mercoledì 10 gennaio 2024

Scavando…

Settembre 1963
«Le parole arrivano senza che io le cerchi, ovvero, al contrario, richiedono un'estrema tensione, non uno sforzo, bensì proprio una tensione, in modo da poter essere così accuratamente adattate alla rappresentazione mentale. Quanto al ritmo della frase, su di essa io non ci lavoro, lo ascolto in sé, mi limito solo a trascriverlo. Le mie bozze - lavoro su fogli di carta, con matite a punta fine - sono tutte piene di cancellature - ma questo dipende anche dai testi che annoto, dalle aggiunte che faccio, dalle parole scritte sopra le altre, dagli spostamenti delle frasi e dei paragrafi» (p. 119-120).

«Ben presto, perciò, i libri hanno cominciato a costituire e a formare il territorio della mia immaginazione, del mio proiettarmi nelle storie, e in mondi che non conoscevo. Poi, più tardi, in quei libri ho trovato il manuale di istruzioni per la vita, un manuale di istruzioni del quale mi sono fidata assai più del discorso della scuola e dei miei genitori. Così ho finito per pensare che la realtà e la verità si trovassero nei libri, nella letteratura» (p. 164).

«Chiunque abbia letto "Il posto", lo sa fino a che punto io riconduca la morte improvvisa di mio padre, avvenuta nel 1967, a questa mia riattivazione della memoria, a questo aver ripristinato la mia memoria repressa, a questo ritorno alla mia storia e a quella dei miei antenati. Allo stesso tempo, in quello stesso momento, ho preso coscienza della mia trasformazione a causa della cultura e del mondo borghese, cui mi aveva condotto il mio matrimonio» (p. 166).

Annie Ernaux, da "La scrittura come un coltello, e altri testi".

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