«Sebbene l'utopista veda gli effetti della società attuale (infatti, Marx elogia con rispetto alcuni dei maestri del pensiero utopico), il suo errore sta nel dedurre la forma della società futura, non da una concatenazione di processi reali che collegano il corso del passato a quello del futuro, non dalla realtà naturale e sociale, ma piuttosto a partire dalla propria testa, vale a dire, dalla ragione umana. L'utopista ritiene che la meta del percorso della società consista nella vittoria di alcuni principi generali che sono innati nello spirito umano. Che questi principi, che siano stati infusi da un dio creatore o scoperti dalla critica filosofica introspettiva, sono degli ideologismi dai mille nomi: Giustizia, Uguaglianza, Libertà e così via; i quali vanno a costituire i colori della tavolozza laddove l'idealista socialista intinge i suoi pennelli per dipingere il mondo di domani, così come esso dovrebbe essere».
(Amadeo Bordiga - in "The Science and Passion of Communism: Selected Writings of Amadeo Bordiga (1912-1965)", a cura di Pietro Basso. p.453)
«Non importa in che direzione ci si muova. Si passa sempre attraverso la medesima stanza intonacata dello stesso bianco sporco. Ci sono sempre gli stessi tavoli di legno, con le loro cromature. I vostri luoghi di lavoro sono costituiti da magazzini, uffici, cantieri. Non importa. Sono tutte solo delle scatole vuote piene di persone che si muovono trascinando i propri piedi, che lasciano come la striscia di una lenta speranza scura come il sangue. quel genere di scia che lasciano gli animali cacciati. E come ogni cosa che fugge, cerchiamo un rifugio dovunque capita. E così, torni a casa, in quell'unico seminterrato o nell'unico monolocale che ti puoi permettere in questa luminosa e maledetta città che è sempre una città costruita per qualche ricco - sei ancora impregnato della soffice lucentezza della vetroresina del tuo posto di lavoro, oppure avvolto nel morbido dolore di una giornata trascorsa ingobbito sulla scrivania, sul bancone, sui letti di pazienti terminali scossi dalla lenta agonia di una vita che viene loro strappata via come se fossere radici profonde estratte da un terreno allentato - ed ecco che a un tratto in una delle App vedi qualcosa che ti sembra un balsamo, così la provi. In casa hai un proiettore economico, e così proietti in loop su quella parete biancastra un video: si tratta dell'immagine di una finestra e, al di là di essa, la pioggia che cade dolcemente sulla chioma di una foresta verde, gli alberi che fremono e vibrano insieme al terribile torrente verde della vita reale; il suono che si sente nei tuoi piccoli altoparlanti, come se si trattasse di una pioggia vera, e sulla tua pelle senti una triste consolazione, quasi come una sensazione reale, in quel momento in cui tocchi con la mano la scena, e non senti nulla sotto le dita. Solo lo stucco sul cartongesso, biancastro».
- da: PHIL A. NEEL & NICK CHAVEZ, "Forest and Factory The Science and the Fiction of Communism". Endnotes -
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