lunedì 29 gennaio 2024

Il Canale della Crisi

Il Medio Oriente sull'orlo di una grande guerra?
Minaccia di un'ulteriore escalation dopo gli attacchi degli Stati Uniti e degli alleati contro le postazioni Houthi
  di Tomasz Konicz 

In Medio oriente, il 12 gennaio si è aperto un nuovo fronte: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno attaccato le posizioni della milizia sciita Houthi, alleata dell'Iran nello Yemen, che da settimane sta interrompendo con successo quella che è una delle rotte marittime più importanti del mondo. Inoltre, la milizia sciita ha cercato più volte di attaccare Israele, facendo uso di sciami di droni, e di razzi. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dopo aver parlato di attacchi «andati a segno», hanno detto che «non avrebbero tollerato» ulteriori interruzioni della navigazione nel Mar Rosso. Da parte loro. gli Houthi hanno immediatamente annunciato rappresaglie, minacciando Washington e Londra, che avrebbero pagato «a caro prezzo» per gli attacchi.

In effetti, con i loro attacchi alle navi mercantili, gli alleati yemeniti dell'Iran hanno saputo colpire un punto sensibile. La rotta marittima che attraversa il Mar Rosso e il Canale di Suez, e che collega l'Europa ai combustibili fossili della regione del Golfo e alla fabbrica globale in Estremo Oriente, dopo diversi attacchi da parte degli Houthi, ha smesso di essere una rotta sicura. Gran parte di quello che costituisce il volume del commercio viene ora deviato, a caro prezzo, verso il Capo di Buona Speranza, facendo crollare di oltre il 50% il movimento delle merci attraverso il Canale di Suez. Tutto questo, mentre aumentano a dismisura i tempi e i costi di trasporto.

Queste manovre di disturbo contro le già fragili rotte commerciali globali, rappresentano un nuovo momento negli scontri regionali innescati il 7 ottobre dalla campagna di omicidi di massa di Hamas nel sud di Israele. In realtà, gli Stati Uniti, Israele e Iran stanno combattendo una guerra informale a bassa intensità, nella quale Teheran sta lasciando agire i propri alleati, in modo da evitare così lo scontro diretto. Ora, in Iran e in Siria, le milizie sciite stanno attaccando regolarmente le basi statunitensi con droni o missili, mentre gli Stati Uniti bombardano sporadicamente le basi sciite. Tuttavia, il maggior potenziale di escalation si trova in Libano, dove Hezbollah è quotidianamente impegnato in uno scambio di colpi con l'esercito israeliano su base giornaliera. La milizia sciita libanese viene considerata l'avversario più potente ai confini di Israele, disponendo di un gigantesco e moderno arsenale di armi, di truppe altamente motivate e molto ben addestrate, oltre ad avere un vasto sistema di tunnel e bunker nel sud del Libano.

Fino a questo momento, tutti gli attori sono riusciti a evitare un'escalation che porterebbe a un conflitto diretto, in una guerra su larga scala nella regione. Tuttavia, con il protrarsi della guerra, questo sembra essere sempre più difficile, non solo nel Mar Rosso, ma soprattutto nel nord di Israele e nel sud del Libano. Israele sembra trovarsi ancora assai lontano dal suo legittimo obiettivo bellico di eliminare Hamas; e questo mentre nel frattempo i costi umanitari di una tale campagna stanno già raggiungendo delle proporzioni catastrofiche. Le unità dell'esercito israeliano, stanno subendo delle pesanti perdite, e sono costrette a ritirarsi da alcune zone della Striscia di Gaza. Il governo israeliano di estrema destra, i cui fallimenti nella politica di sicurezza hanno reso possibile l'offensiva terroristica di Hamas, prevede pubblicamente che la guerra durerà a lungo. Pertanto, quello che sembra perciò diventare sempre più probabile, è uno scontro diretto tra Israele, Stati Uniti e Iran, dal momento che, a un certo punto, la gestione diplomatica della crisi, attualmente in corso dietro le quinte, dovrà raggiungere i suoi limiti.

In ogni caso, questo conflitto regionale, che è sul punto di aggravarsi, costituisce tuttavia solo un episodio delle crescenti controversie, causate dalla crisi, tra gli Stati tardo-capitalisti. Gli Stati Uniti stanno cercando di mantenere la propria posizione egemonica – e la posizione del dollaro come valuta di riserva mondiale – a qualsiasi prezzo, compreso quello militare, nel mentre che molte grandi e medie potenze (come la Turchia o l'Iran) vogliono sfruttare, ai fini delle proprie ambizioni geopolitiche, l'erosione strisciante del potere di Washington. La Russia, in particolare, sembra avere interesse che ci sia un'escalation in Medio Oriente, dal momento che questo priverebbe l'Ucraina di quelle risorse occidentali necessarie nella sua lotta difensiva. In tutto questo, appare chiara la tendenza globale: quanto più le ripercussioni economiche ed ecologiche della crisi globale del capitale colpiranno gli Stati, tanto maggiore ci sarà una spinta, da parte loro, a cercare di compensare, attraverso l'espansione esterna, quelle che sono le loro crescenti contraddizioni interne.

- Tomasz Konicz -  Pubblicato il 16/1/2024 su AK analyse & kritik Zeitung für linke Debatte & Praxis

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