Montagne di debiti in movimento
- Il prodigioso mondo dei mercati obbligazionari - attualmente molto più eccitante di quanto vorrebbero molti quadri dell'economia statale e finanziaria -
di Tomasz Konicz
Tediosi, monotoni, mortalmente noiosi:così sono di solito i mercati dei titoli obbligazionari dei centri del sistema mondiale. Quando il capitale necessita di essere parcheggiato in maniera sicura, quando i fondi pensione hanno bisogno di garantire una rendita sicura, per quanto bassa, quando le compagnie di assicurazione desiderano depositare il loro denaro, ecco che allora i soldi cominciano a fluire in direzione dei titoli di Stato statunitensi o tedeschi, i quali vengono considerati come la base stabile del sistema finanziario mondiale, la spina dorsale della finanziarizzazione neoliberista del capitalismo in questi ultimi decenni. Per poter quantificare tutto questo cemento sul cui è stato costruito il castello di carte della finanza neoliberista degli ultimi decenni, l'unità di misura appropriata, è il trilione [in italiano, mille miliardi!]: alla fine del 2020, con un volume di oltre 22mila miliardi di dollari, il mercato delle obbligazioni sovrane degli Stati Uniti aveva il volume più grande al mondo, seguito dalla Cina (20mila milioni di dollari) e dal Giappone (12mila milioni di dollari) [*1]. A livello globale, nel periodo in questione sono stati scambiati 128,3mila miliardi di dollari di obbligazioni, di cui il 68% era costituito dal debito del settore pubblico, e il 32% da debito societario.
Di solito è più emozionante stare a guardare l'erba crescere, piuttosto che osservare i mercati dei titoli del Tesoro statunitense. Normalmente. Il fatto che la sfera finanziaria sia al centro di quella che è - a dir poco - una crisi insolita che sta erodendo le sue stesse basi, possiamo misurarlo proprio dal movimento dei mercati obbligazionari negli Stati Uniti e nell'Unione Europea, come in un giro sulle montagne russe che fa saltare i nervi sia ai grandi che ai piccoli investitori. Raramente si sono verificate così tante tensioni e azioni sui mercati obbligazionari - i quali, di solito, per gli standard capitalistici sono abbastanza tranquilli - che ora invece si trovano sotto una pressione simile a quella verificatasi nell'UE circa dieci anni fa, durante la crisi dell'euro.
Il differenziale relativo al tasso d'interesse - il cosiddetto spread - tra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani, nelle ultime settimane è aumentato notevolmente. Roma si vede costretta a pagare sulle sue obbligazioni dei tassi d'interesse più alti di quelli di Berlino; cosa che minaccia di rendere insostenibile l'enorme onere del debito italiano - pari a circa il 150% del PIL - e potrebbe far saltare l'intera zona euro. [*2] A causa dell'inflazione dilagante e dell'onere del debito insostenibile nella periferia meridionale dell'eurozona, la BCE si trova in un vicolo cieco, in quanto, per combattere l'inflazione, dovrebbe aumentare i tassi di interesse, mentre allo stesso tempo dovrebbe abbassarli per poter mantenere sopportabile l'onere del debito nella zona monetaria.
Negli Stati Uniti, per riuscire a trovare dei paralleli con i massicci cambiamenti avvenuti nel mercato del debito sovrano, gli osservatori hanno dovuto guardare ancora più indietro nel tempo.
