Nel corso delle sue Lezioni sul romanzo argentino - "Scene del romanzo argentino", un programma televisivo, trasmesso nel 2012 dalla TV pubblica argentina, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale - Ricardo Piglia racconta un aneddoto; un caso curioso segnalato dalla stampa dell'epoca, che parlava di un combattimento che si era svolto una domenica - il 23 giugno 1856 - al Teatro Argentino di Buenos Aires, davanti a un pubblico di milleduecento persone (tutti uomini).
Piglia affronta qui il tema della nazionalità, a partire da coloro che nel corso di quell’evento si iscrissero per affrontare il grande campione, "Mister Charles, l'uomo più forte del mondo", così come lo definiva la stampa: furono tre argentini, tre italiani, due baschi, un irlandese, un "orientale" (vale a dire, dell'Uruguay), un francese e un uomo "di nazionalità sconosciuta" (Piglia suppone che si trattasse di un mitteleuropeo).
È questo elenco, a dare forza alla storia, spingendola fino a portarla a quel punto paradossale dove l'artificio e, simultaneamente, la verosimiglianza sembrano d’un tratto incominciare a svanire (assai similmente a come avviene con le scarpe spaiate, in "Elizabeth Costello", di Coetzee). Ed è proprio a partire da questo elenco di nazionalità, come fosse una vecchia barzelletta, che Piglia comincia a raccontare la scena migratoria argentina del XIX secolo. Nel 1856 – spiega - quel che appare come uno scenario "primitivo", e questo appare tale perché i grandi flussi migratori si trovano ancora nel futuro.
Tuttavia - continua - nei testi dell'epoca, è già possibile trovare delle tracce di questa migrazione, come avviene addirittura perfino nello stesso "Martín Fierro". E qui Piglia sottolinea come in quel testo appaia il «gringo da mona»: si tratta di un italiano che se ne andava in giro con una scimmia, cercando di guadagnarsi da vivere in quel modo; poi c'è anche un «inglés zanjeador», il quale parlava sempre di «Inca la perra» (qui si tratta di un riferimento all'Inghilterra, che probabilmente proveniva da un irlandese). E qui Piglia aggiunge anche come sia stato allora, proprio in quel punto del XIX secolo, che gli immigrati irlandesi e baschi cominciano ad arrivare in Argentina e si mettono a scavare dei fossati, in modo da delineare e separare così quelli che erano i confini delle «estancias»: e aggiunge che il gaucho trovava indegna qualsiasi attività che comportasse dover smontare da cavallo!
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