Nel suo libro su Heidegger, pubblicato nel 1978, George Steiner sottolinea come il filosofo fosse stato particolarmente colpito da un'antologia di poesie espressioniste - "Menschheitsdämmerung" (Crepuscolo dell’umanità), curata da Kurt Pintus - che determinò il modo in cui Heidegger avrebbe percepito la poesia; e potrebbe aver contribuito anche a quello che poi sarebbe stato il suo successivo utilizzo della poesia di Rilke e di Trakl. «Heidegger vide,» - scrive Steiner - «così come gli espressionisti suoi contemporanei, in Dostoevskij e in Van Gogh gli ultimi maestri della verità spirituale, di una visione che si spingesse fin nel profondo. Questo giudizio si sarebbe, a sua volta, accordato anche con la teologia della crisi che troverà in Pascal e in Kierkegaard». (George Steiner, "Heidegger", Garzanti, 2002)
All'inizio degli anni Venti, Bertolt Brecht - allora ventiduenne - comincia a scrivere i suoi appunti autobiografici: da giugno a settembre 1920; da maggio a settembre 1921; da settembre del 1921 a febbraio 1922. Sono questi, gli anni di "Baal", di "Tamburi nella notte", di "Nella giungla delle città", della "Vita di Edoardo II d'Inghilterra". È in quel periodo che emergono le ballate e i sonetti. Durante il giorno, Brecht studia medicina, legge Van Gogh e Shakespeare, Hesse e Döblin, Rimbaud e Feuerbach, Hebbel e Zarathustra. Frequenta gli amici e vive in stanze ammobiliate, va alle feste, viaggia e ha anche un figlio (Stefan, nato il 3 novembre del 1924). Nello stesso periodo sorgono contrasti con i suoi genitori, e le sue giornate sono frenetiche e concitate, e non succedono molte cose.
Nel raccontare la vita di Joseph Roulin - il quale è una persona in carne e ossa, un soggetto storico e un personaggio di Van Gogh - Pierre Michon perviene a una conclusione provvisoria circa che cosa possa essere a rendere un pittore, un "grande pittore": «qualcuno, i cui quadri dovrebbero essere visti da tutti perché, paradossalmente, per quanto oscuri possano sembrare, rendono le cose più chiare, più facili da comprendere»; questa conclusione, tuttavia, tornerà a diventare oscura appena qualche pagina dopo: «Davanti alla bottiglia stappata, il postino cercava di capire perché Vincent fosse un grande pittore, e l'altro spiegava meglio che poteva ciò che lui stesso non capiva, ciò che nessuno capisce, e quindi Roulin, che normalmente avrebbe avuto delle opinioni forti da esprimere, non riusciva ad andare oltre». (Pierre Michon, "Maîtres et serviteurs", 1990).
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