Nel mercato dei titoli di Stato statunitensi - i cosiddetti Treasuries - si può osservare quella che è una rara costellazione, nota come curva dei rendimenti inversa [*3], la quale funge da sicuro indicatore di recessione. I rendimenti delle obbligazioni a lungo termine, così come i buoni del Tesoro a 10 anni, sono scesi al di sotto dei rendimenti dei buoni del Tesoro a breve termine, e ai buoni del tesoro con scadenza a due anni, o addirittura a tre mesi [*4]. Di norma, le obbligazioni a lungo termine pagano degli interessi più alti rispetto a quelle a breve termine, per poter così compensare il maggior rischio. Ma se ora le obbligazioni a breve termine vengono considerate altrettanto rischiose di quelle con scadenza decennale, allora questo indica che sta per arrivare un forte Shock, come se stesse per verificarsi l'esplosione di una crisi. Negli ultimi 50 anni, una tale costellazione di mercato ha sempre preceduto una recessione. Secondo il Financial Times (FT), questa curva dei rendimenti inversa nei mercati obbligazionari statunitensi è altrettanto pronunciata di quando è stata vista l'ultima volta nel 2000, vale a dire, quando è scoppiata la bolla globale delle Dot-Com di Internet e dei titoli high-tech [*5]. Pertanto, in questo modo, sono proprio i mercati obbligazionari statunitensi che sembrano stiano inviando un indiscutibile segnale di recessione. Di media i Treasury statunitensi - che come le azioni vengono scambiati a quotazione di mercato -, dall'inizio dell'anno, hanno perso circa il 9% del loro valore [*6] ; e la cosa rappresenta la più grande riduzione in quello che è un mercato normalmente sicuro da circa 30 anni. Il mercato obbligazionario statunitense è quasi morto, lamentava a meta luglio il Financial Times [*7], dato che i buoni del tesoro a lungo termine di Washington venivano ora "evitati" da alcuni degli investitori strategici, come ad esempio dai fondi pensione, tanto che i loro tassi di interesse ora sono più alti di quelli dei titoli trentennali. Anche in questo caso, si tratta di un'inversione di tendenza che sta già attirando sul mercato speculatori, come gli hedge fund, che vengono a sfruttare queste "distorsioni" (FT), e a destabilizzare ulteriormente il mercato. Inoltre, il ribasso dei prezzi delle obbligazioni statunitensi sta inducendo gli investitori stranieri a riflettere attentamente circa il fatto che i Treasury di Washington possano ancora essere un investimento a prova di bomba [*8].
Il principale creditore estero degli Stati Uniti - prima della Cina - è ora il Giappone, e gli investitori giapponesi detengono obbligazioni statunitensi per un valore di 1.200 miliardi di dollari. Come riportato dall'agenzia di stampa Bloomberg, in Giappone, a fronte del calo dei prezzi, per 7 mesi si sono susseguite le vendite nette di obbligazioni statunitensi, stabilendo un nuovo record dall'inizio delle operazioni. Il più grande creditore estero degli Stati Uniti, nel solo mese di maggio avrebbe venduto 2,4 miliardi di dollari di Treasuries, con vendite cumulative in aprile che sono arrivate a 17 miliardi di dollari. Se questo tipo di flussi dovessero accelerare, e se altri creditori esteri di Washington dovessero imitarli, la Fed si potrebbe trovare di fronte a una vera e propria crisi del debito. Il ribasso dei prezzi delle obbligazioni va di pari passo con l'aumento dei tassi di interesse, che tendono ad avvicinarsi al livello dei tassi della banca centrale. Tuttavia, gli aumenti dei tassi d'interesse della Fed, che dovrebbero contribuire a combattere l'inflazione, sono anch'essi accompagnati da un aumento del costo del pagamento del debito sovrano. Quanto più elevati sono i tassi di interesse, tanto maggiore sarà l'onere degli interessi per lo Stato. Anche in Germania, in un breve lasso di tempo, il costo più basso - e meno oneroso rispetto al sud dell'Eurozona - per il pagamento degli interessi sulle montagne di debito è comunque aumentato di quasi otto volte: da poco meno di 4 a poco meno di 30 miliardi di euro [*9]. Il tempo dei tassi di interesse negativi è definitivamente finito, e sono proprio i mercati obbligazionari, come spiegato sopra, che stanno contribuendo alla destabilizzazione dell'area monetaria europea, a causa delle crescenti differenze di tasso di interesse tra il centro tedesco e la periferia meridionale dell'Eurozona; e in caso di escalation della crisi, potrebbero addirittura fare esplodere tale area monetaria.
