La Critica dello Spettacolo 30 anni dopo la morte di Guy Debord
- di Robson Oliveira -
Il 30 novembre del 1994, Guy Debord mise fine a quelli che erano stati i suoi giorni in questa terra mercificata. La causa: una malattia incurabile e dolorosa.
Oggi, l'idea situazionista di creare situazioni, così come quella legata al concetto di Spettacolo, continuano a essere ancora assai vive. In questa società unidimensionale - la quale imprigiona ogni utopia possibile, rinchiudendola in una soffocante immanenza e rivendendola come merce, tale idea situazionista - tesa a creare situazioni al di là del suo inquadramento nel denaro, nel lavoro e nel consumo - rimane attuale, proprio quando la coazione a moltiplicare il denaro conferisce tanto più al mondo, oggettivo e soggettivo, i tratti della merce: che poi sono quelli della mera quantità senza qualità, quelli della vacuità.
E mentre diventa sempre più raro sentire delle critiche rivolte allo Spettacolo, proprio a partire dal fatto che le persone vedono sempre più sé stesse come se fossero loro i protagonisti del mondo (dello spettacolo). Diventa anche ancora più raro, sentire delle critiche sostanziali ai social network, diventati oramai il culmine dello spettacolo, anziché la sua negazione. Ed ecco che così la vita sociale non viene più vissuta direttamente, e finisce per essere solo una mera rappresentazione. Al giorno d'oggi, non essere sui social network - anche per quei movimenti sociali che dovrebbero invece avere il compito di non unirsi alla marcia del mondo - diventa sempre più un sintomo di morte sociale. Lo Spettacolo non è solo una mera forma di media, o un'esagerazione del mondo delle immagini. Lo Spettacolo è una relazione sociale, mediata da immagini che hanno la funzione di veicolare un design mercantile; esso è la contemplazione passiva del movimento autonomo del non vivente, vale a dire, della merce che colonizza tutto ciò che viene vissuto.
Ragion per cui i social network non sono solo dei semplici media, ma essi contengono una loro propria razionalità. Ovvero, quella forma di vita sociale che è la più appropriata allo svolgersi di questa marcia moderna, la stessa che ha forgiato quei soggetti narcisisti il cui desiderio più intimo è quello di affermare in maniera regressiva il loro imperioso Io. Nel nome di un godimento disseminato di macerie, questo soggetto si accoda all'euforica processione dell'annichilimento del mondo trasformato in merce. Di tutte le avanguardie artistiche, i Situazionisti sono stati gli unici a non venire riassorbiti dalla merce, e oggi la critica di Debord si rivela essenziale per tutti quei pochi che ancora pensano di creare delle temporalità che permettano di aprire dei varchi nel tempo storico spettacolare e mercantile, inaugurando così il tempo storico umano.
- Robson Oliveira - 1/12/2024 - fonte: https://utopiasposcapitalistas.com/
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