Sulla gestione della pandemia
- Assemblea Popolare di Grand Toulon (APC)- 30/10/2020
Mozione dell'APC del 30/10/2020
1 - L'APC, senza alcuna competenza epidemiologica, rifiuta di unirsi alla coorte degli "specialisti" che stanno continuando a distribuire quotidianamente le loro diagnosi e prognosi per farci uscire bene dalla crisi.
2 - l'APC non privilegia alcuna dichiarazione di carattere medico, e lo fa conseguentemente alla constatazione del discredito causato dagli inconfessati interessi aziendali e particolari, e come reazione alla tentazione di autopromuoversi e al gusto mediatico per il clamore e per lo schiamazzo. Un ulteriore elemento che ci spinge a non pronunciarci a favore di questa parola così inflazionata: è quello di una spiacevole tendenza al paternalismo e all'infantilizzazione della popolazione.
3 - Per quel che riguarda la gestione della crisi, l'APC non può che constatare la natura profondamente ideologica ed autoritaria delle strategie governative:
- il collasso degli ospedali pubblici, senza miglioramenti a partire dalla scorsa primavera, è la conseguenza di una politica pluridecennale volta a sottomettere il servizio pubblico all'ideologia del rendimento e del profitto;
- la scelta di offrire miliardi di euro di denaro pubblico alle imprese senza alcuna contropartita, con il pretesto di superare la crisi e senza che noi si possa mai avere avuto voce in capitolo, è ideologica;
- la scelta di sacrificare l'economia della “qualità della vita” (culture, ristorazione, ecc.). con la motivazione che è meglio preservare la produzione e le grandi aziende, è ideologica;
- la scelta di sacrificare i nostri ecosistemi sull'altare del "salvataggio dell'economia", ad esempio, autorizzando la reintroduzione di neonicotinoidi per salvare l'industria dello zucchero, è ideologica;
- l'assenza di una minima riflessione teorica riguardo la natura dei beni e dei servizi prodotti, accentuando l'impeto produttivistico, malgrado il «niente sarà più come prima» pronunciato da Macron la scorsa primavera, dimostra un'incapacità a pensare il mondo al di là di quello che è il quadro stabilito, in altre parole, un dogmatismo cieco;
- quelli che pretendono di «essere al comando» continuano a scaricare le loro responsabilità di governanti, colpevolizzando le vittime, coltivando la paura, accentuando la repressione, decretando lo stato di emergenza permanente;
- se ce ne fosse bisogno, la crisi ci ricorda fino a che punto la nostra società sia strutturata in classi sociali ermeticamente chiuse. Dopo aver incensato i lavoratori e le lavoratrici «in prima linea» durante il lockdown (i camici bianchi della salute e della cura, certo, ma anche quelli che si sono occupati della piccola o della grande distribuzione, delle pulizie, ecc.), le élite borghesi e i loro megafoni mediatici si sono affrettati a dimenticarsene, una volta tornati alla normalità; che non era tornata affatto.
4 - L'APC constata e denuncio l'opportunismo dei predatori e dei neo-schiavisti contemporanei, chiamati anche «attori del digitale». Non c'è bisogno di essere un grande indovino per predire l'aumento dei profitti di Amazon con l'avvicinarsi del Natale, insieme all'inflazione di uberizzazione con il coprifuoco ed il lockdown (consegna a domicilio dei pasti, tra le altre cose). Queste aziende continuano a sfruttare a oltranza quelli e quelle che lavorano per loro, senza mai contribuire ad una qualsiasi «sforzo di crisi» all'altezza di quelli che sono i loro vergognosi profitti.
5 - Ma l'APC non si fa imbrogliare: il modo di produzione di cui i nostri vari governanti sono gli zelanti promotori continua ad allontanare le persone da ogni mezzo autonomo di sussistenza, rendendoci assolutamente dipendenti da questa economia, di cui constatiamo sempre più le devastazioni: se il flusso della distribuzione delle merci si dovesse fermare, tutti noi creperemmo letteralmente di fame.
6 - Dal momento che questa è una trappola nella quale ci troviamo tutti e tutte intrappolati/e, senza alcuna via d'uscita facile o immediata, si deve constatare che, escludendo l'ipotesi di una bella e simpatica riforma, si impone la completa revisione del modo di produzione e la distruzione delle gerarchie esistenti, vale a dire, la fine del capitalismo. L'APC fa un appello a non cedere alla paura, allo sgomento, all'impotenza o alla depressione, ma di coltivare una sana collera ed una rabbia ponderata e razionale che non ceda neanche un centimetro all'inaccettabile, una collera pronta ad esprimersi e ad abbracciare la lotta.
A breve e a medio termine, l'APC chiama a promuovere e a diffondere l'emancipazione, e ad unirsi a tutte le iniziative e manifestazioni contro l'oscurantismo e contro i reazionari, contro Macron ed il suo mondo.
- 30/10/2020 - Assemblea Popolare di Grand Toulon (APC) -
fonte: Créons nos utopies. Le site de l'Assemblée Populaire du Grand Toulon
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