giovedì 19 ottobre 2023

Morris & Moishe: una Tesi scritta a mano...

Eingeschrieben Erfhahrung
- La tesi di laurea di Moishe Postone tra Germania e America -
di Zarin Aschrafi  [*]

Nel lascito del teorico sociale di Moishe Postone (1942-2018), tra i molti testi, c'è anche una pila di fogli sulla quale si può leggere un documento di circa 400 pagine, per lo più scritto a mano, in inglese. Per quanto non sia ordinato, tuttavia la numerazione delle pagine ci dà un'indicazione di quanto il suo carattere sia coerente. A un esame più attento, questa pila di fogli rappresenta un pensiero in progresso ovviamente più lento nel tempo di quello che è avvenuto nel suo autore. Su quasi tutte le pagine ci sono cancellazioni, inserimenti e sostituzioni. Il manoscritto in questione è chiaro nei suoi propositi fin dalle prime due pagine, dove un indice in più parti ci annuncia la tesi di Postone. È stato pubblicato nel 1983 in una versione dattiloscritta con il titolo "Il presente come necessità. Verso una reinterpretazione della Critica del lavoro e del tempo in Marx", presentato all'Università di Francoforte, al Dipartimento di Scienze Sociali, ed è stato discusso, con distinzione, poco tempo dopo. Tuttavia, ci sarebbe voluto almeno un altro decennio prima che l'opera venisse ri-titolata come "Time, Labor and Social Domination. A Reinterpretation of Marx's Critical Theory", e venisse pubblicata dalla Cambridge University Press, nel 1993. La versione stampata, non differiva solo nella forma e nello stile. Per tutto il lungo periodo della sua revisione, l'autore aveva anche tenuto conto degli sviluppi storici relativi al periodo tra il 1989 e il 1991, aggiungendo anche un capitolo a quella che era stata la presentazione della sua tesi. Mentre la storia della pubblicazione e della ricezione di Moishe Postone - storicamente rilevante e scientificamente significativa - può ora essere raccontata per mezzo del libro, il manoscritto conserva invece un'altra storia. E questa storia è personale - ma non privata - dal momento che essa esemplifica l'intreccio tra lavoro ed esperienza individuale. Nel manoscritto del suo lascito - si potrebbe scoprire - ci sono questi due aspetti relativi al formarsi della conoscenza, ed essi si materializzano davanti ai nostri occhi in modo quasi ideal-tipico. La genesi dell'opera risale ai primi anni '70 della Repubblica Federale di Germania. Nel 1973, Morris Postone, un cittadino canadese di 31 anni di Chicago, si iscrisse come studente di dottorato all'Università di Francoforte per studiare l'opera di Karl Marx. Il suo supervisore di dottorato Gerhard Meyer (1903-1973), esule dalla Germania, aveva raccomandato al suo studente questo soggiorno all'estero: per farlo, avrebbe dovuto imparare la lingua tedesca, in modo di poter essere in grado di leggere e comprendere gli scritti di Marx nella lingua originale. Inoltre, a Meyer, in termini di livello dei dibattiti accademici su Marx, sembrava che si sarebbe trovato in una situazione migliore nella Repubblica Federale Tedesca di quanto si trovasse negli Stati Uniti. Sebbene Postone conoscesse bene sia la teoria di Marx che la sua ricezione, egli aveva frequentato dei corsi su Hegel e Marx a Chicago, con Hannah Arendt. Era stato anche coinvolto nel movimento studentesco americano. Ciononostante, egli seguì il consiglio del suo insegnante. Nella sua valigia per la Germania, aveva già con sé un primo, ancora provvisorio abbozzo del suo progetto scientifico: Postone intendeva occuparsi dell'opera tarda di Karl Marx; più precisamente del suo saggio del 1857/58, "Grundrisse der Kritik der politische Ökonomie" (Lineamenti della critica dell'economia politica). La lettura di questo libro lo aveva affascinato e irritato in egual misura. Le categorie centrali sviluppate da Marx - come il lavoro, il capitale e il mercato - non erano state adeguatamente comprese nel marxismo. Marx considerava le categorie, vedendole come espressioni storiche specifiche delle formazioni sociali, vale a dire, non come se fossero delle determinanti sovra-storiche, secondo quella che era l'ipotesi iniziale di Postone, alla quale aveva aderito durante tutto il processo della sua ricerca. Con questa distanza critica da quello che chiamava "marxismo tradizionale", lo studente di Chicago arrivò negli ambiti della Repubblica Federale di Germania. La decisione di andare in Germania non era stata facile per Moishe Postone. La maggior parte della sua famiglia era stata uccisa dai nazisti. Suo padre - un rabbino che alla fine si era salvata grazie a un visto canadese - aveva lasciato la sua città natale in Lituania poco prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, e quindi era sfuggito allo sterminio da parte dei tedeschi nel modo più fortunato che si potesse immaginare. Anni dopo, Postone confessò ad alcuni dei suoi amici più stretti di essersi rammaricato che Marx non avesse scritto «in francese».

