lunedì 16 dicembre 2024

Chi ha paura di chi !!

Orwell fuggì dalla Spagna il 23 giugno 1937, a causa del pericolo che correva di essere imprigionato per aver combattuto nelle milizie del POUM. In realtà, l'articolo che segue è stato scritto in quello stesso momento in cui Orwell aveva iniziato a scrivere il suo "Omaggio alla Catalogna". Ed è per questo motivo che in entrambi i testi compaiono dei concetti e delle frasi che coincidono. La tesi più importante dell'articolo consiste nella la sua intuizione secondo cui lo stalinismo ha più somiglianze che differenze con il fascismo. Per un combattente antifascista come Orwell, questo rappresenta un brutale paradosso. Un paradosso che non viene assimilato del tutto (ovvero, non viene portato fino alle sue ultime conseguenze) allorché ci dice che, malgrado tutto, è meglio continuare a combattere il fascismo aperto di un Franco e di un Hitler, poiché il loro regime sarà sempre peggiore di quello del fascismo occulto del Fronte Popolare. Questa posizione di Orwell, incoerente e frutto di un'esperienza immediata, verrà modificata solo due mesi dopo, grazie alla riflessione politica. Ragion per cui, in una lettera datata settembre 1937 e indirizzata a Geoffrey Gorer (inclusa nel volume "La mia guerra civile spagnola"), egli scrive: «Dopo quello che ho visto in Spagna, sono giunto alla conclusione che è inutile essere antifascisti e cercare allo stesso tempo di mantenere il capitalismo. Il fascismo non è altro che uno sviluppo del capitalismo (...). Se si collabora con il governo imperialista-capitalista nella lotta contro il fascismo - vale a dire contro quello che è un capitalismo concorrente -  in effetti si lascia entrare il fascismo dalla porta di servizio». Questa analisi, fa di Orwell un lucido interprete della guerra di Spagna, vista nel suo significato storico più profondo: la collaborazione di classe dell'antifascismo ha negato la rivoluzione, e in tal modo ha quindi ostacolato l'azione dei lavoratori in quanto classe rivoluzionaria. Che questa nota serva anche come risposta chiara alle sciocchezze riversate dai neostalinisti e agli insulti di Paul Preston.

- Nota di Agustín Guillamón (maggio 1984 e dicembre 2024) -


Sono stato (testimone oculare) a Barcellona
- di George Orwell -

Molto è già stato scritto sui tumulti di maggio a Barcellona, e un quadro sinottico degli eventi principali è stato minuziosamente tracciato da Fenner Brockway nell'opuscolo "La verità sui giorni di Barcellona". Penso, pertanto, che la cosa più utile che posso fare sia semplicemente aggiungere, nella mia qualità di testimone oculare, alcune note marginali riguardanti alcuni punti particolarmente controversi. Consideriamo, prima di tutto, quale sarebbe stato lo scopo perseguito - ammesso che sia esistito - lo scopo perseguito dalla presunta insurrezione. La stampa comunista ha sostenuto che si sarebbe trattato di un tentativo accuratamente preparato per rovesciare il governo - e persino per consegnare la Catalogna ai fascisti, provocando così un intervento straniero a Barcellona. Questa insinuazione è troppo ridicola per richiedere una confutazione. Se era vero che il POUM e l'ala sinistra degli anarchici si sarebbero alleati con i fascisti, come spiegare allora che i miliziani in prima linea non abbiano disertato, lasciando una breccia aperta al fronte? Come spiegare che i trasportatori, membri della CNT, abbiano continuato, nonostante lo sciopero, a rifornire di cibo il fronte? Tuttavia, non posso affermare con assoluta certezza che non sia esistito, nella mente di un piccolo numero di estremisti - in particolare i bolscevichi-leninisti (che vengono abitualmente chiamati trotskisti), i quali  distribuivano volantini sulle barricate - un preciso progetto rivoluzionario. Ciò che posso dire è che gli uomini sulle barricate non hanno mai considerato di star prendendo parte a una rivoluzione. Tutti avevamo come la sensazione di stare agendo contro un tentativo di colpo di Stato da parte della Guardia Civil, la quale aveva occupato con la forza la Centrale Telefonica e che avrebbe potuto occupare anche altre strutture se non fossimo stati decisi a combattere. La mia