Le leggi naturali della produzione capitalista e le sue creature
Il detto «Ogni inizio è difficile» vale per tutte le scienze.(...) La forma di valore, della quale la forma di denaro è la figura perfetta, finale è molto povera di contenuto e assai semplice. Eppure, invano la mente umana da più duemila anni ha cercato di scandagliarla a fondo, mentre dall’altro canto l’analisi di forme molto più ricche di contenuto e molto più complesse è almeno approssimativamente riuscita. Perché? Perché il corpo, è più facile da studiare che la singola cellula del corpo. Inoltre, l’analisi delle forme economiche non può giovarsi né del microscopio, né dei reagenti chimici. La forza dell’astrazione, deve sostituire l’uno e gli altri. Orbene, nell’attuale società borghese, la forma di merce del prodotto del lavoro, ossia la forma di valore della merce, è la forma economica che corrisponde alla forma di cellula. Al profano, l’analisi di tale forma appare perdersi fra pure e semplici minuzie e sottigliezze. E di minuzie e sottigliezze, in realtà, si tratta, ma soltanto come quelle di cui si occupa l’anatomia microscopica. Quindi, fatta eccezione per la parte sulla forma di valore, non si potrà accusare questo libro di esser di difficile comprensione. Presuppongo, naturalmente, lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo e che quindi vogliano anche pensare da sé. Il fisico osserva i fenomeni naturali nel luogo dove essi si manifestano nella forma più tipica e meno velata da influenze perturbatrici, oppure, quando possibile, compie esperimenti in condizioni tali da garantire lo svolgimento del fenomeno allo stato puro. In questa opera, la mia indagine riguarda il modo capitalistico di produzione e i rapporti di produzione e di scambio (...) In sé e per sé, non è questione di un grado più alto o più basso di sviluppo degli antagonismi sociali derivanti dalle leggi di natura della produzione capitalistica, ma è questione proprio di tali leggi, di tali tendenze che operano e si fanno valere con ferrea necessità . Il Paese industrialmente più sviluppato non fa che mostrare a quello meno sviluppato l’immagine del suo avvenire! (...) Anche quando una società è giunta alle soglie della scoperta della legge di natura del proprio movimento –e il fine ultimo al quale mira questa opera è di svelare la legge economica del movimento della società moderna– non può né saltare con un grande balzo in avanti né eliminare per decreto le fasi naturali del suo sviluppo. Ma può abbreviare e lenire le doglie del parto. Una parola per evitare possibili malintesi. Non dipingo affatto in couleur de rose le figure del capitalista e del proprietario fondiario. Ma qui si tratta delle persone soltanto in quanto sono la personificazione di categorie economiche (...) Il mio punto di vista, che concepisce lo sviluppo della formazione economica della società come un processo di storia naturale, meno di qualunque altro può rendere il singolo responsabile di rapporti dei quali egli rimane socialmente la sua creatura, per quanto soggettivamente possa elevarsi al di sopra di essi. Nel campo dell’economia politica, la libera ricerca scientifica non incontra soltanto gli stessi nemici come in tutti gli altri campi. La natura peculiare del materiale che tratta, chiama a raccolta contro di essa le passioni più ardenti, più meschine e più odiose del cuore umano, le Furie dell’interesse privato. Per esempio, l'Alta Chiesa Anglicana perdonerà più facilmente l’attacco a trentotto dei suoi trentanove articoli di fede piuttosto che quel trentanovesimo articolo, sulle sue entrate in denaro.(...) Sarà per me benvenuto ogni giudizio ispirato da una critica scientifica. Per quanto riguarda i pregiudizi della cosiddetta «public opinion», alla quale non ho né ora né mai fatto concessioni, per me vale sempre il motto del grande Fiorentino: Segui il tuo corso, e lascia dir le genti!
(Karl Marx, "Il Capitale. Critica dell’economia politica. Libro I. Il processo di produzione del capitale")
«Lo stesso capitalista, è potente solo in quanto incarnazione del capitale (ed è per questo che nella contabilità italiana appare sempre come se fosse una duplice figura, ad esempio, anche come debitore del proprio capitale) ... Pertanto il capitale è produttivo ... (in quanto) incarnazione e rappresentazione, ovvero, come forma oggettivata delle "forze produttive sociali del lavoro" o delle forze produttive del lavoro sociale ... Si presenta come una coercizione che i capitalisti impongono a sé stessi e ai lavoratori e, pertanto, nella realtà, come legge del capitale, sia contro gli uni che contro gli altri.»
(Karl Marx, "Manoscritti economici, 1863-1867")
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