venerdì 22 dicembre 2023

Artisticamente politica…

12 Tesi su Walter Benjamin – I -

«Fino a quando l’arte sarà costretta a restare la figlia maggiore, che conosce anche i vicoli più malfamati, ma che però non può in nessun modo sognare la politica?».

Così diceva Walter Benjamin, già nel 1927, in relazione a una critica borghese della Corazzata Potemkin di Eisenstein ["Replica a Oscar A. H. Schmitz"]. Oggi, la critica delle pratiche artistiche politiche – così come la esprime Gerald Raunig – dev’essere portata avanti, anche nelle fratture, nelle crisi e nelle catastrofi del XXI secolo, proprio nel momento in cui le forme artistiche devono espellere da sé la logica identitaria dei movimenti sociali, ovvero nel momento in cui la propaganda e la controinformazione, in quanto pratiche artistiche, quello che producono ed elaborano è un sapere marginale.

Nell'arte politica, il politico non si riferisce alla politica; la quale non è altro che una pratica strumentale, strumentalizzata e strumentalizzante. Il significato post-strutturale classico del politico risiede nella dissidenza, nell'agonismo, laddove si situa il luogo del conflitto e della negoziazione.

La trasformazione del femminile in maschile non è sufficiente. Al di là del dualismo politica/polizia esiste un altro spostamento, ed è quello che procede  dall'aggettivo all'avverbio. Come nella famosa frase di Godard che propone - anziché fare dei film politici - di produrre dei film politicamente. L'arte politica deve implicare che si faccia arte in modo politico, piuttosto che fare un’arte che venga poi identificata come politica a causa di quelli che sono alcuni suoi contenuti; essa deve diventare politica anche in modo artistico.

Il nocciolo del problema è la modalità in cui avviene la congiunzione e la disgiunzione di ciò che costituisce un legame illimitato tra la politica e l’arte. Avverbializzando l'aggettivo politico, allo stesso modo in cui lo si fa con il sostantivo “Arte”, si cerca pertanto di evitare la strumentalizzazione di un termine da parte dell'altro, in modo che così non si consenta a nessuna delle due componenti di affermarsi come autonoma.

Singolarità, piuttosto che autonomia. Senza mai separare il politico dall'estetico.

fonte: Materia Construida

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