interpretazione della situazione si basa su ciò che gli uomini stavano effettivamente facendo e dicendo in quel momento, ed è la seguente: gli operai sono scesi spontaneamente in strada per difendersi, e c'erano solo due cose che volevano consapevolmente, la restituzione della centrale telefonica e il disarmo delle odiate guardie civili. Bisogna anche tenere conto del risentimento causato a Barcellona dalla crescente miseria, e dallo stile di vita lussuoso della borghesia. Tuttavia, è probabile che se fosse stato trovato un leader in grado di trarne vantaggio, ci sarebbe stata la possibilità di rovesciare il governo. Viene da tutti ammesso che il terzo giorno gli operai erano in grado di prendere il potere in città; non si può negare che la Guardia Civil fosse profondamente demoralizzata e si era arresa in massa. Il governo di Valencia, avrebbe certamente potuto  inviare delle truppe fresche per schiacciare gli operai (infatti, inviò seimila guardie d'assalto quando i combattimenti furono finiti); ma non avrebbe potuto però mantenere a Barcellona quelle truppe qualora i trasportatori avessero deciso di non rifornirle. Tuttavia, fatto sta che non emerse alcun leader rivoluzionario determinato. I leader anarchici avevano disapprovato del tutto l'azione, e avevano detto di: tornate al lavoro. I leader del POUM rimasero dubbiosi. Gli ordini che ricevevamo sulle barricate difese dagli uomini del POUM - ordini che provenivano direttamente dalla direzione del POUM - ci ordinavano di sostenere la CNT, ma di non sparare, a meno che non ci avessero sparato loro per primi,  o che le nostre sedi e strutture fossero state attaccate (personalmente, sono stato oggetto di fucilate in diverse occasioni, senza però mai sparare in risposta.) Poi, via via che le provviste diminuivano, gli operai, a poco a poco, uno dopo l'altro, tornarono al lavoro. E naturalmente, una volta che fu permesso loro di disperdersi senza difficoltà, iniziarono le rappresaglie. Sapere, però, se la situazione rivoluzionaria avrebbe dovuto essere sfruttata è tutt'altra questione. Dovessi dare la mia opinione, risponderei di no. Per prima cosa, è dubbio che gli operai avrebbero potuto mantenere quell'energia per più di qualche settimana; e, in secondo luogo, ciò avrebbe significato perdere la guerra contro Franco. Dall'altra parte, però, l'atteggiamento essenzialmente difensivo degli operai era chiaramente legittimo: che si trovassero o meno in guerra, avevano tutto il diritto di difendere ciò che avevano conquistato nel luglio del 1936. Potrebbe sembrare ovvio dire che in quei giorni di maggio la rivoluzione era stata definitivamente perduta, ma io credo che però perdere la rivoluzione fosse un male minore - anzi a dire il vero molto minore - di quello di perdere la guerra. Il secondo punto in discussione riguarda i partecipanti. Quasi fin dall'inizio, la tattica della stampa comunista era stata quella di fingere che l'insurrezione fosse esclusivamente, o quasi esclusivamente, opera del POUM (assecondato da alcuni altri malfattori irresponsabili, se dobbiamo credere al New York Daily Worker). Chiunque si trovasse a Barcellona in quel momento sapeva che si trattava di un'affermazione assurda. In generale,  la stragrande maggioranza di coloro che difendevano le barricate apparteneva alla CNT. E questo è un punto importante, visto che di recente il POUM è stato rimosso in quanto capro espiatorio per la rivolta di maggio; i quattrocento e più membri del POUM che ora popolano le celle, sporche e infestate da cimici, di Barcellona, ufficialmente si trovano lì a causa della loro partecipazione ai disordini di maggio. E' pertanto essenziale dimostrare che, per due buone ragioni, il POUM non è stato, né avrebbe potuto esserne, il motore. Prima ragione: il POUM era un partito di minoranza. Se sommiamo al numero dei membri del partito, quello dei miliziani in congedo e wuello dei sostenitori e simpatizzanti di ogni tipo, il numero dei membri del POUM per strada, non poteva certo avvicinarsi ai diecimila (e probabilmente non arrivava a più di cinquemila); e invece, il numero di partecipanti alla rivolta è stato stimato in decine di migliaia. Secondo