L’esperienza del desiderio ci accompagna in molti momenti della vita quotidiana. Pensiamo a quando, davanti allo scaffale del supermercato, tendiamo la mano verso un certo prodotto e non verso un altro; ciò che ci spinge è uno stato mentale, un sentimento, la cui intensità regola i nostri comportamenti, dai più banali fino alle decisioni cruciali dell'esistenza. Questo libro racconta la storia dell’idea che ha reso possibile lo studio scientifico e la matematizzazione del desiderio. Un’idea semplice, descritta a metà dell’Ottocento da un fisiologo poco noto, ma applicabile a tutti quegli ambiti del nostro quotidiano in cui sono in gioco le scelte, piccole o grandi che siano: dal tenere sotto controllo il nostro rapporto col cibo, al come far fruttare i nostri risparmi, fino alla nostra vita sentimentale.
( dal risvolto di copertina di: Nicola Bruno, "La legge del desiderio". Il Mulino, pagg. 144, € 13 )
Il desiderio e le sue oscure leggi
- Nicola Bruno ci conduce in una esplorazione dei meccanismi di percezione e soddisfazione. Tra film, esempi e premi Nobel -
di Paolo Legrenzi
Le persone hanno bisogni, cercano di soddisfarli, e talvolta ci riescono. Con i desideri, invece, le cose possono scapparci di mano. I ponti di Madison County(1995) è l’unico film in cui Clint Eastwood racconta una storia mettendosi dal punto di vista della protagonista: una donna incerta se continuare cinque giorni di desideri travolgenti o restare fedele al suo passato e alla famiglia. Una trama che ritroviamo in miriadi di libri e film perché un amore diventa appassionante e coinvolgente se è ostacolato o addirittura impossibile. Altre volte non siamo noi ad avere desideri, ma sono i desideri ad avere noi. Il prototipo è Relazioni pericolose, il romanzo epistolare (1782) di Choderlos de Laclos. Un complicato intrigo di scommesse, seduzioni, amori, abbandoni che finisce per sfuggire di mano a entrambi i protagonisti: il desiderio, con la sua legge, la fa da padrone. Ma c’è poi una legge del desiderio?
A questa domanda cerca di rispondere Nicola Bruno, noto studioso di percezione, esplorando i territori tra sensazioni dei corpi, desideri delle menti e cambiamenti del mondo esterno. Una storia che comincia proprio ai tempi di Choderlos de Laclos quando il matematico svizzero Bernoulli collegò persone e stati di incertezza. Immaginate di partecipare a un gioco d’azzardo. Si tratta di scegliere tra due scommesse: con la prima guadagnate 100 euro, con la seconda solo 50. La prima è però rischiosa perché la probabilità di vincere è del 40% mentre la seconda lo è meno: si vince con una probabilità dell’80%. Secondo un approccio che prescinde dalle condizioni dei giocatori, le aspettative sono identiche se ponderate l’entità dei guadagni con la probabilità di ottenerli (40% di 100 = 80% di 50). In effetti le due scommesse, se giocate infinite volte, fanno guadagnare la stessa quantità di denaro. Se però l’occasione è unica e irripetibile, come quando la seduzione si trasforma in passione anche contro la nostra volontà, entra in campo il profilo del giocatore. Bernoulli scrisse, ad esempio, che una vincita di 10 ducati per chi ne possiede in totale 20 corrisponde al 50% dei suoi averi. Costui preferirà non rischiare rispetto al ricco che ne possiede mille perché una perdita sarà per lui drammatica e dolorosa mentre per il ricco si tratta soltanto di un impercettibile 1% del suo patrimonio. Per il ricco la vittoria è meno desiderabile: quanto più grande è il patrimonio di partenza di una persona, tanto maggiore dovrà essere l’entità della vittoria perché si avverta un incremento di benessere. Questa osservazione di Bernoulli anticipa la legge dell’utilità marginale decrescente degli economisti. Uno studioso dei piaceri minuscoli come Philippe Delerm, nel suo libro Il primo sorso di birra, trae conclusioni più generali sulla natura del desiderio dall’osservazione che il primo sorso di birra è l’unico che conti davvero. Al limite, il culmine si tocca ancor prima, quando ci si immagina il piacere che si proverà al primo sorso di birra.
Un secolo dopo Bernoulli la matematizzazione del desiderio fa un passo avanti perché si scopre la relazione tra stati del mondo e sensazioni: dal funzionamento delle menti dei giocatori a quello dei corpi che entrano in contatto con il mondo. Anche qui un esempio può dare l’idea. Prendete con una mano una scatola che contiene 100 chiodi, ognuno dei quali pesa un grammo, e con l’altra mano una scatola con 101 di questi chiodi. Non sentite alcuna differenza. Se però i chiodi sono 102, allora vi accorgete che una scatola è più pesante dell’altra. Se i chiodi sono mille, per accorgersi della differenza bisogna aggiungere venti chiodi: proprio come nel caso del ricco e del povero alle prese con la desiderabilità delle due scommesse. L’incremento che permette di distinguere tra i pesi cresce in termini assoluti da 2 a 20 grammi, ma rimane costante in rapporto al peso di partenza: sempre il 2%. A partire da questa regolarità, che vale per tutti gli organi di senso, nacque la psicofisica, la disciplina alla base della nascita delle scienze cognitive e delle neuroscienze e, come ci mostra Nicola Bruno, di tante delle tecnologie che caratterizzano il mondo contemporaneo.
Il problema dei rapporti tra stimoli fisici e sensazioni dei corpi si fonderà con quello dei cambiamenti degli stati mentali all’interno della teoria della decisione e del benessere percepito messa a punto dagli psicologi israelo-statunitensi Amos Tversky e Daniel Kahneman. Solo quest’ultimo si vedrà attribuire nel 2002 il premio Nobel dell’economia (non c’è per la psicologia) essendo il collega e amico prematuramente scomparso. Tversky non poté così vedere gli altri premi Nobel assegnati a chi ha lavorato, come racconta Nicola Bruno, sulla loro scia studiando un’ampia gamma di comportamenti di scelta: dall’acquisto di prodotti e servizi alle decisioni politiche, dalle scelte di risparmio a quelle di investimento, dalle interazioni sociali alla sfera sessuale. La fine del libro coincide con la fine del percorso segnato dai tentativi di matematizzazione dei desideri nei contesti in cui sono le persone ad averli. Resta il mistero dei casi in cui sono i desideri ad avere noi, come nelle Relazioni pericolose nella storia raccontata dal regista spagnolo Pedro Almodóvar ne La legge del desiderio (1987). Un film in cui il triangolo amoroso tra i protagonisti li travolge fino a scelte estreme.
- Paolo Legrenzi - Pubblicato su Domenica del 20/8/2023 -
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