mercoledì 11 agosto 2021

Direzioni…

Capitale e comunismo...
- di Jehu -

«Il comunismo è un'idea vecchia nel mondo. Chiamiamola antica, perché potrebbe anche essere la nostra antichità. Non dobbiamo rintracciare le sue origini nei vicoli dell'insurrezione, solo sapere che milioni di persone hanno lottato e sono morte in suo nome. In questo senso, non è solo un'idea ma una forza reale nella storia, prodotto e fattore di un movimento proletario che da almeno due secoli pone il superamento del capitalismo da parte di una società senza classi, senza stato e senza denaro. In effetti, ciò che è notevole nella storia del movimento operaio degli ultimi due secoli è che questo ideale reale fino a poco tempo fa non solo sembrava inevitabile ma ovvio. Anche quando erano in disaccordo, violentemente, su come raggiungere un tale stato di cose, anarchici, comunisti, socialisti, marxisti, sindacalisti, e anche alcuni liberali, tutti erano uniti da una visione comune di..(Jasper Berns)

Jasper Bernes ha scritto un saggio che può essere letto e/o scaricato qui. Gran parte di esso lo trovo di grande interesse. Tuttavia, c'è questo passaggio, in particolare, che mi disturba molto per ovvie ragioni:

   «Anche in Marx, accanto alla teoria euristica c'è una teoria tendenziale. La luce del comunismo ha rivelato a Marx una direzionalità della produzione capitalista, che punta alla sua rovina, ma anche al suo superamento da parte del comunismo. Le tendenze individuate sono numerose e complesse: proletarizzazione di massa, immiserimento e aumento delle popolazioni superflue, concentrazione e centralizzazione del capitale, globalizzazione del commercio, aumento della composizione organica del capitale, caduta del saggio di profitto, impoverimento del suolo, colonizzazione e imperialismo. Tra tutte queste tendenze, tuttavia, la principale è la tendenza del capitalismo a produrre i propri becchini nel proletariato militante in ascesa. Le tendenze vengono anche, sembra ormai superfluo dirlo, illuminate da un comunismo futuro. E ciò perché, per prima cosa, il proletariato nasce già praticamente orientato verso il comunismo, e seconda cosa, anche le tendenze all'interno del capitalismo portano inesorabilmente verso il comunismo. Le tendenze sono direzionali, e le direzioni non sono neutre, ma appaiono colorate dalla tinta della lotta di classe, progressiva e reattiva.»

    «Una gran parte della teoria delle tendenze non ha retto, almeno a una lettura in senso stretto, e in alcuni casi bisogna ammettere che Marx aveva torto marcio. Ma il fatto che una cosa qualsiasi di tutto questo abbia retto, nonostante il fatto che la rivoluzione comunista non si sia verificata, e che il capitalismo abbia continuato ad andare avanti per molto tempo più tempo di quanto Marx avrebbe mai pensato una cosa del genere, non è stata certo un'impresa da poco. Nessuno dei suoi contemporanei ha fatto meglio. La teoria tendenziale deve, in ogni caso, tornare sempre a quelli che sono i fatti del mondo, deve tornare alla lotta di classe, per ricevere conferma. Ma deve anche sapere cosa cercare, dove spera che la storia la porterà. Ancora una volta, anche in questo Marx potrebbe apparire come il più grandioso, quando in realtà è il più modesto. Non ha bisogno di fare proseliti e di inveire, e neppure di elaborare piani di battaglia e programmi, poiché le tendenze del capitalismo stanno già facendo da sé sole il lavoro di formare un'adeguata resistenza ad esso. L'analisi tendenziale non è prescrittiva, ma piuttosto diagnostica, dal momento che evidenzia limiti e opportunità. Ma si tratta di opportunità che, per Marx, dev'essere la classe operaia che deve arrivare a comprendere, in un modo o nell'altro. Per Marx, è la lotta di classe stessa che fa emergere queste opportunità per Marx; il suo lavoro è quello di rendere chiare e di perfezionare le tendenze politiche - il movimento comunista, soprattutto - già in via di formazione.»

   Ecco, mentre sono d'accordo sul fatto che Marx abbia visto nel capitale una sorta di direzionalità (se si può usare questa parola, preferisco il termine «auto-negazione») che punta alla sua propria rovina, non sono così sicuro di essere d'accordo con la formulazione di Bernes circa la relazione che il capitale ha con il comunismo. In particolare, non credo che mi piaccia la frase «il suo superamento da parte del comunismo». Piuttosto, mi atterrei alla caratterizzazione data da Marx, secondo cui il capitale crea inconsciamente i requisiti materiali del comunismo.

E i requisiti materiali del comunismo non hanno assolutamente nulla a che fare con le classi o con la lotta di classe, e tantomeno cercano la lotta di classe per la conferma. Sono requisiti materiali. La lotta di classe è solamente politica. Anche se la lotta di classe non ci fosse, oppure - come avviene attualmente - anche se la lotta di classe fosse molto attenuata, il capitale continuerebbe a non essere altro che un modo di produzione storicamente limitato, e continuerebe così a creare le esigenze materiali del comunismo. La lotta di classe non ha niente a che fare con tutto questo. Non ha assolutamente alcun impatto sulla natura del capitale

Per dirlo in un altro modo e con altre parole: I proletari non mettono, e non possono mettere, fine al capitale. È il capitale a negare sé stesso. I proletari non possono fare altro che accelerare o ritardare questo processo di auto-negazione. Se il capitale non si nega, non c'è nulla che la lotta di classe possa fare per porre fine al capitale, dal momento che sono entrambe le classi a costituirne il rapporto.

- Jehu - Pubblicato il 17/3/2021 su The Real Movement -

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