motivo: c'è stato uno sciopero generale, o quasi generale, durato diversi giorni. Senza dubbio, il POUM da solo non avrebbe potuto avere il potere di scatenare uno sciopero, e lo sciopero non avrebbe potuto avere luogo se i militanti della CNT non lo avessero voluto. Quanto a coloro che erano impegnati dall'altra parte della barricata, il Daily Worker di Londra, in una delle sue edizioni, ha avuto la sfrontatezza di pretendere che l'insurrezione sarebbe stata repressa dall'Esercito Popolare. Tutti a Barcellona sanno - e il Daily Worker non può ignorarlo - che l'Esercito Popolare è rimasto neutrale, e  durante tutto il periodo dei disordini le sue truppe non hanno lasciato le loro caserme . Alcuni soldati, tuttavia, vi avevano preso parte, ma a titolo individuale. Io ne ho visti due, uno sulle barricate del POUM. Il terzo punto ha a che fare con  il presunto accumulo di armi, da parte del POUM, a Barcellona. Questa storia è stata così talmente  diffusa che persino un osservatore come H. N. Brailsford, di solito con un grande senso critico, l'accetta senza verificarla, arrivando a parlare di carri armati e pezzi di artiglieria che il P.O.U.M. avrebbe rubato dagli arsenali del Governo (New Statesman, 22 maggio). In realtà, il POUM possedeva purtroppo assai poche armi, tanto al fronte quanto nella retroguardia. Durante i combattimenti di strada, mi sono trovato in quelle che erano le  tre fortezze principali del POUM: la sede del suo Comitato Esecutivo, in quella del Comitato Locale, e nell'Hotel Falcón. Vale la pena elencare in dettaglio le armi presenti in questi edifici. Si contavano in totale un'ottantina di fucili, alcuni dei quali difettosi, oltre ad alcune vecchie armi di diversi modelli, tutte fuori uso per mancanza di proiettili adatti. Per quanto riguarda le munizioni: una cinquantina di cartucce per fucile, niente mitragliatrici, niente pistole, niente proiettili di pistola, alcune scatole di bombe a mano che ci erano state mandate dalla CNT dopo l'inizio dei combattimenti. Un eminente ufficiale della milizia che mi ha parlato dell'argomento, riteneva che a Barcellona il POUM possedesse un totale di circa 150 fucili e una sola mitragliatrice. Pertanto, come si vede, si trattava solo dell'armamento giusto per le guardie che, a quel tempo, tutti i partiti senza eccezione, PSUC, CNT-FAI, collocavano nelle loro sedi più importanti. Forse si sostiene che, anche durante le giornate di maggio, il POUM ha continuato a nascondere le sue armi? Ma allora che cosa rimane della teoria della rivolta di maggio, vista come un'insurrezione guidata dal POUM per rovesciare il governo? In realtà, il maggior responsabile, e di gran lunga, riguardo la questione delle armi che venivano tenute lontane dal fronte, è il governo stesso. Sl fronte aragonese, la fanteria era molto peggio armata di quanto lo è in Inghilterra una scuola OTC. Mentre al contrario, le truppe della retroguardia - le guardie civili, le guardie d'assalto, i carabinieri - che non erano state assegnate al fronte, ma che venivano usate per mantenere l'ordine (o meglio: per intimidire gli operai) nella retroguardia, erano armate fino ai denti. Le truppe sul fronte aragonese avevano fucili Mauser deteriorati che in genere si inceppavano dopo cinque colpi, avevamo una mitragliatrice ogni cinquanta uomini e una pistola o un revolver ogni trenta. E queste armi, così necessarie nelle trincee della linea di fuoco, non venivano distribuite dal governo, ma dovettero essere acquistate illegalmente e con grande difficoltà. Le guardie d'assalto avevano fucili russi, nuovi di zecca, e ogni gruppo di dodici uomini aveva la sua mitragliatrice. Questi dati parlano da soli. Un governo che manda al fronte dei quindicenni con vecchi fucili di oltre quarant'anni, e tiene nelle retrovie i suoi uomini più forti e le sue armi più moderne, è manifestamente più spaventato dalla rivoluzione che dai fascisti. Sta qui la spiegazione della debolezza della politica di guerra degli ultimi sei mesi, e del compromesso con cui la guerra sicuramente finirà . Quando, tra il 16 e il 17 giugno, il POUM, l'opposizione di sinistra (che si pretendeva che fosse trotskista) erede del