Marx: la sua critica al colonialismo è più attuale che mai.
Contrariamente alle errate interpretazioni liberali, Marx era un feroce critico del colonialismo, afferma lo studioso marxista Marcello Musto.
di C.J. Polychroniou , "Truthout"
C.J. Polychroniou - Nell'ultimo decennio, tra gli intellettuali di sinistra, c'è stato un rinnovato interesse per la critica di Karl Marx al capitalismo.Tuttavia, il capitalismo è cambiato drasticamente dai tempi di Marx, e l'idea che sia condannato all'autodistruzione a causa delle contraddizioni che sorgono dal funzionamento della sua stessa logica non sembra più meritare credibilità intellettuale. La classe operaia di oggi è molto più complessa e diversificata di quella dei tempi della rivoluzione industriale. Inoltre, la classe operaia non ha adempiuto alla missione storica mondiale immaginata da Marx. Infatti, sono state proprio simili considerazioni a dare origine al post-marxismo; una posizione intellettuale in voga tra gli anni '70 e '90, che attacca la nozione marxista di analisi di classe e sottovaluta le cause materiali dell'azione politica radicale. Ma ora, a quanto pare, sembra che ci sia ancora una volta un ritorno alle idee fondamentali di Marx. Come spiegarlo? In effetti, Marx è ancora attuale oggi?
Marcello Musto: «La caduta del muro di Berlino è stata seguita da due decenni di omertà sull'opera di Marx. Negli anni '90 e 2000, l'attenzione rivolta a Marx era estremamente scarsa e lo stesso si può dire della pubblicazione, e della discussione, dei suoi scritti. L'opera di Marx – non più identificata con l'odiosa funzione svolta dall'Unione Sovietica in quanto instrumentum regni – si è ritrovata al centro di un rinnovato interesse globale, nel 2008, dopo una delle più grandi crisi economiche nella storia del capitalismo. Giornali prestigiosi, così come periodici con un vasto pubblico, hanno descritto l'autore del Capitale come un teorico lungimirante, la cui rilevanza è stata ancora una volta confermata. Marx è diventato quasi ovunque oggetto di corsi universitari e conferenze internazionali. I suoi scritti allora riapparvero sugli scaffali delle librerie e la sua interpretazione del capitalismo acquisì un rinnovato slancio. Negli ultimi anni c'è stata anche una riconsiderazione di Marx come teorico politico, inducendo molti autori con una visione progressista a sostenere che le sue idee continuano ad essere indispensabili per coloro che credono sia necessario costruire un'alternativa alla società in cui viviamo. La recente "rinascita di Marx" non si limita solo alla sua critica dell'economia politica, ma si allarga anche alla riscoperta dell'ideologia e delle interpretazioni sociologiche dell'autore del Capitale. Allo stesso tempo, molte teorie post-marxiste hanno dovuto fare i conti con i loro errori e sono pertanto arrivate ad accettare le basi concrete della società, sebbene le disuguaglianze, che distruggono e minano completamente la sua convivenza democratica, stanno crescendo secondo forme sempre più drammatiche. Certo, l'analisi di Marx della classe operaia ha bisogno di essere riformulata, dal momento che essa è stata sviluppata a partire dall'osservazione di una forma diversa di capitalismo. E anche se le risposte a molti dei nostri problemi contemporanei non possono essere trovate in Marx, egli si è concentrato tuttavia sulle questioni essenziali. Penso che sia questo il suo più grande contributo oggi: aiutarci a porci le domande giuste, a individuare le principali contraddizioni. Non mi sembra una cosa da poco. Marx ha ancora molto da insegnarci. La sua elaborazione contribuisce a comprendere meglio quanto egli sia indispensabile per delineare un'alternativa al capitalismo, oggi ancora più urgente di quanto lo fosse ai suoi tempi».
CJP - Gli scritti di Marx includono discussioni su questioni riguardanti la natura, la migrazione e i confini: questioni che recentemente hanno ricevuto una rinnovata attenzione. Puoi parlarci brevemente dell'approccio di Marx alla natura e della sua visione della migrazione e dei confini?
