Moishe Postone, ha fondato una teoria critica dell’antisemitismo e dell’ideologia, svolta a partire dalla critica di Marx al feticismo della merce, e ha indicato la connessione intrinseca tra antisemitismo e capitalismo.
Il capitalismo è fondato sull’antagonismo tra il valore della merce e il valore di scambio, da una parte, e il valore d’uso dall’altra. Postone dice che nel capitalismo il valore di scambio è «astratto, generale, omogeneo», mente invece il valore d’uso è «concreto, particolare, materiale». La logica della merce feticizza il concreto e oscura il valore, in quanto relazione sociale astratta che sottostà alla merce. Nel feticismo della merce, la dimensione astratta appare come naturale e senza fine, mentre la dimensione concreta viene vista come se fosse una cosa senza relazioni sociali. Postone sostiene che nella forma-valore, la «tensione dialettica tra valore di scambio e valore d’uso» del capitalismo viene sdoppiata nella sembianza della moneta, vista come astratto, e della merce, vista invece come concreto.
Ai fini della propria esistenza, il capitalismo richiede tanto la moneta quanto la merce: il valore di scambio e il valore d’uso, il lavoro astratto e il lavoro concreto. È il denaro a mediare lo scambio di merce, e quindi il denaro non può esistere al di fuori dalla logica delle merci. Le merci sono fatte per essere scambiate. Il denaro è l’equivalente generale di un tale scambio di merci. Pertanto le merci non possono esistere senza che avvenga lo scambio di valore, e senza che ci sia un equivalente generale (il denaro). Un altro modo per esprimere la dialettica di merce e denaro, è dire che la sfera della produzione della merce esiste in relazione alla sfera della circolazione, e viceversa.
Il feticismo della merce è una forma di apparenza, nella quale la socialità astratta delle merci viene separata dalla sua concretezza: solo il concreto immediato (vale a dire, il bene che si consuma, i soldi che si tengono in mano) viene considerato e assunto come realtà. Questo concreto immediato finisce per oscurare l’esistenza delle relazioni sociali più astratte, quelle non direttamente visibili e che stanno dietro il fenomeno immediato. Postone sostiene che, nell’ideologia antisemita, il carattere duale, di valore d’uso e di valore di scambio, della merce viene “raddoppiato” nella forma della moneta (forma manifesta del valore di scambio) e della merce (forma manifesta del valore d’uso). Mentre la merce, in quanto forma sociale, incorpora sia il valore di scambio che il valore d’uso, l’effetto di questa esternalizzazione diventa quello per cui la merce finisce per apparire solamente nella sua dimensione di valore d’uso; come puro materiale.
Il denaro, dall'altro lato, appare invece come solamente un deposito di valore - come la fonte, e come il luogo, del puramente astratto - anziché come la forma manifesta esternalizzata della dimensione valore di quella medesima forma merce. Così, Postone sostiene che l’antisemitismo moderno non sia altro che una biologizzazione e una naturalizzazione del feticismo della merce, e si basa sulla «nozione per cui solo il concreto è “naturale”, e a partire da questo il “naturale” sarebbe più “essenziale” e più vicino alle origini». «Il capitale industriale appare pertanto come se fosse il discendente diretto del “naturale” lavoro artigiano», mentre invece la “produzione industriale” appare come se fosse «un processo di creazione puramente materiale». In questo modo, l’ideologia separa il capitale industriale e il lavoro industriale dalla sfera della circolazione, dello scambio e del denaro; la quale sfera viene vista come “parassitica”.
Nell’ideologica nazista, a essere biologizzata è anche la manifesta dimensione astratta; sotto forma di ... ebreo. La contrapposizione tra il materiale concreto e l’astratto diventa così opposizione razziale degli ariani agli ebrei. L’antisemitismo moderno è una “critica” unilaterale al capitalismo, che vede la sfera della circolazione come se fosse solo tale sfera a corrispondere alla totalità del capitalismo. Biologicamente, inscrive l’ebraicità nella circolazione e nel capitalismo; mentre che esclude dal capitalismo sia la tecnica che l’industria (entrambe percepite come produttive e ariane).
Nell’ideologia nazista, il capitalismo «appariva solo in quanto sua dimensione astratta manifesta, che veniva ritenuta responsabile dei cambiamenti economici, sociali e culturali, i quali erano associati col rapido sviluppo del capitalismo industriale moderno». Così, l’antisemitismo identifica tutti i cambiamenti negativi - le dislocazioni e le deterritorializzazioni associate al capitalismo, come l’urbanizzazione, la proletarizzazione, l’individualizzazione, la tecnicizzazione e la de-tradizionalizzazione - con il lato astratto del capitalismo, il quale viene percepito come se fosse l’unico lato a corrispondere alla potente universalità del capitalismo stesso, del socialismo o di altri simili fenomeni.
«Il capitalismo appariva essere solo esclusivamente come la sua dimensione manifesta astratta, la quale, a sua volta, diventava responsabile di tutti i concreti cambiamenti sociali e culturali associati al rapido sviluppo del capitalismo industriale moderno».
(da"Tecnica, antisemitismo e media. I Quaderni neri di Martin Heidegger", di Christian Fuchs.18 novembre 2015)
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