venerdì 2 settembre 2022

Intorno al fuoco …

Nel suo libro "Sterminate quelle bestie", Sven Lindqvist torna a colui che di regola è una figura chiave in tutti i discorsi sull'imperialismo europeo di fine Ottocento, Joseph Conrad (il libro di Lindqvist, originalmente in svedese, è del 1992; La traduzione inglese è del 1996, ed esce dopo che è stato pubblicato "Gli anelli di Saturno", libro nel quale anche W.G. Sebald torna a Conrad per toccare molti degli stessi temi di Lindqvist: genocidio, violenza, la Dialettica dell'Illuminismo, l'ipocrisia del discorso "civilizzatore" europeo).

Lindqvist mette in atto un interessante lavoro di tracciamento dei testi che circolavano negli ultimi anni dell'Ottocento; letti da Conrad e assorbiti nella tessitura complessiva del suo "Cuore di tenebra". Ad esempio recupera R. B. Cunningham Graham, amico di Conrad - con il quale Conrad ebbe una fitta corrispondenza – che era anch'egli uno scrittore: nel 1898, Graham pubblicò il romanzo "Mogreb-el-Acksa", in cui un narratore si rivolge a una cerchia di amici che aveva riunito intorno al fuoco per raccontare loro delle scene di violenza coloniale.

Lindqvist sottolinea come il narratore di Graham potrebbe essere una sorta di «equivalente a cavallo» di Marlow e della sua «cerchia di marinai»; e a partire da questo, si potrebbe poi procedere per andare verso anche uno di quelli che sarebbero stati gli "inizi" della letteratura: quei poeti orali che raccontavano i versi di Omero intorno al fuoco. La narrativa, pertanto, che viene vista come l'espansione di quelli che erano dei cerchi concentrici di "conversazioni": prima Graham, poi Marlow all'interno del romanzo di Conrad, e infine la postura assunta, sulla rivista Blackwood's (dove la originariamente era stata pubblicata la storia), dallo stesso Conrad nei confronti dei suoi lettori.

Penso al modo in cui, pochi anni dopo (1936), in "Confessione di un assassino", Joseph Roth utilizzi e sovverta tutta questa struttura: in un ristorante di Parigi, una notte, un esule russo racconta la propria vita a quello che appare come un gruppo indistinto ed eterogeneo; il gruppo non è legato da alcun vincolo, non si tratta di una confraternita, ma sono riuniti lì per caso a bere qualcosa in una fredda notte. E il narratore non è un amico, non è un prescelto. Per farsi ascoltare - e perché poi venga scritta la storia -  egli si avvale solo del caso (Roth opera nel registro baudelairiano della città anonima e delle relazioni fugaci, diverso dal registro ancora un po' "aristocratico" che è quello di Graham e di Conrad).

fonte: Um túnel no fim da luz

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