M. M.: «Marx ha studiato molti di questi argomenti che in passato sono stati spesso sottovalutati, se non addirittura ignorati dagli studiosi, e che sono di cruciale importanza per l'agenda politica dei nostri tempi. La rilevanza che Marx attribuiva alla questione ecologica, oggi è al centro di alcuni dei principali studi dedicati al suo lavoro negli ultimi due decenni. E questo in contrasto con le interpretazioni che riducevano la concezione di Marx del socialismo al mero sviluppo delle forze produttive (lavoro, strumenti e materie prime); egli invece mostrò sempre grande interesse per quella che oggi chiamiamo la questione ecologica. In più occasioni, sostenne che l'espansione del modo di produzione capitalistico non solo aumenta lo sfruttamento della classe operaia, ma contribuisce anche all'esaurimento delle risorse naturali. Denunciò anche il fatto che "nell'agricoltura capitalistica, ogni progresso è un progresso nell'arte, non solo di derubare l'operaio, ma anche di rapinare la terra". Nel Capitale, Marx osservava che la proprietà privata della terra da parte degli individui è qualcosa di assurdo; quanto lo è la proprietà privata di un essere umano da parte di un altro essere umano. Inoltre, Marx era anche molto interessato alle migrazioni, e tra i suoi ultimi studi ci sono appunti che riguardano il massacro dei migranti cinesi avvenuto a San Francisco nel 1877. Marx criticò i demagoghi anti-cinesi, quando essi sostenevano che i migranti avrebbero affamato i proletari bianchi. Le sue critiche erano anche in contrapposizione a coloro che cercavano di persuadere la classe operaia a sostenere posizioni xenofobe. In tal modo, Marx aveva dimostrato come il "movimento forzato di manodopera generato dal capitalismo" era una componente importantissima dello sfruttamento borghese, e la chiave per combatterlo consisteva nella solidarietà di classe tra i lavoratori, indipendentemente dalle loro origini e da qualsiasi distinzione tra manodopera locale e quella importata».
CJP – Una delle obiezioni su Marx che si sente più spesso, è quella di essere un eurocentrico che giustificava persino il colonialismo in quanto necessario per la modernità. Tuttavia, sebbene Marx non abbia mai sviluppato la sua teoria del colonialismo in modo così esteso come lo è stata la sua critica dell'economia politica, egli ad esempio ha sempre condannato il dominio britannico in India nei termini più inequivocabili, e ha criticato coloro che non sono riusciti a vedere le conseguenze distruttive del colonialismo. Come valuta Marx su questi temi?
M. M.: «L'abitudine di usare citazioni decontestualizzate prese a casaccio dall'opera di Marx, risale a molto tempo prima di "Orientalismo" di Edward Said; un libro influente che ha contribuito non poco al mito del presunto eurocentrismo di Marx. Oggi leggo spesso delle ricostruzioni di "analisi di Marx", su processi storici assai complessi, che sono solo pure invenzioni. Già all'inizio degli anni '50 dell'Ottocento, nei suoi articoli (quelli contestati da Said) che apparivano sulla Tribune di New York – giornale con cui egli collaborò per più di un decennio – Marx non si faceva alcuna illusione sulle caratteristiche fondamentali del capitalismo. Sapeva benissimo che la borghesia non aveva mai fatto progressi senza trascinare gli individui e il popolo "nel sangue e nella sporcizia, attraverso la miseria e la degradazione". Ma egli era però anche convinto che, attraverso il commercio mondiale, lo sviluppo delle forze produttive, e la trasformazione della produzione in qualcosa di scientificamente capace di dominare le forze della natura, l'industria e il commercio borghesi avrebbero creato le condizioni materiali per mondo nuovo. Queste considerazioni riflettevano solo una visione parziale e ingenua del colonialismo, da parte di un uomo che a soli 35 anni scriveva un articolo di giornale. Più tardi, Marx avrebbe intrapreso un'ampia ricerca sulle società non europee, a partire dalla quale il suo convinto anticolonialismo sarebbe diventato ancora più evidente. Per chiunque abbia letto Marx, queste considerazioni sono ovvie, nonostante lo scetticismo proprio di alcuni circoli accademici, i quali rappresentano una forma bizzarra di decolonialità, e assimilano Marx ai pensatori liberali. Quando Marx scrisse del dominio britannico sull'India, sosteneva che gli inglesi erano riusciti soltanto a "distruggere l'agricoltura autoctona e a raddoppiare la portata e l'intensità della carestia". Per Marx, la soppressione della proprietà collettiva della terra in India non era stato altro che un atto di vandalismo inglese, che respingeva indietro i nativi, e certamente non in avanti. Da nessuna parte, nelle opere di Marx, si trova l'allusione a una distinzione essenzialista tra le società dell'Est e quelle dell'Ovest. E in effetti, l'anticolonialismo di Marx – in particolar modo la sua capacità di cogliere le vere radici di questo fenomeno – contribuisce alla nuova ondata contemporanea di interesse per le sue teorie, dal Brasile all'Asia».
