venerdì 15 dicembre 2023

La mascolinità ?!?? «Finalmente e di nuovo» ???

La mascolinità è la crisi?!
- Sulla storia e sulla relazione tra crisi latente e crisi manifesta del soggetto borghese, e sulla sua natura sociale (di genere) -
- di Kim Posster -
 
1. Introduzione * 2. XVII/XVIII secolo – Età dei Lumi: sviluppo, decadenza e conservazione del carattere sociale * 3. Ottocento: dalla conservazione alla salvezza, dalla realizzazione all'imposizione * 4. Fino al 1945 – Il tempo della barbarie: la volontà totale del destino della natura sociale Excursus: L'universalismo socialista contro il decennio borghese? Seconda metà del Novecento – Dall'appropriazione collettiva all'interiorizzazione individualizzata della natura post-fascista La fine della storia e oltre – Sulla precaria attualità e sul futuro dell'eterno presente * 5.6 Sull'effettivo declino del soggetto maschile * 7.7 Sui tentativi di rinnovamento del soggetto maschile * 1. Conclusione* Bibliografia

1. Introduzione
Coloro che parlano dell'attuale crisi del "maschile", vogliono soprattutto una cosa: rafforzare il "maschile". Dai maschilisti, passando per il mainstream borghese, fino all'estrema destra, sono tutti d'accordo: l'Europa e la Germania hanno perso la loro virilità e per avere delle condizioni stabili c'è bisogno di una mascolinità stabile, che andrebbe «finalmente ristabilita», contro la crisi e contro ogni critica corrosiva. Questo «finalmente ristabilita» obbedisce a un peculiare logica temporale, a partire dal fatto che solo in casi assai rari è possibile specificare un preciso punto nel tempo rispetto al quale il «finalmente ristabilita» intende ritornare. Come vedremo, è impossibile specificare un punto del tempo cui concretamente si possa tornare, visto che la realizzazione della mascolinità rappresenta sempre anche la realizzazione della natura sociale. E di questo, la borghesia non ne conosce affatto la storia, visto che la sua natura le appare sempre come se fosse eterna; ed eternamente minacciata. Ragion per cui, «finalmente ristabilita» significa che nel futuro si ritornerebbe un'eternità che si suppone una volta esistesse: insomma, tutto deve diventare completamente diverso, in modo che così possa tornare finalmente a ciò che è sempre stato. Contro questa apologia di quelle che sarebbero le idee sociali dell'eternità, le menti più critiche - come quella dello psicologo sociale Rolf Pohl, o quella della femminista Laurie Penny - ribattono che «è proprio la mascolinità, la crisi» (Penny 2015, Pohl 2015). In tal modo, rifiutano qualsiasi nuova qualità di diagnosi della crisi, che venga fatta in riferimento alla fondamentale precarietà del soggetto maschile. Se da un lato ciò è corretto e importante, dall'altro, in questo modo si ignora il fatto che le idee di eternità riferite alla natura sociale - che risuonano sempre in queste fantasie - hanno una loro storia interna, che ricostruirò più avanti. [...] 

