delle quali si vanta facilmente. Il suo successo si basa sulle solide amicizie che coltiva tra il personale politico della sua regione, soprattutto tra coloro che si pongono sul lato destro della scacchiera. Infine, il discorso «rassicurante» di Raoult - che è consistito nel negare sia la reale pericolosità del virus fin dalla sua comparsa, sia la possibilità del verificarsi di una seconda ondata che comunque ha cominciato a verificarsi in gran parte a partire da Marsiglia - è stato una manna dal cielo per i padroni i quali sono sempre pronti a mettere a rischio i dipendenti facendoli lavorare in delle condizioni di sicurezza inadeguate. «Affollatevi pure sui mezzi pubblici e tornate al lavoro senza preoccupazioni», Didier Raoult ha detto che non ci sarebbe stata una seconda ondata... In ogni caso, se l'epidemia dovesse riprendere, Didier Raoult sa da dove dev'essere distolto lo sguardo e dove invece dev'essere puntato il dito, indicando come principali responsabili del naufragio sanitario nella sua città... gli ebrei e i rom.
Il film Hold-Up
Qui, non torneremo sulla tesi centrale del film, che Raphaël Grably [nel Tweet riprodotto qui sopra] ha riassunto assai bene. Non si cercherà nemmeno di smontarla: è una cosa noiosa farlo, e ci sono delle persone coraggiose che hanno già svolto un tale lavoro. In quanto blockbuster del momento è indubbiamente un successo, evidentemente non certo sulla base dei contenuti, ma nella forma. Gli autori sono stati assai efficaci: un trailer suggestivo, un campagna di affissioni, l'utilizzo di due siti che invitano a fare donazioni, le quali ad oggi sono arrivate a più di 300.000€, da parte di 12.872 persone. Ci sono stati persino alcuni che hanno partecipato alla progettazione del manifesto, chiedendo che logo di Cnews, più conciliante con i «rassicuratori», venisse sostituito da quello di LCI. Naturalmente, in maniera assai mediatica, la maggior parte di questi «rassicuratori» interviene nel film, dove troviamo un cast di individui che sono uno più solforoso dell'altro. Evitiamo di soffermarci su questo, dal momento che altri hanno già esposto il pedigree di questi personaggi (per esempio qui, e qui). Vista la portata del successo, i principali media sono stati indotti a diffondere degli articoli che smantellassero l'insieme dei punti di vista sostenuti dal film. In realtà, se ne parla dovunque: France culture, Le Parisien, Le Monde, Libération, Huffpost... Ci sono stati anche numerosi collettivi che ne hanno intrapreso uno sputtanamento ed una confutazione punto per punto. Il film è diventato virale, in accordo con quelle che erano le aspettative degli autori. Questi ultimi, evidentemente sono stati aiutati dalle incoerenti reazioni governative riguardo la gestione della crisi sanitaria, per esempio le menzogne sull'utilizzo delle mascherine, la situazione catastrofica negli ospedali, o da una esecrabile comunicazione che ha suscitato equivoci e sfiducia.
«Se tutti i media "mainstream" sono unanimi nel criticare questo film, è di certo segno che è vero», rivendicherebbero a tal proposito i sostenitori... E invece è certo che non lo è: in questa fiction, tutti gli ingredienti sono stati aggiunti per far credere ad un complotto mondiale e ad una gigantesca manipolazione. Ciò che ha permesso a questo film di avere una simile eco, sono stati soprattutto i social network. Il manifesto e il trailer sono stati messi in circolazione ben prima della sua uscita, per mezzo di slogan eclatanti come «siamo 7 miliardi ad essere stati presi in ostaggio», «Ci misuriamo con la responsabilità di aver realizzato un film inattaccabile e il cui obiettivo è quello di raggiungere il maggior numero possibile di persone», oppure evocando delle minacce di censura (valutate l'acquisto del DV, non si sa mai). Questa allettante comunicazione ha inondato i social network, diffondendo queste idee cospiratorie fino a quello che è il nostro campo, vale a dire, quello dei lavoratori. Il casting del film è eloquente per quanto attiene al suo senso politico. Significativamente, i suoi due ideatori, Nicolas Réoutsky e Pierre Barnérias, avevano già realizzato in precedenza dei film sulle esperienze di vita dopo la morte, o sulle apparizioni della Vergine Maria; un po' allo stesso modo in cui Marie-Monique Robin aveva filmato con compiacenza il paranormale, prima di realizzare dei documentari cospirazionisti sulla Monsanto. Qui, secondo Le Poing ritroviamo «dei cattolici tradizionali di estrema destra, tendenza Civitas, creazionisti anti-aborto (Alexandra Henrion-Caude e Valérie Bugault, collaboratrice di TV Libertés, un media di estrema destra), Silvano Trotta, uno Youtubeur pro-Trump che ci spiega come la luna sia artificiale... o l'avvocato sovranista Régis de Castelnau». Altrettanto significativamente, il regista di Hold-Up, Pierre Barnérias, ha partecipato nel 2017, come relatore, ad un incontro pubblico di cattolici integralisti. In quell'occasione celebravano le apparizioni della Vergine, predicendo «la vittoria sul Male del suo Cuore Immacolato» che sarebbe avvenuta dopo una «grande prova» ed una battaglia finale contro «l'ateismo marxista e la Massoneria».
