giovedì 26 dicembre 2024

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Violenza sacrificale e punizione
-  di "Collettivo” da CrimethInc. -

Nell'analisi che segue, vengono esplorate quelle che sono delle risposte a due diverse uccisioni extragiudiziali, come se fossero un modo per comprendere le diverse forme di violenza che stanno venendo alla ribalta, nella nostra società, in questo momento. Quasi ogni giorno, negli Stati Uniti, più di cinquanta persone vengono uccise a colpi d'arma da fuoco. Il 4 dicembre 2024, uno di loro è stato Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare, la società di assicurazioni sanitarie più redditizia del paese. Nelle settimane successive, abbiamo tutti sentito parlare di quel particolare CEO, assai più che di qualsiasi altro, tra le centinaia di persone uccise in questo mese. Nel contempo, si è assistito a una simultanea ondata di sostegno all'attacco, nonostante gli sforzi delle piattaforme mediatiche e dei datori di lavoro al fine di sopprimerla. Il 13 dicembre, il presidente eletto Donald Trump e il vicepresidente eletto JD Vance hanno invitato Daniel Penny a unirsi a loro alla partita di football tra esercito e marina; l'invito gli è stato rivolto solo in quanto egli abbia ucciso una persona di colore a caso, venendo assolto [*1]. In questo caso, vediamo che due tra le figure politiche più potenti del mondo stanno cercando di suscitare entusiasmo per le esecuzioni extragiudiziali, a condizione però che esse siano rivolte solo contro gli emarginati. Pertanto, la risposta popolare all'uccisione del CEO di UnitedHealthcare va capita nel contesto di una società nella quale la vita è sempre più a buon mercato. Dopo che l'estrema destra ha idolatrato George Zimmerman e Kyle Rittenhouse; dopo che in tutto il paese milioni di persone hanno partecipato a una rivolta chiedendo che la polizia smettesse di uccidere persone nere e marroni, solo per poi vedere i politici di tutto lo spettro politico raddoppiare il  loro sostegno alla polizia, con la conseguenza che la polizia ha continuato a uccidere persone di colore a un ritmo in costante accelerazione; dopo il sostegno bipartisan al genocidio di Gaza; dopo centinaia di sparatorie nelle scuole, dopo centinaia di migliaia di overdose da oppioidi e milioni di decessi per COVID-19, per non parlare delle innumerevoli morti evitabili, e causate a scopo di lucro dalle industrie sanitarie e assicurative, è davvero così sorprendente che una persona abbia sparato a un dirigente? A essere sorprendente, piuttosto, è che in quasi tutti gli altri casi, gli assassini abbiano preso di mira coloro che erano assai meno potenti di loro.La decisione di Trump di ospitare Daniel Penny rappresenta un adempimento letterale del dettame di Frank Wilhoit secondo cui: «Ci devono essere dei gruppi interni, che la legge protegge ma non vincola, e dei gruppi esterni, che la legge vincola ma non protegge.». Al contrario, l'uccisione dell'amministratore delegato di UnitedHealthcare suggerisce che la legge non sempre può proteggere i gruppi interni da quelli esterni. Ma qui non si tratta solo di una questione di violenza rivolta verso il basso nella gerarchia sociale, contro quella della violenza rivolta verso l'alto. Stiamo parlando di due tipi di violenza completamente diversi. Chiamiamole violenza sacrificale e punizione.

