sabato 8 aprile 2023

«Smisuratamente pericolosi» !!

Estratto da « Per una teoria critica del presente: Silvia L. Lopez intervista Moishe Postone sulle "Nuove letture di Marx", la crisi e l'antisemitismo », pubblicato in «Marx, oltre il marxismo » (Edizioni Crise & Critique, novembre 2022).

Silvia Lopez - Penso che al momento non si sappia cosa succederà. In questi momenti di crisi, il dilagare della xenofobia, e del razzismo in generale, che in Europa prende violentemente di mira alcune popolazioni, sembra essere sempre più in aumento; cosa che mi porta alla sua analisi dell'antisemitismo, e di quella che - vista nei termini di un momento del capitalismo durante il periodo del nazionalsocialismo - è la sua specificità storica. Mi piacerebbe parlare del suo contributo allo studio dell'antisemitismo, per poi estrapolare in qualche modo il modo in cui lei ha proceduto metodologicamente, per riuscire così a vedere come, sulla base di un'analisi del capitalismo, possiamo affrontare oggi simili forme di xenofobia.

Moishe Postone - Bene, da dove cominciamo?

SL - Partiamo dal capitolo su Adorno e Horkheimer, «"Elementi di antisemitismo" nella "Dialettica della ragione"», e poi proseguiamo da lì,  dal momento che si tratta di un testo fondamentale, il quale eredita alcune delle obiezioni che sono state sollevate per decenni contro la "Dialettica della ragione", la quale è stata vista come se fosse un genere di testo basato su concezioni trans-storiche, universali, antropologiche, che non potevano rendere conto della specificità dell'analisi storica.

MP - Penso che Horkheimer e Adorno avessero ragione a puntare il dito contro l'antisemitismo visto come un'ideologia di importanza storica globale. Se ricordo bene, il loro concetto di antisemitismo è molto legato alla loro idea secondo cui con il sorgere dello Stato post-liberale, così come con quella del capitalismo di Stato, la sfera della circolazione diventa sempre meno importante. In quanto sfera orizzontale, essa viene rimpiazzata da una sfera più verticale, da un'economia di comando e di controllo, la quale poi si fonde con la sfera della produzione mediando sé stessa. E gli ebrei sono stati associati a questa sfera di circolazione, che viene soppressa. Penso che nel loro approccio ci fosse del vero - e spero di non essere ingiusto nel dirlo - che si ricollega a quello di Hannah Arendt: gli ebrei sono diventati superflui e, nel momento in cui lo sono diventati, sono diventati sempre più vulnerabili e oggetto di odio.
In realtà, questa analisi riprende la narrazione che Alexis de Tocqueville fa a proposito dell'aristocrazia e della Rivoluzione francese, applicandola agli ebrei piuttosto che alla nobiltà. Pur apprezzando i tentativi che hanno fatto Horkheimer e Adorno per mettere in relazione l'antisemitismo con il capitalismo, il mio obiettivo era quello di farlo in maniera diversa, facendo uso delle categorie di Marx. Ho analizzato velocemente il duplice carattere delle forme sociali - che Marx chiama "merce" e "capitale" - caratterizzate da una dimensione astratta e da una concreta. Questo duplice carattere appare come un qualcosa di esteriorizzato, sia come una dimensione materiale (i prodotti e il lavoro) sia come una dimensione astratta (il denaro e gli imperativi e le costrizioni astratte del capitale). Queste due dimensioni e le loro interazioni, sono funzioni delle forme della merce e del capitale, sebbene non si manifestano in quanto tali. La dimensione concreta si presenta ai nostri occhi come se essa non facesse parte della mediazione. Sembra che si tratti di qualcosa di naturale e materiale, che viene mediato da qualcos'altro, dal denaro per esempio, dalla dimensione astratta. Per cui la dimensione astratta si presenta a noi come se potesse essere completamente separata dalla dimensione materiale, per quanto le due dimensioni siano intrinsecamente legate. Sulla base di queste analisi, ho poi cercato di spiegare come mai nell'ideologia antisemita gli operai e i capitalisti industriali vengono visti come appartenenti alla stessa categoria. Entrambi sono visti come "produttori", vale a dire che entrambi si trovano sul lato concreto dell'equazione. L'oggetto di tale critica diventa così la dimensione astratta - il denaro e il capitale finanziario - la quale viene vista come parassita della dimensione concreta. Gli ebrei vengono identificati con la dimensione astratta, e ne sono addirittura ritenuti responsabili.
L'ideale reazionario della Volksgemeinschaft, la comunità del popolo sano, stabilisce che essa può emergere solamente se ci si libera dei parassiti, della dimensione astratta. In un certo senso, su questo punto, il concetto organico di Nazione e il concetto organico di Lavoro coincidono. È stato sulla base di questa analisi, che ho sostenuto che, a differenza di molte forme di razzismo e xenofobia, l'antisemitismo rappresenta un pericolo per la sinistra, dal momento che esso è apparentemente anti-egemonico. Delle idee, come quella secondo cui gli ebrei controllerebbero e manipolerebbero il mondo, suggeriscono fino a che punto l'antisemitismo sia diverso da altre forme di odio razziale. Di solito, il razzismo viene rivolto contro coloro che vengono giudicati essere troppo concreti, non abbastanza "civilizzati", mentre invece gli ebrei sono considerati "troppo civilizzati": sono astratti, e corrompono la vitalità delle nazioni.
A partire da questa forma di anticapitalismo reazionario, se solo ci liberassimo degli ebrei, il mondo potrebbe diventare un posto sano. In altre parole, l'antisemitismo rimane legato a un ideale che apparentemente sembra emancipatorio: e diventa così come una sorta di forma dislocata di rivoluzione. Credo sia questo a conferirgli grande fascino e potere. A partire da questo approccio, ho cercato persino di vedere in che modo possa essere spiegato un programma di sterminio totale. Non si tratta di una questione quantitativa. I nazisti hanno ucciso moltissime persone; e per esempio, hanno ucciso più russi che ebrei. Ma non hanno mai avuto un programma per sterminare tutti i russi. Esistevano dei programmi per fare in modo che venisse ucciso il maggior numero possibile di "leader" russi o polacchi; attorno ai quali la resistenza avrebbe potuto cristallizzarsi. Gli altri dovevano essere trattati come schiavi. Ma il programma che riguardava gli ebrei, era di sterminarli tutti. Che fossero o meno schiavi del lavoro, alla fine avrebbero dovuto essere sterminati. Ho suggerito che ciò implicava il fatto che gli ebrei dovevano essere visti come esageratamente pericolosi, e non come inferiori. Pertanto, la mia analisi dell'antisemitismo cerca di stabilire una connessione tra il programma di sterminio e una particolare forma di anticapitalismo reazionario.
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fonte: Palim Psao. Critique de la valeur-dissociation

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