Negli Stati Uniti, le forze di destra all'interno del Partito Democratico hanno già sfruttato l'inversione dei tassi d'interesse della Fed, per poter tagliare massicciamente le infrastrutture e i programmi di stimolo economico dell'amministrazione Biden [*10]. Delle belle promesse elettorali di un New Deal verde finanziato dal credito, non è rimasto nulla . I pensatoi conservatori stanno già sostenendo [*11] che anche i programmi di stimolo minimo dovuti a Biden dovrebbero essere sabotati su tutta la linea, perché sono favorevoli all'inflazione e gravano sulla classe media. L'inflazione ha già superato il 9,1% - ha denunciato la Heritage Foundation - a causa del fatto che é stato "stampato" dalla Fed un'incredibile quantità di denaro, pari a circa 7.000 miliardi di dollari. Oltre a ignorare i fattori ambientali e pandemici che contribuiscono all'attuale ondata di inflazione [*12] – cosa tipica di una critica conservatrice della rilassata politica monetaria degli ultimi anni (e che è stata praticata anche dall'amministrazione Trump) - qui si ignora il semplice fatto che è stato proprio il periodo, storicamente senza precedenti, di politica monetaria espansiva attuata dalla banche centrali, a tenere a galla l'economia, e la sfera finanziaria, nel contesto di una gigantesca bolla di liquidità [*13]. Limitare gli stimoli economici, come sta accadendo negli Stati Uniti, rischia di aggravare la recessione in arrivo. Questo vicolo cieco della politica di crisi borghese [*14] - nella quale le banche centrali possono scegliere solamente tra recessione e inflazione, che sono le strade concrete che portano al prossimo scoppio della crisi – dev’essere ora affrontato apertamente dai principali quadri dell'industria finanziaria. Gli analisti della Bank of America (BoA), in una valutazione del mercato stesa all'inizio di luglio, hanno affermato che per contenere l'inflazione, sarebbe stata necessaria una «recessione molto profonda»[*15]. «Ci vorrà molto tempo» per «raffreddare il mercato del lavoro» e contenere «l'inflazione guidata dal costo del lavoro», si leggeva nelle previsioni della BoA. In parole povere: la disoccupazione deve aumentare massicciamente, in modo da deprimere i salari, i quali sono aumentati nell'era del «denaro a buon mercato», e che nella pandemia hanno generato la domanda e aggravato la carenza di offerta. L'«equilibrio di mercato» tra domanda e offerta, infranto dalla pandemia e dalla crisi climatica, deve quindi ora essere ripristinato impoverendo i salariati, in modo che gli scaffali dei supermercati e le vetrine affollate possano tornare a essere ammirati con tristezza da dei miserabili.
L'enorme ondata di denaro proveniente dalle banche centrali - che in realtà avevano aperto ampiamente le loro porte già nel 2008, dopo lo scoppio delle bolle immobiliari negli Stati Uniti e nell'Unione europea, e di fatto non le hanno quasi più chiuse - [*16] nella sfera finanziaria, si è tradotta in un'inflazione dei prezzi dei titoli. Ed è stata proprio questa economia delle bolle finanziarie a garantire il "buon" sviluppo economico generato dal credito, che ora, in termini inflazionistici, si sta "surriscaldando". Nella sfera finanziaria, è proprio l'inflazione dei prezzi degli strumenti speculativi il momento centrale della formazione delle bolle. E dal momento che è stata la liquidità della banca centrale, con la quale sono stati inondati i mercati finanziari, a portare alla formazione di questa «inflazione dei prezzi dei titoli», ecco che si parla di questa dinamica speculativa, che sta ora scoppiando, come di una bolla di liquidità. Il Financial Times [*17] parla ora apertamente dell'esistenza di un tale legame tra l'inondazione di denaro e il boom dei mercati finanziari: secondo il giornale, la liquidità immessa nei mercati a partire dall'inizio degli anni 2020 ha avuto un impatto maggiore, «da due a due volte e mezzo», sull'andamento dei mercati azionari di quella che è un'economia disastrata. Gli investitori sono pertanto molto più preoccupati del prosciugamento della liquidità, che verrà prodotta dalla svolta dovuta ai tassi d'interesse ,che dalle previsioni circa la crescita. L'inversione di rotta delle banche centrali sui tassi d'interesse, non sta solo facendo muovere montagne di debito sui mercati obbligazionari; ma anche i mercati azionari [*18], i mercati dei cambi [*19], e il mercato immobiliare [*20] ne risentono. La bolla di liquidità delle banche centrali, le quali dal 2008 hanno perseguito quasi ininterrottamente una politica di tassi d'interesse zero, e che attraverso l'acquisto di obbligazioni hanno pompato miliardi nella sfera finanziaria, ora si è di fatto evoluta in una bolla relativa a tutti gli scambi, e ha favorito inoltre la formazione di bolle in molti settori della sfera finanziaria; fino ad arrivare agli assurdi eccessi della speculazione simulata per mezzo di Stock-Meme, come quello di Gamestop.