«Quello che io tratteggio qui è il mio ritratto di Nietzsche, come io lo vidi da quel lato della sua natura che egli rivolse a me.» È il 1884 e nella vita di Nietzsche si presenta un’amicizia femminile riposante, gradevole, che induce il filosofo alla confidenza. Resa von Schirnhofer è una studentessa di filosofia della buona società austriaca che, durante un soggiorno in Costa Azzurra, ha la possibilità di conoscere Nietzsche. Il filosofo intreccia con la giovane un rapporto di frequentazione amichevole, fatto di passeggiate, improvvisazioni poetiche e lunghe discussioni sui libri e gli autori letti. Da questo incontro e dallo scambio epistolare che ne seguì, una Resa ormai ottantaduenne restituirà in forma scritta i suoi ricordi attenti e imparziali Sull’uomo Nietzsche. Un testo importantissimo nella bibliografia e nella biografia nietzschiana, ma anche una lettura godibile per chi sia semplicemente curioso di conoscere aspetti inediti e personali di uno dei più importanti e carismatici filosofi del secolo scorso. Come l’autrice stessa precisa, si tratta di un resoconto umano fedele, volto a inquadrare Nietzsche sotto il profilo psicologico. Lungo le pagine si susseguono gustosissimi ricordi e aneddoti, ma anche episodi fondamentali nello sviluppo del pensiero di Nietzsche, tra i quali la rivelazione teatrale a Resa dell’idea di eterno ritorno. Utilizzato a stralci nelle maggiori biografie nietzschiane, il testo arriva per la prima volta in Italia in tutta la sua forza.
(dal risvolto di copertina di: Resa von Schirnhofer, "Sull'uomo Nietzsche". Traduzione di Susanna Mati, Feltrinelli, pagg. 112, €9,50)
Nietzsche, troppo Nietzsche
- Prima che la follia e soprattutto la sorella Elisabeth ne prendano il controllo, il filosofo vive un'amicizia con un'allieva. Di cui ora escono gli appunti privati. -
di Roberto Esposito
Non è facile immaginare Nietzsche che col suo ombrello grigio scaccia una mandria di mucche vaganti per tranquillizzare una giovane donna spaventata che lo accompagna, e poi si abbandona a una sonora risata. Eppure è quanto Resa von Schirnhofer racconta essere capitato in una passeggiata con il filosofo sul pendio del monte Boron, nei pressi di Nizza, nei suoi intriganti appunti Sull'uomo Nietzsche, ora editi da Feltrinelli, a cura di Susanna Mati.
Si tratta di una serie di ricordi, aneddoti, episodi raccolti dall'allora giovane studentessa in filosofia, e stesi a più di cinquanta anni di distanza, nel 1937. Di notevole interesse per il profilo personale del filosofo, essi ci riservano importanti sorprese anche riguardo allo sviluppo del suo pensiero. Ma intanto chi è l'autrice di questo testo, già adoperato da molti biografi di Nietzsche, e finalmente reperibile anche in italiano? E, soprattutto, come venne a contatto con lui, non solo attraverso uno scambio di lettere, ma anche incontrandolo in diverse occasioni?
Nata in Austria, a Krems, nel 1955, Resa von (Theresa) Schirnhofer - studentessa di filosofia a Zurigo, dove si addottora con una tesi su Spinoza e Schelling - conosce Nietzsche attraverso Malwida von Meysenburg, animatrice di salotti culturali e colta protettrice di donne intellettuali, compresa quella Lou Salomé di cui è nota la burrascosa relazione con il filosofo. Probabilmente proprio per riprendersi da quella inebriante, ma defatigante, esperienza erotico-spirituale, dopo aver dato alle stampe la terza parte di Così parlò Zarathustra, Nietzsche è pronto ad avviare un rapporto umano che, pur non varcando la soglia dell'amicizia, riveste un'importanza non secondaria nella sua agitata biografia. Se si ricorda un certo atteggiamento misogino del filosofo, può sorprendere la sintonia, e anche la tenerezza, che unisce due persone per altri versi così differenti come l'autore, già celebre, dello Zarathustra e la giovane studiosa intimidita dal confronto con lui, ma ricca di sensibilità e intuizione. A congiungerli non è solo la passione per la natura, la collina, il vento che segna le loro passeggiate per sentieri tortuosi e alture a strapiombo sul mare. È anche la profonda curiosità che la giovane donna nutre per i pensieri sempre più estremi che nel frattempo Nietzsche andava formulando. I temi delle loro conversazioni sono molti e diversi, generalmente concentrati sulle figure, politiche o culturali, con cui il filosofo è in particolare sintonia.
Dall’ammirazione per Napoleone, eroe della volontà, cui si sente in qualche modo prossimo, all'attrazione per Wagner, presto rovesciata in assoluto rigetto, alle teorie scientifiche post-darwiniane, alla letteratura francese, preferita a quella inglese; e soprattutto a quella che egli definisce “l'incultura tedesca”. Da Stendhal a Taine, da Saint-Simon a Dostoevskij, tante sono le personalità discusse dai due sulla Costa Azzurra, a Sils-Maria, a Zurigo, fino all'ultimo incontro a Weimar, nel 1897, dove Resa vede il filosofo, ormai preso in custodia dalla sorella Elisabeth, invecchiato e malato, quasi incapace di riconoscerla. In questa cornice fatta di consonanza e complicità, ricostruita in dettaglio nella fine introduzione di Susanna Mati, due sono i momenti più significativi, perché profondamente innervati nella biografia intellettuale di Nietzsche. Il primo è quello in cui il filosofo confida all'amica il concetto di eterno ritorno con un tono allo stesso tempo bizzarro e solenne che la inquieta. E il secondo, anche più drammatico, allorché le chiede, con gli occhi angosciati e la voce flebile, se riconosce nel proprio atteggiamento i primi sintomi della follia che presto lo avrebbe colpito, come già, per certi versi, era accaduto al padre, morto per una malattia al cervello.
Proprio quest'ultimo episodio profondamente espressivo di un'estrema sofferenza, riconduce all'ambiguo rapporto di Nietzsche con la sorella, ormai decisa a sequestrare, e anche a falsificare, la sua effettiva storia intellettuale a favore di un'immagine edificante da filosofo ufficiale. Non solo rispetto alla malattia cerebrale, accuratamente nascosta, come già aveva fatto con quella del padre. Ma anche in merito alle sue frequentazioni intellettuali, come quella con Stirner, che Elisabeth tende a cancellare, interrogando Resa in una forma quasi poliziesca per sapere se ne ha mai parlato. Ciò che Elisabeth voleva escludere era una radicalità concettuale incongrua con la canonizzazione pubblica che si apprestava a fare, arrivando a consegnare il pensiero nietzschiano ai seguaci di Hitler. Contro tali interessati fraintendimenti, il testo di Resa
ristabilisce una più equa verità personale e filosofica. Quello che ne emerge, quanto a Nietzsche, è una personalità profondamente emotiva, in perenne bilico tra passione e volontà, logos e pathos.
- Roberto Esposito - Pubblicato su Robinson dell'8 ottobre 2023 -
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