Nel settembre del 1923, mentre passeggiavano in un parco a Berlino, Dora e Franz si imbatterono in una bambina in lacrime, inconsolabile all’offerta di una carezza e persino di un gelato. Kafka le chiese cosa potesse darle tanto dispiacere. La bambina disse di non trovare più la sua bambola, quella che tante ore di felicità aveva condiviso con lei. Credeva di averla smarrita al parco. Kafka quasi pianse, dice Dora, ma senza farsi notare dalla bambina. Disse, so io dove si trova la tua bambola. Come fai a saperlo, chiese la bambina. Mi ha scritto una lettera per te, disse Kafka, ce l’ho a casa, se vuoi vado a prenderla. Sì? chiese la bambina, davvero? prendila, per piacere. Io mi chiamo Franz, si presentò Kafka. Io Ludmilla, disse la bambina.
Uno studioso islandese siede all’ombra di una veranda affacciata sui vitigni di Coimbra. Tiene la mano poggiata su un plico di fogli ingialliti, che si credeva esistesse soltanto nelle fantasie più spericolate dei critici letterari di mezzo mondo. Se fosse ciò che sembra, vi si troverebbe raccontato il lungo viaggio di una bambola braccata da elusivi figuri che la tengono lontana dall’amore della sua vita, un corvo. Alla ricerca di quelle pagine fantasma – inseguite invano fra tendoni da circo, casseforti inviolabili e traduzioni approssimative – si sono lanciati per decenni cacciatori di manoscritti e fanatici pronti a tutto. Si vocifera possa essere il leggendario romanzo che Franz Kafka avrebbe scritto per consolare una bambina in lacrime, incontrata durante una passeggiata al parco nel settembre del 1923.
Gennaro Serio prende spunto da questo episodio reale della vita del grande scrittore praghese e, con una prosa iridescente e un’inventiva densa di umorismo, lo trasforma in un implacabile gioco narrativo. Ludmilla e il corvo è un romanzo fiabesco, avvincente e caparbiamente inverosimile, una festa della finzione che celebra il potere immaginifico della letteratura.
(dal risvolto di copertina di: Gennaro Serio, "Ludmilla e il corvo", L'orma, pp. 208, €18)
Lettere a una bambola
«Dobbiamo bruciare kafka?» era la provocazione lanciata dal settimanale comunista francese Action, nel maggio 1946. Questa domanda riecheggia, per motivi completamente differenti, nella lettura di "Ludmmilla e il corvo", seconda opera di Gennaro Serio. L'autore ha preso ispirazione da un aneddoto riportato da Dora Diamant, l'ultima fidanzata dello scrittore praghese, che raccontò di un incontro avvenuto in un parco di Berlino nel 1923, tra Kafka e una bambina in lacrime per lo smarrimento della sua bambola.
Secondo quanto raccontato da Dora, Kafka invento una corrispondenza tra le due, scrivendo i messaggi della bambola e recapitandoli alla bambina in successivi incontri. Su questo dato biografico, Serio imbastisce un raffinato meccanismo paraletterario, a metà tra gioco e racconto fiabesco: ci si perde in una girandola di snodi narrativi e di personaggi, tra cui la Ludmilla del titolo, bambola/bambina e un agrimensore islandese (chiaro riferimento a K.) in terra lusitana, in cerca del manoscritto di Der Rabe (Il Corvo), opera favoleggiata dell'autore de Il castello e al centro di un intrigo internazionale. La narrazione, carica di innumerevoli riferimenti (alcuni esplicitati, come Eco e Poe, via Pessoa) costituisce un atto d'amore per la letteratura, dove accade che una cornacchia (kavka, in ceco) abbandoni il «mai più» e stringa la sua amata a sé, sotto l'ala nera, prima di spiccare il volo.
Pubblicato su Tutto Libri del 12/8/2023
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