Il primo confine di cui abbiamo testimonianza risale al XXI secolo a.C. e divideva le terre di Lagash e Umma, in Mesopotamia. Molti uomini morirono su quella linea, che consideravano eterna e di cruciale importanza per le loro identità. Poco dopo, Sargon, sovrano di Akkad, cancellò ogni cosa, conquistando l’una e l’altra sponda, e quel confine svanì d’un tratto, come molti altri nel corso della storia. Sappiamo che c’era solo perché un’antica stele divelta ce lo racconta nelle sue iscrizioni, altrimenti ne avremmo perso per sempre memoria. Questo libro è fatto di storie narrate con una forza speciale. Sono storie che si svolgono in tempi e luoghi tra loro lontani, ma hanno tutte per oggetto una linea invisibile tracciata sul terreno. James Crawford ci porta nelle terre frantumate dell’estremo nord d’Europa, nelle trincee della Grande Guerra, nel Peloponneso del generale spartano Otriade; ci porta di fronte a molti, troppi muri invalicabili, dal vallo dei romani in Scozia al muro che si erge tra Stati Uniti e Messico, dal filo spinato attorno a Melilla, al serpente di cemento armato che scorre in Palestina, fino ai mitici cancelli orientali di Gog e Magog. Ci sono confini scomparsi che ancora fanno sentire la loro presenza e c’è uno strano confine che si muove in continuazione, in alta montagna, tra Italia e Austria, sul quale 5000 anni fa venne assassinato un uomo che non sapeva di attraversare alcuna linea. C’è poi un deserto che avanza, noncurante dei confini, proprio come fanno i virus, e soprattutto ci sono persone che si muovono, vite, speranze che si infrangono sempre di più contro queste assurde barriere che abbiamo imposto al mondo e ci ostiniamo a conservare.
«Un'esplorazione superba, vivida e potente di un'idea antica come l’umanità, ma che nelle difficili sfide globali di oggi assume un nuovo significato. Con una prosa commovente ed evocativa, impariamo che i confini si trasformano, si spostano e si piegano; vivono, respirano e a volte soffocano. […] Maledetti confini è un appello urgente alla comprensione profonda di una pratica oggi destinata a mettere dei limiti a tutti i nostri futuri».
(David Rooney, autore de I 12 orologi che raccontano il mondo)
(dal risvolto di copertina di: James Crawford, "Maledetti confini. Storie di linee tracciate sul mondo". Bollati Boringhieri, pp. 416, €28)
Mondo spezzato
- Da muri e barriere. Fino agli antichi valli -
di Giancarlo Bosetti
Nella nostra memoria è stato il padre e la madre di tutti i muri, e di tutti i confini, concepiti e concepibili, quello di Berlino, che per 28 anni ha circondato la metà occidentale della città, nel mezzo della Germania dell'Est, comunista. Il più spettacolare e forse il più crudele. Quel "nostra", di memoria, va datato sull'età di chi vi scrive e che ha potuto vederlo bene in funzione, non solo al cinema, perché nei più giovani resterà forte solo la memoria della "caduta", mentre il suo ergersi per l'altezza di tre metri e mezzo, in una città viva e affollata, a separare due mondi con il sigillo di una "striscia della morte", sbiadisce nei ricordi riferiti da altri. Solo chi ha visto il Check-point Charlie attivo capisce la tensione e angoscia che rappresentava: la via impossibile verso la libertà. Oggi lì c'è un affollato McDonald's e online si possono comprare i biglietti per visitare quello che è un museo come tanti.