Quello che il successo di un simile film - o come quello di un personaggio come Raoult - dimostra, al di là dei soliti ambiti complottisti, è evidentemente la sfiducia nei confronti delle «autorità», ma anche l'angoscia e il sentimento di impotenza di molti degli sfruttati. In mancanza di prospettive politiche e di fiducia nella capacità dei lavoratori di prendere in mano l'organizzazione della società, c'è la tentazione di rivolgersi a teorie che sono assai spesso un vettore di rassegnazione, se non addirittura un crogiolo dell'estrema destra.
Il complottismo, un genere di teoria sempre reazionaria
I meccanismi del pensiero cospirativo, anche se si manifestano sempre più su un «mercato dell'informazione deregolamentato », su cui si può avere un maggior impatto sulla popolazione, non sono affatto nuovi nella storia. Se ci si riferisce all'Occidente medievale cristiano, possiamo vedere come la figura dell'ebreo o della strega pagana potevano essere denunciati in quanto operavano in gruppo a danno degli altri. Nell'Europa del 19° secolo sovvertita dal capitalismo, era ancora agli ebrei che venivano attribuite le malevoli intenzioni, ed un'organizzazione immaginaria, cosa che ha valso loro di essere perseguitati e vittime di ricorrenti violenze, a volte statali, sovente popolari. Per la maggior parte delle volte, si è trattato di figure di emarginati minoritari che sono stati oggetto di narrazioni complottiste che dovevano servire a deviare la collera sociale verso delle vittime espiatorie, in posizione di debolezza nel loro ambiente sociale. Con la Rivoluzione francese, il discorso complottista ha potuto attuare una svolta politica per quel che riguardava il ruolo svolto dalle èlite. La Grande Paura dell'estate 1789 - che vide i contadini spaventati da una diceria che parlava di una repressione nobiliare che sarebbe passata preventivamente all'attacco dei castelli - è stato, nella storia, uno dei rarissimi esempi in cui voci e dicerie hanno potuto accelerare il corso rivoluzionario delle cose. Questo a causa del fatto che, da allora, la narrazione complottista è stata sempre piuttosto contrassegnata dal lato della Controrivoluzione, a partire dal libro dell'Abbé Barruel, il quale, nel 1797 aveva analizzato la rivoluzione in quanto prodotto di un complotto dei Lumi, dei massoni e, ovviamente, degli Illuminati.
È stato senza dubbio con le tesi complottiste intorno agli attentati dell'11 settembre 2001 che un tale modo di pensare ha conosciuto una rinascita più marcata anche negli ambienti di sinistra. La ricerca di una verità alternativa sull'11 settembre , potrebbe essere ventura fuori come un antimperialismo adulterato; e così abbiamo visto dei gruppi di persone spendere una considerevole energia per spiegare che l'amministrazione Bush aveva essa stessa teleguidato i terroristi che avevano dirottato gli aerei, e che essa stessa aveva anche, per sicurezza, minato le torri del World Trade Center affinché crollassero nel caso che l'incendio consecutivo allo schianto del Boeing non fosse bastato. Pur rendendosi ridicoli agli occhi degli individui razionali, questa energia non è stata spesa, ad esempio, per combattere l'intervento militare in Afghanistan, per il quale questo complotto sarebbe stato il pretesto. Anche lo stalinismo ha contribuito a banalizzare e a rendere ridicoli quei pensieri complottisti che ancora oggi continuano a fare danni: la repressione in Unione Sovietica è stata presentata come se fosse stata un'invenzione degli imperialisti occidentali, i trotzkisti sarebbero stati in combutta con i fascisti, e i movimenti di contestazione negli ex paesi del blocco dell'Est sarebbero sempre stati teleguidati dalla CIA, ecc.