Violenza sacrificale
Che cos'è la violenza sacrificale? Secondo René Girard, in "La Violenza e il Sacro", «La violenza inappagata cerca e finisce sempre per trovare una vittima sostitutiva. Alla creatura che eccitava il suo furore, ne sostituisce improvvisamente un'altra che non ha alcuna ragione particolare per attirare su di sé i fulmini del violento, tranne quella d'essere vulnerabile e di capitargli a tiro.» Girard fa parte di una lunga tradizione di antropologi europei le cui speculazioni si riducono a una serie di racconti sull'umanità [*2].Ma non è necessario accettare l'intero quadro di riferimento per riconoscere ciò di cui sta parlando: «l sacrificio serve a proteggere l'intera comunità dalla propria violenza; spinge l'intera comunità a scegliere vittime al di fuori di sé. Gli elementi di dissenso sparsi nella comunità sono attratti dalla persona della vittima sacrificale ed eliminati, almeno temporaneamente, dal suo sacrificio». La violenza sacrificale, in breve, è un capro espiatorio portato fino all'omicidio, che funziona come mezzo rituale per preservare una società in cui ci sono enormi tensioni interne irrisolte. Se non placata, la violenza si accumulerà fino a traboccare dai suoi confini e inondare l'area circostante. Il ruolo del sacrificio è quello di arginare questa marea montante di sostituzioni indiscriminate e di reindirizzare la violenza verso canali "propri". E chi è il capro espiatorio ideale? «Tutti gli esseri sacrificabili [...] si distinguono dai non sacrificabili per una qualità essenziale, e ciò avviene in tutte le società sacrificali senza eccezione. Tra la comunità e le vittime rituali è assente quel certo tipo di rapporto sociale che fa sì che non si possa ricorrere alla violenza contro un individuo, senza esporsi alle rappresaglie di altri individui, i parenti, che si sentono in dovere di vendicare il loro congiunto». Questa equazione spiega perché i banali soggetti bigotti cercano i loro bersagli tra i più emarginati; quelli che nessuno vendicherà. Ma il modello di Girard va oltre, mostrando come tutto ciò possa contribuire a proteggere lo Stato in tempi di crisi. Forse questo spiega perché Trump sia riuscito a vincere le elezioni del 2024 promettendo di compiere violenze gratuite contro le persone prive di documenti e le persone trans. Portare avanti «la più grande operazione di deportazione nella storia americana», come Trump si è esplicitamente impegnato a fare, distruggerà l'economia degli Stati Uniti e non porterà alcun guadagno materiale alla stragrande maggioranza dei suoi sostenitori, i quali per lo più beneficiano proprio del lavoro sottopagato dei clandestini, e del conseguente basso costo delle merci. Da un punto di vista puramente economico, lo sfruttamento del lavoro dei clandestini all'interno dei confini degli Stati Uniti offre più vantaggi ai sostenitori di Trump di quanto potrebbe mai fare la loro deportazione. In ogni caso, si tratta comunque di uno spreco di risorse: deportare un milione di persone in un anno costerà diciotto volte di più di quanto il mondo intero spende ogni anno per la ricerca sul cancro. Detto in altri termini, le deportazioni di massa sono un lusso costoso che i sostenitori di Trump considerano degno di nota solo perché sperimentano così intensamente il bisogno di violenza.La propaganda menzognera che sostiene falsamente che i trans siano autori di sparatorie di massa o che gli immigrati senza documenti stiano contribuendo a un'ondata di criminalità non viene accolta dal pubblico a cui si rivolge come se fosse una fredda indagine statistica, ma rappresenta piuttosto l'assecondamento del loro desiderio di fare violenza alla verità stessa, in quanto passo in avanti verso la violenza nei confronti di coloro che immaginano possano essere danneggiati “senza timore di rappresaglie”. Non sono stati ingannati da notizie false; è il loro desiderio di violenza che ha creato un mercato per le falsità. Come abbiamo sostenuto durante la prima amministrazione Trump, Trump non è diventato popolare promettendo di redistribuire la ricchezza, ma promettendo di redistribuire la violenza. Questa redistribuzione della violenza, serve a creare una valvola di sfogo per tutta una serie di risentimenti. Per citare ancora una volta Girard: «Il desiderio di violenza verte sui congiunti, ma non può appagarsi di questi senza comportare ogni sorta di conflitti, si deve dunque sviarlo verso la vittima sacrificale, la sola a poter essere colpita senza pericolo dato che non ci sarà nessuno a sposarne la causa». Perché le società possono essere spinte a desiderare la violenza sacrificale? Se è vero che la violenza sacrificale serve a incanalare la rabbia lontano da coloro che la suscitano, allora possiamo dedurre che più ingiustizia esiste in una società - più le persone sono oppresse e sfruttate e umiliate da coloro che hanno più potere e più privilegi di loro - più forte sarà l'impulso alla violenza sacrificale [*3]. E questo ci riporta alla decisione di Trump di celebrare Daniel Penny. In un'epoca in cui la rabbia è sempre più diffusa, il ruolo svolto dalla violenza sacrificale, che incanala la violenza lontano da coloro che sono responsabili del danno, si rivela essenziale al fine di mantenere la stabilità dell'ordine dominante. Si tratta del mondo di Hunger Games, diventato reale. Cosa farebbero tutte queste persone arrabbiate se la loro rabbia non si saziasse attraverso la violenza contro chi è più vulnerabile di loro?