Ecco perché in questo "Maledetti confini", di James Crawford (45 anni) il celebre muro compare da demolito, attraverso i suoi frammenti in vendita come souvenir, veri o falsi non conta, con o senza colori e tracce di graffiti (che c'erano solo sul lato occidentale). Crawford va sempre sul posto, dove i confini pesano sulla vita di oggi, vuole toccare le cose e sa ricavarne molto, da raccontare in prima persona. Il terrore dei perimetri maledetti arriva a noi da una storia lunga che l'autore esplora fin dall'antichità: una colonnina mesopotamica con incisioni cuneiformi, ora al British Museum, segnava insieme a molte sue gemelle una linea da non superare per non scatenare grandissime guerre per le generazioni a venire, e scriveva per la prima volta in caratteri cuneiformi il concetto di "terra di nessuno". Alessandro Magno chiudeva con una porta di ferro di incalcolabili dimensioni il passaggio ai barbari e quella mitica struttura diventerà nella leggenda una sacra barriera contro Gog e Magog, i mostri in attesa di scatenarsi alla fine dei tempi. Ma il primato della dannazione se lo contendono oggi altri confini, muri e postazioni armate e fili spinati. E Crawford, che usa la cultura storica, scientifica, archeologica insieme alla concretezza del documentarista racconta i mondi che si affacciano intorno a quelle linee. Il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, più di tremila chilometri, contende il primato alle tragedie della fu cortina di ferro per il suo carico di speranza e anche di morte. La pretesa di murarlo in tutta la sua lunghezza, ambizione trumpiana che sfida la muraglia cinese, nonostante l'interruzione nel 2020, ha prodotto comunque conseguenze devastanti per l'ambiente e ha solo complicato e reso più micidiali i percorsi della disperazione. Tutti gli ultimi presidenti americani avevano edificato barriere, Trump l'ha voluto fare in modo più spettacolare con prototipi da testare contro ogni possibile crash. I monoliti che comparvero nel 2017 presso Tijuana all'inizio occidentale della linea che taglia tutto il continente dovevano rappresentare l'avvio di una colossale sinfonia del cemento e dell'acciaio. A un artista concettuale come lo svizzero Christoph Büchel sono apparsi subito come una grande incompiuta, una via di mezzo tra Stonehenge e un nuovo set di Odissea nello Spazio e sono diventati un discusso monumento contemporaneo intitolato «Donument», in omaggio all'ex presidente, o anche MAGA (Mak Art Great Again). Ma anche l'idea di farne una meta turistica con visita d'arte contrasta terribilmente con il perdurare dei flussi dell'emigrazione clandestina.
Un antropologo, Jason de Leon, ne ha fatto invece un progetto di archeologia del presente, raccogliendo e analizzando gli oggetti e i resti dei corpi abbandonati agli avvoltoi. Si chiama Undocumented Migration Project. Crawford ci porta con Jason sui luoghi della fuga a conoscerne le vittime e i vincitori (quelli che ce la fanno), a scoprire il mercato del copricapo, delle camicie mimetiche, delle pezze da mettere sotto le suole per non rendere riconoscibili le tracce sulla sabbia del deserto di Sonora. E le bottiglie nere, con la preziosa scorta d'acqua, nere perché di notte non mandino riflessi. Dalla faticosa ricerca delle vittime collocate come etichette sulle carte (gialle quelle dei corpi identificati) nascono mappe che colorano la mortalità dei confini con la loro intensità. Ma scopriamo con Crwaford che intorno ai tanti confini del mondo si producono queste mappe ad alta colorata micidiale intensità, tutto il Mediterraneo incluso, dall'estremità occidentale, tra Marocco e Spagna (e con il fittissimo formicolare umano del contrabbando intorno alle enclaves spagnole di Ceuta e Melilla) fino alle acque tra Bodrum e Kos dove il piccolo Alan Kurdi insieme a tanti siriani ha perso la vita. E in mezzo le acque ben note che circondano la nostra penisola.
Ad andare per confini si scopre che a essere senza confini è solo la quantità di storie che li circonda, i confini. Da non perdere quella Sami, il popolo che un tempo chiamavano erroneamente lappone; sono settantamila e nei secoli si trovano a difendere, insieme alle renne, la loro mappa polare dai confini variabili, in una contesa infinita con Russia, Svezia, Finlandia e soprattutto Norvegia. O quella del Vallo Adriano e del Vallo Antonino, ancora oggi ben riconoscibili. Hanno ispirato la muraglia del Grande Inverno dei romanzi di George R. R. Martin e poi del Trono di Spade della serie tv; valli che testimoniavano la massima grandezza dell'Impero, ma che furono abbandonati molto presto per mancanza di barbari. Quanto al muro di Israele in Cisgiordania, completa la riflessione di Crawford la visita all'hotel che ci ha costruito Banksy, The Walled Off, la Barriera, reclamizzato con le sue nove camere con «la peggiore vista del mondo»: apri la finestra, vedi solo il muro e sei dentro l'opera d'arte. Prenotabile a buon prezzo.
- Giancarlo Bosetti - Pubblicato su Robinson del 24/6/2023 -
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