Naturalmente, nella storia recente ci sono stati dei veri e propri complotti, o menzogne fabbricate al fine di giustificare interventi militari o politiche repressive. Si pensi alla strategia della tensione perseguita in Italia negli anni '70 dall'estrema destra, con il supporto di settori del potere statale o dei servizi segreti. Si pensi anche alle menzogne propagandate dal governo degli Stati Uniti per giustificare alcuni interventi, come il caso delle incubatrici in Kuwait nel 1991, o quello delle famose armi di distruzione di massa delle quali Colin Powell sosteneva di aver fornito le prove all'ONU, prima dell'invasione del 2003. Sì, i governi, soprattutto quegli imperialisti, mentono. Ma non hanno certo bisogno di menzogne per agire, e la più parte dei loro attacchi contro i lavoratori e gli oppressi di tutto il mondo vengono fatti alla luce del sole, vengono votati dai parlamenti, giustificati sulla stampa. Non obbediscono ad alcun piano, se non a quello di perpetuare ed aggravare lo sfruttamento. Le teorie cosiddette complottiste sono assai diverse e designano dei responsabili decisamente variabili. Tuttavia, hanno un una cosa in comune: non puntano mai il dito contro il sistema capitalista, e le persone e le istituzioni che lo servono. Ad un'estremità dello spettro, i nemici appaiono essere tanto segreti quanto sfuggenti: sono gli Illuminati, i Rettiliani, in breve, degli esseri la cui vera natura è sconosciuta e che agiscono nell'ombra, come quelli di cui una volta, in passato, si pensava popolassere il mondo: spiriti, demoni, o essere soprannaturali dotati di poteri inaccessibili agli esseri umani, dei quali essi si prendono gioco. All'altra estremità del ventaglio, il complottismo vuole essere più politico e pretende perfino di essere anticapitalistica. Denuncia le multinazionali e, in questo caso, «Big Pharma», che avrebbe fatto scomparire dal mercato un farmaco economico (quello del buon dottor Raoult) per promuovere così i futuri trattamenti costosi, inefficaci se non addirittura pericolosi, che vanno dal Remdisivir ai vaccini. Denuncia anche i governi che sono al loro soldo, a cominciare da quello di Macron, le cui assurde decisioni si basano unicamente sul servire gli interessi dei capitalisti. Che le decisioni del governo Macron, così come quelle di tutti i suoi omologhi, siano dettate dagli interessi dei potenti è ovvio, e sarebbe altrettanto ovviamente assurdo (o illusorio) pretendere il contrario. Di fronte a quella che è la crisi economica più violenta mai attraversata dal sistema capitalistico, tutti i governi del pianeta cercano di far pagare il prezzo alle classi popolari, e a salvaguardare il più possibile i profitti e le fortune borghesi. Ma è proprio qui, su questo punto, che il complottismo non si preoccupa della logica: perché mai dei governi così dediti agli interessi dei ricchi avrebbero volontariamente provocato, o prolungherebbero, una recessione che sta facendo fallire la grande maggioranza delle imprese? Perché avrebbero sacrificato, tra gli altri, i capitalisti del turismo e del trasporto aereo, a vantaggio soltanto dei laboratori farmaceutici? E per parlare di questi ultimi, perché Sanofi, che è il principale venditore di idrossiclorochina in Francia, avrebbe rinunciato a degli enormi profitti al solo scopo di impegnarsi un una gara al vaccino, nella quale ci sono 300 concorrenti che rischiano di fregarlo?
È qui che l'anticapitalismo della cospirazione dimostra che in realtà è solo una facciata. Ben lungi dal mettere sotto accusa tutta la classe borghese e, soprattutto, l'organizzazione sociale che essa dirige, ne persegue solo una frazione di essa, più o meno personalizzata e più o meno occulta, a seconda dei casi. Ragion per cui, il piano machiavellico sarà, a scelta, quello dei laboratori farmaceutici di Bill Gates, di Georges Soros, di Jacques Attali o del Bilderbeg Club. Questi ultimi accusati non si trovano affatto lì per caso: sono esattamente quegli stessi meccanismi che, per più di un secolo, hanno alimentato l'antisemitismo, questo «anticapitalismo degli imbecilli», per parafrasare August Bebel. E ovviamente non è un caso che il movimento complottista sia in gran parte permeabile alle tematiche antisemite.
A prescindere dalla differenze, quelli che si battono per l'emancipazione umana e per i quali questa prospettiva composta il rovesciamento del capitalismo attraverso l'azione cosciente degli sfruttati di tutto il mondo non possono che opporsi a simili deviazioni. Certo, trovandosi di fronte ad un interlocutore individuale, si può scegliere di non insultarlo, e di tentare di convincerlo, piuttosto che aggredirlo. Ma essenzialmente bisogna opporre un'intransigenza assoluta a quelle che sono le tesi complottiste. Persino quando si travestono indossando i colori della protesta, abbiamo a che fare, nella migliore delle ipotesi, con chi vuole rendere innocua tale protesta, e nella peggiore delle ipotesi con chi vuole deviarla verso dei capri espiatori che potrebbero diventare dei bersagli già pronti per dei veri e propri movimenti fascisti. C'è per caso bisogno di ricordare che il partito di Hitler, persino a partire dal suo nome, si richiamava al «socialismo», e che nella demagogia dell'estrema destra ritroviamo sciolta in essa anche una forma di anticapitalismo? E perfino oggi, come non accorgersi che negli Stati Uniti gli ambienti influenzati da QAnon e dai suoi deliri sullo «Stato profondo» (quello stesso delirio che qui in Francia viene ripreso da Onfray e dalla sua rivista) sono i più radicali sostenitori di Trump, oltre ad essere i promotori di un'estrema destra che fa uso di metodi muscolari?