Punizione
La punizione è fondamentalmente diversa dalla violenza sacrificale. Come bersaglio, cerca la persona maggiormente responsabile di una particolare ingiustizia, a prescindere dalla sua posizione nella gerarchia sociale. Come regola generale, quelli che sono maggiormente responsabili dell'ingiustizia di solito si trovano tra coloro che possiedono il maggior potere, altrimenti come potrebbero avere l'opportunità di fare così tanto danno? Negli Stati Uniti un cittadino medio ha molto più da temere dai dirigenti d'azienda che dagli immigrati irregolari. A rappresentare la più grande minaccia per gli altri, sono i potenti: questo è praticamente sotto gli occhi di tutti, malgrado gli sforzi compiuti dai media di proprietà dei miliardari, e dalle piattaforme di social media, per umanizzare i ricchi e disumanizzare i poveri.Quando, in una situazione di disuguaglianza che è la peggiore da generazioni, vediamo che le persone concentrano la propria rabbia su chi non ha potere, questo è un segnale inequivocabile del fatto che sono state ingannate. È emblematico che il movimento populista incentrato sull'uomo più ricco che sia mai diventato presidente degli Stati Uniti si presenti come una “rivolta contro le élite” anche quando raduna le persone per adorare oligarchi come Trump ed Elon Musk. È ormai impossibile mobilitare le persone senza almeno fingere di prendersela con qualche sottoinsieme della classe dirigente. È terrificante rendersi conto che i propri nemici sono molto più potenti di sé stessi. Risulta molto più facile scaricare le proprie disgrazie su chi sta ancora peggio. Più facile - e del tutto inutile - e spregevolmente vile. L'uccisione dell'amministratore delegato di UnitedHealthcare ha suscitato una risposta così forte perché ha posto la domanda in modo estremamente chiaro: la violenza deve essere esercitata contro i più vulnerabili o contro i più responsabili? Ha parlato a milioni di persone perché, in tutto lo spettro politico, tutti hanno capito che i profittatori assicurativi sono responsabili della loro sofferenza o della sofferenza delle persone con cui entrano in empatia. Proprio perché era leggibile come una punizione, la sparatoria ha messo in luce che l'ingiustizia ha avuto luogo su larga scala.  Girard ci mette in guardia contro la vendetta, e lo fa sostenendo che un singolo atto di vendetta può innescare una reazione a catena: «La vendetta costituisce dunque un processo infinito, interminabile. Ogni volta che affiora in un punto qualunque di una comunità essa tende a estendersi e a raggiungere l'insieme del corpo sociale. Rischia di provocare una vera e propria reazione a catena dalle conseguenze rapidamente fatali in una società di dimensioni ridotte. Il moltiplicarsi delle rappresaglie mette in giuoco l'esistenza stessa della società». Metterebbe a repentaglio l'esistenza stessa di questa società, come minimo. Certamente, una società in cui i capitalisti sono in grado di accumulare miliardi sfruttando spietatamente tutti gli altri - una società che può rimanere stabile solo destinando sempre più persone alla violenza sacrificale - comporta già una