12 Tesi su Walter Benjamin - X , IX e XII -
- X -
La pratica dell'arte politica «non sarà mai solo il lavoro sui prodotti, ma è già, simultaneamente, il lavoro sui mezzi di produzione».
Le competenze artistiche includono la capacità di sperimentare delle forme di organizzazione: forme di ricomposizione sociale.
In questo, esse si differenziano dal capitalismo macchinico, e dalla produzione processuale che non sono orientati alla realizzazione di un'opera finale.
La funzione organizzativa dell'arte politica non ha a che fare con la modellazione di materiali - in un processo senza fine - ma assume il suo carattere di produrre nuove forme di organizzazione.
Come spiega Gerald Raunig, si tratta di nuove forme di organizzazione degli apparati produttivi locali; ma anche di forme sociali di produzione in rete, viste come forma di organizzazione multipla.
La socialità emerge proprio negli interstizi delle macchine sociali, mediatiche e corporee.
Produrre il multiplo significa concatenare queste macchine.
- XI -
Per Walter Benjamin, il «tradimento degli intellettuali» consiste nel servilismo con cui essi impongono a sé stessi pregiudizi e stati d'animo.
Questo conformismo intellettuale - insieme al concomitante atteggiamento disfattista-difensivo - costituisce il presupposto per la formazione e la diffusione discorsiva del nazionalismo e del razzismo, dell'imperialismo e del fascismo; come scrive Gerald Raunig. Gli intellettuali devono abbandonare i luoghi sicuri, così come quella pubblicità e quella visibilità per mezzo delle quali pensavano di poter esprimere una critica universale. Devono sviluppare nuove modalità di comportamento che modifichino le situazioni di classe e ne cambino le relazioni.
- XII -
In questo momento, l'Intelligenza Rivoluzionaria e l'Arte Politica non sono solo incaricate di un compito "distruttivo".
In tal modo diventano componenti ostinate dell'Intelletto Trasversale, esse stesse attiviste artistico-politiche.
Rifunzionalizzare, socializzare, organizzare, ecco la questione.
L'importante è che le attuali pratiche artistiche politiche generino delle proposte per rifunzionalizzare le forme egemoniche di produzione dell'arte e della conoscenza.
Non si tratta più - aggiunge Gerald Raunig - di trasformare la funzione di quelli che sono i generi artistici esistenti, bensì di ricomporre politicamente dei nuovi modi di produzione e di comportamento, attraverso la cooperazione distribuita, attivandone il potenziale.
L'importante è che l'arte politica promuova la socializzazione dei mezzi di produzione in/materiali. La produzione di beni comuni, contro la divisione privatizzante di spazi e istituzioni. Allo stesso modo, ciò che conta - per coloro che agiscono nel campo culturale - è che l'arte politica trovi dei nuovi modi di organizzarsi nel processo di produzione. Anziché organizzarsi gerarchicamente, il mezzo macchinico si organizza con l'aiuto di forme trasversali di organizzazione. Ciò costituisce un movimento che consiste in un mezzo senza alcuna mediazione, in un mezzo senza alcun fine, anche nell'arte politica.
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