In "Bartleby e Compagnia", alla fine del terzo capitolo (la terza nota a piè di pagina di un testo invisibile ma non inesistente, come scrive il narratore), Vila-Matas incorpora improvvisamente una citazione di Marius Ambrosinus: « Secondo me, Dio è una persona eccezionale ».
Da dove proviene questa frase? Essa arriva a conclusione di una lunga digressione che confronta Rimbaud e Socrate usando la lente della possessione da parte del «divino», da parte di «forze superiori»: diventerà poi assai chiaro nel corso del libro che «Dio» sarebbe una specie di entità che esemplifica perfettamente quello che è il paradosso centrale della narrazione: come può qualcosa essere invisibile, ma non per questo inesistente?
Poche pagine dopo, alla fine del quinto capitolo del libro, dopo aver commentato gli ultimi decenni della vita di Robert Walser e la sua esperienza di internamento, Vila-Matas evoca un racconto di Juan Rodolfo Wilcock, che viene citato in spagnolo, "El vanidoso" - il racconto fu originariamente scritto in italiano ("Il vanesio") per il suo libro del 1972, "Lo stereoscopio dei solitari". Il narratore cita una frase di Wilcock trovata in un'intervista - il ritaglio di giornale cade dall'interno del libro (in realtà la frase citata è in un'auto-presentazione di Wilcock che appare tanto nell'edizione italiana quanto in quella argentina, ed è quest'ultima probabilmente la fonte di Vila-Matas): «tra i miei autori preferiti ci sono Robert Walser e Ronald Firbank, come pure tutti gli autori da loro preferiti, e tutti gli autori che, a loro volta, tali autori da loro preferiti preferivano».
La frase di Marius Ambrosinus a proposito di Dio, che viene scelta da Wilcock come epigrafe de "Lo stereoscopio dei solitari" e che è la fonte di Vila-Matas (un libro, quello di Wilcock che apparirà direttamente solo qualche pagina dopo, quando verrà citato il racconto, sebbene però il titolo non venga menzionato).
Scoprendo questo fatto, il lettore ha come l'impressione che il narratore di Vila-Matas abbia cominciato a leggere il libro di Wilcock proprio nello stesso momento in cui sceglie di riprodurne la sua epigrafe (e lo fa bruscamente, senza indicare la fonte), ed è anche come se dia l’impressione che, mentre scrive il proprio libro, allo stesso tempo segua la lettura di quei racconti, insieme alle proprie note su un testo che è ancora invisibile (e questo lo fa fino al momento in cui trova un posto libero per poter citare direttamente Wilcock, all'interno del suo book-in-progress).
fonte: Um túnel no fim da luz
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