lunedì 23 agosto 2021

Il panico del soggetto senza limiti

Covid-19, vaccini, certificazione sanitaria e politica proletaria
- Un testo del Movimento Comunista -
Mouvement Communiste/Kolektivne proti Kapitalu

1) - La situazione della classe operaia globale è stata solo peggiorata dallo scoppio della pandemia di Covid-19. I dirigenti dei paesi avanzati hanno messo in atto politiche di emergenza volte, in primo luogo, a evitare il disfacimento incontrollato del rapporto sociale capitalista, la dislocazione della società civile e, soprattutto, un'eccessiva lunghezza della paralisi del processo sociale di produzione. All'inizio, i piani attuati hanno reso lo Stato garante ultimo del sistema capitalista. Attraverso le sue azioni coordinate, ha assicurato la solvibilità delle aziende, il congelamento del mercato del lavoro pagando direttamente una parte significativa dei salari e infine la sostenibilità del proprio debito a partire dall'attivazione - senza precedenti in tempo di pace - della garanzia fornita dalle rispettive banche centrali. Basandosi sulla crescente disponibilità di vaccini nei paesi capitalisti centrali, cosa che rende effettiva la possibilità di raggiungere una sufficiente immunità collettiva nel breve termine, a partire dall'estate del 2020, gli Stati capitalisti della prima cerchia hanno organizzato gradualmente l'uscita da questa fase tampone, e hanno dato inizio a una grande ristrutturazione del sistema economico e sociale che essi rappresentano. «La salute prima di tutto», del primo periodo ha così lasciato il posto all'«economia innanzitutto» della fase attuale, anche a costo di un significativo aumento di contagi e di decessi. Il processo di ristrutturazione continuerà per diversi anni anni, e mira alla rinascita di un'accumulazione allargata del capitale, sostenuta dal debito pubblico, e a sua volta «coperto» dai massicci acquisti dei suoi titoli da parte delle corrispondenti banche centrali. Il proletariato di quelli che sono i centri pulsanti del capitalismo globale rimane silenzioso, e le sue rare lotte difensive denunciano solo una grande debolezza. Oltre a questo, vediamo il fiorire di agitazioni e ribellioni interclassiste sotto il segno della reazione e della rivendicazione politica di democrazia plebiscitaria in maniera paragonabile a quella dei Gilet Gialli.

2) - Nei paesi della seconda e terza cerchia del modo di produzione capitalista - i paesi cosiddetti emergenti e, soprattutto, i paesi più poveri dell'estrema periferia -, a causa di una mancanza di risorse, queste misure sono state difficilmente adottate. Solo le istituzioni internazionali dell'ordine mondiale capitalista (principalmente il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale) stanno riuscendo a mantenere a galla una parte significativa di essi per mezzo di prestiti a fondo perduto non rimborsabili dati a spizzichi e bocconi. Nella più parte di questi paesi, la pandemia sta lasciando profonde cicatrici, generando una crescente e duratura instabilità sociale e politica. Instabilità sociale e politica che in alcuni paesi di questa categoria ha preceduto lo scatenarsi della crisi sanitaria ed è stata a sua volta alimentata da quest'ultima. Ci sono molti esempi, dalla Colombia al Libano, dall'Algeria all'Iran, dalla Tunisia a Cuba, dalla Thailandia al Libano e alla Birmania, per citarne solo alcuni. Questi movimenti politicamente confusi, sono l'espressione visibile della polarizzazione accelerata delle classi in un contesto in cui il proletariato non assicura la sua egemonia su di esse, poiché è esso stesso sulla difensiva e, di conseguenza, non riesce a iscrivere la lotta per i propri interessi nel quadro della lotta politica di classe. Saldano insieme la rivolta contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone più povere con quella contro le politiche dei loro stati nei confronti della pandemia.

