Possiamo affermare che - rispetto al capitalismo - l'antisemitismo è strutturale, nel senso che il capitalismo secerne l'antisemitismo così come la nuvola reca in sé il temporale; ma lo è anche nel senso che non abbiamo a che fare semplicemente con una forma di pregiudizio nei confronti di un gruppo minoritario (lo storico Tal Bruttmann gioca una frase particolarmente azzeccata allorché scrive che: «Se insegnare la Shoah fosse stato un vaccino contro l'antisemitismo, a quest'ora lo avremmo saputo!»); e inoltre, l'antisemitismo, si distingue a partire dal suo carattere: (etno)populista, anti-egemonico e antiglobalista. Così, nel contesto della forma di socializzazione capitalista, fornisce un quadro interpretativo di quello che è un mondo estremamente complesso, e storicamente dinamico, e, nei suoi confronti, rivendica per sé un potere esplicativo globale. L'antisemitismo moderno viene pertanto a essere una visione del mondo che ora - partendo da quelle che sono state le forme precedenti di un antigiudaismo premoderno - cerca invece ora di spiegare il mondo moderno e capitalista.
Questa visione del mondo riconosce in maniera erronea il dominio globale, temporalmente dinamico, astratto e senza soggetto del capitale - dominio, che sottopone gli esseri umani a dei vincoli che vengono imposti loro da forze storiche astratte, la cui prassi sociale è all'origine, ma che non può essere colta direttamente - alla stregua del dominio dell'«ebraismo internazionale». Una tale visione reifica, in termini concreti, quello che è il dominio astratto del capitale, al quale contrappone invece la particolarità concreta, come se fosse essa ciò che è autentico: il popolo etnico, il "vero francese", la razza, ecc. L'antisemitismo non rappresenta una recrudescenza premoderna, ma piuttosto costituisce un tentativo di dare un volto pseudo-"concreto" a quella terribile astrazione intoccabile che è il valore. E in questo senso, per chi come noi sostiene che è strutturale al capitalismo, l'antisemitismo non è un "residuo", ma esso costituisce il nostro futuro globale, e viene guidato dal processo di crisi della valorizzazione, e dell'imbarbarimento. Pertanto, ogni tentativo - che non sia più immanente, ma trascendente - di contrastare l'antisemitismo implica che vada riconosciuto il legame interno che lega strutturalmente questa visione esplicativa del mondo al capitalismo, e implica anche la distruzione della stessa forma capitalistica della vita sociale.
La moderna visione antisemita del mondo, vede il dominio astratto del capitale - che sottomette le persone a delle costrizioni provenienti da un potere misterioso e impenetrabile - come se esso fosse il dominio dell'ebraismo internazionale. Per riuscire a cogliere e a comprendere questo, bisogna distinguere, non solo l'antisemitismo moderno dal razzismo, ma anche l'antisemitismo tradizionale - presente nelle società cristiane precapitalistiche (dove strutturalmente gli ebrei venivano accusati di essere il popolo deicida) - dalla forma moderna di antisemitismo specifica della società capitalistica. L'antisemitismo moderno, viene spesso visto come se fosse una semplice variante del razzismo. Eppure le due forme differiscono in modo significativo, per quanto entrambe abbiano in comune, in quanto forme di discorso essenzialista, che comprendono i fenomeni socio-storici come essi fossero innati; biologici o culturali. Mentre la più parte delle forme di razzismo attribuisce all'Altro, che viene visto come inferiore, un ruolo significativo, fisico e concreto, l'antisemitismo moderno tratta invece l'ebreo, non come inferiore, ma come pericoloso, come portatore del Male. Agli ebrei, viene attribuito un grande potere, ma tale potere non è né concreto né fisico. Al contrario, è astratto, universale, inafferrabile e globale. In un simile contesto, gli ebrei costituiscono una cospirazione internazionale immensamente potente.
L'antisemitismo moderno non è semplicemente una forma di pregiudizio contro un gruppo minoritario; esso piuttosto si distingue per il suo carattere populista, anti-egemonico e antiglobalista. Si tratta di un quadro interpretativo che vede un mondo estremamente complesso e storicamente dinamico, rispetto al quale rivendica per sé un potere esplicativo globale. L'antisemitismo moderno è quindi una visione del mondo che, partendo da quelle che sono state le precedenti forme , oggi cerca di spiegare il mondo moderno e capitalista. Questa visione del mondo riconosce il dominio globale, temporalmente dinamico, astratto e senza soggetto del capitale - che sottopone le persone alla costrizione di forze storiche astratte che non possono cogliere direttamente - vedendolo in maniera erronea come se esso costituisse il dominio dell'"ebraismo internazionale". Così facendo, questa visione reifica, in termini concreti, il dominio astratto del capitale, al quale oppone la particolarità concreta di tutto ciò che vede come autentico.
Questa originale interpretazione dell'antisemitismo moderno è opera dello storico e teorico Moishe Postone (1942-2018). Essa assume le categorie fondamentali del mondo capitalista come punto di partenza, e le riconduce alla contro-razionalità antisemita. L'antisemitismo nasce allo stesso modo in cui, alla comparsa del capitale, appaiono anche le due forme della merce: il suo valore d'uso e la sua dimensione astratta (valore). L'antisemitismo nasce a partire dalla contrapposizione tra il lato concreto, da una parte, e quello astratto del lavoro, dall'altra; e questo a partire dal fatto che tutte le relazioni sociali capitalistiche appaiono in questo modo, antinomiche. Il concreto, il valore d'uso, della merce viene prodotto in quanto supporto necessario per l'astratto del valore. La coscienza comune, oppone sempre quello che sarebbe un concreto "buono" a un astratto "cattivo. In tal modo, l'astratto e il concreto non vengono colti in quella che è la loro unità, in quanto parte fondante di un'antinomia, a partire dalla quale l'effettivo superamento dell'astratto - vale a dire, della dimensione del valore - presuppone il superamento pratico e storico dell'opposizione stessa, e pertanto anche quello di ciascuno dei suoi due termini. Ragion per cui, l'antisemitismo personifica negli ebrei l'astratto, il male; mentre il lato concreto è il bene, l'organico, il biologico, il naturale. L'antisemitismo nazista, che costituisce anche una forma particolare di quello che è l'antisemitismo moderno, viene interpretato come se si trattasse di una sorta di primaria rivolta "anticapitalistica", come una forma di "anticapitalismo feticizzato". Auschwitz è stata interpretata come se essa fosse una fabbrica per "distruggere il valore", vale a dire, per distruggere le personificazioni dell'astratto. Pertanto, l'antisemitismo tratta gli ebrei, non come membri di un gruppo razzialmente inferiore che deve essere tenuto al suo posto (con la violenza, se necessario), ma come la rappresentazione di un potere malvagio e distruttivo. In questa visione manichea del mondo, la lotta contro gli ebrei diventa una lotta per l'emancipazione umana. Liberare il mondo, significa liberarlo dagli ebrei. Lo sterminio (da non confondere con l'omicidio di massa), è la logica conseguenza di questa visione del mondo. Dal momento che l'antisemitismo può apparire anti-egemonico e quindi emancipatorio, ecco che esso può anche riuscire a confondere le differenze tra la critica reazionaria e quella progressista del capitalismo. In tal modo, costituisce un pericolo per la sinistra. Nell'antisemitismo si fonde e si confonde, in un amalgama esplosivo, ciò che è profondamente reazionario con ciò che è apparentemente emancipatorio .
(Bibliografia: Moishe Postone, Critique du fétiche-capital. Le capitalisme, l’antisémitisme et la gauche, Paris, PUF, 2013)
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