lunedì 2 ottobre 2023

L’alternativa…

Evidentemente, in ambito teologico, per sollevare il problema di Dio e della sofferenza, non sono sufficienti le catastrofi dovute ai processi di crisi. Ma per riuscire a farlo, c'era bisogno del Covid. In «Kant, Signore, abbia pietà di me!», Herbert Böttcher affronta le diverse chiavi teologiche di lettura che hanno riguardato la pandemia di Covid, e che ne leggono la sua "concretizzazione" in termini di etica assertiva. La cosiddetta questione della "Teodicea" era già stata affrontata dal teologo Markus Striet. E anche rispetto a questo, quel che appare evidente è la miseria di una teologia che si lega apertamente all'Illuminismo e al suo pathos relativo alla libertà. Non a caso, quel che ne costituisce il suo punto di riferimento centrale, è la Ragione Pratica di Kant. È nell'azione pratica che il soggetto realizza la sua inconfutabile pretesa di agire moralmente.
E tale pretesa proviene dalla ragione, la quale appare autonoma, sia rispetto alla natura sia anche dalle catene causali dell'azione. Questa incontestabilità dell'obbligo morale, si lega alla libertà di scelta e alla libertà della volontà.

Il dovere e la libertà,  hanno pertanto le loro basi e le loro fondamenta in quello che è un'«al di là» da ogni determinazione storica, temporale, e senza alcun riguardo per il contenuto. Per i teologi, la «Ragion Pratica» è allettante dal momento che a partire da essa Dio - bandito dalla ragion pura metafisica - può essere usato come se fosse il postulato per l'azione morale. Senza di lui, collasserebbe tutta l'etica, dal momento che verrebbe a mancare quell'autorità giudicante che premia le buone azioni buone e che sanziona quelle cattive. È solo in questo modo che la morale e la felicità si possono ricongiungere, e in tal modo Dio può scoprire la pietà, vedendola quanto meno come se fosse una "alternativa" alla cattedra di tribunale di Kant. Così facendo, i teologhi e le teologhe ritengono pertanto di stare cogliendo l'opportunità di riuscire a dire qualcosa che sia «all'altezza dei tempi», però, simultaneamente, si guardano bene dal parlare di ciò per cui si sarebbe ancora «in tempo»: la critica categoriale del capitalismo, e di quelle sue relazioni di crisi che sprofondano sempre più persone nella sofferenza e nella morte. Il Covid ha esacerbato la situazione. E difficilmente tutto quanto è stato detto rientra nell'ambito della visione di un'etica orientata a Kant, o di una teologia basata su di essa. La sua miseria, consiste nel fondare il pensiero a partire da quelle che sono delle forme pure. Le condizioni da criticare, vengono presupposte come se fossero delle "normalità" consolidate. La teologia deve restare e limitarsi a quello che è il "compito" che le viene attribuito: aiutare le persone ad affrontare la vita, relazionandosi al mondo così com'è. L'alternativa, potrebbe essere invece una teologia della critica sociale, a cui sarebbe intrinseco un rimando alla teoria critica della società.

Herbert Böttcher - Pubblicato su "exit!" nº 19, 2022

fonte: Exit!

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