Pertanto, le teorie del complotto sono sempre reazionarie ma con degli effetti talvolta contraddittori. La loro caratteristica più comune è quella della smobilitazione. Infatti, che cosa si può fare contro un complotto se non accontentarsi di denunciarlo? In realtà, la teoria del complotto offre a colui che rinuncia alla lotta collettiva, alla lotta di classe, il falso piacere di sentirsi forte di quella che sarebbe la sua penetrante comprensione dei meccanismi nascosti, da solo davanti al suo computer mentre guarda un video su Youtube che poi eventualmente condividerà, in modo da poter così far parte del gruppo dei «sapienti». Le teorie del complotto svolgono perciò un ruolo assai simile a quello che continuano a giocare le religioni: offrono una consolazione (cognitiva) a coloro che hanno rinunciato ad agire su un reale che non comprendono più e che vedono dominato da delle entità superiori. Offrono un'elevazione simbolica, rendendo così gli iniziati in grado di orientarsi in mezzo a queste spiegazioni esoteriche del mondo. E questo è anche il motivo per cui, come la religione, le teorie del complotto sono un vero e proprio "oppio dei popoli", che noi combattiamo. La rivolta che esse propongono, in quanto priva di effetti concreti, fornisce solo una pericolosa consolazione. Nel momento in cui, ora più che mai, «il pensiero umano si trova impantanato nei propri escrementi», bisogna ricordare instancabilmente che «solo la verità è rivoluzionaria»; e che al contrario, per gli sfruttati, non esiste una buona menzogna, e nemmeno una menzogna innocua. Qualsiasi fantasia, sia che attribuisca le cause degli eventi a delle entità cosmiche o a quelle che vivono in questo mondo, distoglie il proletariato dalla «scienza della sua sventura», quando non arriva addirittura a farlo partecipare alla costituzione di forze politiche che sono i suoi nemici più mortali.
I germi dell'attuale situazione nei nostri ambiti
L'emblematica deriva di un sociologo
La presenza di Monique Pinçon-Charlot (MPC) e i commenti che esprime nel film Hold-Up sono tutt'altro che aneddotici ed evidenziano una visione «anticapitalista» del mondo che non è la nostra:
«In questa guerra di classe, come hanno fatto i nazisti tedeschi durante la seconda, è in atto un olocausto che di certo eliminerà la parte più povera dell'umanità, vale a dire 3 miliardi e 500 milioni di esseri umani dei quali i ricchi non hanno più bisogno per sopravvivere» (alle 2h:33).
In un suo tweet del 13 novembre, MPC si scusa per avere usato la parola «olocausto» (che fra l'altro aveva già usato in più occasioni) senza però mettere in discussione la sostanza della sua riflessione, il cui aspetto problematico non si limita alla presenza di quel termine. Il paragone con il regime nazista non è solo oltraggioso, ma ci parla anche di complottismo e di negazionismo. Equiparare lo sterminio teorizzato e industrializzato degli ebrei e degli zingari al riscaldamento climatico e/o alle morti (dirette e indirette) del Covid-19, significa affermare che i governanti capitalisti avrebbero teorizzato, e volontariamente sviluppato, un sistema industriale che mira allo sterminio di più di 3 miliardi di persone. E dal momento che si tratta, evidentemente, di pura menzogna (ragion per cui, lei non fornisce nei suoi vari scritti alcuna prova in proposito), il paragone equivale quindi a negare la specificità e la portata dei veri genocidi della storia: dei milioni di uomini, donne e bambini perseguitati e sterminati per quello che erano. Questo genere di parallelismo sono purtroppo assai frequenti in seno all'estrema sinistra, in vari ambienti. Si può pensare, in particolare, alle numerose dichiarazioni secondo cui Israele avrebbe fatto ai palestinesi quello che i nazisti fecero agli ebrei durante la seconda guerra mondiale, oppure che le violenze poliziesche (ovviamente gravi) equivalgono al fascismo. I paragoni dubbi e la dissimulazione dei fatti non aiutano certo a comprendere la realtà e ad agire, e qualsiasi riferimento sistematico al fascismo ed al nazismo impedisce, al contrario, di avere presente cosa siano veramente il fascismo e il nazismo.
