Quando, una decina di anni fa, Kirsty Bell si trasferisce nella nuova casa sul Landwehrkanal, a Berlino, sente che qualcosa sta cambiando nella sua vita. Il suo matrimonio e a pezzi, e il vecchio e affascinante appartamento sembra volerglielo ricordare in mille modi: allagamenti, problemi idraulici, sensazioni negative. È come se l'acqua del canale su cui si affaccia volesse entrare nella sua casa, e con essa la sua storia, le molte vite e le tragedie di cui è stato il muto testimone. Kirsty Bell si accorge della porosità delle nostre esistenze, dello scambio continuo di energie che viviamo con gli spazi che abitiamo e i diversi strati del tempo. Decide di cominciare una ricerca sul passato dei luoghi che la circondano che la porta a scoprire le molte correnti sotterranee che hanno attraversato la storia di Berlino. Ne nasce un libro che percorre in ogni direzione la storia e la geografia della città, unendo vicende e luoghi distanti. Racconta i diversi quartieri della città nelle loro fasi storiche, dalla monarchia prussiana alla repubblica di Weimar, alle spaventose tragedie del nazismo, della Shoah e della guerra, fino alla città divisa, alla riunificazione e alla gentrificazione. Un memoir, uno splendido libro di viaggio, un saggio storico avvincente e un intimo messaggio d'amore per questa straordinaria città e la sua tragica, affascinante storia.
(dal risvolto di: Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino". Edt, p. 306, € 25)
Quelle cicatrici che segnano Berlino
- di Giuseppe Marcenaro -
Per le strade di Berlino affiorano dynamic portrait, immagini della mente che interpretano pantomime sul palcoscenico dell’Unter den Linden che, ancora deserto nell’immobile silenzio dell’alba, fa naufragare nell’invisibile che genera visioni. La memoria fruscia. Impressionata come una pellicola fotografica attende di essere sviluppata. Si vede ciò che è stato. Basta lo scorcio di un edificio, un nome. Berlino, inutilmente solida, sembra una scenografia sfondata. La vetrina impolverata di una cartoleria della Gendarmenmarkt espone, assieme a un moscone stecchito, “antichità” del tempo della repubblica di Weimar: la banconota da un miliardo di marchi, l’affiche del 1923 di Käthe Kollwitz con i volti stralunati dei bambini “che muoiono di fame”, la riproduzione di un disegno di George Grosz, Terrore nelle strade, con una sguaiata figura che ricorda L’ultima risata di Murnau.
La storia è figlia del silenzio. Berlino oggi sembra voltata da tutta un’altra parte, ma il suo tempo è totalmente presente. Senza remissione. È una delle pochissime città al mondo dove è rimasto indelebilmente stampato nell’aria tutto quanto si è cercato di cancellare. Al tempo della grande inflazione la repubblica di Weimar viveva di una accasciata e disperata superiorità. Si respirava ossigeno babilonese tagliato con la cocaina. Tutto era consentito con la diffusa coscienza che il tram di quella vicenda umana fosse arrivato al capolinea. L’incertezza e il clima da macelleria genera mostri. Tanto valeva abbandonarsi in braccia “sicure”. Hitler non fu un incidente della storia, né un illusionista così abile da ipnotizzare la coscienza dei tedeschi. Gli “anni dell’incubo”, tra il 1933 e il ’45, orditi dal Führer nella sua patria d’adozione, furono “soltanto” la fosca esigenza di un popolo o l’autobiografia di una disperazione? Le cicatrici della malattia, indelebile tatuaggio, sono rimaste per le strade di Berlino. Impossibile non scorgere nel quartiere a sudest del Tiergarten e dello Zoo, l’ombra del figlio di un ricco mercante ebreo: Walter Benjamin Appare.
Lo si vede anche “camminando” dentro a un libro di Kirsty Bell, "Le correnti sotterranee. Una storia di Berlino", e ancor di più in Stuart Jeffries, "Grand Hotel Abisso. Biografia avventurosa della scuola di Francoforte". I libri, come le città, fanno “vedere”. È ciò che “mostra” Benjamin nel suo "Infanzia berlinese", “autoritratto fotografico” sul ciglio dell’esoterismo: vocazione di contribuire alla formazione di uno spirito, svelando un “segreto” iniziatico per dare un senso alle comunità. Benjamin era certo che le conseguenze della crisi crescente e del diffuso impoverimento fossero la sottomissione dell’individuo a un nuovo orientamento sociale, la perversione degli istinti e il decadimento dell’intelletto. Lasciò Berlino alla volta di Francoforte dove Felix Wiel, un giovane ebreo, fremeva coinvolto negli ambienti della sinistra. Si era laureato con una tesi sull’applicazione pratica del socialismo. Col patrimonio di famiglia, nel 1923, Wiel finanziò un convegno "Prima settimana di lavoro marxista". Vi parteciparono Georg Lukács, Karl Korsch, Richard Sorge, Friedrich Pollock, e Karl August Wittfogel.
Sull’onda del successo dell’evento, nel 1924, Weil e Pollock fondarono l’Istituto di ricerche sociali, una Scuola sociologico-filosofica d’orientamento neo marxista cui aderirono con altri Marcuse, Horkheimer, Adorno... e raffinate intelligenze come quella di Benjamin che in realtà non partecipò in modo organico ai lavori dell’istituto esercitando tuttavia una grande influenza sui pensatori della scuola. Francoforte fu scelta come sede dell’istituto, aperto il 22 giugno 1924, per varie casualità e sede di importanti fabbriche chimiche disponibili a sostenere finanziariamente quegli studi social-politici. Mai immaginando che in uno di quei laboratori chimici sarebbe stato sviluppato lo Zyklon B, la sostanza a base di cianuro usata dai nazisti nelle camere a gas di Auschwitz.
L’Unter den Linden nella totale assenza di rumori. Accanto all’Opera di Stato, nella ex Franz Josef Platz, oggi Bebelplatz – di fronte alla Humboldt Universität, dove aveva cattedra il professor Georg Wilhelm Friedrich Hegel... – il primo rogo ufficiale dei libri. È il 10 maggio 1933. Un manipolo di studenti, il Deutsche Studentenschaft, ha istericamente svuotato le biblioteche dell’università e trasportato qui opere degenerate.
Dal mucchio spunta "Almansor: eine Tragödie" di Heinrich Heine, con una profetica epigrafe: “Dove si bruciano i libri, alla fine si bruceranno gli uomini”. Il volumetto è ancora lì, a terra. Vorrei raccoglierlo. Mi frena lo sguardo vuoto di uno sconosciuto che passa. Non vede il rogo che proietta sulle case uno scenario da notte di Valpurga. Josef Goebbels, sghembo... con voce metallica urla infervorato : «Uomini e donne tedeschi! Siete nel giusto, affidando alle fiamme lo spirito del passato. È un atto forte, grande e simbolico, un atto di testimonianza agli occhi del mondo. Illuminato dalle fiamme il nostro giuramento sarà al Reich, alla Nazione, al nostro Führer»
- Giuseppe Marcenaro - Pubblicato su Domenica del 29/10/2023 -
Nessun commento:
Posta un commento