giovedì 19 agosto 2021

Il berretto e la maschera di carattere

«L'autore del Capitale non era uno storico sociale. Cioè, non ha cercato di produrre un quadro sfumato, o qualitativamente ricco della vita del proletariato o della classe operaia. Ha poco da dire a proposito delle attività piacevoli dei lavoratori, o circa le loro tendenze di pensiero, oppure sui loro modelli di relazioni familiari. Un lettore del Capitale potrebbe desiderare di trovare di più su tali argomenti, e decenni di storiografia marxista hanno tentato di colmare questa lacuna.» (R.G.)

Nel bene e nel male, quello che Marx ha scritto, lo ha scritto in quanto "critico" (si veda il titolo completo de "Il Capitale"). Occasionalmente, capitava anche che egli presentasse il suo lavoro come scientifico. Come dobbiamo intendere questo termine? Non è mia intenzione esplorare in dettaglio questo termine (o qualunque fosse la sua comprensione da parte di Marx) - mi limito solo a sottolineare che si tratta di un campo minato. Marx non ha alcuna simpatia per la scienza positivista, o per il positivismo scientifico, cui il periodo vittoriano aveva aderito . Né c'è motivo di collegare Marx con la "scienza" strutturalista, o semi-strutturalista che viene invocata negli scritti di Louis Althusser. Se nei riferimenti fatti da Marx alla scienza c'è un'allusione  - suggerisco - essa viene fatta alla "scienza" così come intesa da G. W. F. Hegel, e a cui l'ultimo Marx si riferisce continuamente. Di passaggio, possiamo notare anche che la "scienza" hegeliana cui Marx attinge è la scienza della Fenomenologia dello Spirito (1806-7), piuttosto che la "scienza" degli anni successivi, e più conservatori, di Hegel.
Se il Capitale non si dilunga a proposito delle complesse questioni che potrebbe sottolineare uno storico sociale, quali sono allora le questioni che il lettore è costretto a considerare?

Uno di questi temi viene indicato nel capitolo 2 del I volume del Capitale. Il passaggio differisce a seconda delle diverse traduzioni, ma Marx si riferisce assai chiaramente ai «Charactermasken economiche» [alle «Maschere di carattere economiche»] indossate dagli individui che sono coinvolti nello scambio di merci. Il concetto delle Maschere di carattere mette in gioco dei temi che attengono all'alienazione; tanto per usare un concetto che viene sottolineato dal giovane Marx. Seguendo questo argomento passo dopo passo,  Richard Gunn e Adrian Wilding, nel loro "Revolutionary Recognition ", hanno interpretato Marx vedendolo come se egli fosse qualcuno che desiderava una società (la società comunista) dove e in cui avrebbe prevalso il riconoscimento reciproco. Se Marx ha mai parlato davvero un linguaggio "scientifico", la scienza in questione è una scienza la cui chiave è il concetto di riconoscimento reciproco della Fenomenologia. Per Marx, una società nella quale gli individui esistono solo nei termini delle definizioni del loro ruolo - per esempio, quelli di un «cacciatore», un «pescatore», un «pastore» o un «critico critico» - è  una società alienata. 
Per Marx, la società comunista dovrebbe essere un'associazione «in cui il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti». Questo passaggio, assolutamente importante, è la citazione a partire dalla quale si sviluppa la lettura di Marx da parte di Gunn e Wilding.