Questo intervento di MPC rivela anche l'evoluzione del lavoro da lei fatto insieme a Michel Pinçon per anni. Secondo le loro parole, il mondo sarebbe diretto da degli «ultra-ricchi» identificati come una «casta» amorale, oppure, ancora, come un'«oligarchia globalizzata», slegata dall'umanità, come se i dominanti «fossero di un'altra razza» e in tutto questo ci fosse «qualcosa di vizioso, di perverso». La vicinanza semantica e storica con quelli che erano gli attributi utilizzati ieri dagli antisemiti per riferirsi all'«ebraismo mondiale cosmopolita», e oggi per designare il «nuovo ordine mondiale», è già in sé problematica. La critica radicale del sistema capitalistica nella sua totalità viene sostituita da una personificazione del capitalismo. Significa ignorare la realtà dei rapporti di alienazione e di dominio intrinseci al capitalismo ed al lavoro salariato. Torniamo infine ad uno degli ultimi aspetti di MPC, che riecheggiano altri discorsi che abbiamo già sentito: grazie ai progressi tecnici e tecnologici, gli «ultra-ricchi» non avrebbero più bisogno di tutti i poveri che ci sono e potrebbero fare a meno di 3 miliardi e mezzo di individui, o secondo MPC addirittura «sterminarli» volontariamente. Questa è un'assurdità e comporta un'ignoranza dei meccanismi capitalistici. La massa dei lavoratori disoccupati, questi «superflui» del sistema capitalistico giocano un ruolo economico di primo piano, come è stato dimostrato da Karl Marx. La «sovrapposizione relativa» in regime capitalistico consente ai proprietari dei mezzi di produzione di imporre ancora più precarietà, di condizionare i salari, esercitando un pressione al rialzo del tasso di sfruttamento, e di aumentare perciò il tasso di profitto. Il capitalismo non cerca di sterminare i poveri: ne ha ha bisogno. Molto più di quanto i poveri abbiano bisogno di esso.
Scienza e Lobby
Negli anni '50, sulla scia della vicenda Lyssenko, gli stalinisti avevano inventato una teoria delle due scienze, che consisteva nell'opporre la «scienza borghese» e la «scienza proletaria». Oggi, a volte si ha come l'impressione che ci sia una rinascita di questa visione del mondo, grazie ad una sorta di opposizione tra «scienza delle multinazionali» e «scienza dei cittadini». Tutto ciò non ha alcun senso. I risultati scientifici non sono più o meno veri a seconda di chi li abbia ottenuti, o addirittura finanziati. Se si vuole davvero opporre due scienze, bisognerebbe allora opporre la «buona scienza», quella che risponde ai migliori criteri metodologici, e la «cattiva scienza», quella dei Raoult, Perronne, Séralini e compagnia bella, quelli che producono degli studi di scarsa qualità che non dimostrano assolutamente niente. Al di là della posta ideologica in gioco, la cattiva scienza si alimenta anche dal predominio della concorrenza generalizzata anche nel mondo scientifico, esemplificato dalla corsa alla pubblicazione, soprattutto in quelle pseudo-riviste dove basta pagare per venire pubblicati, e dalla scelta di alcuni, di imbrogliare a scopo finanziario o di notorietà. Ma, come ha dimostrato l'esempio dell'articolo sull'idrossiclorichina, ritirato dalla rivista The Lancet a causa dei dati fraudolenti forniti dalla società Surgisphére, gli imbrogli vengono spesso smascherati assai velocemente grazie al fuoco della critica nell'ambito della comunità degli esperti.
Naturalmente, le lobby possono anche agire nell'ombra, o perfino alla luce del sole, per influenzare il processo di produzione, o la diffusione delle conoscenze scientifiche. Per esempio, sulla questione del glisofato, si può vedere come, da un lato, la Monsanto abbia tentato di influenzare sottobanco le agenzie specializzate di competenza (il cosiddetto Affaire Monsanto Papers); ma, sull'altro versante, la commissione del CIRC che ha classificato questo prodotto come «probabile agente cancerogeno» contava tra i suoi componenti un «esperto» pagato da uno studio legale che voleva avviare un procedimento legale collettivo (e remunerativo) contro la Monsanto (il cosiddetto Affaire Portier Papers). Tutto questo, per il profano, è ovviamente assai difficile da decifrare. Ma, alla fine, per il cittadino non esiste metodo migliore se vuole chiarirsi le idee, o per il militante rivoluzionario che vuole comprendere e agire, e fidarsi del clima che sta gradualmente emergendo in seno alla comunità scientifica. Le manovre dell'industria del tabacco per nascondere la verità circa il veleno che vende, ha soltanto ritardato l'ineluttabile dimostrazione della nocività della loro attività. Analogamente, malgrado la sua notevole influenza, l'industria del petrolio non ha potuto fare niente per impedire la sempre più crescente presa di coscienza della realtà del riscaldamento climatico e del ruolo di primo piano svolto dalle attività umane. Nessuna lobby riuscirà mai a «nascondere la verità» su un dato argomento, «comprando» tutte le agenzie specializzate del pianeta, mettendo a tacere tutti i suoi oppositori. Di conseguenza, sarà sempre più sensato far riferimento a ciò che dice la comunità di esperti scientifici sull'argomento, piuttosto che riporre la propria fiducia in alcuni indipendenti che cercano, attraverso i titoli delle riviste o i video su Youtube, quella notorietà che difficilmente riuscirebbero ad ottenere nei luoghi dove il sapere scientifico viene prodotto collettivamente e tra gli esperti del sapere scientifico.