[*21] Le attuali distorsioni della sfera finanziaria, le turbolenze di molti mercati - che a uno sguardo superficiale appaiono così confuse - possono certamente essere ridotte a un denominatore comune che rende comprensibili tutte queste dinamiche di crisi: il denominatore della suddetta bolla di liquidità, che in realtà è stata pompata dalle banche centrali già a partire dalla crisi finanziaria del 2008. Dopo gli episodi di crisi del 2008 e del 2020, per evitare il collasso dell'economia, le banche centrali hanno pompato denaro nella sfera finanziaria acquistando titoli di debito senza domanda, come le cartolarizzazioni dei mutui o i buoni del tesoro dei loro Stati; e questo ha portato la sfera finanziaria a un lungo boom speculativo, accompagnato da shock di breve durata. Questa bolla-di-ogni-cosa è scoppiata dopo lo scoppio della pandemia e della guerra in Ucraina, nella misura in cui la liquidità accumulatasi nella sfera finanziaria gonfiata finisce per riversarsi sempre più nell'economia "reale", accelerando l'inflazione dei prezzi, che negli Stati Uniti potrebbe arrivare a raggiungere tassi di crescita a due cifre.
La sterzata globale attuata dalla politica monetaria delle banche centrali - e questa è una peculiarità del capitalismo - non viene attuata in maniera unanime, in un'azione coordinata delle banche centrali, bensì in concorrenza tra loro e come espressione della solita competizione di crisi del tardo capitalismo, tra «piazze economiche». Secondo il Financial Times, stanno crescendo quelli che sono i segnali di una «guerra valutaria alla rovescia» tra le banche centrali, nella quale la politica monetaria dei rispettivi Stati tenta di frenare «l'importazione dell'inflazione» [*22]. L'aumento dei tassi di interesse attuato dalla Fed ha messo «sotto pressione» molte banche centrali, spingendole a seguirne l'esempio, visto che questo provoca un rafforzamento del dollaro USA rispetto alle monete di altre aree valutarie, come l'Eurozona. Tuttavia, un svalutazione della valuta rende più costose le importazioni, ad esempio quelle di fonti energetiche, alimentando così l'inflazione. Per questo motivo, la BCE ha recentemente deciso di aumentare significativamente il tasso di interesse di riferimento dello 0,5%, nonostante gli attriti all'interno dell'Eurozona, economicamente divisa [*23], e per non rimanere indietro nella corsa alla rivalutazione contro gli Stati Uniti [*24]. Perciò, le banche centrali dei paesi concorrenti devono seguire il loro esempio in questa corsa alla rivalutazione, se non vogliono trovarsi a importare - letteralmente - inflazione! Di fatto, questa guerra valutaria costituisce di fatto l'inverso delle gare di corsa alla svalutazione che erano moneta comune nella fase finale della globalizzazione neoliberista dopo lo scoppio delle bolle immobiliari nel 2008 [*25]. All'epoca, gli Stati cercavano di ottenere un surplus di esportazione attraverso le svalutazioni monetarie, in modo da poter letteralmente esportare la crisi sistemica della sovrapproduzione di capitale, sull'esempio della Germania. Queste svalutazioni,nelle quali la Cina e la RFT hanno avuto un grande successo, si sono trasformate in aperto protezionismo quando è entrata in carica l'amministrazione Trump. Fino a che punto si può spingere la corsa alla rivalutazione delle banche centrali, iniziata con il periodo dell'inflazione? Le élite funzionali [*26], che ora si trovano in un vicolo cieco e stanno iniziando questa corsa alla rivalutazione, sono ben consapevoli del fatto che ciò comporterà delle forti frizioni sociali ed economiche. Di fatto, la politica monetaria non ha altra scelta che cercare di lasciare che il processo di svalutazione faccia il suo corso, se non si vuole che l'inflazione vada completamente fuori controllo. L''«economia», e soprattutto i salariati ne risentiranno. Anche le turbolenze e le distorsioni nella sfera finanziaria, sono tutt'altro che superate, e la crisi è ben lungi dall'essere stata "arginata". Ci sono molte cose - perfino la minaccia di bancarotte statali alla periferia [*27] - che possono certamente essere gestite e mantenute senza che il sistema capitalistico mondiale collassi nel suo complesso. Le conseguenze sociali della crisi possono essere in qualche modo controllate militarmente. Ma i mercati obbligazionari, apparentemente così noiosi, che si trovano al centro del sistema mondiale - nell'Unione Europea, in Giappone e negli Stati Uniti - non possono semplicemente collassare, senza che l'attuale focolaio di crisi prenda la strada del crollo. È questo il limite oggettivo di ogni rivalutazione e di ogni lotta all'inflazione. Si deve evitare che le montagne di debito, che hanno iniziato a muoversi, seppelliscano i centri in crisi travolgendoli con una valanga incontrollabile.