CJP – L'ultimo viaggio che Karl Marx ha intrapreso prima di morire è stato ad Algeri. Può evidenziare le sue riflessioni sul mondo arabo e cosa pensava dell'occupazione francese dell'Algeria?
M. M.: «Ho raccontato questa storia – così poco conosciuta – nel mio libro, "L’ultiMo Marx 1881-1883. Nell'inverno del 1882, nell'ultimo anno della sua vita, Marx soffrì di una grave bronchite, e il suo medico gli raccomandò un periodo di riposo in un luogo caldo come Algeri, in modo da sfuggire ai rigori dell'inverno. Fu quello l'unico periodo della sua vita che egli trascorse fuori dall'Europa. A causa della sua salute cagionevole, Marx non fu in grado di studiare la società algerina come avrebbe voluto. Già nel 1879 aveva esaminato l'occupazione francese dell'Algeria e sosteneva che il trasferimento della proprietà fondiaria dalle mani degli indigeni a quelle dei coloni aveva solo un obiettivo centrale: "la distruzione della proprietà collettiva, e la sua trasformazione in oggetti di compravendita". Marx notò che questa espropriazione aveva due scopi: fornire ai francesi quanta più terra possibile, e strappare gli arabi ai loro legami naturali con la terra, il che significava mitigare anche qualsiasi pericolo di ribellione. Marx commentò che questo tipo di individualizzazione della proprietà terriera non solo garantiva enormi benefici economici agli invasori, ma raggiungeva anche un obiettivo politico: "distruggere le fondamenta della società". Anche se Marx non poté portare a termine questa indagine, fece tuttavia una serie di osservazioni interessanti sul mondo arabo, quando si trovava ad Algeri. Si scagliò, con indignazione, contro i violenti abusi dei francesi, i loro costanti atti provocatori, la loro sfacciata arroganza, la loro presunzione e la loro ossessione di vendetta ; quasi un Moloch di fronte a ogni atto di ribellione da parte della popolazione araba locale. Nelle sue lettere da Algeri, Marx riferì che quando un omicidio viene commesso da una banda araba, fatto di solito con l'intenzione di rubare, e una volta che i criminali sono stati adeguatamente arrestati, processati e giustiziati, tutto ciò non viene considerato come una punizione sufficiente per la famiglia del colono derubato. Chiedono anche l'arresto di almeno una mezza dozzina di arabi innocenti: "Per costringere gli arabi a 'confessare', viene applicata dalla polizia una sorta di tortura, proprio come fanno gli inglesi in India". Marx scrisse che quando un colono europeo vive tra quelle che sono considerate "razze inferiori", anche solo in quanto colono che semplicemente è lì per affari, generalmente egli si considera più inviolabile del re. Marx ha anche sottolineato come nella storia comparata dell'occupazione coloniale, "gli inglesi e gli olandesi siano più numerosi dei francesi"».
CJP – Queste riflessioni gettano luce sulla prospettiva generale di Marx sul colonialismo?
M. M.: «Marx si è sempre espresso in maniera inequivocabile contro la devastazione operata dal colonialismo. È un errore suggerire il contrario, e ciò nonostante lo scetticismo strumentale così in voga oggi in certi circoli accademici liberali. Durante la sua vita, Marx ha osservato da vicino quali sono stati i principali sviluppi della politica internazionale e, come possiamo vedere dai suoi scritti e dalle sue lettere, ha sempre espresso una ferma opposizione all'oppressione coloniale britannica in India, al colonialismo francese in Algeria e a tutte le altre forme di dominazione coloniale. Era tutt'altro che un eurocentrico fissato solo sul conflitto di classe. Marx considerava lo studio dei nuovi conflitti politici, e delle aree geografiche periferiche, fondamentale per la sua critica del sistema capitalistico. Soprattutto, egli si è sempre schierato con gli oppressi contro gli oppressori».
- Pubblicato sul sito web di Truthout il 14 dicembre 2023 -
Nessun commento:
Posta un commento