certa dose di rischio. In effetti, ciò che i capitalisti temono di più, è che questo singolo atto di vendetta possa arrivare a coinvolgere l'intero corpo sociale, che possa innescare una reazione a catena. Per questo Luigi Mangione, l'accusato di aver sparato all'amministratore delegato di UnitedHealthcare, è accusato del medesimo reato, sia a livello statale che federale, e inoltre anche di terrorismo. Ha ragione Girard sui rischi della vendetta? Si può ammettere che esistono così tante persone che hanno convinzioni sincere ma errate su chi sia responsabile delle loro sofferenze, e questo a prescindere dall'inclinazione alla violenza sacrificale che i potenti cercano di promuovere ai fini della loro propria protezione. Ma forse sarebbe meglio vivere in una società in cui i potenti possono infliggere qualsiasi quantità di morte e sofferenza agli impotenti senza temere conseguenze, fino al genocidio vero e proprio? È davvero questo il modo migliore per proteggere la società? Possiamo anche arrivare ad ammettere che è molto meglio risolvere i conflitti in modo soddisfacente per tutte le parti, piuttosto che cadere in interminabili faide di sangue [*4]. Ma in realtà lo Stato non esiste per risolvere i conflitti. L'apparato giudiziario, e le centinaia di migliaia di poliziotti che lo servono esistono per garantire che i conflitti non debbano essere risolti in modo soddisfacente per tutte le parti. Esistono per imporre alle persone dei risultati insoddisfacenti, quasi sempre a vantaggio dei ricchi, perpetuando così quelle condizioni che alimentano il desiderio di violenza sacrificale. Infatti, se Girard ha ragione sul fatto che la violenza sacrificale è sempre diretta contro coloro che possono essere «esposti alla violenza senza timore di rappresaglie», allora diventa ovvio che, una volta scatenata la violenza sacrificale, l'unico modo per tenerla a bada sia la punizione. Opporsi alla punizione, e accettare al suo posto la violenza sacrificale, non è un mezzo per evitare spargimenti di sangue; è semplicemente un mezzo per garantire che il bagno di sangue non minacci l'ordine sociale. Oggi, la stragrande maggioranza di noi è più vicina a essere tra quelli che possono essere uccisi “senza timore di rappresaglie” piuttosto che a diventare dirigenti la cui morte verrà compianta sui media a livello nazionale; e quanto meno agiamo in solidarietà gli uni con gli altri, tanto più questo sarà vero. Se non si vuole rischiare di essere un giorno noi stessi oggetto di violenza sacrificale, allora bisogna diventare capaci di fare causa comune con chi sta peggio di noi per difenderci da chi cerca di sfruttarci e opprimerci. In assenza di efficaci modelli collettivi per l'autodifesa e per il cambiamento sociale, nell'immaginario popolare la punizione rimane l'unico modo per opporsi all'ingiustizia. La violenza sacrificale, corrompe e svilisce tutti coloro che ne traggono sollievo; viceversa, la punizione esprime quantomeno un desiderio disperato di un mondo senza ingiustizie. E proprio come ammette lo stesso Girard, «è proprio perché ne sono convinti che si sentono in dovere di vendicarla».