- Tomasz Konicz - Pubblicato su konicz.info il 22.07.2022 – [*]
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NOTE:
1 https://www.icmagroup.org/market-practice-and-regulatory-policy/secondary-markets/bond-market-size/
2 https://www.ft.com/content/2869a8f3-bf59-437f-a795-4a3fbdc35cd4
3 https://www.ft.com/content/4f4c3414-9249-4347-91e1-6049081ec431
4 https://www.bruegel.org/blog-post/inverted-yield-curve
5 https://www.ft.com/content/4f4c3414-9249-4347-91e1-6049081ec431
6 https://www.onvista.de/news/2022/05-05-anleihemaerkte-schlimmste-korrektur-seit-fast-30-jahren-als-quittung-fuer-die-lockere-geldpolitik-so-koennte-es-fuer-die-maerkte-weitergehen-19-25980629
7 https://www.ft.com/content/e02705c2-a9b6-4c47-99e2-66924af55bc3
8 https://finance.yahoo.com/news/exodus-treasuries-hits-record-japan-015240938.html
9 https://www.handelsblatt.com/politik/deutschland/staatsverschuldung-die-zinsexplosion-warum-sich-lindners-kosten-fuer-schulden-fast-verachtfachen/28496844.html
10 https://edition.cnn.com/2022/07/15/politics/biden-build-back-better-manchin/index.html
11 https://www.heritage.org/budget-and-spending/commentary/bidens-newest-build-back-better-boondoggle-would-worsen-inflationary
12 https://www.konicz.info/2021/08/08/dreierlei-inflation/. Em português: https://www.konicz.info/2021/08/11/tres-tipos-de-inflacao/
13 https://www.konicz.info/2021/04/14/economia-intoxicada-com-estimulos-sistema-financeiro-mundial-numa-gigantesca-bolha-de-liquidez/
14 http://www.obeco-online.org/tomasz_konicz26.htm
15 https://finance.yahoo.com/news/deep-recession-needed-bring-down-143850758.html
16 http://www.obeco-online.org/tomasz_konicz5.htm; https://www.konicz.info/2015/06/29/mais-uma-vez-se-poe-a-questao/
17 https://www.ft.com/content/c11cee9e-7a09-4bb6-bde0-87f5392e88c7
18 https://www.nytimes.com/2022/07/15/business/stock-market-recession-half-year.html
19 https://www.ft.com/content/07cbb91a-5e68-45da-a796-d800cfaf9a2f
20 https://www.yahoo.com/finance/news/us-housing-market-entering-deep-090501768.html
21 https://blogdaboitempo.com.br/2021/02/04/fundos-de-cobertura-gamestop-e-os-pequenos-investidores-do-reddit-a-grande-bonanca-da-blackrock/
22 https://www.ft.com/content/d189b2f2-808a-4a9b-a856-234181f98c2f
23 https://www.konicz.info/2022/07/19/vitoria-russa-na-guerra-economica/
24 https://www.tagesschau.de/wirtschaft/finanzen/leitzinserhoehung-ezb-101.html
25 https://www.heise.de/tp/features/Der-Schwaechste-gewinnt-3397508.html
26 http://www.obeco-online.org/tomasz_konicz26.htm
27 https://www.bloomberg.com/news/articles/2022-07-21/warnings-of-sovereign-defaults-in-asia-frontier-markets-flare-up
fonte: Exit!
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