comunismo spagnolo, venne soppresso, la cosa in sé non sorprese nessuno. Già a maggio, e anche da febbraio, era diventato evidente che, se i comunisti avessero realizzato i loro propositi, il POUM sarebbe stato liquidato. Tuttavia, la repressione improvvisa e il misto di perfidia e brutalità con cui l'azione venne condotta, colsero tutti, compresi i leader, alla sprovvista. Ufficialmente il partito veniva soppresso e l'accusa - ripetuta per mesi dalla stampa comunista senza che fosse presa sul serio da nessuno in Spagna - di essere al soldo dei fascisti si abbatteva sui dirigenti del POUM. Il 16 giugno, Andrés Nin, il leader del partito, viene arrestato nel suo ufficio. Quella stessa notte, senza preavviso, la polizia fa irruzione nell'Hotel Falcón - una specie di pensione familiare organizzata dal POUM e frequentata principalmente dai miliziani in permesso - arrestando tutti coloro che si trovavano lì, senza accusarli di nulla in particolare. La mattina dopo, il POUM viene dichiarato illegale e tutti i suoi locali, non solo uffici, biblioteche, ecc., ma anche le librerie e le infermerie per i feriti vengono sequestrati dalla polizia. Nel giro di pochi giorni quasi tutti i quaranta membri del Comitato esecutivo vengono arrestati. Uno o due di loro, che erano riusciti a nascondersi, sono costretti a consegnarsi quando, facendo uso della condatta imparata dai fascisti, le loro donne vengono prese in ostaggio. Nin viene trasferito a Valencia, e da lì, a Madrid, accusato di aver venduto informazioni militari al nemico. È inutile dire che le solite confessioni, le lettere misteriose scritte con inchiostro invisibile e tutte le altre prove, erano pronte per essere pubblicate in una tale abbondanza che potevano ragionevolmente essere considerate come già preparate in anticipo. Intorno al 19 giugno, da Valencia, la notizia che Nin era stato ucciso arriva a Barcellona. Speravamo che la voce fosse falsa, ma è quasi superfluo sottolineare quanto sia obbligatorio per il governo di Valencia fucilare alcuni, forse una dozzina, di dirigenti del POUM se vuole che le sue accuse siano prese sul serio. Durante tutto questo periodo, la base del partito, non solo i membri, ma anche i soldati appartenenti alle milizie del POUM, e simpatizzanti o sostenitori di qualsiasi tipo, venivano gettati in prigione non appena la polizia riusciva a catturarli. È quasi impossibile fare una statistica esatta, ma tutto indica che, durante la prima settimana, ci sono stati più di quattrocento arresti, solo a Barcellona. Sappiamo, senza nessun dubbio, che le prigioni erano così talmente  piene che un gran numero di prigionieri dovette essere rinchiuso in tende e altre strutture temporanee. Secondo la mia inchiesta, nel corso di questi arresti non è stata fatta alcuna distinzione tra coloro che hanno preso parte ai disordini di maggio e coloro che non l'hanno fatto. Del resto, la messa al bando del POUM era retroattiva. Dal momento che il POUM era appena stato messo fuori legge, tutti coloro che avevano fatto parte del POUM venivano considerati trasgressori della legge. La polizia ha persino arrestato i feriti nelle infermerie. Ho visto, per esempio, tra i detenuti di una delle prigioni, due uomini che conoscevo, che avevano avuto una gamba amputata; e persino un bambino che non aveva più di dodici anni. Bisogna pensare a che cosa significhi praticamente, la reclusione in Spagna in questo momento. Per non parlare del sovraffollamento delle carceri provvisorie, delle condizioni igieniche precarie, della mancanza di luce e di aria e del cibo sporco, e di come ci sia la totale assenza di qualsiasi cosa che possa assomigliare alla legalità. Nulla è più legittimo, per esempio, dell'habeas corpus; ebbene, secondo la legge attualmente in vigore in Spagna - o, comunque, secondo la sua attuale applicazione - chiunque potrebbe essere imprigionato a tempo indeterminato, non solo senza processo, ma anche senza accusa. E finché non c'è un'accusa, le autorità possono, se vogliono, tenerti in isolamento (cioè, non hai il diritto di comunicare nemmeno con un avvocato o qualsiasi altra persona al di fuori del carcere). È facile capire quale valore si