lunedì 4 dicembre 2023

Scrivere dall’abisso, mentre ci precipiti dentro…

Uwe Stolzmann: « All'inizio, chi erano i suoi modelli letterari? Borges, Cortazar, Nicanor Parra, Neruda, Kafka? Nel suo libro "Tre", dice: "Ho sognato che la Terra finiva. E l'unico essere umano rimasto a contemplare il finale era Franz Kafka". »

Roberto Bolaño: «Neruda non mi è mai piaciuto. O meglio, non mi piaceva così tanto da considerarlo come un modello letterario. Uno che era capace di scrivere delle odi a Stalin e che riusciva a tenere gli occhi chiusi di fronte all'orrore stalinista non merita il benché minimo rispetto. Borges, Cortázar, Sabato, Bioy Casares, Nicanor Parra sì, mi piacevano . E ovviamente ho letto tutti i loro libri. Con Kafka, che io ritengo sia stato il più grande scrittore del XX secolo, ho avuto qualche problema. Voglio dire, non è che non io trovassi umorismo in Kafka - che anzi ce n'è anche troppo - ma direi che piuttosto il suo umorismo era per me come di una gradazione superiore alle mie forze. Questo non mi era successo con Musil o con Döblin o con Hesse, e neppure con Lichtenberg; quest'ultimo lo rileggo spesso e riesce sempre a sollevarmi il morale. Mentre, invece Musil, Döblin, Hesse, loro scrivono dall'orlo dell'abisso; e il che è encomiabile. Quasi nessuno osa scrivere da lì. Ma Kafka scrive proprio dall'abisso. Scrive mentre precipita nell'abisso, che è piccolo come un fiore o come una cattedrale, ma è anche grande come tutto l'universo. Kafka scrive mentre continua a cadere, come se fosse Alice nel Paese delle Meraviglie. Alla fine, quando sono riuscito a capire qual era la portata della sfida di Kafka, allora ho ricominciato a leggerlo da una prospettiva diversa, e così ho potuto accedere alla totalità della sua opera. Così ora riesco a leggerlo e a ridere con una certa tranquillità, per quanto devo dire che nessuno potrebbe stare seduto in silenzio troppo a lungo, con un libro di Kafka tra le mani.»

- da: Intervista a Roberto Bolaño, in "Estrella cercana" - Editorial: Verbum -

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