3) - In questo contesto, così brevemente sintetizzato, si inserisce il dibattito sulla vaccinazione e sui metodi di sorveglianza sanitaria che gli Stati attuano. Mentre nei paesi che si trovano alla periferia del modo di produzione capitalista, si fa strada la domanda di un ampio accesso ai vaccini, come avviene in Tunisia e a Cuba; nei paesi più forti del capitalismo, ci sono dei settori della popolazione con interessi e origini di classe disparati che sostengono di voler rifiutare collettivamente la vaccinazione e/o le certificazioni sanitarie di vaccinazione. Gli argomenti addotti per rifiutare la vaccinazione hanno una caratteristica comune: non mettono in discussione l'uso capitalistico della scienza ma la scienza stessa, in sé. Il metodo sperimentale, la ricerca asintotica di un'analisi verificabile di ciò che è reale, l'integrazione controllata dei rischi associati a questa ricerca, vengono respinti in blocco. Talora si sostiene che i vaccini siano ancora in fase sperimentale (ma quali non lo sono?), altre volte si crede alla grande manipolazione genetica messa in atto da «Big Pharma», e altre volte ancora si decreta che il virus è semplicemente un «raffreddore» ad alta intensità.  Contro simili considerazioni, basta ricordare che da quando è decollata la vaccinazione nei paesi capitalisti più sviluppati, la quasi totalità dei ricoveri ospedalieri per Covid-19  riguarda solo i non vaccinati. L'assenza di qualsivoglia analisi critica materialista della pandemia, e dei suoi riflessi sull'accumulazione, non porta certo a pensare che il capitalismo abbia bisogno - anche solo fino a un certo punto (quello definito dai bisogni dettati dall'accumulazione) - di una forza lavoro numerosa, attiva e sana, di modo che le attuali relazioni sociali possano perpetuarsi.

4) - Diverso è, in parte (e solo in parte), il ragionamento che sta dietro le certificazioni sanitarie e il loro uso da parte dello Stato e del capitale. Nel marzo 2020, avevamo scritto: «Ora, la gestione della società civile è sempre più basata sullo stato di eccezione, sull'uso di ogni genere di shock (finanziari, geopolitici, sanitari, demografici, ecc.) volto a rafforzare la tenuta e la "verticalizzazione" dello Stato. Si tratta quindi di una gestione politica per eccellenza, propedeutica ad una militarizzazione generale basata sulla paura e sulla richiesta ossessiva di protezione da parte di società civili sempre meno conflittuali.» E ancora: «gli operai, i proletari vengono consegnati alla propaganda nazionalista dello Stato forte, protettivo e interclassista. La perpetuazione dei dispositivi di controllo e di militarizzazione del territorio e del lavoro ereditata dall'11 settembre e dagli attacchi islamici non sono più in discussione. Al contrario, l'arsenale delle misure di sicurezza aumenterà con controlli estesi della polizia, il divieto di raduni (giustificato finora dalla mancanza di antidoti, ma fino a quando sarà in vigore?), la diffusione di telecamere in città e la militarizzazione dei servizi sanitari, e più in generale dei servizi cosiddetti pubblici.» È quindi evidente che anche la certificazione sanitaria viene utilizzata come un elemento disciplinare. La minaccia di licenziamento, o di non retribuzione dei dipendenti non vaccinati, è reale e viene usata dai capi e dallo Stato-padrone per rafforzare il comando sulla forza lavoro. D'altra parte, però, non bisogna dimenticare che lavorare a una catena di montaggio o in un uno spazio aperto accanto a un compagno che non vuole essere vaccinato, aumenta il pericolo - anche per coloro che sono stati vaccinati -  di diventare, a loro volta e involontariamente, diffusori del virus. Tener conto della volontà della maggior parte dei lavoratori di proteggersi con l'unico strumento che si è dimostrato efficace contro la pandemia, è importante per i sostenitori della causa dei lavoratori.

5) - Per quanto riguarda la presunta «dittatura sanitaria» che deriverebbe dalla certificazione dei vaccini, questo è semplicemente un argomento che serve a prolungare la pandemia che colpisce soprattutto gli strati più poveri. I sostenitori della tesi della «dittatura sanitaria», a partire dal temuto obbligo di esporre la certificazione vaccinale per accedere ai luoghi chiusi, ai trasporti e alle aziende, dimenticano che la certificazione vaccinale è assai meno «invasiva» dell'obbligo ad avere con sé i documenti d'identità, la tessera sanitaria o qualsiasi altro documento che dice molto di più su di noi di un codice QR associato a un nome. Per non parlare del profondo controllo sociale esercitato dal mondo delle reti sociali e di Internet, dalla diffusione delle telecamere nelle città, dai telefoni cellulari fino ai nuovi titoli di trasporto tracciabili, alle carte di credito, ecc. Una politica proletaria circa le modalità di controllo della certificazione sanitaria deve dissociarla dal controllo dell'identità: uno dei principali strumenti di comando sociale dello Stato che stranamente non muove alcun interesse e non suscita la minima protesta. Sulla stessa linea bisogna sostenere che la lotta per l'accesso alla vaccinazione più ampia possibile (migranti senza documenti soprattutto) e internazionale (solo il 2% della popolazione dei paesi più poveri ha avuto accesso al vaccino), oltre che per una rapida messa in sicurezza sanitaria dei luoghi di lavoro, i quali vanno adeguati secondo i criteri più rigorosi di preservazione della salute dei lavoratori, dei mezzi di trasporto collettivi, dei luoghi di riunione, ecc. è un dovere per i comunisti.