possa dare alle confessioni ottenute in simili condizioni. La situazione è ancora peggiore per i più poveri, dato che, insieme alle altre organizzazioni del POUM,  è stato soppresso anche il Soccorso Rosso, il quale forniva un avvocato ai detenuti. Ma forse l'aspetto più odioso di tutti è il fatto di avere deliberatamente impedito che, almeno per cinque giorni o più, qualsiasi informazione su questi eventi potesse raggiungere le truppe sul fronte aragonese. Per l'esattezza, sono stato al fronte dal 15 al 20 giugno. Sono stato trasferito in ambulanza nelle città di seconda linea, Siétamo, Barbastro, Monzón, ecc. In tutti questi luoghi, le sedi delle milizie del POUM, i loro Comitati di Soccorso Rosso e le altre strutture funzionavano normalmente; anche perfino a Lleida (100 chilometri da Barcellona), e fino al 20 giugno, nessuno sapeva assolutamente niente del fatto che il POUM era stato soppresso; non venne detta una parola sui giornali di Barcellona, mentre allo stesso tempo in quelli di Valencia (che non arrivarono sul fronte aragonese) si diffondeva la storia del tradimento di Nin. Come tanti altri compagni, anch'io ho fatto l'amara esperienza di tornare a Barcellona per scoprire che durante la mia assenza il POUM era stato soppresso. Fortunatamente, sono stato avvertito appena in tempo per poter riuscire a scappare, ma altri non hanno avuto alcuna possibilità. Ogni miliziano del POUM che arrivava dal fronte in quel momento, poteva solo scegliere tra nascondersi immediatamente o venir messo subito in prigione. Un'accoglienza davvero gradevole dopo tre o quattro mesi in prima linea! Il motivo di tutto questo era ovvio: l'offensiva di Huesca era appena iniziata, e il governo probabilmente temeva che, se i miliziani del POUM avessero scoperto cosa stava succedendo, avrebbero abbandonato il fronte. Personalmente, non credo che la fedeltà dei miliziani sarebbe venuta meno. Ma, in ogni caso, avevano il diritto di conoscere la verità. C'è qualcosa di indicibilmente odioso nell'inviare uomini in battaglia (quando ho lasciato Sietamus, i combattimenti erano già cominciati e i primi feriti, messi sulle ambulanze, venivano sballottati su strade abominevoli) nascondendo loro che, proprio in quello stesso momento, alle loro spalle, il loro partito era stato soppresso, i loro capi denunciati come traditori e i loro amici e parenti gettati in prigione. Senza dubbio, tra tutti i partiti rivoluzionari, il POUM era il più debole, e la sua soppressione riguardò solo poche persone. Secondo tutte le indicazioni, in tutto non ci saranno stati più di una ventina di fucilati o condannati a lunghe pene detentive, alcune centinaia di esistenze distrutte e qualche migliaio di perseguitati per qualche tempo. Tuttavia, la sua soppressione è, se vista come un sintomo, assai importante. In primo luogo, mostra  all'estero in maniera chiara quello che era già evidente ad alcuni osservatori in Spagna: che l'attuale governo ha più punti di somiglianza, piuttosto che di differenza, con il fascismo (il che non significa in alcun modo che il fascismo più aperto di Franco e Hitler non valga la pena di essere combattuto. Quanto a me, era già da maggio che avevo capito la tendenza fascista del governo, ma ciò non significava che avrei smesso di continuare a fare il volontario al fronte, come ho fatto). In secondo luogo, l'eliminazione del POUM è un segno sconfortante dell'attacco imminente nei confronti degli anarchici. Sono loro i nemici più temuti dai comunisti, molto più di quanto abbiano mai temuto il POUM, numericamente insignificante. Adesso anche i leader anarchici hanno avuto una dimostrazione dei metodi che verranno usati contro di loro: l'unica speranza che rimane per la rivoluzione, e probabilmente anche per la vittoria in guerra, è che la lezione sia loro utile e che si decidano a difendersi prima che sia troppo tardi.

- Articolo di George Orwell che Historia 16 pubblicò nel 1984, fonte: ser històrico -
-  Articolo pubblicato in inglese sulla rivista "Controversy" nell'agosto del 1937 e in francese sul n° 255 di "La Révolution Prolétarienne" del 25 settembre 1937 -

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