«Quasi sempre, Léon Marcia se ne sta immobile e muto, immerso nei ricordi: uno dei quali, risorto dal limite estremo della sua prodigiosa memoria, l’ossessiona da molti giorni: è una conferenza che Jean Richepin aveva tenuto in sanatorio poco prima di morire, tema: la Leggenda napoleonica. Richepin raccontò che, quando era piccolo, aprivano la tomba di Napoleone una volta all’anno e facevano sfilare gli invalidi per mostrare loro il volto dell’imperatore imbalsamato, spettacolo più propizio al terrore che all’ammirazione, in quanto quel volto era gonfio e verdastro; è del resto il motivo per cui l’apertura della tomba fu in seguito annullata. Ma Richepin ebbe eccezionalmente l’occasione di vederlo, appollaiato in braccio al prozio che aveva prestato servizio in Africa e per il quale il comandante dell’Hotel des Invalides aveva fatto appositamente aprire la tomba.» (da: Georges Perec, "La vita; istruzioni per l'uso". Rizzoli, trad. di Daniella Selvatico Estense)
«Prendiamo il tempo e lo spazio. Supponiamo che un bambino le dica: “Vorrei vedere Napoleone nella battaglia di Wagram”, lei gli risponde: “È impossibile”. – “Perché?” le domanda lui. “Perché è morto” – “Che differenza fa?” insiste il bimbo. Allora lei gli risponde: "Beh, sai, è passato molto tempo. Il corpo di Napoleone si è decomposto. Non puoi incontrarlo". Se il bambino è astuto le dirà: "Supponi che si possano riunire tutti gli atomi del suo corpo e del suo sistema mentale, potremmo allora vedere Napoleone a Wagram? Perché no?” – “Sì, è empiricamente possibile". Il bambino allora dice: "Io non voglio vedere Wagram oggi, ma nel passato; potremmo farlo rivivere in teoria? Grazie a una tecnologia che ci permettesse di associare nuovamente gli atomi e le molecole disperse?". Lei allora dice: "Non si può viaggiare nel passato”. – “Perché no?" risponde lui. Un positivista direbbe che viaggiare è una metafora inopportuna, che tutto ciò che noi intendiamo per tempo è un “prima”, un “dopo” e un “allo stesso tempo”. “Un’entità come il tempo nel quale poter viaggiare non esiste. Lei utilizza il linguaggio in modo scorretto”. Le dirà allora: "Se è un problema di linguaggio, perché non cambiare il linguaggio? E allora potrò vedere Napoleone a Wagram?".» ( da: Isaiah Berlin: "In libertà - conversazioni con R. Jahanbegloo ". Armando editore, trad. di Emanuele Antonelli)
«D'altronde il mito di Napoleone ha prodotto senza posa le storie più sorprendenti, che sempre si richiamano a fatti incontrovertibili. Kafka, ad esempio, dice di aver assistito l’11 novembre del 1911 a una conférence sulla Légende de Napoléon al Rudolphinum. In quella sala un certo Richepin, un robusto cinquantenne dalla marsina sciancrata e con una pettinatura alla Daudet, rigida e vorticosa e nel contempo ben incollata al cranio, aveva asserito che in passato il sepolcro di Napoleone veniva aperto una volta all’anno, affinché gli invalidi che vi sfilavano davanti potessero vedere l’imperatore imbalsamato. Ma più tardi, essendo il suo volto ormai piuttosto gonfio e verdastro, la consuetudine dell’apertura annuale del sepolcro venne abolita. Richepin stesso però, così racconta Kafka, aveva ancora visto la salma dell’Imperatore: era in braccio a un prozio veterano d’Africa, per il quale il comandante aveva fatto aprire apposta la tomba. Per il resto la conférence - così Kafka continua il suo racconto - si era conclusa con il giuramento del relatore: anche di lì a mille anni la minima particella del suo cadavere, se solo dotata di coscienza, sarebbe stata pronta a obbedire all’appello di Napoleone». (da: W. G. Sebald, "Breve escursione ad Ajaccio", ne "Le Alpi nel mare". Adelphi - ).
Nessun commento:
Posta un commento