Nella visione monocromatica dei geopolitici di sinistra, qualsiasi attacco alla Russia può essere stato sponsorizzato solamente dalla CIA; proprio come, analogamente, chiunque si dichiari nemico degli Stati Uniti e dei suoi alleati viene subito considerato un anti-imperialista. Così, l'altro giorno, colui che - tra tutti gli ideologhi brasiliani del crescente conflitto tra l'Occidente e il cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale" eurasiatico - è senz'altro il più grande idiota esistente, ha detto che è vero che la teocrazia iraniana perseguita la sinistra ed è reazionaria, ma dal momento che essa è anche «anti-imperialista fin dalla sua fondazione», allora vuol dire che è «internazionalmente progressista». Provateci un po' voi, a capire questo folle gioco di prestigio...
La stampa internazionale sostiene che lo Stato Islamico si è reso responsabile dell'attacco a Mosca. Ma per l'universo parallelo dei social network "progressisti", l'ISIS avrebbe agito con il sostegno della CIA e del Mossad. Il radicalismo islamico non è un problema esterno alla Russia: chiunque abbia un minimo di memoria conosce la storia recente, e intensa, degli attacchi dei gruppi separatisti ceceni e ingusci nelle principali città russe. Dopo i bombardamenti russi che hanno decimato lo Stato Islamico in Siria, questo radicalismo interno è stato alimentato dall'odio "esterno" del gruppo fondamentalista. Quando si sono verificati gli attacchi in territorio israeliano, l'ISIS ha applaudito, ma allo stesso tempo ha anche approfittato della circostanza per ribadire la sua critica all'illusione nazionale palestinese: l'obiettivo immediato deve essere la restaurazione del Califfato.
Poco dopo aver dichiarato il proprio sostegno ad Hamas, ha tuttavia sollecitato un attacco terroristico in Iran; oggi il principale alleato del gruppo palestinese. Stiamo assistendo, in questo caso, a come se quello che è all’opera fosse un importante "attore geopolitico" del Medio Oriente, il quale semplicemente sfugge alla visione binaria della sinistra antimperialista: l'ISIS è in aperta guerra contro i sionisti, ma lo è anche contro gli alawiti siriani, gli sciiti iracheni e iraniani, persino contro i talebani in Afghanistan; certo, essi sono tutti nemici dichiarati dell'Impero del Male yankee, ma lo sono anche di quei russi, i quali hanno messo fine al loro sogno di un Califfato. Grazie alla loro capillarità globale, da quando hanno terrorizzato il mondo con la loro forza, ora vogliono ripagare, con un'azione globale, la sconfitta che hanno subito in quella che è stata la loro culla storica (da un lato, gli attacchi russi in Siria; dall'altro, la crescente forza delle milizie sciite sostenute dall'Iran in territorio iracheno).
All'inizio di quest'anno, l'ISIS ha lanciato una campagna globale all'insegna dello slogan "Uccideteli ovunque li troviate" (un versetto del Corano). Poco dopo ha rivendicato la responsabilità di attacchi in almeno 30 Paesi, tra cui Iraq, Siria, Mali, Nigeria, Congo, Mozambico, Afghanistan e Filippine. Nelle ultime settimane, sono state rintracciate cellule dell'ISIS-K (il braccio afghano) operanti in Svezia, e persino i servizi segreti russi hanno annunciato di aver sventato un possibile attacco del gruppo.
Ma per i geopolitici di Internet - che continuano a vedere ancora il mondo come se esso fosse diviso in due blocchi - l'ISIS non può essere altro che in combutta con Washington e con Tel Aviv. Per questi strateghi, sarebbe sorprendente sapere che una delle principali basi operative di attacco dell'organizzazione si trova in Turchia, in un paese che si mantiene in equilibrio tra Occidente e Oriente, tra la NATO e il "blocco eurasiatico", che da un lato appoggia "l'antimperialismo" orientale, ma dall'altro lato massacra i militanti comunisti curdi, mentre allo stesso tempo ha spesso acquistato petrolio dalle raffinerie conquistate dallo Stato islamico... Sembra che i blogger geopolitici guardino al complesso e "variopinto" mondo delle sovranità statali in crisi con gli schermi verdi e neri dei monitor dell'epoca della Guerra Fredda (e pensino che il verde sia la "resistenza" islamica al sangue nero dell'imperialismo).
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