Il valore dei diamanti può scendere al di sotto di quello dei mattoni !??
Dunque, un valore di uso, o bene, ha un valore unicamente perché in esso viene oggettivato, ovvero materializzato del lavoro, lavoro astrattamente umano. E, ora, come si misura la grandezza del suo valore? Mediante il quantum della «sostanza valorificante», cioè del lavoro, in esso contenuta. La quantità di lavoro a sua volta si misura con la sua durata temporale, e il tempo di lavoro ha a sua volta la sua misura in parti di tempo determinate, come l’ora, la giornata [lavorativa], ecc. Si potrebbe immaginare che, se il valore di una merce è determinato dal quantum di lavoro impiegato per la sua produzione, quanto più un uomo è pigro o meno abile, tanto maggior valore dovrebbe avere la sua merce, poiché egli avrebbe bisogno di tanto più tempo per finirla. Però, in realtà, il lavoro che forma la sostanza dei valori è lavoro umano uguale, dispendio della medesima forza di lavoro umana. La forza di lavoro complessiva della società, che si manifesta nei valori del mondo delle merci, vale qui come unica e sola forza di lavoro umana, benché si componga di innumerevoli forze di lavoro individuali. Ognuna di queste forze di lavoro individuali è una forza lavorativa umana identica alle altre, in quanto possiede il carattere di una forza di lavoro sociale media, e come tale agisce, e quindi impiega, nella produzione di una merce, soltanto il tempo di lavoro necessario in media, ossia socialmente necessario. Il tempo di lavoro socialmente necessario è il tempo di lavoro richiesto, nelle condizioni di produzione socialmente normali e con il grado sociale medio di abilità e intensità del lavoro di volta in volta storicamente esistenti, per rappresentare un valore di uso qualsiasi. P. es., dopo l’introduzione del «power-loom», in Inghilterra è bastata forse la metà del tempo prima necessario per la trasformazione in tessuto di una data quantità di filato. Infatti, nonostante questa trasformazione, il tessitore a mano inglese, nella realtà quotidiana, aveva sempre bisogno dello stesso tempo di lavoro al telaio, prima e dopo; ma adesso il prodotto della sua ora lavorativa individuale rappresentava ormai, dopo l’introduzione del telaio meccanico, soltanto una mezza ora di lavoro sociale, e quindi scese alla metà del suo valore precedente (...) Se si riuscisse, con poco lavoro, a trasformare il carbone in diamante, il valore del diamante potrebbe addirittura cadere al di sotto di quello dei mattoni. In generale, quanto più grande è la forza produttiva del lavoro, tanto più breve è il tempo di lavoro richiesto per la produzione di un articolo, tanto più piccola è la massa di lavoro in esso cristallizzata, e quindi tanto più basso è il suo valore. Viceversa, quanto più piccola è la forza produttiva del lavoro, tanto più lungo è il tempo di lavoro necessario per la produzione di un articolo, e quindi tanto più alto il suo valore. La grandezza di valore di una merce varia dunque in ragione diretta della quantità e in ragione inversa della forza produttiva del lavoro in essa realizzantesi.
(Karl Marx, da "Il Capitale. Critica dell'economia politica", Libro I, Capitolo 1, La Merce. 1890)
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