Quando Penny Dahl chiama l'agenzia Finders Keepers nella speranza che possano aiutarla a ritrovare la sua figlia scomparsa, Holly Gibney è restia ad accettare il caso. Il suo socio, Pete, ha il Covid. Sua madre, con cui ha sempre avuto una relazione complicata, è appena morta. E Holly dovrebbe essere in ferie. Ma c'è qualcosa nella voce della signora Dahl che le impedisce di dirle di no. A pochi isolati di distanza dal punto in cui è scomparsa Bonnie Dahl, vivono Rodney ed Emily Harris. Sono il ritratto della rispettabilità borghese: ottuagenari, sposati da una vita, professori universitari emeriti. Ma nello scantinato della loro casetta ordinata e piena di libri nascondono un orrendo segreto, che potrebbe avere a che fare con la scomparsa di Bonnie. È quasi impossibile smascherare il loro piano criminale: i due vecchietti sono scaltri, sono pazienti. E sono spietati. Holly dovrà fare appello a tutto il suo talento per superare in velocità e astuzia i due professori e le loro menti perversamente contorte.
(dal risvolto di copertina di: Stephen King, "Holly", traduzione di Luca Briasco. Sperling & Kupfer, pp.528, €21,90)
Holly combatte l’oscurità come può, con intelligenza e amore
- di Loredana Lipperini -
Non tutti i kinghiani amano Holly Gibney, ma Stephen King se ne è innamorato subito, da quando, nel 2014, la fa apparire in Mr.Mercedes. Inizialmente è una figura sullo sfondo: una donna non giovane con gravi fragilità psicologiche che fuma come una di. ciminiera, dimentica di prendere le pillole per stabilizzare l'umore, è ombrosa e sfuggente. Ma, sì scoprirà in quello stesso romanzo, ha una formidabile cultura cinematografica, un'intelligenza affilatissima, ed è, per definizione dello stesso King, «una maga del computer». Anche a trilogia conclusa, Holly non è uscita di scena: è stata protagonista di The Outsider e del racconto lungo "Se scorre il sangue". Infine, il nuovo romanzo di Stephen King, che in esce contemporanea mondiale il 5 settembre (in Italia per Sperling&Kupfer con la traduzione di Luca Briasco), è tutto suo, fin dal titolo, Holly. Non tutti i kinghiani amano Holly Gibney, si diceva: ed è un peccato. Perché negli ultimi nove anni King ha fatto di lei la sua Roland Deschain, ovviamente con i distinguo del caso. In modo diverso, Holly è un'eroina sghemba, agitata da insicurezze e paure, pronta a venir ricacciata negli anni oscuri dell'adolescenza in cui veniva schernita con il soprannome di Farfuglia. Ma anche il pistolero Roland, votato alla ricerca della Torre Nera, è un eroe imperfetto e prigioniero di un'ossessione a cui sacrifica anche le persone che gli sono vicine: King, all'epoca, lo ha concepito come l'unica versione possibile dell'eroe dei nostri tempi. Poi ha creato un'eroina fuori da ogni canone: una donna, intanto, e di mezza età, che indossa pantaloni cargo e soffre di ipocondria. Ma che cammina sulla stessa via luminosa dove si prova a fare il bene, e che ha, come Roland, un suo ka-tet, un gruppo di sodali. Prima Bill Hodges, detective che morirà alla fine della trilogia di Mr. Mercedes, e poi Jerome Robinson, il ragazzo che conosce nel primo romanzo, e da "Se scorre il sangue" Barbara Robinson, la sorella minore di Jerome. Una donna che combatte l'oscurità come può, ovvero con l'intelligenza e l’amore.
Detto questo, Holly è un romanzo potente soprattutto nella costruzione dei villain: non c'è traccia di soprannaturale nella storia, e questa volta Gibney non dovrà affrontare un mostro con la capacità di trasferirsi nei corpi degli altri o di influenzare le menti altrui, come Brady Hartfield nella trilogia di Mr.Mercedes, il mutaforma El Coco di The Outsider o il suo affine, il Chet Ondowsky di Se scorre il sangue. Quelle creature, anzi, sono nate come antidoto. Come ha dichiarato King in un'intervista radiofonica, «Mi interessava esplorare l'idea del male che viene da fuori. Trovo confortante pensare che ci possa essere del male che non proviene necessariamente dal cuore e dalla mente degli uomini». Qui, invece, il male è completamente umano. Non si tratta di spoiler, perché già dalle prime pagine sappiamo che c'è una coppia di anziani professori, Roddy ed Emily Harris, che ciclicamente rapisce giovani persone e le imprigiona in una gabbia nel seminterrato. Si tace sullo scopo ma non sulle motivazioni di King, che alla fine del romanzo affida ai pensieri di Holly quella che è la sua idea sul mondo: «Roddy ed Emily Harris erano ancora peggiori. Perché? Semplice: perché non c'era niente di soprannaturale in loro. Perché non era possibile affermare che il male che avevano commesso provenisse dall'esterno e trarre conforto dall'idea che se fuori di noi albergano forze maligne, esistono sicuramente anche forze votate al bene. Il male commesso dagli Harris è stato al tempo stesso prosaico e stravagante, come quando una madre impazzita infila il figlio neonato nel forno a microonde perché non la smette di piangere, o quando un ragazzino di dodici anni armato di fucile ammazza cinque o sei compagni di classe».
Holly, dunque, si trova a indagare sulla scomparsa di una giovane donna, e prima di avvicinarsi agli Harris incontra l'umanità smarrita della pandemia: siamo nel luglio del 2021, ci si saluta ancora dandosi il gomito e si indossa la mascherina. Non tutti, però: e qui King prende una netta posizione contro il suo villain del mondo reale, Donald Trump, raccontando di quanto le convinzioni di molti di coloro che negavano l'esistenza del virus fossero state influenzate dalle parole del 45° presidente degli Stati Uniti. C'è chi si ammala e c'è chi muore, nel romanzo, e il Covid prende molta della scena disponibile: nella post-fazione, King spiega di avere attribuito a Holly posizioni favorevoli ai vaccini, ma aggiunge: «mi piace pensare che, se avessi scelto un personaggio contrario ai vaccini come protagonista o almeno come coprotagonista, avrei rappresentato in modo corretto le sue idee» Perché osservare e narrare il dolore e anche l'orrore quotidiano è sempre stato al centro di ogni sua opera.
- Loredana Lipperini - Pubblicato su Tutto Libri del 2/9/2023
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