Pertanto, la mascolinità può essere vista, nel suo sviluppo come una "categoria naturale") della relazione di valore, e della dissociazione sessuale, che, nello sviluppo storico della contraddizione in processo, vale a dire, del capitale, si trova sempre in condizioni di decadenza e deve pertanto essere rinnovata a ogni tappa storica. Questa simultaneità di sviluppo e di decadenza, che deve svilupparsi come crisi latente, corrisponde alla dinamica storica delle categorie feticistiche della relazione di valore e di quelli che sono i loro presupposti di genere; dal momento che esse sorgono naturalmente, vale a dire, attraverso le azioni dei soggetti (ma facendolo alle loro spalle), scontandosi così sempre con quelli che ne costituiscono i limiti interni. Possiamo così parlare di una crisi manifesta, non definitiva, quando appaiono questi limiti allo sviluppo naturale, cioè, quando la mascolinità perde, o rischia di perdere, la sua base sociale, mentre il soggetto e la società cercano, in preda al panico, di creare deliberatamente, e quasi consapevolmente, una natura sociale, laddove questa non è più in grado di emergere inconsciamente e feticisticamente, come avveniva prima. Tuttavia, qualsiasi soluzione alla crisi che lasci inalterata la relazione di dissociazione dal valore non costituisce una soluzione, e questo perché la crisi latente non viene mai completamente eliminata. Al contrario, avviene che la modalità di gestione della crisi manifesta, entra essa stessa nella crisi latente, la quale mantiene precariamente quella che è la presunta eternità delle relazioni - come se si trattasse di una nuova normalità - fino al prossimo crollo. La struttura di fondo relativa a queste tesi non è particolarmente nuova, e questo perché le migliori teorie marxiste della crisi affermano che il valore, in quanto relazione di capitale, sembra eternamente identico a sé stesso, mentre allo stesso tempo invece mina sempre le proprie fondamenta ed entra in crisi, solo per poi (tentare) di ricostituirsi di nuovo su un livello superiore. Il ruolo della relazione di genere, e del soggetto, è stato qui, come spesso avviene, irresponsabilmente trascurato (...). [...]

7.2 - Sui tentativi di rinnovamento del soggetto maschile
Nel quadro degli odierni tentativi di rinnovarsi, le risposte regressive alla crisi sembrano essere, a prima vista, le solite risposte date alla scorsa crisi economica globale del XX secolo; ivi compreso il culto del Führer, con i suoi riferimenti diretti a Hitler e a Goebbels. Anche coloro i quali, in tutto il mondo, hanno avuto maggior successo in quanto "fornitori" di ideologie di rinnovamento - l'islamismo e la destra populista -  nelle loro analisi, sembrano voler confermare anche oggi una tale direzione di attacco: promettono entrambi di voler rinnovare la natura sociale grazie a una apocalittica continua lotta di morte. Ponendosi come una sorta di rivolta autoritaria, intendono superare la decadenza della società borghese e realizzare la mascolinità, «finalmente e di nuovo», per ripristinare così un'armoniosa complementarietà dei sessi. Uniti nell'odio per gli omosessuali e per le donne disobbedienti - così come lo sono nel perseguimento di un antisemitismo eliminatorio, dal momento che la degenerazione della natura sociale continua a dover essere esorcizzata negli "ebrei". [In Germania] Volker Weiß, l'islamismo e la destra populista tutt'insieme possono anche essere descritti quasi come se fossero dei fratelli d'armi che - soprattutto nei circoli ideologicamente più solidi - si riconoscono, piuttosto che odiarsi (cfr. Weiß 2017). Tuttavia, uno sguardo al di fuori del contesto tedesco - e della storia di quello che è un suo particolare feticismo di Stato - rivela come le attuali ideologie di rinnovamento non siano poi rimaste così tanto identiche a sé stesse; come invece amano affermare a partire dal loro senso della tradizione. Un'analisi più attenta mostra, anche qui, un graduale e moderato ritorno di un'alleanza maschile. Infatti, non è solo tra i gruppi islamisti che si può riscontrare uno scetticismo, se non addirittura il fermo rifiuto di uno Stato-nazione, da parte di chi si schiera invece a favore di una forma di dominio esercitato da delle bande maschili. Per esempio, il guru del maschilismo nazionalista bianco, Jack Donovan, sostiene che la «via degli uomini» potrebbe essere ripristinata, soltanto per mezzo di bande maschili, in quelle aree «dove lo stato ha perso il suo potere e la sua credibilità» (Donovan 2016, 178).