Un altro tema da affrontare è quello del proletariato. L'argomento è stato brevemente discusso da Richard Gunn in due articoli pubblicati su Comunizar: «Cos'è il proletariato?» e «La negazione della negazione». Nel primo di questi due articoli viene messo in evidenza un passaggio del «capitolo sesto inedito» del primo libro de «Il capitale» - "Risultati del processo di produzione immediato"- nel quale Marx esplicita come, dopo un periodo in cui l'operaio parteciperà al processo di produzione capitalista, dovrà sottomettersi «di nuovo a quello stesso processo»:  al proletariato manca la proprietà, nel senso che - affinché sia possibile la sua sopravvivenza - si rende allora necessario il suo continuo sfruttamento. Se il datore di lavoro capitalista non dispone di lavoro, regnando il capitalismo, quel che segue è la morte.
Verso la fine del primo volume del Capitale, Marx riassume le sue preoccupazioni, e o fa in un modo particolare. Si concentra sui primi giorni del capitalismo e, viceversa, sulla fine del capitalismo. All'inizio del capitalismo, il lavoratore deve essere attivamente separato dal suo sostentamento. Nel mercato del lavoro, il capitale deve affrontare il lavoratore come una forza monolitica. Negli ipotetici ultimi giorni del capitalismo, la proprietà privata dev'essere superata. Queste due separazioni - una «negazione» e una «negazione della negazione» - riassumono ciò che il proletariato è per Marx. Nella misura in cui queste negazioni sono in qualche modo incorporate, non è più molto importante per la critica dell'economia politica se noi descriviamo il lavoratore in modo tradizionale come «un uomo bianco col berretto» oppure, come raccomanda Eddo-Lodge, come «una donna nera che spinge una carrozzina».

A queste osservazioni vorrei aggiungere che, dal punto di vista che sostengo, le preoccupazioni femministe e antirazziste sono in sintonia con l'esposizione di Marx. Spesso, i critici ostili ritraggono Marx come fuori dal tempo. Lo fanno importando dettagli inessenziali nella discussione di Marx (descrivere i lavoratori che indossano "berretti" e che lavorano nell'industria pesante è una di queste importazioni). Per assemblare, potremmo notare che un non marxista potrebbe descrivere la crescente disuguaglianza come una linea disegnata su una mappa sociale. Questa linea, purtroppo, può incrociare il punto sulla mappa in cui sono collocate le etichette "donne" e "non bianco". Un problema con questo pensiero intersezionalista riguarda il fatto che esso rimane in silenzio su come o perché la disuguaglianza capitalista si rivela. Silvia Federici ha evidenziato una questione vitale quando, in Revolution at Point Zero (Oakland; PM Press 2012), si riferisce al "land grabbing" che spinge gli ex contadini sul mercato del lavoro. Sottolinea che questo accaparramento di terre ha un suo impatto soprattutto sulle donne. L'effetto della prima negazione a cui si riferisce Marx è ancora con noi. La disuguaglianza sociale non è un'astrazione o una statistica pacifica, ma una realtà vivida in molti modi.

Concludo indicando alcune aree cui la mia discussione può essere estesa. Quando gli scrittori vedono la fabbrica come l'unico luogo dove si decide il tasso di plusvalore, questa è un'aggiunta ingiustificata alle affermazioni di Marx. Così lo è anche l'idea che solo i lavoratori dell'industria pesante contano come proletariato. È vero, naturalmente, che questioni diverse da quelle sollevate erano di vitale importanza. Indubbiamente, gli attivisti di sinistra e i sindacalisti hanno fatto affidamento sullo stereotipo del "berretto" e dell'industria pesante per mettere in secondo piano le lotte delle donne e quelle dei neri. Tra le altre questioni, quelle riguardanti l'ambiente e il cambiamento climatico sono state messe da parte - senza una buona ragione. La mia affermazione in questo articolo è che ci sono pochi argomenti per attribuire a Marx un carattere così anacronistico.

Come si può estendere la mia conclusione? Può essere estesa, suggerisco, mostrando come le questioni del femminismo e del razzismo si intrecciano con le preoccupazioni di Marx. Sulle questioni riguardanti il cambiamento climatico, posso indicare una recente ricerca su Marx. Il defunto Engels - l'Engels della Dialettica della Natura - salutava il fatto che Marx avesse letto opere di scienze naturali. Ma questo è stato un malinteso.

Nel prestare attenzione alle scienze naturali del suo tempo, Marx non stava cercando una filosofia basata sulla scienza, come sarebbe stato più tardi il materialismo dialettico o il DIAMAT di tipo sovietico. Uno studio attento dei suoi quaderni filosofici mostra quanto il suo obiettivo fosse quello di approfondire la sua teoria del plusvalore. E lo fa occupandosi dell'impoverimento del suolo da parte del capitale - per così dire –, della conversione dell'agricoltura in agro-business. Nelle strade delle città di tutto il mondo oggi, la discussione continua.

- da: Richard Gunn - Giugno 2021 -

fonte: Comunizar

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