Se non lo si fa, finiamo per sviluppare quei modi di pensare che possono essere serviti a costituire il sostrato del complottismo negli ambienti sensibili all'anticapitalismo, ma che si sbagliano nella loro lotta o nel modo di ragionare. Pertanto, abbiamo potuto vedere che il movimento anti-OGM e anti-Monsanto ha finito per riprendere un discorso a volta in diretta opposizione allo stato delle conoscenze scientifiche e, più semplicemente, alla realtà. Ad esempio, si può arrivare perfino a pensare che i supposti suicidi di massa dei contadini indiani siano a causa degli OGM. La figura di Vandana Shiva incarna perfettamente questo genere di deriva che purtroppo riesce a far passare molte delle sue idee reazionarie come anticapitalismo, o come femminismo. Tuttavia, nel momento in cui Vandana Shiva sviluppa delle tesi complottiste sulla pandemia, spiegando che il virus si sarebbe sviluppato a causa dell'alimentazione OGM, a partire dal mangime dato agli animali d'allevamento, e che tutto ciò serve ad «attuare l'agenda sanitaria di Bill Gates», e quando lei sostiene di passaggio l'idea del tutto idiota ed anti-marxiana secondo cui i ricchi non si renderebbero conto che la ricchezza viene prodotta da coloro che essi sfruttano, non è che a quel punto stia andando improvvisamente fuori strada. Al contrario, è del tutto fedele a sé stessa.
Cosa più grave ancora, la diffidenza nei confronti dell'industria farmaceutica, basata su alcuni veri e propri scandali sanitari reali come quello di Mèdiator o quello delle protesi mammarie PIP, ha alimentato negli ultimi anni il crescente successo di quello che è stato il più immediatamente pericolo e più anti-collettivo di tutti «movimenti di cittadini», quello del rifiuto della vaccinazione. E, oltre a questo, l'attrazione per le medicine cosiddette alternative, la sfiducia sistematica per la medicina scientifica e i suoi «prodotti chimici», hanno alimentato posizioni oscurantiste che si pongono al di fuori di un'opposizione alla logica del profitto dei laboratori farmaceutici.
Ma, a partire da quest'ottica, tutto quanto diventa falso; anziché denunciare la carenza di farmaci causata dall'anarchia capitalistica e dal criterio della redditività finanziaria, questi ambienti denunciano i farmaci in sé stessi. Anziché denunciare le carenze del governo nel garantire una buona copertura vaccinale, puntando ad esempio il dito contro l'insufficiente pianificazione della produzione di vaccini antinfluenzali per quest'inverno, questo movimento invece sta attaccando il principio stesso della vaccinazione, che è comunque una delle forme di medicina tra le più sicure e le più di ausilio. I movimenti anti-vaccini, che hanno scarso successo anche negli ambienti di estrema destra e tra i sostenitori di Trump, sono la più emblematica incarnazione sia della confusione generale che dell'individualismo oggi dominante. Sono uno dei maggiori pericoli per la società, e soprattutto per i più fragili, e devono essere combattuti ferocemente.
Ciò perché, per difendere per costruire un altro mondo, gli sfruttati hanno bisogno di conoscenza e di razionalità, e non già di ignoranza o di misticismo. La scienza, a cui il marxismo si richiama, è un metodo materialistico. Richiede delle prove e non si accontenta delle argomentazioni fatte d'autorità. Perciò, la validità di un enunciato non dipende da chi lo enuncia o dal suo status sociale: in ciò la scienza è fondamentalmente democratica ed anti-autoritaria. Essa è emancipatrice per l'umanità dal momento che le fornisce i mezzi per poter controllare il suo destino, ed è esattamente questo l'obiettivo del comunismo di fronte alla crisi del capitalismo. Infine, la scienza moderna è diventata una realtà eminentemente collettiva, internazionale e cooperativa, e ciò malgrado gli ostacoli e i freni frapposti dalla concorrenza capitalistica. Nella scienza, da tempo non esiste più il genio solitario, così come non c'è, nella politica, un salvatore supremo.