In contrasto con quelle che erano le bande maschili di inizio secolo, la banda maschile di Donovan non si propone esattamente di preservare e riconciliare la mascolinità con le diverse strutture e istituzioni sociali. E inoltre, non ne costituisce la cellula embrionale dello Stato, quanto piuttosto la sua fine. Tuttavia, Donovan conserva l'anelito fascista all'apocalisse, poiché, secondo Donovan, «prosperità, sicurezza e globalismo» costituiscono la base della «via delle donne», e sono proprio queste basi quelle che devono essere indebolite, se non addirittura distrutte, per mezzo di una fase di «violenza e caos e tirannia» (ivi., 182). Il positivismo utopico, che nell'Illuminismo si era sviluppato naturalmente insieme alla mascolinità, nella crisi della natura sociale appare loro come corruzione femminile, che va precipitata nell'abisso insieme alle forme sociali degenerate, e questo va fatto prima che esse possano continuare a decadere. In questo, viene qui superato quello che era il nucleo delle fantasie fasciste di rinnovamento, ma la fantasia maschile di sovranità in esso contenuta ha subito comunque una notevole trasformazione. L'odio per la mediazione delle forme, emerso a partire dal XX secolo, riemerge apertamente, ma oggi viene denunciato il suo dominio sovrano in quanto pura forza di volontà. La legge e l'ordine non si realizzano attraverso il trionfo della volontà, e la mascolinità non si realizza esercitando il dominio sociale. Avviene esattamente il contrario: per Donovan, la società sarebbe unicamente il risultato della realizzazione personale della mascolinità esercitata da ciascun uomo. Il suo auspicato ordine gerarchico che vede gli uomini uno contro l'altro - al di sotto del quale si trovano tutte le donne - è il mero effetto della lotta tra la natura del genere maschile contro la natura del genere maschile. Tuttavia, non sembra esserci una chiara contraddizione tra questa attuale atomizzazione dell'illusione maschile di sovranità e le ideologie neonaziste e neofasciste.

Donovan è stato bene accolto nel movimento identitario, e il suo libro è stato pubblicato in tedesco dalla casa editrice Antaios-Verlag di Götz Kubitschek (cfr. Glösel 2016). L'odiatore di Stato Donovan è tuttavia molto popolare tra i sostenitori dello Stato autoritario. Probabilmente, la sua fantasia relativa a un dominio post-apocalittico che viene esercitato da delle bande maschili, sostituisce qui il concetto liberale dello stato di natura della società, a partire dal quale la società può poi essere nuovamente ricreata attraverso un atto di volontà. La fase di caos e tirannia di Donovan, potrebbe qui rappresentare in termini reali il periodo compreso tra l'attuale decadenza e il prossimo rinnovamento fascista. Concetti elaborati, quali "accelerazionismo", ma anche il costante borbottio a proposito di un'imminente guerra civile, mostrano come le forze fasciste, non solo si aspettino una simile fase di declino - vista però come rinnovamento - ma che altresì lavorano anche attivamente per poterla ottenere (Lauer, Jakobson 2020). Lo scenario, sempre più in crescita, è quello dei cosiddetti "Preparatori": soprattutto uomini che si preparano a delle condizioni in cui non esisterà più né Stato, né denaro, né legge, né acqua potabile, è quindi costituito non solo di alcuni eccentrici isolati che - nel loro godimento della paura - non vedono l'ora di trasformarsi in un lupo solitario rispetto alle altre persone, ma anche di radicali di destra organizzati, i quali mirano a prepararsi a prendere il potere nella confusione e nel collasso (cfr. Kracher 2018).

