In questa citazione Henrik Grossman spiega, nel modo più chiaro che io abbia mai letto, perché, alla fine, il valore di scambio non può più essere la misura del valore d'uso, e perché, dopo tutto, la produzione basata sul valore di scambio dovrà crollare come viene previsto da Marx, nei Grundrisse.
« Nella sua critica, Marx procede dal carattere mistificante delle forme reificate del valore, cioè dal fatto che i rapporti che gli uomini intrattengono nel processo di produzione appaiono come rapporti tra oggetti, tra cose, e che queste forme reificate nascondono, celandoli, i veri rapporti tra gli uomini. Marx parla quindi dell'apparenza ingannevole di tutte le forme di valore. In contrasto con le forme trasparenti del precapitalismo, la relazione tra sfruttatore e sfruttato nella moderna forma capitalistica del valore è opaca in quanto nella relazione salariale, la quale è una forma di valore che a sua volta regola lo "scambio" tra il lavoratore salariato e l'imprenditore, si evidenzia come il salario del lavoratore compensi completamente tutto il suo lavoro, e che non venga eseguito alcun lavoro non pagato.
Secondo la teoria classica, tutte le transazioni di scambio corrispondono rigorosamente alla legge del valore, cioè un tempo di lavoro uguale si scambia sempre con un tempo di lavoro uguale. Questo principio si applica anche alla relazione di scambio tra il lavoratore e l'imprenditore. Ora, secondo Marx, è abbastanza evidente che non c'è scambio di equivalenti tra lavoratore e imprenditore. Se i lavoratori ricevessero dagli imprenditori tanto in salario (misurato in lavoro) quanto essi danno in lavoro, allora il profitto, il surplus che va agli imprenditori, e quindi anche l'economia capitalista, che si basa su questo profitto, sarebbe impossibile. Poiché però sia il profitto che il capitalismo esistono, allora non può avvenire alcuno scambio di equivalenti. Tutto lo sforzo di Marx è diretto a mostrare che la transazione tra capitalista e operaio è tanto uno scambio di non-equivalenti quanto di equivalenti, a seconda che questa transazione venga considerata nella sfera della circolazione (sul mercato) o durante il processo di produzione. Lo scambio di equivalenti tra operaio e capitalista sul mercato, è solo un'apparenza che deriva dalla forma di scambio. Nonostante il presunto scambio di equivalenti, le leggi basate sulla produzione di merci ... si trasformano nel loro diretto opposto ... Il rapporto di scambio tra capitalista e operaio diventa una mera apparenza appartenente solo al processo di circolazione, diventa una mera forma, che è estranea al contenuto della transazione stessa, e la mistifica semplicemente. La costante compravendita di forza-lavoro è la forma; il contenuto è la costante appropriazione da parte del capitalista, senza equivalente, di una parte del lavoro altrui, già oggettivata, e il suo ripetuto scambio di questo lavoro con una maggiore quantità di lavoro vivo altrui.
Marx considera come uno dei grandi meriti di Smith quello di aver almeno intuito che lo scambio tra capitale e lavoro salariato costituisce una falla nella legge del valore. Anche se Smith non lo aveva chiarito, era però stato in grado di vedere "che nel risultato effettivo la legge è sospesa". Secondo Marx, è proprio la forma del valore di scambio che mistifica il contenuto reale. La forma salariale estingue così ogni traccia della divisione della giornata lavorativa in lavoro necessario e lavoro eccedente, in lavoro pagato e lavoro non pagato. Proprio come fa la forma salariale, così allo stesso modo anche tutte le altre forme di valore che emergono nel processo di scambio risultano mistificate. Le forme reificate di valore (valore di scambio, rendita fondiaria, profitto, interesse, salario e prezzo, ecc.) nascondono e rovesciano le relazioni reali tra le persone, facendole apparire come la "forma fantastica di una relazione tra le cose", come "un geroglifico sociale", come "qualcosa di oscuro e misterioso". »
(Henryk Grossman Works, Volume 1, pagina 475)
fonte: The real movement
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