6)Inoltre, associare il rifiuto della certificazione dei vaccini alla difesa della «libertà» è un grave errore concettuale che spinge tra le braccia dell'estrema destra coloro che lo compiono. Senza dimenticare che in pratica significa rivendicare il diritto di contagiare gli altri. All'interno della classe, la «guerra» tra i poveri vaccinati e i poveri non vaccinati è diventata un ulteriore fattore di divisione  che va a vantaggio delle classi dominanti. Una divisione che, tuttavia, ha una base ben reale. Come spiega Karl Marx nel suo testo del 1843 "Sulla questione ebraica", sotto il capitalismo «lo Stato è l'intermediario tra l'uomo e la libertà dell'uomo» . E l'essere umano esiste, per il capitale e i suoi difensori, solo come cittadino isolato i cui «diritti» vengono mediati dallo Stato. Quest'ultimo definisce la libertà come essenzialmente individuale, i cui contorni sono tracciati rispetto a quelli di altri cittadini altrettanto isolati. «La libertà è quindi il diritto di fare tutto ciò che non danneggia gli altri. E i limiti entro i quali ogni persona può muoversi senza danneggiare gli altri sono segnati dalla legge, così come il confine tra due campi è determinato da un paletto. Si tratta della libertà dell'uomo considerato come una monade isolata, ripiegata su se stessa» (ivi). Si tratta della base stessa di ciò che costituisce la sfiducia e la potenziale contrapposizione del l'essere umano mei confronti del suo prossimo. «Il diritto dell'uomo, la libertà, non si basano sulla relazione dell'uomo con l'uomo, ma sulla separazione dell'uomo dall'uomo. È il diritto a questa separazione, il diritto dell'individuo limitato a sé stesso» (ivi). La visione del comunismo moderno è ben diversa: «Noi non siamo dei comunisti che vogliono eliminare la libertà personale e rendere il mondo una grande caserma o una grande fabbrica. In realtà, esistono dei comunisti che negano e vogliono sopprimere la libertà personale, la quale, secondo loro, sarebbe di ostacolo all'armonia; ma noi, tuttavia, non abbiamo alcuna intenzione di comprare l'uguaglianza pagandola col prezzo della libertà. Siamo convinti - e cercheremo di dimostrarlo - che in nessuna società la libertà personale possa essere maggiore di quella che ci può essere in una società basata sulla comunità.» (Karl Schapper, "Kommunistische Zeitschrift", No. 110, settembre 1847).

7) - Il nemico di classe cita continuamente la necessità di affidarsi alla comunità al fine di spingere certe popolazioni a vaccinarsi. Ma la comunità di cui parlano le classi dominanti è la loro, non quella dell'individuo sociale che si libera dalla sottomissione alla merce, al denaro e allo Stato. La comunità cui si riferiscono i comunisti è, al contrario, quella del«l'individualità basata sullo sviluppo universale degli individui e la subordinazione della loro produttività collettiva, sociale, nella misura in cui è questo il loro potere sociale». (Karl Marx, Grundrisse). La comunità, affrancata da ogni sua dipendenza dall'individuo isolato dagli altri individui, vede pertanto il sorgere di una nuova individualità che volta risolutamente le spalle al cittadino isolato e alle sue «libertà» esclusive e discriminanti. «Lo sviluppo superiore dell'individualità si ottiene solo al prezzo di un processo storico in cui gli individui vengono sacrificati». (Karl Marx "Teorie del Plusvalore, 1862-1863). E ancora: «L'emancipazione politica è, da un lato, la riduzione dell'uomo a membro della società borghese, all'individuo egoista e indipendente; e, dall'altro lato, al cittadino, alla persona morale. Solo quando l'uomo individuale reale si sarà riappropriato del cittadino astratto - in quanto uomo individuale nella sua vita empirica, nel suo lavoro individuale, nelle sue relazioni individuali - quando sarà diventato un essere generico, quando l'uomo avrà riconosciuto le sue "proprie forze" come forze sociali, e le avrà organizzate in quanto tali, e di conseguenza pertanto non separerà più da sé la forza sociale nella sua forma di potere politico; sarà solo allora che si realizzerà l'emancipazione umana.» (Karl Marx, "Sulla questione ebraica".

