Walter Benjamin pubblica il suo saggio su Karl Kraus nel 1931 (lo stesso anno in cui apparve il primo adattamento cinematografico di Berlin Alexanderplatz, di Döblin), un anno chiave della sua vita (si è stabilito a Berlino, con un ragionevole benessere ed una ragionevole quantità di lavoro retribuito: in una sua lettera a Scholem, dice di essere riuscito, durante questo suo periodo a Berlino, a riunire finalmente tutti i suoi beni in un unico luogo - libri, raccolte di riviste, mobili - ma anche ad ampliare la sua biblioteca, da 1.200 a 2.000 volumi). L'anno della pubblicazione del suo saggio su Kraus, è anche un anno di svolte che riguardano la vita di entrambi: il progetto hitleriano diventa sempre più chiaro e il clima di intolleranza si fa sempre più pressante (in pochi mesi, Benjamin si rende conto che in Germania la sua carriera di critico verrà minacciata, dal momento che la stampa comincia a rifiutare sempre più i suoi testi; mentre Kraus, osservando l'ascesa di Hitler, opta per la prospettiva del "male minore" («Politics of the Lesser Evil», come scrive Anton Pelinka) e comincia a sostenere il politico di estrema destra Engelbert Dollfuss; un sostegno, questo, che scandalizza non solo Benjamin, ma anche molti altri intellettuali). Tuttavia, il saggio del 1931 è solo il risultato superficiale della relazione che Benjamin stabilisce con Kraus nel corso di molti anni (Die Fackel, la rivista di Kraus, viene pubblicata per la prima volta nel 1899, e Benjamin ne diviene ben presto un suo lettore, facendo uso nei propri testi sia di citazioni tratte da Kraus, che di temi e polemiche da Kraus sollevati nella sua rivista). Quel che è fondamentale. è rendersi conto che il saggio di Benjamin su Kraus non attiene solo all'oggetto dichiarato nel titolo, ma tocca tutta una serie di punti che Benjamin continua a sviluppare, prima e dopo, nella sua opera: il messianesimo, la relazione tra materialismo e teologia, la filosofia del linguaggio, il coinvolgimento politico dello scrittore/artista e, infine, la relazione sotterranea che l'allegoria barocca ha con il linguaggio critico dei primi decenni del XX secolo.
Uno dei punti più affascinanti del saggio di Walter Benjamin su Karl Kraus (pubblicato nel 1931 e intitolato semplicemente "Karl Kraus") risiede nella sua capacità di indicare tutta una serie di percorsi e collegarli a tutta una serie di argomenti che non sono necessariamente connessi con la poetica di Kraus. Si tratta di percorsi e di argomenti che a loro volta portano a diversi autori/testi e a differenti momenti della poetica dello stesso Benjamin - quando egli parla di Kraus, parla (e permette che si parli) della letteratura e dell'arte nel suo insieme (vale a dire, l'idea secondo cui un punto specifico nella rete intertestuale della tradizione possa potenzialmente portare verso tutti gli altri punti). Prima di essere su Kraus, il saggio di Benjamin è una riflessione sulla critica e sul pensiero, sull'insistenza a proposito di quello che è un aspetto digressivo e associativo della critica.
1) - In primo luogo, Kraus serve a Benjamin facendo da simbolo del giornalismo (della sfera pubblica, dell'illuminismo e della «preghiera mattutina» di Hegel), da modo di vita (e di arte) nel quale lo stesso Benjamin era direttamente coinvolto (e che ha come conseguenza la riflessione sulla posizione dell'artista/scrittore nella società, qualcosa di fondamentale, per esempio, nei testi di Benjamin su Brecht o su Gide - da lui intervistato nel 1928);
2) - In secondo luogo, la devozione di Kraus per il linguaggio («Io non domino la lingua; ma la lingua mi domina completamente.», dice uno dei suoi aforismi), sia dal punto di vista materiale che da quello metafisico, si lega alle antiche preoccupazioni di Benjamin a tal proposito, come nel suo saggio del 1916 "Sulla lingua in generale e sulla lingua dell’uomo" (uno sviluppo possibile, riguarda la questione della traduzione - inaccettabile per Kraus, esercitata e teorizzata da Benjamin - il primo volume della sua traduzione, in collaborazione con Franz Hessel, di Proust esce nel 1926, il secondo nel 1930);
3) - In terzo luogo, la posizione sociale di Kraus e la sua preoccupazione per lo stile/linguaggio formano una sorta di immagine dialettica, davanti alla quale Benjamin può esercitare quello che è stato il suo procedimento critico più attaccato dai suoi contemporanei: la commistione della visione materialista con quella teologica, marxismo e cabala (Brecht, Adorno e Scholem sono sempre stati scandalizzati da questa peculiare mistura, e lo hanno fatto sempre capire chiaramente a Benjamin).
fonte: Um túnel no fim da luz
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