Dopo un corso di lingua di dieci mesi a Monaco di Baviera, proprio all'inizio del suo soggiorno nel 1972/73, Postone venne collocato dall'Associazione degli studenti ebrei in un appartamento condiviso a Francoforte. «Ho scelto Frankfurt», spiega nel corso di una conversazione che probabilmente ebbe luogo nel 1978, o nel 1979, «perché pensavo che fosse più vicina all'Occidente, allora la mia idea era quella che sarei scappato in Occidente a ogni fine settimana, o in Francia, oppure in Olanda». Postone, tuttavia, rimase a Francoforte. E vi rimase anche dopo la morte di Gerhard Meyer, avvenuta a Chicago nel 1973. Trovò un secondo mentore nel politologo di Francoforte, ed esperto di Marx, Irving Fetscher, il quale era disposto a continuare ad accompagnarlo nell'argomentazione e nelle questioni fondamentali del progetto che aveva iniziato. La decisione di Postone di trasferirsi a Francoforte era dovuta non da ultimo al fatto che si era integrato in un ambiente politico accademico di sinistra; ambiente che era anche ebraico. Per anni ha condiviso un appartamento con lo studente di matematica Amichai Dreyfuss e, per un breve periodo, con Dan Diner e Cilly Kugelmann. Con l'arrivo di Postone, questo appartamento condiviso nel "famigerato" Kettenhofweg nel Westend di Francoforte – che un tempo era stata anche la strada residenziale di Theodor W. Adorno – era diventato un noto luogo di incontro, dove si svolgevano intense discussioni e e avevano avuto inizio molte conoscenze personali tra americani, tedeschi ed ebrei. Inoltre, era stato il contesto accademico – seminari, colloqui e discussioni – a determinare gli interessi scientifici e politici di Postone, e a far sì che egli contribuisse ad essi, con la sua voce, con sempre maggiore sicurezza. Ad esempio, pubblica diversi articoli sugli attuali dibattiti teorici sulla crisi, da un punto di vista marxista, e sul rapporto tra politica ed economia. Nei suoi articoli, Postone utilizza con acume teorico sia le tesi di Friedrich Pollock sul capitalismo di Stato che il pessimismo storico-filosofico di Max Horkheimer degli anni '40, ed è qui - negli interventi politici così come nelle revisioni della storia della scienza - che fa riferimento anche ai limiti della conoscenza di questi "marxisti tradizionali": nelle loro analisi del nazionalsocialismo, Pollock e Horkheimer sono partiti dalle condizioni di mercato e dai cambiamenti nella produzione, e nella circolazione. Secondo Postone, non era possibile per loro spiegare le nuove contraddizioni che si erano venute a creare; come l'abolizione del mercato e della proprietà privata nelle condizioni capitalistiche ancora esistenti. A partire da questo approccio, l'argomentazione di Postone si sposta da una critica del mercato e dei suoi meccanismi (distributivi) verso una visione critica della categoria stessa del lavoro, che viene messa in relazione con i fattori del "tempo" e del "valore", e pertanto viene così analizzato al di là di un dualismo schematico tra capitalismo e socialismo. Soprattutto, Postone però non intendeva queste categorie in termini economici, ma – mediandole da Marx – le vedeva piuttosto come espressione di relazioni sociali che dovevano essere determinate nella loro specificità storica. Esse erano pertanto caratterizzate da un "doppio carattere": hanno una forma astratta (ad esempio il denaro) e una forma concreta, spesso reificata, di apparenza (ad esempio la merce). Questa intuizione teorica, ha finito per affinare l'analisi di Postone del nazionalsocialismo, al cui centro è stato posto l'antisemitismo eliminatorio. Così, nel suo articolo "Nazionalsocialismo e antisemitismo" - pubblicato per la prima volta nel 1979 e in seguito ristampato più volte fino a diventare famoso - sostiene che l'anticapitalismo del nazionalsocialismo – che si pretendeva che fosse stata una "rivolta" - non era contro l'essenza del capitalismo in sé, quanto piuttosto contro quella che ne era solo la sua manifestazione astratta. Mentre il capitale e la produzione industriale, così come la tecnologia moderna, erano manifestazioni concrete delle relazioni sociali, e sotto il nazionalsocialismo erano state ipostatizzate, naturalizzate e feticizzate - sosteneva Postone - il capitale finanziario, "senza radici" e "parassitario", che veniva equiparato agli ebrei, doveva invece essere annientato, in quanto costituiva, come loro, una dimensione astratta.