La critica dei media
La critica semplicistica dei media, costituisce anche uno di quei ponti che collega l'estrema sinistra al complottismo. Non è raro vedere qualcuno ribattere, se lo si contraddice citando un articolo su Le Monde, che siamo degli ingenui a credere alla «stampa dei miliardari» ecc. Tutto ciò ci costringe ad essere ancora più chiari quando parliamo di «media borghesi», «media dominanti», ecc. È un dato di fatto che i media mainstream sono, nella loro grande totalità, proprietà dei grandi gruppi capitalisti. Ma questo che conseguenze ha? Ad essere realmente ingenuo, è immaginare che gli amministratori delegati e gli azionisti controllino meticolosamente ogni articolo pubblicato da migliaia di giornalisti, in modo da poter dare forma al«la verità». Certo, succede che a volte la direzione faccia pressione affinché un articolo che offuschi l'immagine di un azionista non venga pubblicato, oppure che dei giornalisti si auto-censurino per non danneggiare la propria carriera. Ma ci sono molti altri meccanismi per poter limitare questo rischio per l'informazione: il giornalista censurato farà in modo di far trapelare le informazioni che sono state censurate, sul Canard (un media rivale che sarà felice di riprenderle) . Il tentativo di censura amplifica la diffusione (effetto Streisand). Questo non significa che ogni cosa vada per il meglio nel migliore dei mondi possibili, ma che il problema con la stampa borghese, essenzialmente, non proviene dalle informazioni false, Ma piuttosto dal trattamento ideologico dell'informazione: il fatto di evidenziare questa o quell'altra informazione, di interpretarla in un certo modo, di strumentalizzarla al fine di trasmettere un certo messaggio. Le Figaro non costruirà la sua prima pagina allo stesso modo in cui lo fa Libération, mentre Valeurs Actuelles si butterà su un attentato in modo da poter distillare così il suo razzismo, ecc. Quello che ci fa parlare di «stampa borghese», è il fatto che, al di là di quelle che sono le loro differenze, questi media accettano quei presupposti che giustificano il capitalismo: i miti della meritocrazia o del «Trickle-down», l'idea secondo cui non ci sia alternativa alla corsa alla competitività e alle politiche a favore delle imprese, la divisione del pianeta in Stati nazionali... Questo terreno ideologico comune non è frutto di un conclave segreto dei capitalisti che si sono messi d'accordo sulla loro propaganda. bensì il frutto della vita sociale dei dominanti. I grandi giornalisti (i presentatori televisivi, gli «editocrati») frequentano tutti lo stesso ambiente dei politici e dei padroni, condividono le medesime idee, quelle comode idee che li rendono «l'élite illuminata», e che secondo loro meritano la loro posizione sociale. E bisogna capire che tutto questo può funzionare solo perché c'è un numero sufficiente di persone negli strati sociali intermedi, ma anche nella classe operaia, che sono convinte della validità di quelle affermazioni, o non vedono alternative.
Per sviluppare tali alternative, abbiamo bisogno della stampa militante. Una stampa che metta in evidenza le lotte della nostra classe, ne mostri il loro potenziale, utilizzi i dati sociologici ed economici che sottolineano il problema di questo sistema, e tratteggino un'alternativa rivoluzionaria. Una prospettiva che per convincere non ha alcun bisogno di inventare dei «fatti alternativi».
I media sono, in un certo senso, delle imprese capitalistiche «come le altre», che operano su un mercato e che devono conquistare delle quote, soprattutto per poter attrarre la manna pubblicitaria. Questa ricerca di un pubblico o di un'udienza di lettori al prezzo più basso, in vista del massimo beneficio, pesa negativamente sulla qualità dell'informazione e del dibattito intellettuale, che sempre più spesso si presenta sotto forma di finti «scontri» inscenati o di pseudo «faccia a faccia», che mettono in competizione delle persone che generalmente sono di fatto d'accordo sull'essenziale (il carattere insuperabile del capitalismo). Durante la pandemia, questa pratica di informazione-spettacolo è riuscita ad alimentare il complottismo, presentando i dibattiti sotto l'angolatura di essere «per o contro la clorochina?», mentre la vera domanda posta dalla situazione era piuttosto: «possiamo permetterci di non rispettare né il metodo scientifico, né l'etica medica, per riuscire a far credere, senza prove, all'esistenza di una soluzione immediata?». La crisi sanitaria ha anche permesso di misurare il grave deficit all'interno della redazione dei giornalisti specializzati in scienze, cosa che fa luce su quale sia la prassi abituale dei media, la quale consiste nel dare una tribuna ed una legittimità smisurata a degli intervenuti marginali o screditati nel mondo della scienza: Claude Allègre sul clima, Gilles-Eric Séralini sugli OGM, Générations Futures sui pesticidi, ecc. Ci si può sempre lamentare della credulità «delle persone», ma come ci si può meravigliare del fatto che una parte crescente del pubblico abbia potuto credere che il 5G fosse responsabile della diffusione del virus o di qualche altra calamità legata alla pandemia, quando associazioni come Robin des Toits, o un personaggio come Michéle Rivasi hanno potuto apparire a lungo su delle televisioni o su dei giornali come degli interlocutori credibili per quel che riguarda le onde elettro-magnetiche, a volte perfino al posto di autentici esperti dell'argomento? E durante la pandemia, i media hanno dato con compiacenza ed abbondanza la parola a dei «rassicuratori» come Didier Raoult, Jean Dominique Michel, Laurent Toubiana o Jean-François Toussaint, anche se non rappresentano affatto il consesso scientifico che si stava formando, e nonostante il fatto che le loro previsioni venivano, una dopo l'altra, contraddette dalla realtà.