Oltre il martirio
Nell'iconografia della violenza sacrificale e della punizione, il capro espiatorio e il martire sono archetipi gemelli. Il primo viene sacrificato per stabilizzare l'ordine esistente, il secondo serve a santificare un nuovo ordine, dando la vita per esso. Sacrificando sé stesso, il martire dimostra che il nuovo ordine ha un valore trascendente, che vale più della vita stessa. Questi archetipi hanno migliaia di anni; la loro influenza su di noi è più profonda di quanto comprendiamo. Naturalmente, la maggior parte delle persone è attratta dal martirio solo come sport da spettatore. I sacrifici dei martiri si rivelano spesso molto utili a coloro che non hanno intenzione di rischiare la propria vita per nessuna causa. La risposta popolare all'uccisione dell'amministratore delegato di UnitedHealthcare mostra quanto milioni di persone siano disilluse nei confronti del capitalismo e dei suoi beneficiari, ma questa risposta è anche un sintomo di disperazione e smobilitazione diffuse. La sparatoria ha suscitato una tale ondata di frustrazioni represse proprio perché queste persone non sono state in grado di capire cosa possono fare da sole per porre fine all'ingiustizia e allo sfruttamento. Naturalmente, la maggior parte delle persone è attratta dal martirio soltanto come sport per gli spettatori. I sacrifici dei martiri spesso si rivelano più utili per coloro che non hanno intenzione di rischiare la propria vita per nessuna causa. La risposta popolare all'uccisione dell'amministratore delegato di UnitedHealthcare mostra la disillusione da parte di milioni di persone nei confronti del capitalismo e dei suoi beneficiari, ma questa risposta rappresenta anche un sintomo di disperazione e di smobilitazione diffusa. La sparatoria ha suscitato un tale sfogo di frustrazioni represse proprio perché queste persone non sono state in grado di capire cosa possono fare esse stesse per porre fine all'ingiustizia e allo sfruttamento. Spetta a noi dimostrare che esistono modi per resistere all'ingiustizia e allo sfruttamento che non finiscono con il martirio. Se non diffondiamo modelli collettivi di cambiamento sociale, se lasciamo che le persone scelgano tra la passività e il martirio, la grande maggioranza sceglierà la passività. Chi non approva né la violenza sacrificale né la punizione dovrebbe dimostrare di avere un'alternativa efficace. Argomentare contro la punizione senza fare nulla per cambiare le condizioni che la provocano può solo creare le premesse per una violenza sacrificale ancora maggiore. Non ci si illuda, con l'intensificarsi delle crisi economiche ed ecologiche, assisteremo a sempre più violenza sacrificale e vedremo sempre più personaggi pubblici che arriveranno a considerarla necessaria, sebbene non osino chiamarla con il suo nome. La retorica violenta di Trump non è un eccesso temporaneo; è solo la manifestazione più visibile di un meccanismo che ha già riacquistato il ruolo essenziale che svolge per stabilizzare l'ordine sociale in ogni epoca di disordini [*5]. In quanto anarchici, l'economia spirituale della colpa e della punizione che sta alla base del modello retributivo ci è estranea. Calcolare la colpevolezza e distribuire la sofferenza è il lavoro dello Stato, del suo sistema giudiziario e del suo Dio; noi abbiamo altre ambizioni. Non vogliamo che i colpevoli siano puniti in quanto fine a sé stante, ma cerchiamo di eliminare i mezzi attraverso i quali essi opprimono. Rinunceremmo al compimento di qualsiasi vendetta se potessimo in tal modo realizzare l'abolizione del capitalismo, anche se ciò dovesse significare permettere a ogni ex miliardario di essere libero. Non cerchiamo di spingere gli altri a diventare martiri per conto nostro. Aspiriamo a modellare quel tipo di coraggio, umiltà e attenzione che speriamo gli altri esprimeranno al nostro fianco, in modo che insieme potremo cambiare il mondo. Ma finché non ci riusciremo, ci sarà violenza sacrificale e punizione.

