Il no di Herzen alle panacee della storia
- di Franco Marcoaldi -
Ci risiamo. Passano i decenni, i secoli - si accumulano catastrofi, ma il potere ritorna sempre ad astratte categorie cui i singoli individui dovrebbero attenersi: Progresso, Socialismo, Nazione, eccetera eccetera. Le intenzioni cambiano, ma il meccanismo teleologico è lo stesso. E meno si risolvono i problemi concreti delle singole persone a vantaggio di una società "decente", tanto più forte risuona l'appello. Che nel nostro odierno contesto italiano si presenta sotto una triade sinistra: Dio, Patria, Famiglia. Caso vuole che, giusto in questi giorni, io abbia ripreso in mano il formidabile "Il riccio e la volpe" (Adelphi) del grande storico delle idee e liberale scettico Isaiah Berlin (1909-1997). Tra i tanti, il vero maestro è Alexander Herzen, un intellettuale russo radicale ottocentesco di rara finezza, da noi non ancora considerato come dovrebbe. Mentre giustamente Berlin lo colloca al livello dei coevi Marx e de Tocqueville.
La posizione di Herzen è chiara. Le panacee sistematiche della storia sono al fondo sempre fraudolente e, comunque, mai si dovrebbe giustificare l'immolazione del singolo individuo. Perché è proprio la pluralità di valori, spesso in contrasto tra loro, che va preservata a ogni costo. «Non ci sono fini remoti, non ci sono principi supremi o nomi astratti che possono giustificare la soppressione della libertà, o la frode, la violenza e la tirannia». Herzen, continua Berlin, «amava l'indipendenza, la pluralità e il libero gioco del temperamento individuale. (...) Detestava il conformismo, la viltà, la sottomissione alla tirannia della forza bruta o della pressione ideologica, la violenza arbitraria e il servilismo pronto a tutti gli inchini; odiava il culto del potere, l'ossequio cieco per il passato, per le istituzioni e i miti, la sopraffazione dei forti sui deboli».
Il paradosso è che proprio oggi, a fronte del trionfo di un neoliberismo economico e iper-individualista, si riaffacciano arcaici miti identitari accompagnati dal conformismo di una massa che non riesce a liberarsi dalla "servitù volontaria": antica e irrisolta croce dell'umanità. Sicché il richiamo al singolo, in grado finalmente di scegliere la propria strada con matura consapevolezza, si fa tanto più urgente. D'altronde come diceva con icastica potenza il nostro Nicola Chiaramonte, se tutto cambia di continuo nella storia, «rimane il fatto che, dalla caverna, non si esce in massa ma solo uno per uno».
- Franco Marcoaldi - Pubblicato su Robinson dell'8 ottobre 2023 -
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