giovedì 12 dicembre 2024

«delay, deny, depose»…

Di Marco Codebó, conservo quasi religiosamente il suo bel libro, edito da Manni, "Via dei Serragli" che tratta di un mio feticcio, le sedie di Potop, a Firenze. Chi non sa, non capirà. Trovo qui, grazie a Sergio Scorza questo prezioso intervento su qualcosa che mi sta a cuore, e che mi fa dedurre che il Codebó sia rimasto in America. Lo ringrazio e lo saluto.

DOLORE E SPERANZA
di Marco Codebò

L’omicidio di Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare, la più grande compagnia di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti, freddato a Mahnattan il 4 dicembre ha suscitato reazioni inattese. Settantacinquemila faccine allegre sono apparse su Facebook sotto il comunicato di UnitedHealthcare che informava della perdita del suo dirigente. La giacchetta con cappuccio indossata da Luigi Mangione è andata a ruba nei grandi magazzini. Una dozzina di giovani, infine, si sono incontrati sabato scorso a Times Square, tutti ingiacchettati e incappucciati: avevano messo su una competizione per premiare il più somigliante allo sparatore di mercoledì. Alex Goldenberg, consulente presso il “Network Contagion Research Institute”, un organismo che si occupa di minacce in rete, segnala come questa volta il sostegno all’omicidio di Manhattan è diventato opinione comune. “L’uccisione di Thompson – aggiunge Goldenberg – viene spiegata come una specie di segnale d’inizio di una più ampia guerra di classe” (New York Times, 7/12/2024). Che Luigi Mangione il 4 dicembre intendesse intervenire nel dibattito pubblico sull’assistenza sanitaria appare chiaro dalle parole incise sui bossoli trovati sulla scena del delitto: “delay, deny, depose” (ritardare, negare, deporre). Le prime due alludono a pratiche di uso comune fra le compagnie di assicurazione, prima rinviare e poi rifiutare del tutto il pagamento delle cure mediche. L’ultima, deporre, appare come metafora dell’omicidio stesso, la deposizione violenta, per via di eliminazione fisica, di un sovrano, in questo caso l’amministratore delegato di un’azienda. La triplice allitterazione stabilisce anche un legame con Delay, Deny, Defend, un libro pubblicato nel 2020 da Jay M. Feinman, professore emerito di diritto a Rutgers. Per capire di cosa parli il suo libro basta leggere il sottotitolo: “Perché le compagnie di assicurazione non pagano e cosa si può fare al proposito”.

Un torrente di odio verso le assicurazioni sanitarie dopo l’omicidio dell’amministratore delegato” è il titolo di un articolo uscito sul New York Times del 5 dicembre, dove si legge di come sarcasmo, giubilo e odio abbiano dominato i commenti apparsi in rete subito dopo la morte di Thompson. È un ottimo pezzo, ma più interessanti risultano i 1.460 commenti inviati in poche ore dai lettori. Lì si può leggere dell’impatto devastante esercitato da UnitedHealthcare e da altre aziende del settore sulla vita delle persone:

– Mia figlia è nata con una deformità congenita a entrambi i piedi. A quattordici mesi è stata operata. L’assicurazione ha pagato solo per un piede, sostenendo che non copriva due operazioni praticate in contemporanea.
– UnitedHealthcare è la mia assicurazione. Negli ultimi due anni mi è costata 3.000 dollari. Loro ne hanno tirato fuori 100.
– Quest’anno mio zio è morto che era ancora giovane perché l’assicurazione ritardava, ritardava, ritardava (delayed, delayed, delayed).
– Un anno fa ho perso mio marito, suicida. Una delle ragioni per cui si è tolto la vita sono stati di debiti causati dalle cure mediche.
– Abbiamo un figlio che soffre di autismo. United Healthcare continua a negargli la copertura assicurativa per la terapia di cui ha bisogno.
– United Healthcare ha usato l’intelligenza artificiale per stabilire che la terapia per la mia recente e devastante infertilità non era necessaria dal punto di vista medico.
– Una mia parente ha avuto un aneurisma cerebrale, senza lacerazioni. Nessuna assicurazione avrebbe mai coperto un’operazione chirurgica “prima che l’aneurisma avesse raggiunto il livello 7”. La demenza vascolare era già iniziata. Adesso non siamo ancora al livello 7, ma mentalmente lei è andata. I suoi due figli (giovani) lavorano a tempo pieno per pagarle una badante a tempo pieno.
– Proprio mentre sto scrivendo aspetto che l’Assicurazione risponda al mio appello contro le loro decisioni a proposito delle radiazioni a cui sono stata sottoposta dopo un’operazione chirurgica per un cancro alla gola. Il trattamento mi ha causato una seria necrosi ossea a entrambe le mascelle. Non ho più denti e da un anno e mezzo non riesco a nutrirmi correttamente. Tutto questo sta compromettendo in maniera seria la mia salute, che è in declino. L’ospedale dove sono in cura, il mio medico di famiglia e altri due suoi colleghi hanno sottoposto quattro richieste di pagamento all’Assicurazione. Sono state tutte negate (denied).

Non odio, ma dolore. Senza fine. Ed estrazione. I risparmi personali con cui pagare i costi delle cure non sono altro che residui accumulati del salario. Provengono da quella parte di valore rimasta in mano alle salariate o ai salariati, dopo che il capitalista si era attribuito una parte di quello totale da loro prodotto e aveva destinato l’altra, appunto, ai salari. L’estrazione via assicurazione sanitaria prolunga il furto del valore al di là dello sfruttamento in opera durante la giornata lavorativa. È una pratica distruttiva: ogni anno, negli Stati Uniti, sono in 600.000 ad andare in bancarotta perché non riescono a pagare le prestazioni sanitarie di cui hanno bisogno. Ma soprattutto speranza. Non scriverebbero se non sperassero.

Marco Codebò  *

*Insegna Letteratura e lingua italiana alla Long Island University di New York. L’ultimo suo libro è " Fermammo persino il vento. Racconti e letteratura di partigiani" (ShaKe).

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