Appendice
Secondo un sondaggio, oltre il 40% dei giovani intervistati ritiene "accettabile" l'assassinio di Thompson. Fotografie di graffiti, striscioni e cartelloni pubblicitari alterati che esprimono sostegno a Luigi Mangione, la persona attualmente accusata dell'omicidio dell'amministratore delegato, sono diventate virali e hanno generato titoli. Il "Comitato Legale 4 Dicembre" sta collaborando alla realizzazione di una campagna di raccolta fondi a sostegno della difesa legale di Mangione; le interviste con i portavoce Sam Beard e Jamie Peck sono state pubblicate su canali come la CNN, attirando centinaia di commenti di supporto. Al momento della stesura di questo articolo, la raccolta fondi online ha raccolto oltre $ 186.000.

NOTE:

1 - Quando lo hanno invitato alla partita di football, Penny era appena apparso su Fox News descrivendo il "senso di colpa" che "avrebbe provato se qualcuno si fosse fatto male", chiarendo esplicitamente che non considerava Jordan Neely un essere umano.

2 - Ad esempio, Girard sostiene che il desiderio emerge imitativamente, e che questo provoca inevitabilmente tensioni violente tra le persone, in quanto le induce a competere per gli stessi oggetti scarsi. Si potrebbe obiettare che, mentre alcune delle cose che le persone desiderano sono effettivamente soggette a scarsità, il desiderio imitativo potrebbe anche dare origine alla cooperazione, producendo abbondanza al posto della scarsità e diminuendo l'impeto verso la violenza, sacrificale o di altro tipo. In breve, Girard fa un lavoro convincente nel descrivere il ruolo della violenza sacrificale nelle società afflitte, ma non riesce a dimostrare che sia inevitabile.

3 - Questo spiega perché alcuni dei nuovi elettori che Trump ha raccolto alle elezioni del 2024 sono immediatamente adiacenti ai dati demografici che si sta impegnando ad attaccare: posizionati ai margini, dalla parte ricevente dell'ingiustizia, sentono l'urgenza della violenza più di altri.

4 - C'è una lunga tradizione, che risale all'Orestea di Eschilo, di opere di filosofia e letteratura che sostengono che il potere statale e il relativo sistema giudiziario centralizzato sono stati inventati per porre fine al ciclo di violenza che Girard sostiene essere l'inevitabile risultato della ricerca della vendetta. Nella tradizione islandese, l'opera equivalente è probabilmente la Saga di Njáls, che racconta le faide di sangue e la risoluzione dei conflitti nell'arco di mezzo secolo, nei giorni prima che l'Islanda avesse un governo centralizzato. Tuttavia, il governo statale centralizzato prese piede in Islanda molto più tardi che nell'antica Grecia, quindi possiamo confrontare il mito presentato nell'Orestea con la realtà della storia islandese. In effetti, il governo centralizzato non è emerso spontaneamente in Islanda come mezzo per risolvere i conflitti; piuttosto, una volta che i conflitti tra le varie parti locali divennero irrisolvibili, il re di Norvegia fu in grado di sfruttare l'opportunità di portare l'Islanda sotto il suo controllo e imporre il suo dominio su di essa. Se questo esempio è indicativo, la realtà è esattamente l'opposto del mito: coloro che non riescono a risolvere i conflitti tra di loro finiranno per essere subordinati allo Stato, che è esso stesso il risultato di un conflitto irrisolto che si è metastatizzato in una condizione permanente, non la soluzione di un conflitto irrisolto.

5 - Al fine di fornire al pubblico americano una violenza sacrificale, la precedente generazione di politici repubblicani ha ripetutamente invaso l'Iraq. Era un periodo più gentile, in cui le vittime sacrificali erano principalmente ricercate al di fuori dei confini degli Stati Uniti. Proprio come l'odierna guerra contro i clandestini, quelle invasioni sono state giustificate con pretesti palesemente falsi e allarmismo. Il risultato è stato una sorta di baldoria di ubriachezza da cui i politici di entrambi i partiti sono emersi con rimpianti, per aver completamente destabilizzato il Medio Oriente e reso il mondo un posto considerevolmente più pericoloso.

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