8. Conclusione
Sia che la caduta venga intesa come se fosse una sospirata opportunità di rinnovare la propria mascolinità - come nel caso di Donovan - sia che appaia solo come un terribile destino cui l'uomo sarebbe comunque condannato, come avviene anche per gli Incel: in entrambi i casi, quel che hanno in comune è che le donne non possono più apparire come delle devote conservatrici della natura sociale, ma solamente come delle corruttrici criminali, le quali dovrebbero prima essere di nuovo ritrasformate in un oggetto completamente soggiogato dal dominio maschile, prima che possa diventare di nuovo concepibile una qualsiasi complementarietà organica, comunque venga intesa. Questa miscela proiettiva di desiderio e di odio nei confronti della femminilità, viene resa ancora più paranoica e totalitaria proprio da quella costellazione che oggi sposta il sessismo e l'antifemminismo in modo da poterlo così collocare ancora più vicino all'antisemitismo (cfr. Stögner 2014 e FGBW e.V. 2019). In tal modo, tutte le fantasie maschili di sovranità, da mettere in atto dopo la «fine della storia», appaiono atomizzate e deprivate del loro fondamento. Da un lato, ciò conduce a un micidiale nichilismo della decadenza, e lo fa nello stesso momento in cui, dall'altro, sfocia in un totalitarismo di rinnovamento ancora più paranoico. Il fatto che queste due fazioni possano, in linea di principio, essere riconciliate tra di loro, è stato storicamente dimostrato dal nazionalsocialismo. La cosa, ovviamente non si ripeterà di nuovo nel medesimo modo, ma questo tuttavia non è un motivo per tranquillizzarsi, soprattutto se consideriamo che già i tentativi, di per sé, esprimono la più profonda barbarie, e che non è possibile prevedere con chiarezza di che cosa sarà ancora capace, nel suo declino, il soggetto maschile in crisi. Per le forze di emancipazione, diventa quindi più importante che mai, in futuro, sia opporsi ai tentativi illusori della rivolta conformista del soggetto maschile borghese che mirare, simultaneamente, all'eliminazione della base reale della crisi. Ma per fare questo, non è possibile tornare semplicemente a prima degli stravolgimenti storici. Ciò significa che una critica femminista del genere non può evitare di affrontare il problema del suo essersi duplicata nel soggetto. E  quanto patetici e reazionari si rivelino quelli che ormai non criticano più il soggetto borghese - ma si preoccupano solo di salvarlo – ciò oggi viene ampiamente dimostrato dai liberali autoritari, e (ex)di sinistra.

«Per riuscire ad affrontare efficacemente la crisi, si dovrebbe formare una 'sinistra femminista', che sia cosciente del 'meccanismo di dissociazione', relativo alla società nel suo complesso, tanto sul piano soggettivo-personale quanto su quello oggettivo-sociale. Un femminismo in tal senso, non potrebbe permettersi di continuare a limitarsi solo alle donne e al movimento delle donne» (Scholz 1992, 49).

Quella che è l'attuale natura di genere, deve pertanto essere riconosciuta anche nel - e attraverso il - soggetto, senza soccombere alla tendenza di chi afferma questa "natura", o arriva persino a volerla perpetuare. Di solito, rispetto a una critica su questo punto, a essere particolarmente suscettibili sono gli uomini, perché di solito negano "il loro genere" in astratto, e lo lasciano scomparire in un universalismo androcentrico, oppure lavorano su identità alternative, tipo la "mascolinità critica" , la quale, di questi tempi, sta diventando popolare nei circoli della sinistra dei movimenti; e a quanto pare, sembra che presumibilmente li riconcili con il proprio genere. A simili escamotage, bisogna ribattere obiettando che l'identificazione apocalittica con la natura sociale del soggetto non può essere contrastata con una versione multipla, positiva o femminista del soggetto, ma solamente per mezzo della sua critica fondamentale. Pertanto, rispetto alla crisi, continua a esserci un'unica soluzione, vale a dire, l'abolizione collettiva di quella che costituisce la sua base, ossia, del patriarcato capitalista e della sua natura sociale.

- Kim Posster  - “Männlichkeit ist die Krise?! Zu Geschichte und Verhältnis von latenter und manifester Krise des bürgerlichen Subjekts und seiner gesellschaftlichen (Geschlechts-)Natur”- pubblicato sulla rivista exit! nº 19, 2022, p. 82-111 -

fonte: EXIT!

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