Il doppio carattere del lavoro nella teoria marxista di Robert Kurz
- di Nuno Miguel Cardoso Machado -
Lavoro astratto/concreto in Kurz: 5 dimensioni
1 - Lavoro astratto => processo aprioristico di riduzione sociale.
2 - Lavoro astratto come assurdo fine in sé.
3 - Inversione feticistica => i lavori concreti sono le mere forme di apparenza del lavoro astratto.
4 - L'economia in quanto dominio sociale disincarnato.
5 - Tempo storico concreto => logica temporale delle forze produttive materiali.
Lavoro astratto in quanto riduzione sociale: astrazione reale
- Il lavoro astratto non è una generalizzazione intellettuale (Kurz, 1997: 273), ma rappresenta piuttosto un'«astrazione reale», che emerge da quello che è un processo sociale di «riduzione» (Kurz, 2008: 31).
- Il modo di (ri)produzione capitalistico => la matrice astratta aprioristica, che riduce tutte le attività concrete a puro «dispendio di nervi, muscoli e cervello», e che è costitutivo del valore (Kurz, 2016: 31 e 30).
- Il lavoro astratto è simultaneamente fisiologico, sociale e storicamente specifico.
- In un simile contesto, astrarre non è, sinonimo di invenzione ex nihilo; piuttosto, al contrario, ci troviamo di fronte all'isolamento unilaterale di una certa quota di realtà, cui viene poi attribuito un nuovo significato socio-simbolico.
- Il capitale è una forma sociale caratterizzata da «uno sfondo materiale (...) energetico» (Kurz, 2014: 132) => La magnitudo del valore è una funzione della «forza-lavoro spesa», ma è allo stesso tempo una media sociale, vale a dire, tempo di lavoro socialmente necessario (Kurz, 2016: 31).
Il lavoro astratto, in quanto assurdo fine in sé
- Il lavoro astratto costituisce un «fine in sé» (Kurz, 2018: 63 e 64) => produzione per il gusto di produrre: non è rilevante «ciò che si fa, ma quel che conta è che il fare, in quanto tale, avvenga» (Grupo Krisis, 2003: 33).
- Il lavoro vivente produce lavoro morto, o «valore» (...) il quale si manifesta nella sua forma compiuta sotto forma di denaro (Kurz, 2018: 64-65), vale a dire, il lavoro astratto produce ricchezza astratta.
- Il denaro non è semplicemente un mero «mezzo di pagamento»; esso «in quanto capitale», racchiude e rappresenta il fine «irrazionale» del processo di valorizzazione (Kurz, 1993: 127 e 128).
- La moderna (ri)produzione macro-sociale è interconnessa alla riproduzione allargata del capitale (Ibid.: 128-129) e, di conseguenza, alla «trasformazione» autotelica del «lavoro» in denaro (Kurz, 1997: 129).
- Il lavoro astratto e il capitale costituiscono, pertanto, differenti stati di aggregazione di un'unica sostanza socio-energetica alienata, il cui movimento ha acquisito lo status di un «feticcio sociale» quasi indipendente (Kurz, 2014: 32).
Indifferenza per il contenuto sensibile, per il lavoro concreto e per il valore d'uso (1)
- I summenzionati aspetti del lavoro astratto generano un terzo attributo feticistico: l'«indifferenza distruttiva» per il «contenuto materiale-concreto», o del «momento sensibile» della (ri)produzione (Kurz, 2018: 90; Kurz, 2014: 131; Kurz, 1995: 14).
- La sussunzione del sensibile nel sovrasensibile, vale a dire, l'«inversione» reale tra concretezza e astrattezza (Kurz, 2012: 7) => «il cosiddetto lavoro concreto non è altro che la forma apparente del lavoro astratto» (Kurz, 2016: 200).
- Il lavoro concreto non è una categoria «innocente» (Ibid.) => esso rappresenta solo il «modo specifico (...)» attraverso cui il «lavoro astratto» ottiene l'accesso e si appropria della "sostanza" naturale e sociale» (Ibid.: 29).
- In tal modo, l'irrazionalità della forma sociale imprime il suo marchio indelebile su quello che il «contenuto e il fine» concreto della (ri)produzione (Ibid.: 200) => la (pre)disposizione tecnico-materiale dell'industria moderna viene definita dalla testa ai piedi dallo spazio-tempo astratto del lavoro e del capitale nei quali è inserita: «il tempo è denaro» (Ibid.: 108).
Indifferenza per il contenuto sensibile, per il lavoro concreto e per il valore d'uso(2)
- Come risultato di questo potente processo macro-sociale, viene imposta la normalizzazione, la standardizzazione e l'uniformazione di tutte le caratteristiche tangibili della produzione => Gli «strumenti di produzione» vengono tecnicamente configurati in modo da soddisfare al millisecondo quelli che sono i dettami del tempo di lavoro socialmente necessario (Kurz, 2016: 200-201).
- Indifferenza per ogni contenuto sensibile:
* La «degradazione» dei lavoratori (Ibid.) => È obbligatoriamente il lavoratore a doversi adattare al ritmo delle macchine e non il contrario.
* L’accelerata distruzione della biosfera attraverso i lavori concreti che contribuiscono alla dilapidazione delle risorse naturali e/o che sono inquinanti.
* Nel capitalismo, le «forze produttive» materiali sono «sempre simultaneamente (...) forze distruttive» (Kurz, 2012).
- I «risultati» nocivi si manifestano anche a valle, cioè nelle qualità palpabili dei valori d'uso (Kurz, 2017: 33), i quali sono solo mere forme fenomeniche del valore (Kurz & Trenkle, 1999: 2).
