martedì 10 novembre 2020

Convergenze !

Persistere nell'errore?
- di "Passa Palavra" (Brasile) - 30 ottobre 2020 -

L'assassinio di Samuel Paty può essere legato unicamente all'oppressione cui sono soggetti i musulmani in Occidente, o alle violenze simboliche che subiscono nella loro vita quotidiana, solamente se questo delitto viene rimosso completamente da quello che un contesto più ampio. La morte di Samuel Paty contiene di certo tutti quegli elementi di oppressione e violenza, ma a condizione che questo atto non venga inquadrato solo nel contesto di un conflitto tra un «laicismo eurocentrico» ed un «islam oppresso», altrimenti diventa impossibile comprendere come un simile assassinio sia anche il risultato di condizioni ideologiche e materiali create da un campo politico-ideologico fascista che sta costruendo uno «Stato totalitario in miniatura» [*1] fondato sul culto della personalità del leader di una classe di capitalisti di Stato.
Facendo uso di violenza, minacce, umiliazioni pubbliche e vari altri strumenti repressivi, questa classe condanna più di un milione di musulmani ceceni ad una vita di povertà, di super-sfruttamento e di oppressione politica assoluta - condizione ideale per il fiorire di un fondamentalismo islamico e di un messianismo jihadista, che sono espressioni cecene di un conservatorismo e di un oscurantismo che in un passato non troppo lontano la sinistra voleva ancora combattere. Senza una simile premessa, le condizioni per cui la famiglia di A.A. Anzorov abbia potuto emigrare dalla Cecenia, e perché lui si avvicinasse al jihadismo ed assassinasse Samuel Paty, proclamandosi poi «martire», non si sarebbero verificate tutte insieme.
Quando si ha a che fare con «identità», «tradizioni» e con tutte le oppressioni che sono associate a questa cose, alcuni settori della sinistra dovrebbero portare a termine lo stesso esercizio che si è tentato di fare in questo articolo, vale a dire, indagare su quali sono le origini delle presunte «identità» e «tradizioni», qual è il contesto in cui esse appaiono, l'uso che di esse viene fatto dalle classi capitaliste, e l'impatto che tutte queste cose hanno sui lavoratori, ovunque si trovino.
Senza un esercizio del genere, senza una precisa caratterizzazione di quale sia l'articolazione tra le oppressioni quotidiane e lo sfruttamento capitalistico, la lotta contro le oppressioni diventa un tranello.
E perciò non ci si dovrebbe sorprendere se la sinistra finisca per poi trovarsi d'accordo sia con i capitalisti - i quali traggono un enorme beneficio da tutte queste «identità» e da tutte queste «tradizioni» - che con l'estrema destra, la quale pretende di parlare nel nome degli oppressi, per prendere il potere alla prima occasione. Questa convergenza tra la sinistra e la destra, ha un nome che conosciamo assai bene: il fascismo.

- Passa Palavra (Brésil), 30 octobre 2020 -

fonte: mondialisme.org


[*1] - https://www.economist.com/europe/2015/07/02/diamond-ring-iron-fist

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