8)- In questo modo, intervenire su quella che è la disputa interna alla società del capitale tra la libertà dei vaccinati e la libertà dei non vaccinati, significa porsi del tutto al di fuori di quel terreno di classe su cui i comunisti invariabilmente si accampano. Se la classe operaia fosse in grado di esprimere la propria autonomia politica, allora sarebbe essa ad assumersi il compito di proteggere i propri membri dalla pandemia, rifiutando il controllo statale e adottando, e attuando da sé sola, tutte quelle misure resesi necessarie. Esattamente come ha fatto in altre circostanze e tempi, nei quartieri popolari, per difendere una vita collettiva decente, cacciando i mercanti di morte, i mercanti di sogni e le varie figure di controllo schierate dallo Stato. Ma oggi, non è questo il caso. Ed è perciò che dobbiamo criticare incessantemente le «ragioni» degli «anti-vax» e dei «ribelli» alla certificazione dei vaccini, allorché questa ribellione diventa un «diritto» innato del «soggetto senza limiti», dell'individuo isolato che non si preoccupa della salute dei suoi simili. Il «soggetto senza limiti» che è sempre pronto a sottomettersi al primo «uomo forte» che passa, rendendosi disponibile a gettarsi a capofitto nella richiesta di una democrazia plebiscitaria (passo obbligato in direzione di ogni genere di regime autoritario e fascista). La paura, è anche la migliore amica della reazione, dei teorici del complotto e di ogni genere di involuzione autoritaria. Una paura, quella degli effetti dei vaccini, che attanaglia anche alcuni proletari, e che è una diretta conseguenza del prolungato arretramento della lotta di classe e della perdita di fiducia nell'iniziativa autonoma collettiva; e dalla quale deriva l'incapacità di imporre una politica sanitaria della classe operaia separata da quella dello Stato. La recente fortuna delle proteste «anti-vax» e contro le certificazioni vaccinali si basano sul panico, un sentimento che è l'esatto contrario di ciò che anima il proletariato rivoluzionario: una speranza ragionata in un futuro diverso, migliore. Queste manifestazioni nel nome della «libertà» sono del tutto indifferenti alla «questione sociale» e trovano nella tradizionale piccola borghesia (ristoratori, proprietari di caffè, piccoli e artigiani, imprenditori autonomi) i loro battaglioni più agguerriti, ma li trovano anche, purtroppo, in alcuni settori del proletariato, ivi compresi quelli del settore sanitario. Si tratta di una piccola borghesia minacciata dallo sviluppo del capitale, e che non esita a esercitare la peggiore oppressione sui proletari che essa impiega nei luoghi di lavoro. Allo stesso modo delle manifestazioni dei Gilet Gialli e simili, queste azioni devono essere trattate per quello che sono: l'avanguardia del proto-fascismo, i tentativi di costituire un blocco sociale reazionario pronto ad affrontare il proletariato quando questo prenderà la strada della rivoluzione sociale.

- Mouvement Communiste/Kolektivne proti Kapitalu -
- Bollettino n° 20 - 15 Agosto 2021 -

fonte: Mondialisme.org

1 commento:

Anonimo ha detto...

..di quale scienza si parla di quella borghese ? di quella cattolica ?
Le università sono finanziate da fondazioni che cancellano il sapere, tutto ruota attorno all'industria siderurgica, chimica e farmaceutica.
Qualcuno si ricorda dei problemi ed i morti causati dall'inquinamento nelle città industrializzate Lombardia in primis, prima che venisse fuori questo virus ? che nessuno ha spiegato !
A tutto il borghesume che ogni volta cita Marx, Lenin, Engels, li studio da 30anni, è sono i miei maestri di vita. Chiedendo il loro permesso: sintetizzando al massimo, la domanda è semplice - Siete contro lo sfruttamento, si o no ? -

Masille