- Ad esempio, la «produzione di merci distruttive» (armamenti, ecc.), il cibo "denaturato" che contiene sostanze cancerogene, la costruzione di case fatte con «materiali da costruzione dannosi per la salute» (Kurz, 2016: 107).
L'economia come sfera funzionale separata
- Il modo capitalista di (ri)produzione viene suddiviso in «sfere» funzionali (Kurz, 2016: 96) => Questa disposizione proviene dalla costituzione primordiale dell'economia in quanto dominio separato (Kurz, 2004: 117-118; cfr. Polanyi, 2000).
- Viene così stabilita una relazione rigidamente gerarchica, nella misura in cui l'economia - il capitale in quanto «soggetto automatico» - diventa il cruciale «centro che domina" i rimanenti «sottosistemi»(Kurz, 2016: 96; Kurz, 2004: 118).
- In tal modo, il lavoro, in quanto attività economica per eccellenza, è una pratica sociale realmente astratta, differenziata da tutti gli altri momenti della vita (Kurz, 1995: 14; Kurz, 2018: 91).
- Essendo astratta, l'economia si presenta anche all'interno dei suoi confini come uno spazio astratto => determinato dalla «sua funzione sociale in quanto spazio in cui la valorizzazione avvieme» (Kurz, 2016: 89).
- Inoltre, nella sfera economica predomina anche una temporalità astratta: quella del lavoro socialmente necessario e simbolico.
- Pertanto, nel modo capitalista di (ri)produzione, si può parlare della costituzione di un «spazio-tempo sociale» peculiarmente astratto (Ibid.: 100).
Il tempo storico
- Il capitalismo è caratterizzato da due forme di temporalità:
* «Il tempo astratto (...) forma la logica temporale del processo di valorizzazione» (Kurz, 2016: 113). Nel contesto di questo flusso newtoniano, «un'ora (...) rappresenta sempre un'ora di tempo omogeneo e autonomo, senza qualità o contenuto», che misura il dispendio di forza lavoro umana (Ibidem).
*Per contro, «il tempo concreto-storico (...) costituisce la logica temporale della materialità» delle forze produttive sviluppate a partire dall'accumulazione del capitale nel corso della sua traiettoria lineare e «dinamica» (Ibid.: 113 e 116; cfr. Postone, 2003). In tale contesto, per quanto riguarda la massa di valori d'uso creati e il plusvalore (relativo) che è possibile estrarre, «un'ora» di lavoro sociale «non è sempre la stessa ora» (Kurz, 2016: 114).
- Il capitalismo è, pertanto, «un cieco processo storico-concreto (...) rappresentato in degli stadi di sviluppo qualitativamente diversi» (Ibid.: 112).
- Crisi a causa di una crescente contraddizione tra lavoro astratto e forze produttive materiali => la Terza Rivoluzione Industriale diffonde l'automazione e, di conseguenza, l'ora di lavoro socialmente necessaria viene svuotata del suo contenuto socio-energetico rispetto alla cronologia storica: la disoccupazione (Ibid.: 113 e 115).
- Tuttavia, la percentuale di non-identità delle forze produttive potrebbe essere utilizzata, nel contesto delle diverse relazioni sociali, per trasformare il tempo storico in tempo libero, vale a dire, per emancipare il tempo storico dalla sua dimensione alienata.
- Nuno Miguel Cardoso Machado -VIII Congresso da Associação Portuguesa de Antropologia -
Riferimenti
Grupo Krisis (2003), Manifesto Contra o Trabalho. Lisbona: Antígona.
Kurz, Robert (1993), O Retorno de Potemkin - Capitalismo de fachada e conflito distributivo na Alemanha. São Paulo: Paz e Terra.
Kurz, Robert (1995), "O Pós-marxismo e o Fetiche do Trabalho - Sobre a contradição histórica na teoria de Marx".
Kurz, Robert (1997), Os Últimos Combates. Petrópolis: Editora Vozes. 2a edizione.
Kurz, Robert (2004), Com Todo o Vapor ao Colapso. Juiz de Fora: Editora UFJF/Rio de Janeiro: Pazulin. Prima ristampa.
Kurz, Robert (2008), "O Desvalor do Desconhecimento - "Crítica do valor" truncada como ideologia de legitimação de una nuova piccola borghesia digitale".
Kurz, Robert (2012), "A Indústria Cultural no Século XXI - Sobre a atualidade da conceção de Adorno e Horkheimer".
Kurz, Robert (2014), Dinheiro sem Valor - Linhas gerais para uma transformação da crítica da economia política. Lisboa: Antígona.
Kurz, Robert (2016), La sostanza del capitale. Londra: Chronos Publications.
Kurz, Robert (2017), "Marx 2000 - La importancia de una teoría dada por muerta para el siglo XXI", in Constelaciones - Revista de Teoría Crítica, n. 8/9, pp. 28-45.
Kurz, Robert (2018), A Honra Perdida do Trabalho - O socialismo dos produtores como impossibilidade lógica. Lisboa: Antígona.
Kurz, Robert & Trenkle, Norbert (1999), "A Superação do Trabalho: um olhar alternativo para além do capitalismo".
Polanyi, Karl (2000), A Grande Transformação - As Origens da Nossa Época. Rio de Janeiro: Editora Campus. 9a edizione.
Postone, Moishe (2003), Tempo, lavoro e dominio sociale: Una reinterpretazione della teoria critica di Marx. Nova Iorque & Cambridge: Cambridge University Press. Seconda edizione.
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