giovedì 18 gennaio 2024

Sul fascismo storico e sul nuovo estremismo di destra

Diversamente dal cliché liberale - secondo il quale il fascismo sarebbe un impulso antisociale che si manifesta nel momento in cui la vigilanza democratica si allenta - Max Horkheimer colloca il fascismo, mettendolo non al di fuori della democrazia ma ritendendolo parte integrante della società capitalista: «Chi non vuole parlare del capitalismo, bisogna che taccia anche sul fascismo». In questo libro, Roswitha Scholz e Robert Kurz svolgono un importante studio teorico di quello che è un contesto sistemico comune tanto alla democrazia quanto al fascismo, dimostrando che entrambi rappresentano, ciascuno un momento distinto di quello che costituisce un solo e unico processo storico che serve a imporre la «socializzazione attraverso e per mezzo del valore», vale a dire, l'imposizione delle forme della merce, del denaro e del capitale, sia nelle nazioni pienamente integrate che nelle nazioni che sono in ritardo rispetto al mercato globale.

Tuttavia, il nuovo estremismo di destra non ha nulla in comune con i fascismi storici della fase ascendente del capitalismo, ed è un fenomeno qualitativamente nuovo. Del tutto privo della capacità di formare un progetto sociale e politico globale, esso è la dimostrazione della dissoluzione della democrazia e dell'approfondirsi della crisi strutturale, e testimonia inoltre il fatto che stiamo vivendo in una società ormai priva di futuro. Ragion per cui, il cittadino che si aggrappa alla difesa democratica delle libertà economiche, ora deve convivere con il fratello "neofascista", il quale vuole imporsi sul comune terreno concorrenziale, usando tutte le armi possibili, comprese quelle da fuoco.

Il terreno della democrazia vittoriosa, legata all'economia di mercato, si sta rivelando un deserto desolante, ed è proprio su questo terreno che si sta sviluppando il nuovo estremismo di destra. L'io democratico dell'individuo astratto nel mondo delle merci, sperimenta drammaticamente la sua "nullità" di fronte ai criteri ciechi del sistema di produzione delle merci, il quale smentisce questo "io" e lo fa proprio nel momento in cui la libertà - con la caduta dell'URSS - sembrava ottenere la sua ultima e più grande vittoria. In realtà, invece, la libertà democratica si sta rivelando come un vuoto, tanto assoluto quanto vorace. Come Saturno, il totalitarismo democratico dell'economia di mercato divora i propri figli. La logica di dominio interna al sistema democratico di mercato viene esternata in maniera repressiva, e come reazione non genera però alcuna nuova critica emancipatrice; ma piuttosto costituisce un'eco assassina di sé stessa. In questo senso, la democrazia e l'estremismo di destra vanno d'accordo come fossero dei gemelli siamesi, legati internamente dal flusso sanguigno del processo di valorizzazione astratta e dai suoi taciti vincoli.

Arrivati, come siamo, al crepuscolo del processo di modernizzazione, ogni democrazia genera, per legge logica, il nuovo estremismo di destra in una qualche sua variante, come reazione immanente. La maschera ipocrita del liberalismo ci invita a colpire a tre riprese; ma quello che colpisce con cieca follia è sempre il pugno della stessa strana entità feticcio. A metà degli anni Novanta - riprendendo la famosa conferenza di Theodor W. Adorno sul "nuovo estremismo di destra" di vent'anni prima - Robert Kurz scrisse un saggio acuto, feroce e preveggente sul futuro della società globale in crisi, e che è ora sotto i nostri occhi: l'ascesa di una nuova estrema destra globale e delle sue ideologie di crisi, la diffusione di uno stato di emergenza permanente e la proliferazione di regimi autoritari, illiberali e di gestione del disastro.

(dalla quarta di copertina di: Robert Kurz & Roswitha Scholz, "Quand la démocratie dévore ses enfants. Remarques sur le nouvel extrémisme de droite". Éditions Crise & Critique)

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