Dopo che ebbe completato la sua tesi, più volte Postone cercò invano di trovare un editore tedesco per stamparla. Più e più volte, come mostra la corrispondenza di quel periodo, egli ha sottolineato che: «I think it belongs in the discussion in the BRD» [Penso che essa faccia parte del dibattito che è in corso nella Repubblica Federale Tedesca]. Con questo, tuttavia, Postone non intendeva dire che la sua opera dovesse essere intesa solo come un contributo alle discussioni in corso nella Repubblica Federale. Ma piuttosto, voleva soprattutto sottolineare che si trattava di preservare quella che era stata un'esperienza tedesca, un'esperienza nella quale era inclusa l'intuizione riflessiva di Postone. Così, quando presentò il suo manoscritto, insistette per un piccolo ma significativo cambiamento: non voleva più presentare l'opera – nemmeno formalmente – con il suo nome di battesimo "Morris", il quale avrebbe neutralizzato le sue origini. Invece, avrebbe decisamente preferito quello che era diventato il suo soprannome ebraicizzato, "Moishe". Questo nome, Moishe Postone, avrebbe rappresentato due cose: la partecipazione intellettuale e la distanza critica dai dibattiti tedeschi degli anni '70. Entrambe le cose si erano concretizzate nella sua dissertazione scritta a mano.

- Zarin Aschrafi [*] - Pubblicato il 26/3/2023 su Mimeo -


[*] -Zarin Aschrafi è ricercatrice associata presso l'Università di Lipsia, e ricercatrice affiliata al Dubnow Institute, dove è stata dottoranda da ottobre 2016 a settembre 2022. La sua ricerca si concentra sulla storia degli ebrei in Germania. Attualmente sta scrivendo la biografia collettiva di un gruppo di intellettuali ebrei, i cui membri appartenevano alla cosiddetta seconda generazione di ebrei nella Germania del dopoguerra, i quali nel 1986 hanno pubblicato la rivista "Babilonia. Contributi al Jewish Present"

fonte: Mimeo. Blog der Doktorandinnen un Doktoranden am Dubnow-Institut

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