Robert Kurz e la critica dello schema della transizione dal capitalismo al comunismo in Marx (estratto)
« In realtà, per Isaak Ilijc Rubin, il problema non consiste nel ripartire - tra i diversi settori di vita e di riproduzione, di varia natura - le diverse risorse, facendolo in maniera pianificata; quanto piuttosto nello stabilire - al momento della distribuzione dei beni, dei servizi, ecc. - una amministrazione delle prestazioni e un'allocazione dei costi degli uni e degli altri. Si tratta pertanto della questione di stabilire una "prestazione" astratta, di modo che così, anche dopo l'eventuale superamento del lavoro astratto specificamente capitalista, essa imporrebbe comunque una cosiddetta "omogeneizzazione". In tal modo, non farebbe altro che perpetuare quello che è un momento del lavoro astratto: vale a dire, un residuo della logica capitalista di valorizzazione che finirebbe così per apparire, in maniera analoga a quella che appare in Proudhon e, in generale, in tutte le utopie che si basano su una contabilità del "lavoro". Perfino lo stesso Marx lascia che trapeli ancora qualcosa di una simile illogicità; e lo fa nel momento in cui evoca i famosi "due stadi": socialismo e comunismo. Per cui, all’inizio rimarrebbe in vigore il principio della prestazione astratta in quanto momento della logica della valorizzazione: "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro". Sarebbe invece poi solo nel lontano futuro del comunismo, allorché il "lavoro" sarà divenuto - presumibilmente e significativamente - la "prima necessità della vita", che a quel punto entrerebbe in gioco l'altro principio: "Da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni". Ma, tuttavia, un simile schema non corrisponde ad alcuna necessità. In realtà, se Marx stimava che lo sviluppo delle forze produttive, nelle condizioni capitalistiche nel XIX secolo, non fosse ancora abbastanza sufficiente da consentire di poter buttare a mare il principio borghese della "performance", della prestazione, ciò era soprattutto perché egli era rimasto ancora assai legato ad alcuni elementi dell'ideologia protestante del lavoro. Per non parlare del fatto che un simile concetto di “prestazione astratta”, rimane un concetto specificamente moderno, che non si riferisce in alcun modo alla situazione premoderna di quello che era solo uno sviluppo relativamente limitato delle forze produttive; ma, paradossalmente, è nato proprio in forza di quello che è stato il cieco sviluppo capitalistico delle forze produttive, visto come sviluppo di forze distruttive».
( da R. Kurz, "La sostanza del capitale”, Parigi, L'Echappée, 2019, p. 61-62 )
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