Nel suo "Respirazione artificiale", Ricardo Piglia riporta in maniera errata, distorcendola, una frase di Stephen Dedalus, contenuta nel secondo capitolo dell'Ulisse di Joyce: «La storia è un incubo dal quale cerco di svegliarmi». Marcelo Maggi, il personaggio protagonista del romanzo di Piglia, dichiara invece che: «La storia è l'unico luogo dove riesco a trovare sollievo in quest'incubo dal quale cerco di svegliarmi». Questa modifica si rifletterà poi, a sua volta, nel refrain ( riportato in epigrafe) che Ben Lerner inserisce nel suo romanzo "Nel mondo a venire" (10:04) Sellerio, dove nel mondo che verrà, «Tutto sarà com’è ora, solo un po’ diverso.». Un'affermazione questa, che alla fine, nei "Ringraziamenti", Lerner chiarisce. dicendo che «Il testo che uso in epigrafe l’ho incontrato per la prima volta in "La comunità che viene" di Giorgio Agamben. Viene tradizionalmente attribuito a Walter Benjamin» (il quale, quest'ultimo, è a sua volta un punto di riferimento per la stesura del romanzo di Piglia).
Ma ecco che, a partire da questa sua prima trasformazione (rispetto alla frase di Dedalus) - e come se si diffondesse a partire da essa - ne viene fuori una seconda trasformazione, fatta seguendo la medesima falsariga: sempre all'interno del romanzo "Respirazione artificiale" troviamo, contenuto in esso, un romanzo utopico ("il mondo che viene"?!?) di Enrique Ossorio, dal titolo "1979", il quale reca come epigrafe una frase di Jules Michelet (cosa di cui ci informa il narratore di Piglia): «Ogni epoca sogna quella precedente». In realtà, la frase originale di Michelet è di senso opposto - «ogni epoca sogna la successiva, quella che viene dopo» - ed era stata utilizzata come epigrafe, proprio da Walter Benjamin per il suo saggio "Parigi, capitale del XIX secolo". Alla fine di quel saggio, Benjamin arrivava addirittura a riprendere l'idea di Michelet, e aggiungeva che, non solo ogni epoca sogna la successiva, ma nel sognarla si avvicina al risveglio.
Nessun commento:
Posta un commento