Nata nel 1952, Urania è stata la collana editoriale che ha fatto conoscere la fantascienza agli italiani. Milioni di persone si sono tuffate nelle storie di mondi immaginari e di avventure che hanno acceso la fantasia dei più giovani. Tra questi il futuro scrittore Michele Mari che, anni dopo, ha rievocato quelle esperienze in un racconto. Proponiamo oggi quel testo arricchito dalle fotografie ai libri della collezione di Mari, realizzate in collaborazione con Stefano Graziani, e da un approfondimento di Luca Pitoni sulla storia grafica della collana, caratterizzata dall’iconico cerchio rosso in copertina. Nata nell’atmosfera fervida della redazione Mondadori degli anni del boom economico, Urania è una collana che ha contribuito a costruire nell’immaginario collettivo l’idea di fantascienza come la conosciamo oggi.
(dal risvolto di copertina di: Michele Mari, "Le copertine di Urania". Humboldt Books, pp. 74, 17 € )
Ogni volta che il nonno apriva un “Urania” avevo il terrore che un Mostro ci maciullasse
- di Michele Mari -
Forse il sogno più dolce della mia vita fu quando Robert Louis Stevenson venne a chiedermi se potevo prestargli un po’ dei miei Urania. «Dovrei prima chiedere al nonno, erano suoi» risposi, ma già le sue lunghe dita accarezzavano il n. 17, già sapevo che quel numero sarebbe finito in Polinesia. E disse: «Il nonno è d’accordo, ci ho già parlato io», e mai come in quel momento io mi sentii sfiorato dalla grazia.
Scheda tecnica. Urania nasce il 10 ottobre 1952 con «Le sabbie di Marte» di Arthur Clarke (trad. di Maria Gallone); la copertina – dove un riquadro inscrive il marchio «I romanzi di Urania» – è di C. Caesar, rilevato nel corso del 1957 da Carlo Jacono. Nel 1958 mutano il marchio («Urania. La più famosa collana di fantascienza») e il colore della costa (da bianca a rossa). Del 1960 è la prima copertina di Karel Thole, che illustrerà la collana per oltre trent’anni (con rare incursioni di Ferenc Pinter). Nel 1962 (gennaio) il formato si riduce da cm 20 x 13.7 a cm 18.9 x 12.9 e (maggio) la costa ritorna bianca (all’infuori di un tassello variamente colorato): contestualmente, il marchio viene a cadere in un rombo, omocromo al tassello. Nel 1964 l’illustrazione, da quadrangolare, si fa tonda (un profilino rosso la cerchia); scompare il tassello. Nel 1967 muore il rombo; libera da geometria, l’insegna si concentra nel semplice «Urania»; una linea rossa la separa dall’immagine: in questa versione gli Urania perdurano tuttora (1995). E dunque, in sequenza di aura e pregio crescenti: «i tondi», «i tondi col rombo», «i rombi», «i rossi piccoli», «i rossi grandi», «i bianchi vecchi», «il numero 1» . [...]
Il piccino che ancor non sa leggere vede quei libri sottili nelle mani del nonno (quella ininterrotta serie di libri) e ne deduce una sua idea di periglio: nell’avo intuendo un sacerdote sciamano, nei libri una iniziatica clavis a orrendi e pur solenni Misteri. Se il nonno impunemente maneggia tutti quei mostri effigiati – è l’ammirata scoperta del suo cervellino – avrà stipulato con essi un accordo (accordarsi coi Mostri!), povero nonno, grandissimo nonno, costretto a non sbagliare mai nulla, il più piccolo errore e i Mostri saranno spietati con lui, con la nonna, con il nipotino che passa tutte le domeniche da loro, un solo risucchio, una maciullazione immediata. Allora, mentre il nonno legge uno di quei libri, il piccino lo scruta da lungi, simula un gioco dei suoi ma il ruolo di testimone lo investe, povero nonno, quali strazi sta soffrendo per noi, tutto bene nonno? La lettura sta riuscendo? E strisciare a qualche metro da lui senza farsi notare, piegare il collo per sbirciare ancora quelle forme d’incubo, dirsi che il nonno è al loro cospetto, sembra lì seduto ma è da loro, chissà in quale punto cieco dell’universo infinito.
Curatela: 1952 G. Monicelli, 1962 C. Fruttero, 1964 C. Fruttero e F. Lucentini, 1981 G. Montanari, 1990 G. Lippi.
Direzione responsabile: 1952 G. Marchiori, 1961 E. Pagliara, 1966 A. Tedeschi, 1979 A. Polillo, 1984 L. Grimaldi, 1990 G. Orsi.
Prezzo: 150 lire nel 1952, 200 nel 1963, 250 nel 1967, 300 nel 1970, 350 nel 1972, 400 nel 1974, 500 nel 1975, 600 nel 1976, 700 nel 1977 (omissis) [...].
Le copertine di Urania… mostri su mostri anzitutto, d’ogni genere e forma: loricati e squamosi, catafratti, pelosi, bavosi, mucosi, ungulati, fiammanti, bituminosi, lobati, crestati, gassosi, colanti, informi e deformi, araldici, immani, abominevoli, solinghi, aggruppati, prognati, deliranti, insinuanti, chtoni, zoomorfi, cachinnomorfi, metafisici, ulcerati, petrosi, grumosi, fibrosi, explosi, amebici, crepuscolari, guizzanti, ancestrali, tabefatti, rutilanti, maestosi, filamentosi, vermiformi, consapevoli, orripilanti, sempre orripilanti, sì, figure di plastico orrore che palpitavano per uscire da quelle copertine, come non sentirlo, come non sentire che quelle immonde bocche anelavano a te, che quei bulbi esacerbati fissavano te, e che se non eri lesto a rimettere il libro al suo posto quel colaticcio ti avrebbe assimilato per sempre? Se non erano mostri, erano vestigia o teatri di indicibili orrori: ossami dissecti, plaghe deserte sotto cieli di rame, pianeti sanguigni, macerie, carsismi tufacei, parvenze di urli rappresi, lacrymae rerum del cosmo. Dipoi, sublimando e astraendo: strani prismi, sfere, cubi, spirali, vortici, distorsioni prospettiche, labirinti, ossimori, anacronismi, ibridismi, metamorfismi, dadaismi, surrealismi, onirismi. Sempre e comunque, l’iconografia dell’angoscia.
- Michele Mari - Pubblicato su Tutto Libri del 10/6/2023 -
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