A mo' di conclusione
Il successo di Hold-Up è legato alle nostre carenze: assenza di critica scientifica del funzionamento del capitalismo e delle sue crisi (in particolare quella sanitaria), e mancanza di una risposta politica a questa crisi. Peggio ancora, una parte della sinistra ha talvolta alimentato queste logiche complottiste, sia direttamente (OGM, pesticidi, vaccini), sia indirettamente (per esempio diffondendo un'ideologia populista-protezionista venata di antisemitismo del tipo «il buon popolo francese ingannato dalle élite globalizzate»). Analogamente, il successo di un libro come quello di Juan Branco, che ci spiega tutto attraverso le manovre di alcuni dei personaggi più potenti, crea un terreno favorevole ad una comprensione delle decisioni politiche in termini unicamente di complotto delle élite. Il primo passo per combattere contro questo male che si è troppo diffuso nella nostra classe - e che consiste nella tendenza ad una comprensione complottista del mondo (se non addirittura l'esplicita adesione alle teorie cospirative) - è quello di una comprensione materialistica della società capitalista, e la promozione di un programma di lotte mobilitanti.
Per quanto riguarda la crisi del Covid, la mancanza di comprensione dei fenomeni di concorrenza nel capitalismo spinge la popolazione alla diffidenza, ad esempio circa i vaccini. È vero che non è stato fatto niente per ripristinare la fiducia, né la concorrenza tra i laboratori, né il colpo di stato da parte del CEO della Pfizer che ha venduto 5,6 milioni di azioni della sua impresa nel giorno in cui ha annunciato i buoni risultati delle prove del suo vaccino contro il coronavirus. Nel capitalismo, una disgrazia è sempre un beneficio per qualcun altro, ed esistono si i profittatori di epidemie che i profittatori di guerra , cosa che rende per tutti assai difficile che cosa fare per conto proprio.
Eppure è chiaro che il successo del complottismo non dipende unicamente dalla responsabilità della sinistra. Innanzitutto, perché la «fake news» è una strategia consapevole dell'estrema destra (quanto veleno sull'immigrazione o sull'insegnamento dell'omosessualità nelle scuole diffuse dai loro militanti?), e anche nel caso che la sinistra fosse irreprensibile dal punto di vista ideologico, ciò non ridurrebbe la necessità di combattere la diffusione del veleno. Questa strategia consapevole e paziente dell'estrema destra andrò necessariamente incontro a dei successi, ma dei successi che verranno limitati dalle nostre risposte.
In secondo luogo, perché il governo ha un'immensa responsabilità per quel che riguarda il successo di un film come Hold-Up: la sua offensiva anti-sociale (pensioni, abolizione dell'Imposta di Solidarietà sui Patrimoni, emergenza salariale...) esprime tutta la sua ostilità viscerale nei confronti dei lavoratori. E questo è vero soprattutto quando, allo stesso tempo, tenta di mettere a tacere ogni critica (legge sulla sicurezza globale, omicidi commessi da agenti di polizia completamente coperti, lotta contro le fake news a partire dalla tentazione di controllare l'informazione...), il che crea una situazione dove è complicato per tutti districarsi tra il vero ed il falso, e dove diventa fin troppo allettante pensare che «ci nascondono tutto, non ci dicono nulla». Una vera critica anticapitalistica del governo è l'esatto contrario di quella messa in atto dai complottisti: il problema non è che il governo fa troppo contro l'epidemia, il problema è piuttosto che non fa abbastanza, che si trova sopraffatto dagli eventi, non potendo o non volendo prendere in mano il funzionamento dell'economia in tempi di crisi. Il problema non è che controlla tutto e tutti, ma piuttosto che non controlla niente, non prevede niente, non pianifica niente. Per poter respingere il complottismo, abbiamo bisogno di una società in cui la salute venga automaticamente prima del profitto, una società in cui il necessario rallentamento della macchina economica non si traduca meccanicamente nell'aumento della disoccupazione, in un peggioramento delle condizioni lavorative, nel rafforzamento dell'austerità e nel fallimento dei piccoli commercianti. Una società di responsabilità collettiva, in cui la crisi non giovi a nessuno: Abbiamo urgentemente bisogno di una società socialista, egualitaria, libera dallo sfruttamento. Su questa strada dove «l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi», questi avranno bisogno della scienza, di quella della natura così come di quella della società, e non di salvatori supremi o di illuminati portatori di pseudo rivelazioni. Ecco perché i complottisti e la loro propaganda sono i nostri avversari e noi li combattiamo.
Ludo Arberet, syndicaliste en milieu rural
Christophe Darmangeat, blog La Hutte des Classes
Greg, Dubamix
Olivier Grosos, syndicaliste en milieu éducatif
Yann Kindo, blog La Faucille et le Labo
fonte: La Hutte des Classes